I racconti del Bianco e del nero

[Lady Gwen]

Mi strinse forte e restammo in quel modo a lungo, in silenzio, solo i rumori del bosco attorno a noi.
Adoravo tantissimo la sensazione dei suoi baci fra i capelli, era una sensazione tenera che mi piaceva da morire.
Alzai lo sguardo su di lui, con un sorriso da bimba furba e gli lasciai un morbido e dolce bacio sulla guancia.
Ero contenta che avessimo fatto subito pace e che il tutto fosse durato così poco, odiavo quelle sporadiche volte che litigavamo e mi faceva stare male il pensiero ipotetico di non riuscire a chiarirci.

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[Guisgard]

Elv sorrise ed accarezzò il volto di Gwen, scostando una ciocca rossa dalla sua fronte.
"Dai, dimmi..." disse lui "... cosa vuoi fare ora? Tornare al palazzo, oppure continuare il nostro giro sull'isola?"
Intanto non si udivano più le voci di quelle ragazze.

[Lady Gwen]

Accarezzai la sua mano sul mio viso, beandomi di quel contatto caldo e piacevole.
"Non so, Mandy ha detto che la pietra non è al palazzo, dunque forse dovremmo continuare a cercare qui. E non credo che abbia cercato di sviarci, sono tutti ansiosi di liberarsi di quella pietra..." risposi.
"Hai sentito? Non ci sono più le voci di quelle donne..." dissi perplessa.

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[Guisgard]

"Si, sarà terminato quel loro bizzarro rituale..." disse Elv voltandosi verso la direzione da cui poco prima giungevano le voci delle ragazze "... probabilmente non c'è una polizia, nè altre autorità che garantiscano la sicurezza e la morale su quest'isola... forse gli unici uomini armati sono i soldati mascherati nel palazzo..." a Gwen.

[Lady Gwen]

"Credo che qui prendano la libertà di culto in modo troppo personale..." dissi con sarcasmo.
"Beh, direi di continuare a guardarci attorno fuori dal palazzo, magari scopriamo qualcosa... Torneremo all'imbrunire..."

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[Guisgard]

"Si, buona idea..." disse annuendo Elv a Gwen, prendendola poi per mano e continuando il loro giro sull'isola.
Attraversarono una dolce boscaglia, piena di cespugli di bacche ed alberi di frutti selvatici.
Ad un tratto i 2 ragazzi sentirono dei rumori fra la vegetazione e un attimo dopo videro tre figure che da lontano li fissavano.
Avevano i volti coperti da grottesche maschere.

[Lady Gwen]

Mi prese per mano e continuammo il nostro giro dell'isola.
Proseguimmo attraverso una boscaglia quasi uscita da un dipinto di Monet, dolce e variopinta di bacche, fiori e cespugli.
"È tanto bello quanto strano, questo posto..." commentai mentre camminavamo.
All'improvviso, però, sobbalzai, facendo un gran salto e stringendo d'impulso la mano di Elv.
"Dio..." mormorai piano, nel tentativo di calmarmi, invano "Possibile che nessuno sia normale su quest'isola? Ma chi accidenti sono?" dissi esasperata, guardando quelle assurde maschere.

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[Altea]

Annuii verso Hiss e narrati tutto al maestro Nakakata e chiesi se avesse mai visto quel dipinto nel Palazzo.

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[Destresya]

Scoppiai a ridere a quelle parole di Daq, per poi guardarlo con aria divertita.
"Oh perchè i bambini sanno fare i complimenti?" scuotendo la testa.
Ma guarda te quel ragazzino insolente che si permetteva addirittura di fare il filosofo. Quanto mai era capitato sulla mia nave, una cosa era certa, se non fosse stato il figlio di un consigliere l'avrei lasciato sulla nave e basta, mentre così mi toccava fargli da balia.
E io dovevo concentrarmi sulla missione, non vedevo l'ora di salire su quella nave e poter capire come affrontare il demone.
Era lì da qualche parte, in quello spazio-tempo, e io dovevo trovarl.
"Oh, ma sentilo!" sconvolta dalle parole che aveva detto il ragazzino "Allora sulla nave ricordami di darti una bella ripassata, ragazzino, così vedrai come una donna può battere un ragazzino inesperto come te!" con sufficienza.

[Guisgard]

Erano dei bambini con quelle strane maschere indosso.
Risero e poi corsero via, sparendo nella vegetazione.
"Forse qui festeggiano prima il Carnevale..." disse perplesso Elv a Gwen.
Intanto, nella Foresta Verde, Altea e Gameah erano davanti a Nakakata.
"Quell'isola nasconde molti misteri e nulla è come sembra..." mormorò il saggio "... nulla..."
Nel frattempo l'auto di Destresya raggiungeva il porto di Baias.
"In primis non sono un ragazzino, ma ho 18 anni..." risentito Daq a lei "... e poi... poi non vedo l'ora di mostrarvi che so anche battermi, signora..." fissandola.