21-07-2011, 02.20.41 | #1951 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard non disse, né fece nulla.
Restò a fissare Melisendra in sella al suo Pandemonio che svaniva nel passaggio segreto. “Non ho più nulla che mi trattenga qui…” disse poi al vecchio Diacono. “Dove andrete, milord?” Domandò questi. “Tornerete a casa vostra?” “Si…” annuì il cavaliere “… tutto questo lo dovevo a me stesso… ed anche a mia madre… ora non ho altro da fare qui…” “Siete il degno figlio di lady Rasiel.” Guisgard sorrise. “Prendi Parusia e riportala nella cappella.” Dando la spada al vecchio. “Appartiene ai Taddei.” “Si, milord….” “Perché mi guardi in quel modo?” “Avete gli stessi occhi di vostro padre e di vostro fratello.” “Io non ho né padre, né fratello, vecchio.” Scosse il capo. “Quella sciocca ragazza si farà uccidere…” “Ha scelto lei il suo destino.” “Lo credi davvero?” Fissandolo Guisgard. “No, nessuno di noi sceglie davvero il suo destino… può solo accettarlo…” sospirò “… addio, vecchio… io vado…” Diacono allora entrò nella stalla e uscì pochi istanti dopo con un cavallo. “Peogora, bella!” Esclamò Guisgard accarezzando la cavalla. “Ora lasceremo questo posto e torneremo finalmente a casa….” Intanto, Melisendra aveva già preso la via verso la palude. Qui si trovavano gli accampamenti dell’esercito di Gouf. Il grosso dei soldati era sotto le mura di Capomazda, ma il Gufo qui aveva diversi suoi fedelissimi. Con lui vi era anche Ivan de Saint-Roche.
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21-07-2011, 02.34.33 | #1952 |
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Non era saggio cavalcare dopo il tramonto, specialmente nella palude, ma avevo molta fretta e Pandemonio era deciso a mettere alla prova se stesso.
Avevamo percorso il bosco a perdifiato e ci eravamo soffermati alle propaggini della palude. Tenevo costantemente d'occhio il calar del sole. Le ombre si allungavano sempre di più e i cupi rumori provenienti dalla palude avrebbero scoraggiato chiunque ad attraversarla. Ritrovai subito il sentiero che la attraversava, l'unica pista sicura che mi avrebbe portata dritta in prossimità degli accampamenti. Inoltre non ero sola. Potevo contare sugli spiriti, oltre che sull'intrepido Pandemonio. Mi diressi verso un canneto e costeggiai l'acquitrino. Al mio passaggio uno stormo di uccelli selvatici si levò nell'aria con molto chiasso. Vedevo in lontananza il fumo di un accampamento. Quale che fosse non ne avevo idea, ma non avevo molta scelta se non quella di avvicinarmi con molta cautela.
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21-07-2011, 02.53.40 | #1953 |
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Le luci ed il fumo.
Poi delle voci. Voci di soldati impegnati in diverse attività. Melisendra cominciò ad avvicinarsi con prudenza, mentre le ombre della sera avevano già cominciato ad allungarsi sul quel desolato scenario. Finalmente, giunta a poca distanza dall’accampamento, vide sventolare lo stendardo del Gufo. Era la prova che aveva trovato ciò che stava cercando. “Finalmente ci attende una nottata fresca…” disse una sentinella al suo compagno “… non ne potevo più di notti troppo calde per dormire.” “E’ il clima di queste terre…” replicò l’altro “… ormai sono giorni che non piove in questo dannato paese… fortuna che manca poco e questa guerra finirà.” “Già, anche se fra un po’ a Capomazda farà ancora più caldo!” E risero forte. “Fate meno baccano, voi due!” Li riprese un terzo cavaliere appena giunto. “Col chiasso che fate è impossibile sentire se qualcuno si avvicina! Chiunque potrebbe strisciare qui come una serpe e tagliarvi la gola!” “Perdonateci, signore…” Il cavaliere allora raggiunse una delle tende e vi trovò due uomini a conversare. “Cosa c’è?” Chiese il Gufo al cavaliere appena giunto. “Signore, abbiamo saputo che a Capomazda la gente sta già morendo a causa dell’acqua che abbiamo inquinato.” “Ottimo!” Esclamò Ivan. “Un altro giorno al massimo e quei miserabili ci apriranno loro stessi le porte della città!”
