07-07-2011, 04.40.32 | #1751 |
Cittadino di Camelot
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"Forse ha avuto semplicemente un crollo di nervi... in fondo anche i cani a volte mordono il padrone, nell'eccitazione del gioco."
Li seguii. "Ma poi ci si ricorda verso chi va la nostra fedeltà..." sussurrai, quasi temessi che quelle parole potessero strozzarmi. I cunicoli erano complessi, a volte stretti e tortuosi. Mi sembrava di addentrarmi fino alle profondità della terra... non mi avrebbe sorpresa scoprire che da qualche parte là sotto si aprivano i cancelli dell'Inferno.
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07-07-2011, 05.04.09 | #1752 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Pian piano aprì gli occhi.
Aveva la testa contro l’umida e dura parete. Poi cominciò ad avvertire anche il dolore. Dolore ovunque, in ogni parte del corpo. E con una mano si accorse del sangue che perdeva dal naso, da uno zigomo e dalle labbra. Allora ricordò ogni cosa. Era incatenato a quella parete. “Ti hanno conciato per le feste, vero? Per un momento ho temuto fossi morto!” Disse una voce che sembrava provenire da quelle pareti di pietra. Poi i gli occhi di Guisgard, ormai abituatisi al buio della cella, cominciarono a scorgere una sagoma poco distante. “Chi sei tu?” Chiese il cavaliere ancora con le sembianze del mendicante. “Solo un vecchio cieco.” “Da quanto sono qui?” “Qualche ora.” “Cosa ci accadrà?” Domandò al vecchio. “Oh, io resterò qui a marcire, mentre tu, beh…” “Mentre io?” “Dal modo in cui ti hanno pestato, non credo tu abbia molte possibilità di cavartela.” Rispose il vecchio. “Forse staranno già venendo qui per ucciderti.” “Canaglie…” “Come ti chiami?” “Che importanza può avere ormai?” “Il tuo nome nessuno potrà portartelo via.” In quel momento si udirono dei passi. Un attimo dopo Melisendra ed il guardiano raggiunsero le sbarre della cella.
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07-07-2011, 05.42.08 | #1753 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Le parole di Talia.
La ragazza parlava di Icarius, dei suoi occhi chiari, del suo volto, delle sue parole, dei suoi atteggiamenti. “Basta!” Disse improvvisamente Layla, quasi a volerla zittire. Poi sospirò. “Scusami, Yelia…” sussurrò, mentre con le mani si massaggiava il capo “… scusami, ti prego… non volevo… ma mi sei tanto cara, più della mia stessa vita e non voglio vederti soffrire… io conosco il suo sangue e so di quanto male sono capaci gli uomini che lo hanno nelle vene… Yelia, sei solo una delle tante per lui, non capisci? Io…” Ma, quelle grida che provenivano dal cortile interruppero le sue parole. Layla, seguita da Talia, allora corse sulla grande terrazza, che dominava l’intero cortile. Nel cortile era giunto un cavaliere a cavallo, di robusta corporatura, bardato di tutto punto ed armato fino ai denti. Avanzava sicuro di sé, ma tradiva modi tutt’altro che nobili e raffinati. Era seguito da un nugolo di seguaci, divisi tra paggi e scudieri, che ridevano e motteggiavano liberamente. Il cavaliere e i suoi giunsero fin davanti al palazzo e di nuovo lui lanciò la sua sfida: “Sono qui per vincere la Dolorosa Costumanza!” “Perché bramate cimentarvi in tale prova, cavaliere?” Chiese Layla dalla terrazza. “Perché, come tutti sanno, è l’unico modo per avere la vostra mano, milady!” “Dite il giusto.” Annuì Layla. “Solo chi sarà mio campione in quella prova e ne uscirà poi vincitore, potrà chiedere la mia mano.” “Milady, sono abbastanza esperto sia in fatto d’armi, sia in fatto di donne!” Esclamò il cavaliere, mentre la masnada che lo seguiva cominciò a ridere forte a quelle parole. “Dunque ritenetevi felice che tale campione sia giunto qui oggi!” “Lucrezio, credi che il nostro padrone abbai abbastanza forte per intimorire possibili rivali” disse uno dei suoi ad un altro del gruppo “e nello stesso tempo sciogliere il gelido sguardo di quella dama?” “E chi può dirlo, Ippolito!” Rispose l’altro. “Rinunciai