22-06-2011, 06.43.45 | #1471 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Layla fissò Talia che la teneva per un braccio.
I suoi occhi azzurri furono attraversati da un lampo e sul suo volto comparve un sorriso. Un sorriso però enigmatico. “La maledizione” disse “è una condanna e come tale richiede un colpevole ed una pena.” Poi si voltò e s’incamminò verso il palazzo. Giunte al palazzo, le due dame furono accompagnate da alcune servitrici in una grande sala. Ampie vetrate si aprivano lungo la parete opposta all’ingresso, con all’esterno cespugli e piante rampicanti che si aprivano a ventaglio proprio davanti a quelle finestre, per filtrare e rendere più gradevole la luce del Sole, essendo quella sala rivolta ad Oriente. La tavola era già imbandita e le due dame presero posto. “Commovente l’amore che palesate per vostro marito, milady.” Con voce fredda Layla. “Tanto commovente da strapparmi quasi compassione… e voglio offrirvi qualcosa che non ha prezzo… la serenità.” Batté allora le mani e subito una servitrice giunse con un vassoio. Sul vassoio vi era un’ampolla di cristallo finissimo, con un fondo di giada. Layla fece un leggero cenno alla servitrice e questa riempì con l’elisir contenuto nell’ampolla un calice di ottone. “Conoscete il mito di Alcesti, milady?” Chiese Layla a Talia. “In verità vi dirò che fra tutti, compresi quelli fantasiosi che narrano del viaggio di Giasone e di quello di Ulisse, esso è il più incredibile.” Diede ordine alle servitrici di portare via il suo piatto, sebbene non avesse toccato quasi nulla. “Quel mito” continuò “è più fiabesco di qualsiasi novella de Le Mille e una notte e nello stesso tempo più ingegnoso ed ingannevole delle stupefacenti Metamorfosi di Ovidio.” La servitrice portò il vassoio col calice accanto alle due dame. “Ditemi, mia signora…” disse Layla a Talia “… voi se foste stata al suo posto, per amore di vostro marito, avreste bevuto il veleno come fece la devota e virtuosa Alcesti?”
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22-06-2011, 11.27.05 | #1472 | |
Cittadino di Camelot
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La tavola riccamente imbandita, la luce tenue e dolce che entrava dalle alte finestre, l’aria mite e profumata che permeava perfino i muri di quell’ampia sala, le piante verdi e fiorite che si scorgevano oltre i leggeri tendaggi... tutto in quella sala sembrava voler trasmettere serenità e pace, eppure io mi sentivo inquieta e agitata come non mai.
Seduta a quella tavola, fissavo la donna di fronte a me... aveva riacquistato il suo contegno e la sua freddezza, ostentava un distacco che io non riuscivo più a ricambiare. Poi parlò. Rimasi in silenzio, soppesando ogni sua parola e ogni suo gesto, seguendo solo distrattamente i movimenti delle servitrici che andavano e venivano... Citazione:
Io osservai ancora un istante di quieto silenzio, valutando il suo volto, e quando parlai la mia voce risultò calma, sebbene la mia anima non lo fosse affatto. “Mito interessante quello di Alcesti...” dissi, mentre le mie dita prendevano a giocherellare distrattamente con il lembo del tovagliolo “Ma non lo definirei fantasioso, né incredibile... Grande forza dà il cuore all’uomo, persino alla più misera delle anime umane. E anche quand’anche quell’amore non fosse che un’illusione, come voi lo avete definito poco fa, quella forza non ne risulterebbe meno potente...” Spostai le mani, posandomele in grembo, e sollevai gli occhi sul suo volto, regalandole un sorriso leggero: “Potrei dirvi che farei la stessa scelta di Alcesti senza pensarci su neanche un istante, mia signora... ma mi credereste?” E fu allora che i miei occhi caddero sul calice posato tra me e lei, lo fissai un momento, poi tornai a guardarla... “O forse è proprio questo che mi state proponendo? La mia vita in cambio della salvezza di Icarius? Possedete in fondo un animo romantico se è questo che avete in mente...” Sorrisi... “Sarebbe una scelta talmente facile, mia signora... Eppure, dopo che ci avete tanto malamente separati alla Pieve, come posso credere che terreste fede ad un patto di tal genere?”
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22-06-2011, 12.24.42 | #1473 |
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Ascoltai rapita il racconto del vecchio, in religioso silenzio.
