08-09-2011, 05.22.06 | #161 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Lord Carrinton sorrise nel vedere quella luce negli occhi di Gonzaga.
“Voi non mi dovete nulla, milady…” disse il nobile “… sono io che vi sono debitore per la vostra compagnia in questa bella mattina di Settembre… e la vostra compagnia non ha prezzo…” Poi si avvicinò, arrivando ad accarezzare i capelli di lei con il suo respiro. Delicatamente le sue mani sfiorarono i fianchi di lei e, stringendola, la fece salire in sella a Starlight. Un attimo dopo anch’egli montò in sella al suo destriero, un superbo sauro di color grigio. “Venite, milady, vi mostrerò un luogo magico…” E detto questo, Carrinton lanciò al galoppo il suo cavallo, seguito da quello di Gonzaga. I due attraversarono una ridente boscaglia, di un verde luminosissimo, mentre aurei bagliori, generati dai raggi del Sole che filtravano tra i rami degli alberi, sembravano dardi fiammeggianti capaci di unire il Cielo alla terra. E, oltrepassata la boscaglia, Carrinton e Gonzaga si ritrovarono in una piccola e lussureggiante conca, al riparo dalla calura del Sole ed addolcita da una lieve brezza. Tra alberi secolari e nodosi che la ricoprivano con i loro rami, apparve ai due una vecchia torre diroccata. “Questo è il luogo di cui vi ho parlato, milady…” sorridendo Carrinton “… qui è celata, dal tempo e dal vento, l’antica e triste leggenda di due teneri amanti… ascoltate, vi prego…” sussurrò il nobile “… ascoltate… il vento, si dice, racchiude nel suo malinconico sibilo la storia dei due sfortunati innamorati…”
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08-09-2011, 05.42.21 | #162 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Due cavalieri, dal nobile portamento e dai modi gentili, avanzavano nella campagna verso il Belvedere.
Uno era moro e riccamente abbigliato, l’altro invece era più giovane e scanzonato. “Di pure ciò che ti pare” fece il moro “ma niente è come la campagna inglese! Con buona pace della calda Spagna, della poetica Italia e della raffinata Francia!” “Eh, Arthos, amico mio, tu sei il classico uomo che deve nascere, crescere e vivere a casa propria!” Replicò il giovane che gli cavalcava accanto. “Niente regge il paragone con la tua pigrizia!” “Ti dirò che hai ragione, giovane Lyo!” Ridendo il moro Arthos. “E sai cosa? Ne sono anche fiero!” “Ehi, guarda laggiù…” indicò Lyo “… sogno o son desto?” “Dove?” Chiese il moro, cercando di capire a cosa alludesse l’amico. “Io vedo solo alberi.” “Proprio su quell’albero… laggiù…” fece Lyo “… sembra una ragazza… forse è una ninfa…” “Attento, mio buon buon Narciso, che le ninfe non crescono sugli alberi!” Esclamò divertito Arthos. “Ti prego, reggimi il gioco…” “Il gioco?” Ripetè Arthos. “Si, un dolce ed innocente gioco.” Rispose Lyo, per poi galoppare verso quell’albero. “Salute a voi, milady…” disse Lyo avvicinandosi all’albero dove si trovava Altea “… perdonatemi se vi distolgo per un momento dalle vostre letture… sapreste indicarci il Palazzo del Belvedere di lord Tudor? Vedete, siamo giunti qui da poco e non conosciamo queste terre. Vero, amico mio?” Voltandosi verso Arthos e facendogli l’occhiolino. “Eh, già… proprio così, mio buon confidente.” Rispose lesto e con un sorriso Arthos.
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08-09-2011, 05.59.05 | #163 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La stanza era illuminata solo da poche candele, ma sufficienti all’uomo seduto e intento a firmare alcuni documenti.
