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29-08-2016, 17.21.40 | #301 |
Cittadino di Camelot
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Grazie sir Taliesin per questa storia di un' altra donna mistica e santa...interessante il fatto sia stata sepolta a Nazareth, e poi mai più ritornata nella Terra natia.
Grazie a voi, possiamo allargare le nostre conoscenze.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
14-10-2016, 16.23.57 | #302 |
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LA DOMATRICE DEI FUOCHI: ANGADRISMA DI THEROUANNE.
Santa Angadrisma visse nel VII secolo nella diocesi di Thérouanne, nella Francia settentrionale. La sua educazione subì il positivo influsso del vescovo Sant’Omero e del cugino San Lamberto di Lione, in quel periodo monaco a Fontanelle. Da essi sostenuta nella vocazione alla vita religiosa, dovette però contrastare l’opposizione di suo padre, che l’aveva promessa in sposa ad un giovane signore, il futuro vescovo di Rouen Sant’Ansberto. Onde evitare le indesiderate nozze, Angadrisma pregò di poter divenire fisicamente meno attraente, ma la sua preghiera ebbe effetti persino esagerati e si ammalò di lebbra. Ciò le permise almeno di essere libera di ricevere l’abito religioso per mano di Sant’Audoeno. Ma da quel giorno la malattia scomparve miracolosamente di colpo. La sua vita monacale fu a dir poco esemplare ed in seguito divenne badessa di un convento nei pressi di Beauvais. Parecchi miracoli furono attribuiti alla sua intercessione quando era ancora in vita, tra i quali l’estinzione di un incendio che minacciava il monastero contrastandolo con l’esposizione delle reliquie del fondatore, Sant’Ebrulfo. Angadrisma morì più che ottantenne nel 695 circa. Invocata subito come santa, fu annoverata tra i patroni di Beauvais ed invocata contro gli incendi, la siccità e le pubbliche calamità. Ripetutamente traslate a causa della distruzione del convento e poi della Rivoluzione Francese, le sue reliquie riposano oggi nella cattedrale. Taliesin, il Bardo tratto da: www.santiebeati.it
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) |
14-10-2016, 19.28.58 | #303 |
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Grazie ancora per aver fatto "rinascere" una nuova donna dal mondo antico..continuate sempre a farlo, Sir Taliesin..finchè qualcuno ricorderà la storia manterremo in vita ciò che fu.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
21-10-2016, 15.32.35 | #304 |
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LA VERGINE DELLA CARITA’: CELINA DI MEAUX
Nata da nobile famiglia, desiderò consacrarsi a Dio, malgrado l'ambiente che la circondava. L'occasione di abbracciare la vita religiosa le fu offerta dall'incontro con s. Genoveffa, che era di passaggio nella sua città, Meaux. Celina, opposta resistenza al suo fidanzato che tentava di trattenerla. si rifugiò con s. Genoveffa nella cattedrale, le cui porte miracolosamente si aprirono e si richiusero dietro di loro. Da allora Celina, preso l'abito delle vergini, si consacrò interamente alle opere di carità. Nessun documento contemporaneo, però, ci permette di verificare l'autenticità di questi episodi biografici che furono dapprima raccolti da Usuardo, ripresi poi da Fulcanio di Meaux nel sec. XI e, infine, citati dal Tillemont. Morì dopo il 480 e fu sepolta presso Meaux; le sue reliquie, che durante la Rivoluzione furono nascoste al riparo, si trovano attualmente nella cattedrale di Meaux. La festa della santa Celina è celebrata il 21 ottobre, giorno nel quale è ricordata anche l'omonima s. Celina, madre di s. Remigio; la coincidenza di questa data e l'imprecisione delle fonti non permettono di decidere se il culto di Celina, localizzato a Meaux e risalente lontano nel tempo, sia tributato a Celina, amica di s. Genoveffa, o alla sua omonima, madre del santo vescovo di Reims. Taliesin, il Bardo Tratto da www.santiebeati.it
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31-10-2016, 00.14.12 | #305 |
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Sir Taliesin,
finalmente ho scoperto l' origine, forse, del nome di una signora a cui sono molto affezionata. E grazie per averci narrato di un' altra grande donna.