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21-07-2011, 03.33.17 | #1954 |
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Senza badare troppo alle sentinelle lanciai Pandemonio al galoppo.
Mi fermai solo all'ingresso dell'accampamento. Gli uomini di guardia mi fermarono e io non usai i miei poteri per impedirglielo. Sarebbe stato uno spreco di energia. "Sono Melisendra, credo che Sir Gouf mi stia aspettando." Dissi solo quelle poche parole e lasciai che le guardie prendessero Pandemonio per il morso e che mi guidassero fino alla tenda del loro comandante. Una volta giunta lì, nello spiazzo principale dell'accampamento, decisi di far fluire il potere. Lo sentivo scorrere nelle mie vene e attraversare ogni singola fibra del mio essere. Mi sentivo come attraversata da una sottile pioggia che portava via ogni oscurità e mi lasciava piena di luce. Splendente. Era la sola difesa che potevo attuare. Un paio di respiri e riuscii ad armonizzare quell'incanto. Sapevo che in quel momento mi stavano osservando tutti. Non si sarebbero accorti di quella malia. Senza attendere istruzioni scostai un lembo della tenda ed entrai.
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21-07-2011, 03.47.02 | #1955 |
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Entrata nella tenda, Melisendra si ritrovò in presenza di Gouf e di Ivan de Saint-Roche.
Questi fu profondamente sorpreso di rivedere la ragazza. “Vi credevo morta nell’incendio del castello di lord Cimarow” disse turbato “o lontana chissà dove, milady!” “L’erba cattiva non muore mai, sir de Saint-Roche.” Con indifferenza Gouf. “E la nostra bella Melisendra non riesce a stare lontana da ciò che è marcio o putrido.” La fissò senza tradire emozioni. “Perché sei tornata? Cosa speri di ottenere? La mia compassione per tuo figlio? O forse vuoi addirittura uccidermi? Perché no, poi!” Sorseggiando del vino. “Ci hai già provato una volta, no? Magari stavolta potrebbe andarti meglio.” I suoi occhi neri si inchiodarono in quelli di lei e quel pallore livido sembrava conferire al suo volto un’espressione irreale ed indefinita. “Cosa cerchi qui? Vuoi salvare il futuro di tuo figlio? E perché mai? Tu che razza di futuro potresti dargli? Guardati…” con disprezzo Gouf “… tu stessa non hai un avvenire… vali molto meno di una donna di strada… almeno quella si può comprare col denaro…”
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21-07-2011, 04.06.10 | #1956 |
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Salutai con un cenno Ivan de Saint Roche e mi avvicinai.
"Sono sopravvissuta a molte cose, Sir de Saint Roche..." gli risposi con cortesia, catturando il suo sguardo e tessendo i miei incanti. Sorrisi delle parole di Gouf. Non facevano male, scivolavano come polvere senza sfiorarmi. "Cosa vi disturba di più, Gouf? Che non sia qui per voi o che non possiate gestirmi a vostro piacimento come uno dei vostri giocattoli?" Indicai i soldati e gli schiavi che erano fuori da quella tenda. "Oro e terrore... non conoscete altri modi per farvi ubbidire..." lo guardai con sarcasmo, sottintendendo che nè l'uno nè l'altro facevano presa su di me. "Voglio vedere mio figlio."
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21-07-2011, 04.13.27 | #1957 |
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Gouf sorrise a quelle parole di Melisendra.