Perlopiù sentenze di morte. “Repubblicano De Jeon, il repubblicano Missan è qui.” “Fatelo passare!” Ordinò il leader dei Ginestrini. “Che aria tetra in questa stanza…” scherzò con un sorriso Missan, entrando nella stanza “… preferisco di certo quella più spensierata e in festa che si respira per le strade.” “Già, il popolo…” con sufficienza De Jeon, sempre alle prese con i suoi documenti “… festeggia, canta e balla. Ma il grosso spetta a noi che ora governiamo questo paese.” “Provi invidia dunque per qualche allegro popolano?” Fece con ironia Missan. “Puoi sempre farti da parte e ritirarti a vita privata.” “Così, magari, potresti prendere tu il mio posto, vero?” Replicò De Jeon, lanciando un’occhiata poco amichevole al suo compagno. “Io?” Ripeté mostrando stupore Missan. “Ma io non sono affetto dal morbo dell’ambizione, amico mio.” “Chi può dirlo, chi può dirlo…” mormorò De Jeon, mettendo poi da parte i documenti. “Mi hai fatto chiamare per domandarmi dei miei progetti futuri?” “No, per aggiornarti sulle ultime vittime del boia.” Rispose De Jeon. “Troppo monotone ormai le liste delle esecuzioni…” con indifferenza Missan “… e poi fa ancora troppo caldo perché questo genere di cose possa in qualche modo interessarmi.” “Ti consiglio di dare un’occhiata a queste liste…” disse De Jeon, porgendo alcuni fogli al suo compagno “… potresti trovarle tutt’altro che monotone…” Missan prese quei fogli e cominciò a guardarli. “Controlla pure…” indicò De Jeon “… vedrai che all’appello mancano una dozzina di chierici e tre aristocratici… senza contare i due nobili ed il vescovo spariti ieri sotto gli occhi della nostra Guardia Repubblicana.” “Spariti? E come?” “Già, bella domanda.” Con rabbia De Jeon. “E’ la stessa domanda che ho fatto al comandante della Guardia Repubblicana, prima di mandarlo a spiegare questa cosa al boia.” “E hai avuto una risposta?” “Si, ma non dal comandante…” fissandolo De Jeon “… sono stati gli stessi artefici della sparizione a lasciare una possibile risposta…” e mostrò un biglietto a Missan. “E questo cosa sarebbe?” Chiese questi. “Sembrerebbe un fiore stilizzato…” “Si, un fiore…” annuendo De Jeon “… un giglio… un giglio verde… è stato trovato nella carrozza che avrebbe dovuto portare in carcere i prigionieri poi liberati… pare che così vogliano firmarsi i nostri nemici…” Missan fissò il biglietto, poi lo sguardo di De Jeon e poi di nuovo il biglietto. “Voglio che sia tu ad occuparti di questa storia.” Continuò De Jeon. “Qui ci sono tutti i rapporti che riportano quanto detto dai soldati, dai carcerieri e da alcuni testimoni che affermano di aver visto qualcosa. Studiali e torna da me quando avrai un piano. Questi pagliacci, che sembrano usciti fuori da un romanzo cavalleresco, rischiano di mettere in ombra la forza del governo della repubblica.” “Il Giglio Verde…” mormorò Missan continuando a fissare il misterioso simbolo sul biglietto.
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08-09-2011, 09.22.20 | #164 |
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<<John..>> riuscii a dire solo questo.. Ero talmente stanco e dolorante che non riuscivo a mettermi in oiedi.. Mi trascinai vicino alla ciotola dell'acqua e iniziai a bere.. Guardai ilo cibo ma non avevo la forza di mangira e lo lasciai lì.. Sentivo il marchio dietro la schiena bruciare ancor.. Chissa cosa c'era scritto.. Qualsiasi cosa era sono stato marchiato a vita.. Mi trascinai verso quel misero pagliericcio e dormii di nuovo aspettando la mia sorte..
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08-09-2011, 10.08.17 | #165 |
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Ero incantata da quel falo', le lingue di fuoco, avevano sempre, sin da bambina riscaldato il mio spirito..... allora non sapevo del potere di quella meraviglia.......ero rapita dalle danze e dalle urla.......la mia mente incomincio' a immaginare i movimenti del mio corpo in una danza ritmica,ogni muscolo si muoveva al senso del calore del fuoco.......ma triste fu il ritorno al mondo materiale e si scateno' davanti ai miei occhi un'altra danza,la morte......i miei due accompagnatori furono coninvolti in un atto di guerriglia......la gente ormai non si tratteneva piu', era finita in un vortice che trasformava la liberta' in gocce di sangue, non c'era piu' differenza tra nobili e popolani..........entrambi erano sullo stesso piano....assassini..!!!......Un senso di nausea mi avvolse......volevo tornare tra la mia gente, ero disorientata, ma qualcuno afferro' il mio braccio .....dovevo seguirlo" Se mi era cara la vita"............Certo che mi era cara la vita............ero stata portata via.....da una vita di stenti e violenza......e gia' apprezzavo la bellezza della vita nell'infinita' del Creato........Segui quell' uomo mi diceva la vocina infondo al cuore...il cuore, avevo imparato che il cuore non tradiva mai.........Corri Elisabeth, Corri ........ero affannata, ma quella mano sicura non lasciava la presa, vicoli vicoletti......avevo sentito una sola volta la sua voce.......non mi conosceva nessuno......erano anni che avevo lasciato quel posto, era come se mai ci fossi stata!!! Mi ricordai il giorno della mia iniziazione......una benda sugli occhi....mani che mi spingevano in ogni direzione......le passioni della vita...dovevo affidarmi........ci fermammo...Sentivo il mio petto salire e scendere per l'affanno....." Signore......io...io ....non so come ringraziarvi.......non rfiesco a capire perche' tutte le volte che cerco di raggiungere i Signori di Beauchamps.....mi ritrovo in posto che non conosco e a seguire uno sconosciuto..............vi prego non ho molto denaro.....ma sara' vostro...se mi accompagnerete al palazzo "........