Quindi quel fiore è destinato ad una donna, che si trova all'interno di questa cupola. E se risolveremo questo enigma, potremo continuare il nostro viaggio per l'ultimo dei sentieri perigliosi, quindi Lady Talia non si trova qui... Mi rattristai. Pensavo finalmente di aver trovato Talia, ma eravamo comunque sulla buona strada. "Cosa ne penso, milord? Io credo che dobbiamo tentare. Ma non so se la cupola in cui dobbiamo entrare faccia passare chiunque..." dissi rivolta ad Icarius. "Signore, ditemi, sapete forse se la cupola ha una specie di incanto che respinge determinate persone?" aggiunsi rivolta al vecchio. Lo guardai sospettosa. Non mi fidavo di lui. "Dobbiamo sbrigarci. E inoltre, chi sarà di voi a sentenziare chi è la dama più bella che si trova nella basilica a volta?" chiesi sorridendo maliziosa. Chissà, magari nessuno di noi si dovrà sacrificare per ciò, magari troveranno veramente la dama più bella, ma tutto dipende da quanto è grande questa basilica. Risi al pensiero di Lho ed Icarius, circondati da dame affascinanti. Ma quella era una faccenda seria. Attesi con impazienza la risposta del vecchio, intanto cercavo di ripensare alle lezioni in cui ci chiedevano di evocare una cupola simile a quella e cercai di ricordarmi se c'era qualche incantesimo da superare per entrare, ma non ricordavo nulla. In quei giorni avevo in mente solo una cosa, anzi una persona: il Cavaliere del Gufo.
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22-06-2011, 17.41.44 | #1474 |
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Estrassi la mia spada e mi misi in posizione di attacco mentre guardavo Finiwell dissi andiamogli addosso amico mio e salviamo quella fanciulla e inizia a correre verso gli uomini incappucciati
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22-06-2011, 18.45.56 | #1475 |
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Appoggiai il pane sul tavolo dopo averne mangiato un pezzetto
"Sì, hai ragione è molto buono, è caldo, ha un buon profumo" usai quegli aggettivi per il pane quando in realtà pensavo a Pasuan. Tenevo la mia mano appoggiata al suo petto, sentivo i suoi muscoli e la leggera peluria sotto il palmo. Mi accorsi che anche lui, arditamente, aveva poggiato la sua mano sul mio petto. Non dissi nulla, non tentai di levargliela, sentivo solo il mio cuore battere forte come un tamburo; ero sicura che anche lui lo sentisse. Alzai il viso, lo guardai. Era in parte illuminato dalla luce tremolante delle candele, ebbi come la sensazione che i suoi occhi non fossero più persi nel vuoto, ma che riuscissero a vedere i miei. Mi sembrava tornato il Pasuan che avevo conosciuto. Posai poi lo sguardo sulle guance, sulla bocca e sul mento, sorrisi esclamando "Ti è cresciuto un filo di barba, mi piaci così... sembri più vecchio della tua età, sei.... sei più virile". Questa volta ero stata io ad essere audace. Avevo il corpo, l'anima e la mente percorsi da mille sensazioni diverse che mi avevano fatto perdere la cognizione del tempo, dello spazio e del mio stesso essere. Lo baciai sulla bocca, prima dolcemente e poi con maggiore trasporto. Poi mi staccai da lui e camminai verso le due candele, soffiai con delicatezza e le spensi "Ho spento le candele" dissi piano "ora nemmeno io potrò usare la vista, ma ti vedo ancora attraverso le mani, la bocca, le orecchie e soprattutto attraverso il mio cuore". Tornai vicino a Pasuan, lo feci girare con le spalle rivolte al letto e abbracciandolo lo sbilanciai all'indietro facendolo cadere e lasciandomi andare a mia volta. All'orecchio gli sussurrai "A proposito, per quanto riguarda la storia del pugnale, non insegnarmi la guerra... insegnami l'amore".
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
22-06-2011, 20.52.33 | #1476 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Layla sorrise, mentre sorseggiava dalla sua coppa.
“Io non posso offrirvi la vita di vostro marito” disse “in cambio della vostra…. non ho questo potere, milady… ma posso alleviare le vostre pene… del resto, cos’ha generato questa terribile maledizione? L’amore, ecco cosa. Ed io vi offro la possibilità di annullare la morsa che vi attanaglia in tutto ciò… e non vi chiedo neanche di fidarmi di me…” guardò verso una delle finestre “… mi chiedevate di quella lancia… quella destinata a reggere tutto ciò che resterà di vostro marito, quando sarà giunto qui… ebbene, quel calice contiene forse l’unica cosa capace di salvare voi e vostro marito… quel calice contiene Il Pegno del Cuore…” A quel nome un soffio di vento animò le foglie che coprivano le vetrate, lasciando poi nella stanza un senso di sconforto, rassegnazione e malinconia.
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22-06-2011, 21.08.01 | #1477 |
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"Corri... torniamo a Capomazda..." sussurrai a Pandemonio.
Strinsi le redini. Non potevo lasciare perdere e andarmene, anche seera forte la tentazione di fuggire via, andare a prendere Uriel e scappare per sempre. Ma non sarebbe servito a niente. Cavalcammo velocemente, precedendo quel maledetto esercito. Una volta in città gridai alla sentinella di guardia sulle mura: "E' iniziata! Due eserciti... stanno arrivando!" Una volta dentro lasciai Pandemonio alle cure di un giovane stalliere e mi diressi da Monteguard.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
22-06-2011, 21.27.36 | #1478 |
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Pasuan prese Dafne fra le sue braccia e la strinse con passione, mentre le sue labbra spegnevano quel desiderio, per troppo tempo tenuto celato, sulla bocca di lei.