“Oro e terrore…” ripeté il cavaliere “… non bastano a soddisfare il mio odio…” la fissò senza più sorridere “… come non bastano le tue parole per salvare tuo figlio… sai che c’era un’unica condizione per riaverlo… credi forse che il sangue di quel bambino sia tanto importante da lasciare impunito chi ha versato quello di Aytli?” Sorseggiò altro vino. “Vattene, Melisendra…” le ordinò “… vattene ora che ne hai ancora la possibilità… attenderò solo un altro giorno… se non avrò il cavaliere che ha ucciso Aytli, domani il bambino morirà…” e dal suo gelido sguardo di morte, Melisendra capì che Gouf non stava mentendo.
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21-07-2011, 04.25.31 | #1958 |
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Sostenni il suo sguardo. Quegli occhi sembravano pozzi neri, vuoti di ogni sentimento.
"Voglio vedere Uriel." Usai l'intonazione di comando. "Portatelo qui!" ordinai alle sentinelle di guardia vicino all'ingresso della tenda. Quelle si mossero, quasi intontite e ubbidirono. "Non me ne andrò senza vederlo..." Richiamai gli spiriti con un gesto e li sentii accorrere. Le fiamme dei fuochi nei bracieri presero a guizzare violentemente.
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21-07-2011, 04.38.40 | #1959 |
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Gouf vide muoversi le sentinelle come se animate da un incanto.
Si alzò e impedì loro di proseguire. Le fissò negli occhi e poi, con gesto improvviso e fulmineo, le colpì a morte. Ivan restò impressionato da quella scena. Gouf allora schiaffeggiò violentemente Melisendra, tanto da farla cadere a terra. “Mi sei costata due ottimi soldati…” disse fissandola “… ma non vi è prezzo per il sangue di Aytli… vedrai quanto sangue scorrerà ancora…” Si chinò e la prese per la gola. “Perché non hai usato i tuoi incanti per condurre qui quel cavaliere?” Domandò con rabbia. “Avresti potuto controllarlo tranquillamente… era solo un semplice cavaliere… eh, rispondimi? Ti sei portata a letto anche lui e magari non ti andava l’idea di non poterlo più rifare?” La schiaffeggiò di nuovo. Il labbro di Melisendra sanguinava. “Ti avevo offerto la possibilità di andartene…” mormorò “… di andartene via… a Poggio del Sole sono morti tutti… uomini, donne e bambini… e tu sei stata a portare la morte fra di loro… tu sei stata…”
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21-07-2011, 05.06.29 | #1960 |
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"Non mi metterò nè a implorare, nè a piangere..." Sibilai, mentre mi teneva per la gola.
Lo guardai, ma senza odio. Lo guardai con distacco, come se guardassi attraverso il vetro. Non avevo sentito più niente dopo il primo colpo. Il mio lungo addestramento mi aveva insegnato ad affrontare il dolore. Era un grande vantaggio poterlo allontanare dalla mente. Ricordavo il periodo in cui avevo appreso quelle tecniche come il peggiore della mia vita. Era un susseguirsi di punizioni e lauti banchetti per far rimarginare le mie ferite. Il mio padrone mi aveva portata a sfiorare la morte, per non temerla, diceva lui, dovevo conoscerla e imparare che il dolore può essere addomesticato, come un cavallo selvaggio. Tutto ciò che ricordavo era rari lampi di lucidità e poi il dolore diventare lontano e muto come il rumore della risacca tra gli scogli o il fruscio della pelle di una serpe tra l'erba alta. C'era voluto un inverno per insegnarmi quel distacco. Alla fine non ero nemmeno impazzita. Purtroppo, pensai in seguito. In quel momento non c'era nient'altro oltre a me, Gouf e Uriel. La paura non mi avrebbe fatto cedere. Tantomeno quella brutalità. "Colpisci... magari ti sentirai più uomo." Lo guardai con freddezza. Poteva sembrare un suicidio, ma nel contempo si levarono alte fiammate dai bracieri. Sfiorarono il soffitto della tenda, minacciando di lambirla. Rimasi immobile.
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