a comprendere le donne ben prima di realizzare che il lavoro ed io non eravamo fatti per stare insieme!” E tutti risero. “Orsù, milady!” Impaziente il cavaliere. “Quando inizierà questa prova?” “Padrone, voi vincerete la bella padrona di casa, ma noi?” Domandò uno dei suoi. “Voi vi gioverete degli agi di questo luogo, amici miei.” Rispose il cavaliere. “Visto, Ortensio?” Intervenne Ippolito! Almeno sappiamo che non ci butterà fuori di casa!” “No, almeno fino a quando non sarà la sua futura moglie a farlo, insieme a lui, quando scoprirà che non riesce a tenere a freno la sua spada!” Esclamò Lucrezio. “Spada? Intendi in fatto d’armi, o in quelli d’amore, mio licenzioso amico?” “Ma l’ha detto lui, poco fa! Entrambi, amico mio!” Rispose Ippolito. E tutti loro scoppiarono in grasse risate. “Tra un motteggio ed una risata, messere, troverete il modo di farci conoscere il vostro nome, come vogliono le più elementari regole della cortesia?” Domandò visibilmente infastidita Layla. “Eh, padrone, stavolta ne avete trovata una dura almeno quanto la vostra corazza!” Esclamò divertito Ippolito. “Tu ben sai, loquace sempliciotto, che più scalciano e più mi piacciono!” Rispose lesto il cavaliere. “Sono sir Echemback, il cavaliere senza paura, milady. Per servirvi!” Rivolgendosi poi a Layla.
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07-07-2011, 12.37.05 | #1754 |
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Mi sedetti con le gambe incrociate e dissi si pronto vediamo chi vince e risi simpaticamente tanto dormire non si riesce meglio farsi una partita almeno passiamo il tempo
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07-07-2011, 13.30.52 | #1755 |
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La stizza con cui Layla mi zittì mi sorprese, la mia voce si spense e io la osservai in silenzio per un istante.
Vi era qualcosa di terribile e doloroso che si agitava in lei, era tormentata, inquieta... lo percepivo, ma non ne conoscevo il motivo. Poi quelle grida. La seguii sulla terrazza principale e con lei guardai in basso, nel cortile, dove un rude cavaliere, presuntuoso e volgare, era giunto con un rumoroso seguito di giovani scudieri. Per tutto il tempo rimasi immobile, mezzo passo dietro Layla, osservando la scena che si svolgeva sotto di noi... L’atteggiamento pretenzioso di quell’uomo mi infastidiva... la sua voce, le sue parole, i suoi modi... tutto di lui era sgradevole. Non capivo perché Layla non gli chiedesse semplicemente di andare via. Ma lei non gli chiese di lasciare il palazzo... al contrario, disse qualcosa che mi scosse. Mi voltai verso di lei, dunque, e la fissai... ero sorpresa, seccata, dispiaciuta, infastidita: un tumulto di sentimenti si agitava in me. Infine non riuscii più a trattenermi. “Layla!” mormorai, andandole più vicina e parlando piano, in modo che lei sola potesse udirmi “Non capisco, sorella... che cosa significa? Come puoi mettere in palio la tua mano in una sciocca giostra? E concedere, così, una possibilità anche a quest’uomo, così villano, scortese, volgare e presuntuoso?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
07-07-2011, 20.27.09 | #1756 |
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"Guardalo... è solo un innocuo mucchietto di stracci..." commentai, avvicinandomi alla grata.
"Sono sicura che gli sia passata la voglia di contraddire il padrone. Le punizioni che infligge fanno passare la voglia di contrarialo..." rabbrividii. Gli lanciai un'occhiata carica di apprensione. Mi voltai verso il guardiano e domandai: "Come fate a orientarvi in questo labirinto? I cunicoli mi sembrano tutti uguali..."
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07-07-2011, 22.07.33 | #1757 |
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"Pasuan... ho paura...." mi veniva quasi da piangere, e quel racconto dell'esecuzione della strega mi fece rabbrividire. Strinsi con forza il pugnale, l'avrei usato eccome se ce ne fosse stato bisogno.
