05-07-2011, 06.45.12 | #1721 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Vedo che ti sta molto a cuore la sepoltura di quel bambino.” Disse l’oscuro signore.
Fissò allora uno dei suoi ed annuì. Il servitore fece segno a Melisendra di seguirlo e poco dopo la ragazza, con in braccio Gavron, si ritrovò di nuovo in superficie, accanto alla cappellina col Cristo Redentore. Albeggiava su Capomazda e la natura cominciava a destarsi dagli incanti e dai misteri della notte. Sulle torri della cittadella, quasi perse nella foschia del mattino, si intravedevano le fiaccole delle sentinelle, mentre sordi boati si udivano in lontananza, oltre la cinta muraria. E di fronte all’angoscia di quel mattino, l’unico barlume di speranza, serenità e pace sembrava provenire dallo sguardo del Cristo della cappellina che brandiva, quasi come un’arma, la Sua Croce, unica difesa contro le forze del male che minacciavano quel turbolento mondo.
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05-07-2011, 06.47.24 | #1722 |
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Monteguard restò sorpreso.
“Sorella…” disse pensieroso a Llamrei “… cosa contiene questo plico? E perché lo consegnate proprio a me?” Fissò ancora quel plico, cercando di comprendere cosa nascondesse al suo interno. “E perché dite di dover venire assolutamente con me? Parola mia che non ho la minima idea di ciò che mi state dicendo…”
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05-07-2011, 07.09.39 | #1723 |
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Quelle parole, racchiuse in un sospiro.
“Oh, Icarius… ti amo tanto cuore mio…” disse Talia, per poi perdere conoscenza fra le sue braccia. Layla subito si avvicinò e fece cenno ad alcuni valletti di prendere Talia e portarla nel palazzo. “No, che nessuno la tocchi!” Fece Icarius, tenendo la moglie fra le sue braccia. Seguendo allora Layla, portò Talia nel palazzo, dove fu messa a letto a riposare. “Avete già fatto abbastanza danni per oggi.” Disse Layla ad Icarius. “Lasciatela riposare tranquilla.” “Allora aspetterò fuori da questa stanza.” Rispose il signore di Capomazda e di Sygma. “Aspetterò che riprenda conoscenza.” “Vi ricordo che siete a casa mia, milord.” “Le ho promesso di non lasciarla mai.” Replicò Icarius. “E né gli uomini, né la natura mi impediranno di restare accanto a mia moglie.” “Siete uno sciocco…” con disprezzo Layla “… il fatto che Yelia abbia perso i sensi fra le vostre braccia non cambia nulla… è ancora molto debole e confusa a causa della malattia che l’ha costretta per lungo tempo a letto…” “Io la porterò via con me…” fece Icarius. Layla lo fissò senza dire nulla. Il palazzo sembrava magico quella sera. L’acqua delle fontane del verziere scorreva leggera e luminosa sotto la luce della Luna. “Solo i migliori cavalieri possono partecipare al grande Palio di Sygma.” Disse Talia. “Cosa sarebbe?” Chiese Icarius. “Beh… una sorta di giostra, direste voi a Capomazda.” Rispose lei. “E vi partecipano tutte le contrade del regno. E’ uno spettacolo unico.” “In tal caso andremo a vederlo.” “Accorre gente da tutto il regno per poterlo vedere.” Entusiasta lei. “In quei giorni vi è ressa ovunque per le strade della capitale.” “Si, ma io sono il signore di Sygma e mi daranno di certo un posto d’onore per assistere allo spettacolo!” Talia rise. “Beh, essere un pezzo grosso da i suoi vantaggi!” Esclamò lui. “E’ per questo allora che tu ed i tuoi antenati avete conquistato Sygma!” Fece lei, fingendosi infastidita. “Ed io che pensavo ci fosse dietro un qualcosa di romantico e cavalleresco!” “Dei miei nobili antenati non so...” avvicinandosi a lei “…ma io conquisterei Sygma solo per averti tutta per me…” “Una guerra per conquistare una donna!” Esclamò Talia divertita. “Sei un megalomane o solo poco sicuro di te, milord?” “Sono solo disposto a tutto pur di aver te, milady.” Facendole l’occhiolino Icarius. Si alzò allora in piedi e si avvicinò ad uno degli alberi del verziere. “Cosa fai?” Chiese lei. “Incido sulla corteccia i nostri nomi.” Rispose lui. “Vuoi solo farti perdonare perché hai preferito il Palio a me!” “No, solo per buon auspicio. A