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#1801 |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Nord
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Non avevo avuto il coraggio di guardare quella figura, quando Pasuan mi trasse a sè abbandonai il viso nel suo abbraccio nascondendomi. Quando lo sentii sussultare non resistetti e, temendo che il bambino fosse in realtà il nostro, mi voltai.
La prima cosa che notai era che in effetti quello non era Hubert e mi rasserenai. Guardai poi la donna, era terrificante, brutta e malvagia allo stesso tempo. Anche il piccolo che aveva tra le braccia era brutto ma non riuscii a provare antipatia per lui. Era comunque un bambino e a me i bambini facevano tanta tenerezza e poi aveva ragione Pasuan, quello non era il posto per un neonato. Mi stupii delle parole che mi uscirono dalla bocca, ma mi vennero direttamente dal cuore! "Il nostro e il tuo bambino sono uguali per me, entrambi sono piccoli e indifesi ed entrambi hanno una madre che li ama. Ma, questo cavaliere ha ragione, questo non è il posto adatto per un bambino. Qui è buio, non entra il sole e manca pure l'aria. Se tu lo portassi all'aperto prenderebbe colorito" sorrisi quasi. "Nessuno deve essere protetto da nessuno, come hai detto tu: sei una donna e una madre. Abbi un po' di cuore, non siamo qui per combattere e, se ci permetterai di uscire chiederò a questo cavaliere di abbassare la sua spada". Cercai di mostrarmi tranquilla e dolce, sperai che queste fossero le armi giuste.
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#1802 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Ben presto le forze cominciarono a scorrere di nuovo nelle membra di Guisgard.
E tornato lucido, il cavaliere si accorse subito di Melisendra che era senza forze accanto a lui. Era pallida e visibilmente fiaccata. Guisgard scosse il capo, come a volersi riprendere e si guardò attorno. Realizzò allora ogni cosa: presto sarebbero ritornati. “Melisendra…” disse “… come state?” “Credo abbia curato le tue ferite, amico mio…” mormorò il vecchio. “Non fatevi trovare in questo stato, Melisendra…” tentò di darle forza Guisgard “… altrimenti ci scopriranno…” Ad un tratto si udirono dei passi. Giunsero così il boia ed il guardiano. “Ah, vedo che l’avete rimesso in sesto, questo maledetto!” Esclamò il guardiano rivolgendosi a Melisendra. Guisgard lo fissò senza dire nulla. “Avanti, liberalo, il padrone lo aspetta.” Ordinò il guardiano al boia. “E attende anche voi, milady.” Guisgard si voltò verso il cieco. “Farò di tutto per tornare a prenderti…” sussurrò “… resisti, vecchio mio…”
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#1803 |
Cittadino di Camelot
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Mi alzai in piedi e, conservando un'espressione austera, mi spazzolai lievemente la gonna con una mano svolazzante.
"Sto bene..." riuscii a sussurrare a Guisgard, poco prima di seguire il guardiano per i corridoi. Appena ci introdusse alla presenza dell'oscuro signore di quel luogo, mi inchinai e presi la parola. "E' tutto risolto... ora è a vostra completa disposizione, qualunque pasticcio avessi creato nella sua mente, ormai essa è bianca come un foglio intonso." Non riuscii a trattenere un colpo di tosse. "Chiedo scusa..." sussurrai.
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#1804 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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L’oscuro signore fissò con attenzione prima Melisendra, poi il mendicante.
I suoi occhi sembravano sussultare dall’una all’altro, quasi a voler penetrare dentro di loro e carpire ogni intenzione e stato d’animo. “Dovresti riguardarti, mia cara.” Disse a Melisendra. “Se ti accadesse qualcosa a farne poi le spese sarebbe tuo figlio…” e un inquietante sorriso, per un attimo, prese forma sul suo volto. Si alzò e si avvicinò poi al mendicante. “Vi è un corso d’acqua sotterraneo, che scorre in alcune gallerie scavate nelle mura.” Mormorò. “Tu raggiungerai quel luogo e troverai un emissario del Gufo. Ascolta attentamente cosa ti dirà, per poi venirlo a riferire a me. L’incontro è per la mezzanotte di domani.” Si voltò verso Melisendra. “Ricorda che tu hai garantito sulla fedeltà di quest’uomo. E tu sarai responsabile di ciò che farà. E’ tutto, potete andare.” ![]()
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#1805 |
Cittadino di Camelot
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"Sarà fatto, mio signore..." respirai a fatica, ma mantenni l'autocontrollo.