"Pasuan, vedo una luce... c'è una stanzetta laterale laggiù. Che fare? Che sia il caso di entrare? Io non lo so, se fosse una stanza cieca potremmo trovarci in trappola e allora potremmo dire addio a questa bella vita!" Ero molto preoccupata e cercavo e ricercavo nella mia testa una soluzione per uscire da quegli inferi! "Se almeno Pasuan avesse la vista" pensai...
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08-07-2011, 01.49.10 | #1758 |
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“Il tutto sta a non confondersi, tutto qui.” Disse il guardiano a Melisendra. “Un labirinto possiede molti passaggi, ma solo pochi conducono davvero da qualche parte. Ma nessuno si smarrisce veramente, poiché il padrone controlla ogni angolo di questo luogo.” Gettò poi uno sguardo all’interno della cella. “La lezione non la dimenticherà, potete contarci.” Fissando il mendicante. “Anzi, la racconterà a Belzebù appena giungerà al suo cospetto. Perché è lì che si ritroverà, tra breve…”
“Ho udito la voce di una donna…” disse il vecchio cieco a Guisgard. “Si, non t’inganni, vecchio.” “Sono anni che non sento la voce di una donna…” fece il vecchio “… cosa ci farà mai in questo luogo?” “Credimi, è molto più a suo agio di quanto immagini, vecchio…” mormorò Guisgard, quasi parlando a se stesso. “E dimmi… è bella?” “Si…” annuì Guisgard “… forse anche troppo bella…” “Fate silenzio, cani!” Urlò all’improvviso il guardiano. “O parola mia vi farò frustare a sangue!”
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 08-07-2011 alle ore 02.02.54. |
08-07-2011, 02.21.42 | #1759 |
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"Lasciali stare... qui non li sente nessuno." Interruppi le minacce del guardiano.
"Piuttosto... a quest'ora girano i soldati a controllare le strade, dunque è meglio che torniate a presidiare l'ingresso. Non temete, io tornerò ad attendere il padrone nello studiolo." Lo guardai cercando di apparire il più determinata possibile. "Come avete detto voi... non mi perderò. Ho imparato la strada."
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08-07-2011, 02.48.27 | #1760 |
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Il guardiano annuì a quelle parole di Melisendra e tornò alla sua ronda.
“Conducila tu nella stanza del padrone.” Disse poi al nano, prima di andare via. “Puoi descrivermela?” Chiese il vecchio cieco a Guisgard. “Ci tieni davvero così tanto?” “Oh, si, ti prego…” accennando un sorriso il vecchio “… ormai le cose più belle che mi sono rimaste sono solo i miei ricordi… ed è innaturale vivere solo di ricordi per un uomo… forse quella donna è l’ultima che sentirò parlare prima di morire… ti prego, descrivimela…” Guisgard fissò per un attimo Melisendra che stava dall’altra parte delle sbarre, per poi chinare il capo. “Non saprei dire” cominciò il cavaliere “a quale tipo di bellezza appartenga… i tratti e i colori possono benissimo far pensare ad una bellezza di tipo greco… intensi e mutevoli giochi di ombre e luci si disegnano sul suo viso… come un impetrabile velo che sembra voler celare ciò che vi è dietro… allora non resta che cercare nei suoi occhi…” “Come sono i suoi occhi?” Domandò il vecchio. “Chiari… di un intenso e profondo verde, che sembra scintillare come la giada più preziosa… soprattutto ora che il buio avvolge ogni cosa in questo luogo…” “E cosa vedi nei suoi occhi?” “Il mare…” sussurrò Guisgard “… un mare inquieto, burrascoso, agitato, sconosciuto, minaccioso a chi accenna a volerlo sfidare… ma che in lontananza disegna un orizzonte sterminato… dove forse si trova qualche isola il cui nome e la cui esistenza sono ignoti a tutti…” “E come sono i capelli?” “Come pendagli intrecciati, di un rosso scuro, quasi corvino, che scendono ad avvolgere quel volto e quegli occhi… a volerli racchiudere, come uno scrigno…” aggiunse senza mai alzare il capo, come se quel volto fosse ben chiaro nella sua mente. “Sei un poeta, amico mio…” sorridendo il vecchio. “Che sciocchezza…” mormorò Guisgard “… non può esistere poesia in un luogo di morte come questo…”
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