Medoro ed Angelica ha portato fortuna.” Talia rise. “Però, pensandoci...” pensieroso lui “… per te Angelica va bene, essendo lei bellissima... ma lui era proprio insulso! No, dico... come si fa a scegliere lui quando invece puoi avere i migliori paladini di Francia!” Talia lo ascoltava divertita. “No, meglio un’altra coppia… Lancillotto e Ginevra?” Chiese Icarius. “Non mi ci vedo nei panni di lei...” “Erec ed Enide?” “Lei è già più simile a me...” “Tristano e Isotta?” “E il filtro?” Domandò lei divertita. “Non ho certo bisogno di un filtro per innamorarmi della mia bellissima moglie...” In quel momento Talia riprese conoscenza. “E’ stato solo un attimo di debolezza.” Era Layla che parlava con Shezan, senza essersi accorta del risveglio di Talia. “Il Pegno del Cuore è una morsa e nessuno può uscirne. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato.” In quel momento Shezan, accorgendosi del risveglio della ragazza, fece un cenno a Layla. “Ben svegliata, sorella.” Avvicinandosi Layla al letto. “Ti senti meglio ora? E’ stato solo un capogiro, niente di che. Vedrai che presto ti sentirai meglio, Yelia.”
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05-07-2011, 07.13.15 | #1724 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Giunti in infermeria Finiwell e Cavaliere25, subito i medici si occuparono della ferita del cavaliere.
Raggiunsero poi i loro alloggi nella caserma e finalmente poterono riposarsi dopo la brutta storia che li aveva visti protagonisti con Morrigan e Llamrei.
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05-07-2011, 10.45.20 | #1725 |
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mi distesi sul letto e cercai di dormire ma i pensieri mi avvolgevano pensai se ero pronto per quella battaglia se ero al altezza poi pensavo a Finiwell sperando che guarisse infretta i pensieri mi avvolgevano in quel momento cercai di chiudere gli occhi e dormire
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fabrizio |
05-07-2011, 16.13.13 | #1726 | |
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Aprii lentamente gli occhi. Quel sogno era stato tanto reale che per un istante faticai a capire dove mi trovassi e a chi appartenessero le voci che udivo provenire da qualche parte lì vicino...
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Yelia... Sorella... Il Pegno del Cuore... Soppesai quelle parole, ma non dissi niente. Appena sveglia continuerà a non ricordare nulla del suo passato... aveva detto. Il mio passato... Altrettanto lentamente e continuando a restare in silenzio, riportai gli occhi al soffitto decorato e li richiusi. Riflettevo. Ricordavo perfettamente la passeggiata con lord Icarius, le sue parole, il suo bacio... ma per il resto la mia mente era di nuovo avvolta da quella nebbia densa che non mi permetteva di guardare più lontano. E tuttavia qualcosa adesso affiorava da quella nebbia, qualcosa che prima del bacio di Icarius non c’era... non erano precisamente ricordi, era qualcosa di più indistinto e impalpabile, ma ugualmente potente: erano emozioni, sensazioni, l’eco di stati d’animo... Ripercorsi per un istante il sogno che avevo appena fatto... Icarius... La gioia e l’amore... Quella luce azzurrina e il silenzio ovattato di quel giardino... Il Palio di Sygma... I miei pensieri si soffermarono su quest’ultima cosa... Sygma... Cos’era Sygma? Uno strano moto mi percorse l’anima a quell’idea e immagini convulse presero a sovrapporsi, mio malgrado, nella mia testa... Sygma... Sygma era affetto e gioia, Sygma era verde e marrone... Sygma e il Palio... l’allegria, la festa, la corsa, le grida, la felicità più viva o la delusione più nera... Sygma era l’infanzia e la spensieratezza... Poi, improvvisamente, le parole di Layla mi attraversarono di nuovo la mente... Yelia... Sorella... Sospirai. Che cosa era vero, dunque? Mi sentivo come chi, svegliandosi di soprassalto nel cuore della notte, ha difficoltà a riconoscere la realtà dal sogno e resta lì, immobile nel buio, cercando indizi che lo aiutino a capire. Così ero io: immobile nel buio della mia mente, tentando disperatamente di riconoscere la verità tra le emozioni