21-04-2015, 17.11.32 | #291 |
Cittadino di Camelot
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Che essere immondo..........ora ha inizio la vendetta a meno che Ardea e Biagio si facciano valere prima
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
25-04-2015, 03.22.01 | #292 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Ecco, sono caduti i malfattori, abbattuti, non possono rialzarsi.”
(Salmo 36) Appena il pugno del ripugnante falconiere sbatté forte su quel rozzo altare e cominciò a gridare, i due falchi iniziarono pian piano a muoversi. Picas fu sorpreso e lieto di ciò. Ma i falchi, con ormai i sensi alterati dai nervi recisi, avvertendo l'odore della carne del diabolico falconiere, si avventarono improvvisamente su di lui, ormai incapaci di riconoscerlo. E nonostante i corpi sfregiati e in parte ustionati, i loro becchi ed i loro artigli di solido ferro erano ancora capaci di colpire. Così, in breve, cominciarono a scorticare vivo Picas. Questi però si dimenava, gridava ed inveiva, nel tentativo di scrollarsi di dosso quei feroci rapaci. Ma tutto era inutile. I due mostruosi uccelli affondavano con selvaggia furia e primordiale voracità i loro becchi ed i loro artigli nelle carni vive del loro padrone. Il falconiere allora cercò di mettere mano alla spada, ma da qualche passo più indietro, uscito allo scoperto con Biago, Ardea scoccò una freccia infuocata che raggiunse l'altare sapientemente unto col grasso della scrofa. In un attimo, così, una viva fiamma avvolse quella primitiva mensa, ingoiando Picas ed i suoi due mostruosi falchi. Il malvagio falconiere, allora, tra quelle vampate, si voltò per vedere il volto di colui che aveva preparato quella fatale trappola. Vide così Ardea ed il suo scudiero. E a quella scena cominciò a dimenarsi ancor di più, poiché aveva capito di essere stato giocato. “Maledetti...” disse mentre le sue carni cominciavano ad aprirsi per il calore “... maledetti... mi avete teso questa trappola... prima i miei falchi... poi me... maledetti...” fino a quando quel rogo lo rivestì e consumò definitivamente, divorando il suo deforme corpo e condannando ad un fuoco ben più potente ed eterno la sua malvagia anima. “Ma quale Inferno può aver partorito un simile essere?” Mormorò Biago. “Le forze del male” fece Ardea “sono sempre pronte a inviare i loro attacchi...” Rimasero, così, a fissare quel rogo, fino a quando verso sera, restarono solo ceneri adenti che in breve il vento disperse, nell'aria, diffondendo per un momento un eco di morte che svanì un istante dopo, insieme agli orrori che avevano flagellato quelle lande. Il chierico allora benedì quella terra, ormai libera dal suo flagello, facendo sì che nuovi frutti potessero germogliare nella contrada ormai liberata. Recuperò poi il suo carretto, salutò i due e riprese il suo cammino. Ardea e Biago, così, salirono in sella ai loro cavalli e si diressero verso il centro abitato della contrada. Qui proclamarono a tutti la loro liberazione, richiedendo poi di pagare al duca il giusto tributo. La gente del posto ringraziò con commozione il cavaliere ed il suo scudiero, uscendo poi dalla cittadina cantando e ballando per la gioia, lodando il Signore per la fine dei loro tormenti. Ma Ardea e Biago non si trattennero oltre in quella terra. Li attendeva l'ultima contrada ed il Tempo era ormai tiranno. Infatti il conto alla rovescia che avrebbe portato al giorno del duello col misterioso cavaliere stava giungendo al termine. Ed Ardea era deciso a liberare definitivamente la sua terra da ogni pericolo, prima di consegnarsi al suo Fato che da troppo tempo reclamava il suo nome.
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25-04-2015, 13.24.32 | #293 |
Cittadino di Camelot
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Un finale inaspettato..alla fine il falconiere, oltre alla bravura di Ardea, è stato punito dal suo stesso male e dalla sua cattiveria.