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08-09-2011, 15.18.33 | #166 | |
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Quella voce modulata, bassa, dal timbro ora drammatico e ora impetuoso... mi ero accostata ad un albero ed ero rimasta lì, immobile, ad osservare la scena. Confusa, silenziosa e, per chissà quale ragione, vagamente affascinata...
La luna disegnava sottili ombre scure che si muovevano qua e là, quasi fossero su di un palcoscenico... E ad un tratto l’uomo si tolse la maschera. Fu un gesto rapido, improvviso, inatteso. Trattenni il respiro, i miei occhi si allargarono e, quasi senza rendermene conto, mi protesi leggermente in avanti... Era buio, tuttavia, e lui era lontano da me, troppo lontano... e girato di spalle. In quell’istante una voce, alta e inattesa, mi fece sussultare. Citazione:
Il giovane avanzava verso di me con quel suo passo baldanzoso ed un sorriso compiaciuto sul volto. Tornai a guardare indietro, verso il belvedere, ma il misterioso Tafferuille si era già rimesso la maschera... incrociai il suo sguardo solo per un istante, poi lo vidi girare sui tacchi ed allontanarsi in fretta. E una forte delusione, difficilmente spiegabile, mi colse in quell’istante... “Si, Renart... sono qui!” dissi in fretta, con malcelata stizza “E ora, se vuoi scusarmi, credo che me ne andrò a dormire! Buonanotte!” Lo aggirai e mi diressi di nuovo verso la piazza in cui si trovava il nostro carrozzone.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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08-09-2011, 15.41.02 | #167 |
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Talia si era appena voltata per tornare al carrozzone, quando sentì una morsa stringerle un braccio.
“Che aria stizzita!” Esclamò Renart. “La sera è limpida e ancora lunga… e non mi va di andarmi a chiudere in quel carrozzone tra maschere e costumi…” la fissò con i suoi occhi scuri “… cosa ci facevi qui da sola? Devo essere geloso? Avevi forse un appuntamento romantico con qualcuno?” E rise di gusto. Poi divenne serio e la fissò con ancora più intensità. “Sai che stanotte sei davvero bella, Talia…” e cominciò a sfiorarle i capelli, poi il volto ed infine la mano scivolò sul suo collo “… mi piaci molto anche senza tutto quel trucco…” le sua mani allora cominciarono a cingere i fianchi della ragazza. Poi, con forza Renart la strinse a sé e la baciò.
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08-09-2011, 16.01.29 | #168 |
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gli zoccoli dei cavalli fecero un gran frastuono brianna corse in giardino in fermento subito dopo aver ringraziato jacqueline la sua balia.
il suo amato theo era tornato ora nessuno li avrebbe mai più divisi perche il padre in punto di morte confesso alla sua adorabile figlia brianna di aver mandato lui theo a combattere (all'epoca ancora un fancuillo nei territori francesi e di aver nascosto le lettere che theo gli mandava.)brianna perdonò suo padre perche adesso difronte a lei cera il suo grande amore,per un istante si bloccò in una sorta di contenplazione come le costellazioni in cielo ad agosto era inriconoscibile con la barba lunga e con l'espressione da uomo maturo lady brianna disse -ben tornato ser theoden venite a rifocillarvi ve ne prego-
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Vivi e dimentica ma non dimenticare mai chi sei Ultima modifica di brianna85 : 09-09-2011 alle ore 12.21.29. |
08-09-2011, 16.28.21 | #169 |
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Vivi e dimentica ma non dimenticare mai chi sei Ultima modifica di brianna85 : 09-09-2011 alle ore 12.13.12. |
08-09-2011, 17.28.40 | #170 |
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Tornai a guardare Renart, la sua mano stringeva il mio braccio con tanta forza che quasi mi faceva male... poi le sue parole, quella sua tipica risata scanzonata, infine quello sguardo serio e intenso...
“Renart...” iniziai a dire, tentando di arginare il flusso delle sue parole. Tentativo inutile. Sollevai, quindi, gli occhi su di lui e sorrisi appena, scuotendo piano la testa... ero intenzionata ad andarmene, non avevo alcuna intenzione di scoprire dove volesse arrivare... Ma quel suo gesto, improvviso e audace, mi colse di sorpresa... e mi ritrovai tra le sue braccia, quasi prima di potermene rendere conto. Subito gli poggiai le mani sul petto e lo spinsi indietro poi, d’istinto, sollevai un braccio e lo schiaffeggiai con forza. “Sei pazzo?” dissi, con la voce che mi tremava leggermente “Che cosa diavolo ti è balzato in mente?” Rimasi per un istante immobile, fissandolo... poi inspirai profondamente e mi avvicinai di nuovo a lui... “Il fatto che tu abbia il permesso di baciarmi sul palcoscenico, Renart...” gli sussurrai, con la voce bassa e tesa “non ti da affatto il diritto di farlo così, ogni qualvolta te ne venga voglia... hai capito? Perciò non osare farlo mai più. Sono stata chiara? Mai più!” Gli lanciai un’ultima occhiata fiammeggiante, poi mi voltai e mi avviai verso il carrozzone.
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