20-09-2011, 02.59.05 | #311 |
Cittadino di Camelot
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Gaynor si sentiva frastornata da quella serie di eventi. Tutto era accaduto troppo in fretta, ma soprattutto non riusciva a capacitarsi del cambiamento avvenuto in Missan. Non sembrava più lo stesso giovane che fino a pochi mesi prima era stato il suo più caro amico, il fratello che non aveva mai avuto, il confidente e compagno di innocenti scorribande. Oggi appariva soltanto assetato di potere e di sangue, nascosti sotto la parola di Repubblica, che pronunciata con questi sentimenti nel cuore usciva dalla bocca senza rumore, infrangendosi contro il suo stesso significato. Missan le stava chiedendo, anzi ordinando, di usare ogni arma a sua disposizione per versare altro sangue, e Gaynor non era sicura di volerlo fare. Non poteva essere quello il modo di governare un popolo, non era giusto assoggettarsi ad una tirannia che aveva soltanto il sapore dell'esaltazione e non della giustizia. Ecco che si trovava in terra straniera, a tramare contro delle persone che agivano per una giusta causa, accompagnata da quello che era ormai un pallido ricordo del suo amico e da un essere viscido, Mercien, che le aveva sempre fatto ribrezzo.
Nonostante questo stato d'animo, Gaynor rispose con fare spavaldo: "Bene, se devo godermela, tanto vale cominciare sin d'ora... mostratemi la mia stanza!"
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." Ultima modifica di Lady Gaynor : 20-09-2011 alle ore 03.08.48. |
21-09-2011, 02.32.42 | #312 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il misterioso uomo fissò Elisabeth ed accennò un sorriso.
“In verità, madame, ultimamente in questo paese non c’è poi molto da fare per nessuno…” disse “… il popolo è ancora alle prese con tutto ciò che i Ginestrini non hanno confiscato ai nobili ed alla Chiesa… quando poi il volgo avrà consumato quelle briciole lasciate dai suoi governanti, allora si accorgerà che non basta gridare libertà ed uguaglianza per sfamare i propri figli…” Fecero allora colazione e subito dopo l’uomo cominciò a prepararsi. “Avete detto bene…” mormorò “… oggi comincia il nostro cammino e chissà che almeno uno di noi due non possa vedere i propri guai risolversi.” Rise. “Ma prima, mi comporterò da perfetto cavaliere, madame… qualcuno mi ha insegnato che nella vita occorre anche svago… ebbene, ora vi porterò ad un bello spettacolo…” I due uscirono allora di casa e raggiunsero una locanda, chiamata Del Frantoio. La locanda era affollata da diverse persone, tutte intente a guardare alcuni giovani riuniti dall’altra parte della strada. Questi suonavano, cantavano, ballavano e motteggiavano allegramente, attirando l’attenzione dei presenti. “Guardate cosa ho trovato!” Fece una ragazza mostrando uno straccio trovato a terra. “Questa preziosa seta!” “Io offro un milione per quello strascico!” Disse uno di quei giovani. “Io ne offro dieci!” “Cento milioni!” Ridendo un altro ancora. “Fermi!” Prendendo quello straccio un’altra di loro. “Il vestito della sovrana non si vende… si strappa!” E lo strappò tra le risate dei suoi compagni. Ad un tratto un altro di loro assumendo un’aria sostenuta e ponendosi sul capo un capello da contadino cominciò a recitare: “In ginocchio innanzi a me, rozzi villani! Anatre e fagiani imbandite per i sovrani! Basta io che mangi e beva fino a sazietà, poi dei mali del popolo nessun avrà pietà!” E tutti in coro: “Per il bene ed il privilegio della classe, siamo contenti pur di pagare tante tasse! Siam affamati, afflitti, derelitti, dissanguati, ma felici di salvaguardar sovrani tanto amati!” E le spensierate risate di tutti loro sancirono la fine di quella ballata, mentre quel pubblico improvvisato, in strada, nella locanda e dalle case vicine applaudiva il brio e la gioia di quei ragazzi. E incitati dal consenso di quel popolare uditorio, i giovani ripresero a cantare la loro irriverente felicità. Uno di loro cominciò a cantare: “Saranno grassi e sazi i Ginestrini e anche quelli magri e mingherlini! E di certo finalmente mangeranno, senza indugio e sosta tutto l’anno! Allora pesce, formaggi e selvaggin, insieme a frutta, a miele e focaccin! E ciò senza inganno alcuno, credici, come hanno fatto finora i chierici!” E di nuovo risa, abbracci e baci sancirono quei giovani impulsi fatti di allegria e libertà. Il misterioso uomo ed Elisabeth presero allora un tavolo nella locanda. Ma la donna si accorse che il suo misterioso compagno era attento a celare quel suo biglietto in una tasca, guardandosi nervosamente intorno.