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08-05-2015, 01.35.33 | #294 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Settima Questione: Acerna, Il Gorgo del Lagno
“Ogni guerriero della luce ha ferito qualcuno che amava. Perciò è un guerriero della luce: perchè ha passato queste esperienze, e non ha perduto la speranza di essere migliore.” (Paulo Coelho, Manuale del guerriero della luce) Dopo aver cavalcato per circa due ore, Ardea e Biago giunsero nella settima ed ultima contrada della Cinque Vie. Acerna, immersa nell'ancestrale e lussureggiante bosco di Suessione, dominio di leggende e tradizioni antichissime, era la maggiore fra le sette contrade dominate dal duca Taddeo, posta a Nord come una porta aperta verso gli estremi confini del reame. Essa era terra di antichi miti e remote civiltà e da sempre dimora di potenti ed invincibili domini. Il tempo che accolse i due compagni d'avventure era cupo, grigio, intriso di vaga e sfuggente inquietudine, come se celasse un primordiale ed inclemente tormento. Il vento, che aveva soffiato a lungo ed aspro su quelle lande, era cessato di colpo, lasciando nell'aria un irreale silenzio, una soffusa malinconia, come se quel primordiale paesaggio ora si mostrasse sotto gli effetti di un qualche incantamento, piombato com'era in quell'enigmatica dimenticanza. Ardea ed il suo scudiero proseguirono in quella lussureggiante atmosfera intrisa però di diffusa indifferenza al loro passaggio, fino a scorgere, lungo il sentiero segnato dai secolari solchi lasciati da ruote di carri, un vecchio mulino. L'edificio era in disuso ed adibito ora a locanda. Una palizzata lo recintava, estraniandolo dalla incolta campagna circostante e staccandolo dal polveroso sentiero, dove al suo interno, nel bel mezzo di uno spiazzo in parte coltivato ad orto, si ergeva l'antico mulino. Un'insegna di legno che scricchiolava ed oscillava recava il nome di quella locanda: Il Mulino Vecchio. I due viaggiatori si scambiarono un rapido cenno d'intesa, raggiunsero lo steccato e vi entrarono con i loro cavalli. Scesi dalle selle suonarono poi un'arrugginita campanellina e subito arrivò un uomo alto, robusto, con due fieri baffi e l'aria di una dignitosa bonarietà. “Salute a voi, cavaliere e benvenuto.” Disse poi con un vistoso inchino. “Lasciate pure qui il vostro cavallo e quello del vostro scudiero. Manderò subito uno dei miei garzoni ad occuparsene. E se avrete la compiacenza di entrare vi farò servire immediatamente un piatto caldo e del buon vino.” Ardea annuì e poi con Biago entrarono nella locanda. Era questa un luogo caldo ed accogliente, poco affollato e ben curato. I due compagni si sedettero ad uno dei tavoli, il più vicino al camino, attendendo poi l'arrivo del locandiere con quanto promesso. Ma nel guardarsi intorno Ardea notò qualcosa che subito attrasse la sua attenzione. Il ritratto sulla parete di una bellissima ragazza dai capelli corvini, la pelle bianca e gli occhi di un chiaro indefinito. E nel vedere quell'immagine il cavaliere restò meravigliato. Era infatti lo stesso volto della ragazza vista tempo prima nella carrozza e della quale, pur senza conoscere nulla di lei, egli si era perdutamente innamorato.
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08-05-2015, 18.26.38 | #295 |
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Sir Guisgard, ho apprezzato molto la prefazione di Paulo Coehlo..niente di più vero, sbagliare in Amore per arricchirsi.
Veniamo a questa nuova avventura di Ardea, prima di tutto vi ho sempre ammirato per la vostra dote sulla descrizione dei paesaggi..sembra di vederli davanti, toccarli come un magico sogno. E ora...chi sarà la bella donna del dipinto? Aspetto il proseguio..
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13-05-2015, 13.26.07 | #296 |
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Oh, finalmente torna quella fanciulla che tanto ha colpito Ardea!