Avevo così tanta fame... mi sarei dovuta nutrire e anche in fretta. Avevo abusato delle mie forze e non c'era altro rimedio che trovare qualcosa con cui scacciare la tremenda sensazione dei morsi della fame, quelli che precedevano la perdita di me stessa, di ogni mia facoltà e infine... l'oblio. Mi inchinai, un po' rigidamente. Feci segno a Guisgard di seguirmi e uscii dalla sala. Una volta in superficie mi aggrappai a un muro e cercai di reggermi in piedi. Sentivo l'istinto che reprimevo ogni volta che venivo presa dai morsi della fame emergere sempre più violentemente. Avevo imparato a nutrirmi solo per necessità e il più raramente possibile, ma in quello stato ero come un lupo in mezzo a un pollaio. Avrei potuto nutrirmi di chiunque. Ricacciai indietro quella sensazione e asciugai il sudore freddo che mi scendeva dalla fronte.
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#1806 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Usciti da quel luogo, Guisgard e Melisendra si ritrovarono in superficie, nelle deserte e buie strade di Capomazda.
Ma Melisendra stava palesemente male. “State davvero male…” disse il cavaliere avvicinandosi a lei. Con gesto improvviso, ma deciso, la prese in braccio e la condusse via. Ad un tratto qualcuno bussò con forza alla porta della piccola casa. “Apri, vecchio!” Disse qualcuno da fuori. “Chi è la?” “Non riconosci nemmeno più la mia voce?” “Padrone, siete voi!” Ed aprì subito la porta. “Perché ci hai messo tanto tempo!” Disse Guisgard entrando con Melisendra in braccio. “Presto, questa donna sta male.” “Chi è, mio signore?” “Non sono il signore di nessuno!” Con fastidio Guisgard. “Cosa è accaduto?” “Non so, sta male…” rispose Guisgard “… dammi una mano…” Il vecchio Diacono, che i nostri lettori hanno già incontrato tempo fa, indicò a Guisgard dove far coricare Melisendra e subito cominciò a far bollire alcune erbe. Le toccò la fronte e controllò il suo pallore. “Come sta?” Chiese il cavaliere. “Questa donna è una succube o qualcosa di simile, mio signore…” mormorò Diacono “… consegnatela ai chierici e liberatevene… ella è cattiva fortuna per voi…” “Ascolta, vecchio idiota!” Prendendolo per la camicia Guisgard. “Ora farai del tuo meglio per aiutarla o giuro che t’infilzo come uno spiedo!” “Si, mio signore…” Prese allora quelle erbe che aveva messo a bollire e preparò un estratto. “Questo le darà un pò di sollievo, ma dovrà nutrirsi prima o poi, mio signore…” Guisgard allora, sedendosi accanto al letto, fece sorseggiare a Melisendra un pò di quell’essenza e attese il suo risveglio.
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#1807 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La donna fissò Dafne e si abbandonò ad una delirante risata.
E ad udirla Pasuan strinse con ancora più forza Dafne a sé. “Chi sei, maledetta? Lasciaci andare!” Urlò il cavaliere. La donna li fissò e spalancò la bocca, alitando un fumo denso sui due giovani amanti. “Hubert sorride! Guarda, Pasuan, sorride!” “Sono lieta che siate ritornati a casa...” disse la madre di Pasuan “... ora finalmente saremo una vera famiglia.” “Ehi, il piccolo ha detto mamma! L’ha detto, ho sentito!” “Questo luogo è magico, amore mio...” sussurrò Pasuan a Dafne “... ed è per questo che ti ho portata qui...” e le mostrò l’anello. Un gran mal di testa ed un forte senso di nausea. Così riprese i sensi Dafne. Pian piano cominciò a recuperare lucidità e si guardò intorno. Era in una piccola cella, chiusa da alcune robuste sbarre. Alzò la testa e vide Pasuan. Era come stordito, legato con le mani dietro la schiena ad un grosso palo. Davanti a lui c’era un forno acceso, dentro il quale bruciava qualcosa. E qualsiasi cosa fosse emanava un fetido da togliere il respiro. Ad un tratto qualcosa si mosse fra le fiamme. Qualcosa che era ancora vivo, mentre il fuoco lo consumava. E nel fissarlo, finalmente, Dafne comprese la verità: nel forno c’era un essere umano.
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#1808 |
Cittadino di Camelot
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Seguì in silenzio il valletto, che mi accompagnò nelle mie stanze.
"Grazie, ora potete andare." lo congedai. Osservai la grande stanza. Nel mezzo c'era un bellissimo letto a baldacchino, con le coperte color porpora, sulle pareti erano appesi diversi quadri. L'aria però era stantia. Scostai le tende, anch'esse color porpora ed aprii una finestra. Osservai il cielo, punteggiato di stelle luminose; abbassai poi lo sguardo sul giardino: era quasi interamente occupato dagli elmi dei cavaliere che hanno tentato di vincere la Dolorosa Costumanza. Quante vite sprecate... Tutto era silenzioso. Poi un rumore, improvviso. E una figura. Una piccola figura stava in piedi sotto la mia finestra e mi fissava,. quando si accorse che anche io la guardavo mi salutò e per un momento, grazie alla luce argentata della luna, la vidi chiaramente. E' un bambino... Ma cosa ci fa lì fuori, di notte? "Ciao. Io non ho sonno... Ti va di parlare un po'?" Tornò il buio più totale e il bambino sparì. Dopo poco sentii bussare alla porta ed andai ad aprire. "Entra pure." dissi al piccolo. Lo osservai. Sembrava molto stanco, vissuto. Mi rattristai. "Allora... Io sono Sayla, tu come ti chiami?"