Le mani del cavaliere spogliarono Dafne di ogni sua veste e l’avvolsero poi fra quelle lenzuola candide e profumate d’amore. La loro passione attraversò quella notte come solo i sogni sanno fare. Dafne, spegnendo quelle candele, aveva seguito Pasuan nel suo mondo fatto di buio e silenzio. Come Euridice, si era totalmente affidata al suo Orfeo. Ed Amore, mio signore, aveva aperto loro un mondo nuovo. Un mondo al di là dei sogni e di quella notte. Un’infinità di volte Pasuan fece sua Dafne in quella meravigliosa notte. I loro corpi vibravano sotto le note che quella passione suscitava loro. L’ardore con cui Pasuan la fece sua, accese in Dafne un ardore di donna mai provato prima, rendendola bella e luminosa come non mai. E dopo le stelle, il Sole giunse ad illuminare quella stanza, trovando i due giovani amanti stretti l’uno sull’altra. Pasuan si svegliò, con Dafne addormentata sul suo petto. Le accarezzò la pelle ed i capelli per rendersi conto di non aver sognato in quella notte appena trascorse. E si sentì felice.
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22-06-2011, 21.39.35 | #1479 |
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A quelle disperate grida di Melisendra, la porta della cittadella si aprì.
Poco dopo giunse dal capitano Monteguard. “Milady, cosa sta succedendo? Le sentinelle mi hanno riferito del vostro allarme…” disse questi “… cosa avete visto precisamente?” Ad un tratto arrivò August visibilmente agitato. “Capitano!” Gridò. “Capitano, stanno arrivando!” Il capitano lo fissò. “Alcuni mercanti appena giunti” continuò il cavaliere “affermano che due poderosi eserciti stanno giungendo qui… uno da Est e uno da Nord… siamo in una morsa… ormai è impossibile scongiurare l’assedio…” Monteguard fissò di nuovo Melisendra. “Il Gufo dunque ha deciso di continuare questa guerra anche senza più il suo signore…” mormorò.
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22-06-2011, 22.08.03 | #1480 |
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“La cattedrale non ha nessun incanto, se non quello legato al giudizio di questo fiore.” Disse il vecchio fissando Sayla.
“Allora” intervenne Lho “se non vi è alcun incanto, dove si trova quella cattedrale? Perché non si vede? Eppure si odono le voci di questa misteriosa litania!” “La cattedrale è laggiù, proprio davanti a voi, miei signori.” Indicò il vecchio. E poco distante da loro apparve la misteriosa Cattedrale. “Un attimo fa non era là!” Esclamò Lho. Icarius la fissò senza dire nulla. “Sayla ha ragione…” disse l’Arciduca “… a chi toccherà il giudizio della più bella?” “Io non oso rischiare tanto…” mormorò il vecchio. “Mio signore, il Sole è quasi tramontato…” disse Lho. “Andrò io…” fece Icarius “… se è questo l’unico modo per proseguire il nostro viaggio, allora non abbiamo altra scelta…” Lho fissò il suo signore preoccupato. Il vecchio diede il giglio ad Icarius. L’ultimo dei Taddei spronò allora il suo cavallo e si diresse verso la cattedrale. “Seguiamolo, Sayla.” Disse Lho alla ragazza. Icarius raggiunse la cattedrale e vi entrò. L’edificio era esternamente pregevole, con colonne e capitelli di classicheggiante splendore e perfezione. Marmi policromi e statue di un’imponenza non comune animavano la sua facciata. Ma, una volta entrato, Icarius vide tutt’altro spettacolo. La cattedrale era infinitamente vecchia ed orribile. Gremita di navate sterminate, culminava con un soffitto tanto alto che lo sguardo doveva fermarsi e perdersi tra l’oscurità, le crepe e le ragnatele. Le murature erano intrise di umidità, come se le pietre piangessero ed ovunque nell’aria era diffuso un disgustoso odore di putrefazione. Grandi incensieri pendevano dalle navate, ma erano spenti, permettendo così a quel fetido di contaminare ogni cosa in quel luogo. La sala terminava con una grande abside nella quale si trovava la statua della Santa Vergine, mentre sopra di essa pendeva un grande Crocifisso col Cristo inchiodato su di esso. Quell’ambiente era gremito di gente. Cavalieri dal superbo aspetto ed armati di tutto punto erano accompagnati da dame bellissime, come solo nelle favole era possibile incontrare. “Può un luogo tanto terribile” pensò Icarius “veder celebrare messa al suo interno ed ospitare cavalieri e dame tanto belle?”
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