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03-07-2015, 04.29.38 | #297 |
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“Il coro canta il lamento dell'ingiusta sciagura, cercando di comprenderne il significato e Dio volendo il modo per scongiurarla.”
(Antica tragedia) Ardea continuava a fissare quel ritratto, rapito dalla sua bellezza. Da quei tratti perfetti, dai suoi occhi vivi e di una indefinita trasparenza, dalla pelle d'alabastro, dai lunghi capelli neri e raccolti in modo semplice. Eppure vi era qualcosa in quel meraviglioso volto che lo ossessionava al punto da rapire ogni suo pensiero. Ma cosa? Cosa di quel volto lo tormentava, oltre ad estasiarlo per la sua bellezza? Questo continuava a domandarsi il Taddeide. Vi era qualcosa che pareva influenzarne profondamente l'espressione e lo sguardo. “Ardea...” disse all'improvviso Biago, destando il suo compagno da quelle inquietudini “... cos'hai?” “Quel ritratto, quel volto...” mormorò Ardea. “Cos'ha di particolare quel ritratto?” “E' lei, la ragazza che vidi a Caivania...” “Forse ti starai confondendo...” fece lo scudiero “... è un ritratto e spesso gli artisti traggono ispirazione da volti belli ma usuali.” “Ti sembra forse una bellezza usuale quella?” Indicando il ritratto il Taddeide. “O forse un volto comune?” “E' molto bella...” mormorò Biago “... ma chi è in realtà?” “Non lo so... ma voglio scoprirlo...” “E come?” Domandò Biago. Ardea si guardò intorno e notò il locandiere poco distante. “Ehi, voi!” Lo chiamò. Quello fece un cenno di assenso, per poi raggiungere il loro tavolo. “In cosa posso servirvi, cavaliere?” Chiese. “Solo una curiosità...” sorridendo Ardea “... chi è la dama del ritratto?” “Oh, è bellissima, vero?” Sorridendo il locandiere. “Molto.” Con gli occhi sul ritratto Ardea. “Ma di chi si tratta?” “E' lady Cramelide, figlia del barone Avator, vassallo del duca Taddeo.” Rivelò il locandiere. Ardea fissava quel ritratto, incapace di distogliere i suoi occhi azzurri da quelli trasparenti di lei. “Una dama” continuò il locandiere “tanto bella, quanto sfortunata.” “Sfortunata?” Ripetè Ardea, voltandosi di scatto verso l'uomo. “Si, cavaliere...” rattristato il locandiere “... sfortunata, come questa terra... Acernia condivide il medesimo Fato con la bella Cramelide...” “Cosa intendete dire?” Chiese il cavaliere. “Lasciate perdere, cavaliere...” “Come sarebbe a dire?” “Che certi fatti luttuosi meglio ignorarli, credetemi.” “Ditemi cosa affligge quella ragazza e questa contrada.” Deciso Ardea. “Cosa vi importa?” Alzando le spalle il locandiere. “Tanto siete di passaggio e ripartirete presto. Dunque vi dimenticherete di questo luogo e dei suoi drammi.” “Parlate, per la miseria!” Innervositosi il Taddeide. “La troppa curiosità non è affine ad un cuor cortese.” Fissandolo il locandiere. “Come l'insolenza” replicò Ardea “non è utile ad uno maldestro.” “Io non posso certo vantare le vostre virtù, messere...” scuotendo il capo il locandiere “... né il vostro lignaggio... né la vostra ricchezza... sono un umile locandiere...” Ardea comprese e scosse il capo. Prese allora un Taddeo d'argento e lo fece tintinnare sul tavolo. “Ora potete parlare.” Guardandolo. “Grazie, mio signore!” Arraffando la moneta il locandiere. “Dovete sapere che questa contrada è maledetta da sempre...” “Che vuol dire?” Ascoltandolo con attenzione il cavaliere. “Che un terribile incanto è stato imposto su di essa...” spiegò il locandiere “... un incanto oscuro e terribile, che da sempre era affrontato dal duca Taddeo... ma ora lui non si mostra più da tempo ed il nostro flagello riguarda noi soltanto...” Ardea e Biago si scambiarono una lunga occhiata e poi il cavaliere tornò a voltarsi verso il locandiere.