che mi generava Icarius e le parole che Layla infondeva nella mia testa con sorprendente mordente. Riaprii gli occhi, infine, e tornai a guardare le due figure che stavano ancora ritte ai piedi del mio letto. Ero ben decisa, ma quando parlai la mia voce suonò tanto fragile, remissiva e gentile da non offrire nessuno spunto per alcuna obbiezione. “Dici bene, sorella mia...” mormorai, scostando leggermente le coperte e mettendomi seduta “Non è stato che un piccolo capogiro, dopotutto... tu dici che non c’è da preoccuparsi e così lo credo anche io. Ma desidererei prendere un po’ di aria fresca, adesso... sono certa mi farà bene! Così, con il tuo permesso, vorrei uscire in giardino.” Mi alzai piano e, con un piccolo inchino, mi avviai verso la porta. Magari, pensai tra me, Icarius era ancora lì... dovevo vederlo... desideravo vederlo.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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05-07-2011, 19.44.57 | #1727 | |
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"Oddio Pasuan, ci sono uomini ovunque ridotti in fin di vita, feriti come Ludovici. Alcuni credo che siano già morti. Dio, Pasuan... non ho mai visto tanta crudeltà..." Mi aggrappai al suo braccio mentre un nodo mi serrava la gola. "Dobbiamo liberarli, non so quanti siano i vivi e quanti i morti ma... dobbiamo portarli tutti fuori di qui... e dobbiamo andarcene velocemente anche noi. C'è troppo odore si sangue qui. Ti aiuto a liberarli e poi dammi la sacca d'acqua che c'eravamo portati, credo che questi uomini non bevano da giorni!" Appena liberammo Ludovici cercai di parlargli, sperai che avesse la forza di parlarmi dopo essersi dissetato "Ludovici, Amelya ci ha portato da te, come mai vi hanno rinchiuso qui? Chi è stato? Da quanto tempo siete qui e soprattutto, dov'è Amelya ora??"
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
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05-07-2011, 20.46.22 | #1728 |
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Passai sotto lo sguardo severamente indulgente del Cristo Redentore e disperai per mantenere il controllo.
Fuori di lì mi sentii al sicuro, ma presto sarei dovuto tornarci. A stento raggiunsi casa. Mi chiusi dentro, cercando di tenere chiuse tutte le imposte. Appoggiai Gavron su un letto e iniziai ad armeggiare con dei vecchi stracci e qualche corda. Avvolisi il corpo del mendicante in un macabro involto e uscii nel retro a scavare una buca. Dovevo farlo sparire. Ero sfinita. Mi doleva ogni parte del corpo. Avevo scavato accanto a una catasta di legno da ardere. Quando la buca fu sufficientemente grande, trascinai l'involto contenente il cadavere per tutto l'orto e lo gettai dentro. Avevo le mani piene di fiacche. Con un ultimo sforzo evocai gli spiriti e soffiarono a tal punto che la catasta crollò sul lato, andando a coprire la terra smossa. Nessuno avrebbe sprecato tempo a togliere di lì tutta quella legna e scavare. Ma ora dovevo pensare a Gavron. Era debole e io non avevo abbastanza forze. Dove portarlo? Temevo di essere stata seguita. Dovevo tornare là... chissà cos'era successo a Guisgard. Chissà cosa sarebbe potuto succedere. Preparai una zuppa e cercai di far mangiare Gavron, che se ne stava sospeso in un preoccupante dormiveglia. Non sarei riuscita a portarlo molto lontano. Me lo legai sulla schiena con una grande sacca da mercato e mi coprii con un grande mantello nero, trovato in un baule, che forse apparteneva a sua madre. Mi incamminai per strada, incappucciata e ben nascosta. Sembravo una vecchia donna con la schiena ricurva. Sperai che nessuno mi stesse seguendo. Non c'era molta scelta. Bussai alla porta della casa di piacere e insistetti finché non mi aprirono. La strada era vuota. Il sole non era ancora tramontato, ma iniziava a scendere verso occidente, troppo presto perché quelle donne ricevessero i primi clienti.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
05-07-2011, 20.49.09 | #1729 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il grande corridoio dei ritratti, dove erano esposti i dipinti degli Arciduchi, delle Granduchesse e dei loro figli.