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04-01-2017, 10.39.13 | #306 |
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LA SANTA DELLE OCHE: FARAILDE DI GAND.
Santa Farailde è una delle antiche patrone della città belga di Gand, ma nonostante ciò sul suo conto sono state tramandate esclusivamente notizie leggendarie. Nativa appunto di Gand, fu data in sposa contro la sua volontà ad un ricco pretendente che la trattò brutalmente, forse perché ella, che aveva consacrato a Dio la sua verginità, preferiva trascorrere le notti in preghiera nelle chiese della città piuttosto che nel letto nuziale. Farailde rimase ben presto vedova, titolo col quale è commemorata dal Martyrologium Romanum, nonostante la tradizione l’abbia da sempre considerata vergine. Il nome di questa santa, popolarissimo nelle Fiandre, varia secondo i vari dialetti locali: Varelde, Verylde o Veerle. Sovente viene raffigurata insieme ad un’oca, in quanto il nome della sua città natia in fiammingo ed in tedesco significa proprio oca. Viene inoltre raffigurata con un pane, in ricordo di un suo miracolo, quando mutò in pietre i pani che una donna avara aveva rifiutato di dare ad un mendicante. E’ inoltre invocata dalle madri preoccupate per la salute del loro bambini e contro il mal di denti. Una leggenda vuole che per abbeverare dei mietitori assetati, fece sgorgare una sorgente, le cui acque furono considerate terapeutiche. Morì attorno all'ano 745. Taliesin, il Bardo tratto da: www.santiebeati.it
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04-01-2017, 17.14.27 | #307 |
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Davvero interessante questa storia di questa donna e santa..alquanto singolare. Grazie per averci narrato di lei.
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30-03-2017, 12.54.18 | #308 |
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LA MONACA ED IL PITTORE: LUCREZIA BUTI.
Lucrezia figlia di Francesco Buti e di Caterina Ciacchi, nacque a Firenze nell'anno 1435. Diventò monaca nel monastero di Santa Caterina di Prato, dove, secondo Vasari, fu incontrata da Filippo Lippi che lavorava in città su la tavola della Madonna dà la Cintola a san Tommaso. Lucrezia Buti fece probabilmente il modello per Santa Margherita. Filippo si innamorò di lei e con grande scandalo la rapì in occasione della processione della Sacra Cintola, facendola stabilire nella propria casa. Lei, come il Lippi, era stata vittima della monacazione forzata per la povertà della sua famiglia e dovette essere ben lieta di , venendo in primo momento seguita anche dalla sorella Spinetta e da tre consorelle, le quali però, a differenza di Lucrezia, tornarono presto in monastero per placare lo scandalo suscitato. Dall'unione dei due nacque Filippino Lippi nel 1457 e nel 1465 la figlia Alessandra Lippi. La relazione tra il frate Filippo e la monaca Lucrezia destò molto scandalo all'epoca e venne osteggiata in tutti i modi dalla curia. Solo grazie all'interessamento di Cosimo il Vecchio la coppia ottenne una dispensa dai voti da Pio II per potersi sposare, ma, come riporta Vasari, i due non si sposarono mai, perché Filippo preferiva fare "di sé e dell'appetito suo" come gli pareva. I due convissero in una casa in piazza del Duomo, vicino a dove il Lippi era impegnato nella realizzazione degli affreschi della cappella maggiore. Lucrezia fu forse il modello della sinuosa Salomè e il suo volto idealizzato si trova anche in altri capolavori del pittore, come la celeberrima Lippina degli Uffizi. Se la tormentata storia d’amore del Lippi darà scandalo senza precedenti tra i contemporanei, la grandezza della sua arte non sarà mai messa in dubbio, come testimonia l¹apprezzamento del Vasari: ³Fece in questo lavoro le figure maggiori del vivo dove introdusse poi agli altri artefici moderni il modo di dare grandezza alla maniera d’oggi. Fra tutti i committenti, Cosimo il Vecchio sarà senz'altro il suo più grande estimatore, pronto a sopportare per amore dell'arte le intemperanze sentimentali del frate scapestrato. Narra sempre il Vasari (Vite, 1568) che un giorno Cosimo spazientito per i suoi continui ritardi, chiudesse il frate nel Palazzo di via Larga con l¹intento di fargli finire un lavoro. Ma dopo due giorni il Lippi spinto da furore amoroso, anzi bestiale, una sera con un paio di forbici fece alcune liste de’ lenzuoli del letto, e da una finestra calatosi, attese per molti giorni a' suoi piaceri. Taliesin, il Bardo
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30-03-2017, 13.03.26 | #309 |
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IL GEORDIE FIORENTINO E LA FANCIULLA: DIODORA DE' BARDI.