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03-07-2015, 18.00.27 | #298 |
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E' tornato Ardea..chissà di che maledizione è colpito quel borgo e quella dama.
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20-08-2015, 18.49.27 | #299 |
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"Risveglia la tua potenza davanti a Efraim, a Beniamino e a Manasse, e vieni a liberarci."
(Salmo 80) “Voglio sapere di questo incanto.” Disse Ardea al locandiere. “Oh, credetemi, è meglio non saperle queste cose.” Fece l'uomo. “Io stesso avrei preferito nascere altrove e chiunque altro abitante di questa triste contrada la pensa come me.” “Io invece voglio sapere.” Ribadì il cavaliere. “Mio signore, credetemi, mi ripugna narrare simili disgrazie...” Ardea, allora, prese un altro Taddeo e lo fece tintinnare sul tavolo. “Questa moneta” fissandolo il Taddeide “saprà ammansire ogni scrupolo di coscienza.” Il locandiere prese avidamente quel Taddeo ed annuì. “Dovete sapere” cominciò a raccontare “che la civiltà ad Acerna è giunta attraverso il millenario corso del Lagno, che unisce le coste all'entroterra e rappresenta una via di comunicazione frequentata da sempre dagli uomini...” “Si, conosco queste cose...” annuì Ardea “... ma voglio sapere dell'incanto che vi affligge.” “Ci stavo arrivando, milord...” grattandosi la barba il locandiere “... dicevo del Lagno... esso però in passato è sempre stato nocivo, in quanto melmoso e fetido, tanto da appestare la terra circostante, rendendola impossibile da vivere e da coltivare... alcuni allora, secoli fa, decisi a bonificare tutta questa zona, pensarono di risalire il corso del Lagno, alla ricerca della mitica fonte...” “La fonte del Lagno...” mormorò il cavaliere “... un'antica leggenda...” “Oh, ma non è solo una leggenda...” il locandiere “... no, milord...” “Come sarebbe?” “Perchè quegli uomini arrivarono dove nessuno era giunto mai prima di allora...” “Davvero?” Stupito Ardea. “E cosa trovarono?” “Non certo ciò che si aspettavano...” scuotendo il capo il locandiere. “E cosa?” “Una gigantesca palude, infetta da acque e fumi mortalmente velenosi...” “E com'è possibile ciò?” Turbato il cavaliere. “Perchè qualcosa” rivelò il locandiere “rendeva mortale quel luogo, milord...” “Cosa?” “Un terrificante drago capace di non dormire mai, perennemente affamato e praticamente invulnerabile.” Ardea e Biago si scambiarono un'occhiata densa di inquietudine. “Un mostro spaventoso e terribile...” continuò il locandiere “... un essere infernale, simile ad un sciagura in grado di flagellare intere generazioni...” “Come poteva dunque il duca fermare un simile flagello?” Domandò Ardea. “Egli, come chiunque altro aveva provato a sfidare il drago prima di lui, non poteva ucciderlo, ma rintanarlo nel suo covo di melma e malaria...” rispose il locandiere “... e così, ricacciato nella sua immonda tana, il drago vi restava per un intero anno... ma al risveglio di quel mostro il duca non è più tornato ad Acerna... e allora quella bestia ha ricominciato a spaventarci e a distruggere i nostri armenti, a devastare le nostre campagne e ad appestare l'aria col suo fetido ed incandescente alito, portando malaria e morte in questa contrada...”
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20-08-2015, 19.30.42 | #300 |
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Anche questa volta la situazione sembra delle più disperate.. eh ma gli abitanti di Acerna ancora non sanno con chi hanno a che fare
Quel drago farà una pessima fine, altrochè |
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