Uno sfoggio di bellezza, nobiltà e potenza che poche altre aristocratiche dimore potevano vantare in Europa. Se i Capetingi di Francia sono i più antichi regnanti europei, i Taddei sono di sicuro i più nobili. Sull’ala destra, accanto ad un’alta vetrata, non vi era che un solo ritratto. Raffigurava una giovane donna, di carnagione chiarissima come porcellana, capelli di un rosso pallidissimo ed un biondo solo appena accennato, con lo sguardo vivissimo di chi ha tanti sogni e non teme di viverli fino in fondo. Gli occhi erano di un verde limpido e mutevole, i lineamenti perfetti ed aggraziati. Aveva i colori e le forme delle donne del sud, quindi morbide ed armoniose, intrise di quella sensualità che in Linguadoca i bardi non avrebbero esitato a definire “falso bretone”. Aveva gli abiti tipici della nobiltà del regno e fissava, con lo sguardo, qualcosa che sembrava perdersi nell’orizzonte in lontananza. La donna ritratta era lady Rasile ed il quadro fu voluto da lord Ardross. Inizialmente lord Rauger rifiutò di farlo entrare nel palazzo, ma dopo la tragica e misteriosa morte del suo nipote prediletto, la vecchia quercia taddeide volle che quel quadro comparisse assieme a tutti gli altri, forse per pietà, o forse solo per tentare di preservare un ricordo lontano. Accanto a quel ritratto vi era una figura altera e silenziosa, avvolta nel silenzio del palazzo e negli ultimi colori del Sole morente. Con una mano sfiorava quella tela, quasi temendo di destare quella donna dal suo sonno secolare. “Signore…” disse all’improvviso qualcuno alle sue spalle. “Cosa vuoi?” Voltandosi quasi con rabbia Izar, come se fosse stato destato da un antico tormento. “Signore, volevo riferirvi che i vostri ordini sono stati eseguiti” rispose il servitore “e le liste con il consumo delle scorte sono state inviate al capitano Monteguard. Presto avremo una stima esatta di quanto tempo possiamo ancora resistere all’assedio.” “Bene, puoi andare…” mormorò il filosofo, con un tono di voce ora più pacato ed ammansito.
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05-07-2011, 21.00.44 | #1730 |
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Ludovici, appena fu libero, cadde come morto ai piedi di Pasuan e Dafne.
“Cosa succede? Dafne!” Disse Pasuan. Allora strinse a sé l’amata ragazza, tenendola stretta come a volerla proteggere dall’angoscia che sentiva provenire dal buio che lo circondava. “Ah…” ansimò Ludovici ormai in fin di vita “… ah… non… non indugiate o… oltre… in questo luogo…” raccogliendo le sue ultime forze “… salvatevi… pr… prima c… che… sia troppo… tardi… anche per voi…” “Ma cosa significa tutto questo?” Gridò Pasuan. “Chi vi ha ridotto in questo stato?” “Q… questo posto… è… è il covo di una… terribile stre… strega…” tossendo Ludovici “… essa ade… adesca gli… innamorati… e li conduce qui… per… per cibarsene… fuggite… via… in Nome… del Cielo…” E spirò. Pasuan impallidì e strinse con ancora più forza Dafne a sé. “Era una trappola…” mormorò “… una maledetta trappola… Dafne… dobbiamo uscire di qui…” Ad un tratto, alle loro spalle, dalla direzione in cui erano arrivati, cominciarono ad udire dei passi. “Sento qualcosa…” disse il cavaliere “… qualcuno sta giungendo dalla stessa strada che ci ha condotti qui… Dafne, dimmi se vedi altre direzioni o passaggi davanti a noi…” E l’unico passaggio, opposto a quello che li aveva condotti all’interno della tomba, era proprio davanti a loro
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