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#1809 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Naturalmente Guisgard dovette faticare non poco per far comprendere al vecchio Diacono di essere davvero lui.
Il suo aspetto, infatti, era quello del fedele e grottesco mendicante dell’oscuro signore, che di Guisgard non aveva nulla. Alla fine, il cavaliere, riuscì a persuadere il vecchio della bontà delle sue parole e questo convinse del tutto il buon Diacono degli straordinari ed oscuri poteri di Melisendra. “Dunque, senza questi panni” disse il vecchio “recuperereste all’istante il vostro aspetto, mio signore… incredibile… ecco perché dovete consegnare questa donna ai chierici.” “Sta zitto, vecchio ed aiutami piuttosto a farle riprendere le forze.” Diacono prese altri suoi intrugli e preparò una tisana con erbe rarissime. E nel preparare questo nuovo rimedio si segnò tre volte alla maniera degli Ortodossi di Grecia. “Ecco…” fece Guisgard “… le ho dato un pò di quest’essenza… spero riprenda presto conoscenza…” Il cavaliere allora, per scaricare la tensione accumulata, cominciò a camminare nervosamente nella piccola stanza, fino a quando la sua attenzione cadde su un vecchio ritratto. “Chi sono le persone ritratte qui?” Domandò al vecchio. “La famiglia ducale di Capomazda.” Rispose Diacono. “Il ritratto risale alla vigilia dell’invasione di Sygma.” ”E’ molto vecchio, dunque…” mormorò Guisgard “… questo è lord Ardeliano, vero?” “Si, mio signore.” “Non chiamarmi così, vecchio…” voltandosi di scatto Guisgard “… questa donna accanto a lui immagino sia lady Gyaia…” “No, solo una volta conquista Sygma lui incontrerà e sposerà la principessa di quelle terre.” “Allora chi è questa bellissima ragazza bionda che sta accanto al futuro Arciduca?” “Non conosco il suo nome…” rispose Diacono “…era una ragazza amata in gioventù da lord Ardeliano… poi la Ragion di Stato ebbe il sopravvento e lui sposò lady Gyaia per assicurare la pace tra Capomazda e Sygma.” “E lei che fine fece?” “Qualcuno dice che si chiuse in un convento, altri che suo padre la murò viva dopo essersi rifiutata di sposare un nobile cavaliere… altri ancora narrano che impazzì nell’attesa di veder ritornare il suo amato Ardeliano…” Guisgard restò per alcuni istanti a fissare la bella ragazza del ritratto.
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#1810 | |
Cittadino di Camelot
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Seguii Sayla con gli occhi mentre usciva dalla sala a testa alta... era fiera quella ragazzina, e causava in me un curioso senso di déjà-vu.
Il banchetto riprese quando lei fu uscita... avevo la sensazione che Layla fosse contrariata, e tuttavia non lo dette a vedere, continuando a mangiare come se niente fosse accaduto. Ma io non ero come lei, non avevo il suo autocontrollo e non riuscivo a dare un nome all’atmosfera inquieta che, sentivo, aleggiava su tutti noi... c’era silenzio in quella sala, un silenzio che premeva forte contro le mie orecchie, un silenzio che mi sembrava quasi assordante. Era un silenzio teso, un silenzio agitato... E continuavo ad avvertire lo sguardo di lord Icarius su di me... contemplai quella sensazione per un istante, poi alzai lo sguardo e gli lanciai un’occhiata, proprio nel momento in cui lui si stava alzando in piedi... Poi parlò. Citazione:
Avrei giurato che il mio cuore avesse saltato qualche battito prima di iniziare a correre freneticamente e probabilmente le mie guance erano diventate inevitabilmente rosse... Continuai a guardarlo, mentre parlava con Layla... lui, pur gentile, parlava tradendo impazienza e, forse, mal sopportazione, lei non aveva mosso un muscolo alle parole del cavaliere, limitandosi a rivolgergli uno sguardo gelido e a rispondere senza scomporsi... Io seguivo la conversazione con impazienza... cercavo gli occhi di Icarius ma non riuscivo a trovarli, preso com’era dalle parole di mia sorella... E presto iniziò ad irritarmi questo loro discorrere su di me come se non fossi presente, o come se non potessi capire: mi mossi a disagio sulla sedia... Le ultime parole di Layla, tuttavia, mi gelarono il sangue... 'La Dolorosa Costumanza' disse... Mi sentii male.
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** Talia ** ![]() "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." ![]() |
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