La famosa menzione "Fuccio mi feci" (e non "mi fece") si sarebbe riferita a una curiosa vicenda narrata, tra gli altri, dal Preposto Lastri dell'antica chiesa Santa Maria De Bardi a Firenze. Un certo Ippolito Buondelmonti era innamorato, ricambiato, di una fanciulla chiamata Dianora de' Bardi; i due erano però impossibilitati a sposarsi per via della rivalità tra le loro famiglie. Una notte, con l'intenzione di introdursi nella finestra di lei, il Buondelmonti se ne andò in strada portandosi appresso, nascosta, una scaletta di corda: ma, scoperto dagli ufficiali di Guardia e interrogato, piuttosto che intaccare l'onore della ragazza, confessò che la scala la portava appresso per rubare. Condannato quindi a morte, chiese e ottenne che il corteo verso la forca venisse a passare sotto le case dei Bardi (che sorgevano dove oggi si trova palazzo Tempi). La fanciulla, riconosciutolo, testimoniò le sue vere intenzioni ottenendone la liberazione e riuscendo in seguito a sposarlo. La targa sarebbe stata quindi messa a ricordo dallo stesso Ippolito Buondelmonti, alludendo a come si fosse fatto "Fucci", cioè ladro come il Vanni Fucci, citato anche nell'Inferno di Dante. Tuttavia nel 1229 l'Inferno non era ancora stato scritto, né era avvenuto il furto di Vanni Fucci, che è del 1293. Taliesin, il Bardo
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30-03-2017, 13.06.16 | #310 |
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IL CONTE ED IL POETA: LA BALLATA DI GEORDIE
Geordie è un'antica ballata britannica nata intorno al XVI secolo, numero 209 delle Child Ballads, ed esiste in molte varianti. In Italia è piuttosto conosciuta la versione cantata da Fabrizio De André. Il protagonista della canzone, di nome Geordie, è un giovane che si è reso colpevole di un crimine e pertanto sarebbe condannato all'impiccagione; il crimine può essere una ribellione, un omicidio o un furto di animali come cavalli o cervi, a seconda della versione. La moglie (o fidanzata) implora per la vita di Geordie; spesso la ragazza ha già dei figli, dei quali uno ancora in grembo. In molte versioni c'è un lieto fine: è fissato un riscatto che lei, grazie all'aiuto dei popolani impietositi, riesce a pagare. Nelle versioni inglesi dal XVIII secolo in poi, dalle quali le versioni moderne sono derivate, Geordie è un bracconiere ed il lieto fine è eliminato. Il bracconaggio nell'Inghilterra del periodo era punito in modo estremamente duro, in particolare nelle tenute e nelle riserve reali. Al giovane Geordie, evidentemente per le sue origini aristocratiche, viene riservato il raro "privilegio" di essere impiccato con una corda (o una catena) d'oro. La giovane fidanzata cavalca fino a Londra per chiedere di risparmiare la vita dell'amato, ma invano. La vicenda di Geordie sembra avere un fondamento storico: si tratta, secondo un'ipotesi, della storia di George Gordon, conte di Huntly, che fu condannato a morte come traditore nel 1589 per essersi ribellato contro Giacomo VI, re di Scozia. Per intercessione della famiglia fu liberato previa consegna di un riscatto; è probabile che Giacomo VI attraverso tale concessione abbia voluto evitare lo scontro con la famiglia di George, da sempre potente alleata della Corona. tratto da wikpedia Taliesin, il Bardo
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