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21-09-2011, 03.13.15 | #313 |
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Lyo ascoltava incantato il racconto di Altea.
La magia di quelle atmosfere descritte dalla ragazza sembrava lasciarsi accompagnare dal dolce suono della sua voce. Una voce che aveva un sapore antico, fatto di sensi, emozioni ed immagini lontane nel tempo. Il cavaliere sentì, ascoltandola, una serenità nell’animo a lui quasi sconosciuta. “Quella via è sterrata dite?” Sorridendo il cavaliere. “Qualcuno mi disse una volta che i più bei tesori del mondo sono custoditi in luoghi inaccessibili ai più… e poi con voi…” aggiunse fissandola “… arriverei in capo al mondo…” Guardò allora in direzione del ciliegio. “Raggiungiamo quel ciliegio” disse “e percorriamo la stradina di cui dite, milady… sono curioso di raggiungere quel luogo che mi avete descritto con tanta passione.” Lyo allora spronò il cavallo e i due si diressero verso il ciliegio. La stradina, come detto da Altea, era tutt’altro che facile da percorrere e solo alla fine di essa i due trovarono il ruscello con la cascata. Lyo si avvicinò al ruscello e cominciò a bere un po’ di quell’acqua. Il luogo però sembrava deserto e solo il vento lo attraversava animandolo col suo lieve e fresco soffio. Lyo fissava Altea, accorgendosi che la ragazza si guardava intorno in cerca di un’apparizione, di un’immagine. Forse una speranza effimera. Ad un tratto qualcuno uscì dai cespugli. Era un rozzo nano, sgradevole tanto nell’aspetto quanto nei modi. “Forse possiamo chiedere a quel nano notizie sul druido…” fece Lyo rivolgendosi ad Altea.
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21-09-2011, 03.42.46 | #314 |
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“Si, milady…” disse Hagus a Melisendra “… in effetti ci sono diverse notizie. Raggiungiamo lord Tudor, così da poter parlare liberamente.”
I due così si presentarono al duca e Hagus cominciò il suo resoconto. “Milord, milady…” cominciò a dire “… ho visitato la baia di Trafford Bridge e ho visto il castello che la domina… dagli atti e dai documenti che sono riuscito a raccogliere risulta che quel feudo è divenuto proprietà del conte di Beauchamps, quando lo ebbe in dote dal matrimonio con vostra madre, milady.” “Bene!” Esclamò lord Tudor. “Ottimo lavoro, sir Hagus!” “In verità le cose non sono così semplici come sembrano, milord.” “E perché mai?” “Quel feudo, essendo proprietà del conte di Beauchamps, è ritenuto dal governo di Magnus come patrimonio della repubblica.” “E’assurdo!” Urlò lord Tudor. “Quei maledetti non possono vantare diritti nelle nostre terre!” “Infatti” replicò Hagus “la legge inglese non riconosce il nuovo governo di Magnus e dunque non ritiene quelle richieste tutelabili sul suolo britannico.” “Allora lady Melisendra è la legittima proprietaria di Trafford Bridge, giusto?” “Si, milord.” Annuì Hagus. “Anche se il nuovo ambasciatore della Repubblica di Magnus appena giunto in Inghilterra ha fatto esplicita richiesta di quelle terre. E dei gioielli della vostra famiglia, milady.” Aggiunse fissando Melisendra. “Che vada al diavolo insieme a tutti quegli sporchi Ginestrini!” Adirato il duca. “Al mondo non vi è razza peggiore dei repubblicani! Comunque…” ricomponendosi “… lady Melisendra può allora prendere subito possesso delle sue terre, giusto?” “Si, milord.” Rispose Hagus. “Anche se forse potrebbe essere un po’ rischioso per lei vivere da sola in quel castello… vi ricordo che il nuovo ambasciatore di Magnus si trova qui in Inghilterra.” “Non oserà certo far qualcosa contro una nobile dama inglese!” Esclamò il duca. “A proposito, Hagus… lo conoscete? Che tipo è?” “Non lo conosco personalmente… ma presto questa vostra curiosità sarà soddisfatta… in qualità di vostro curatore mi sono preso la libertà di invitarlo al Belvedere, milord.” “Avete fatto bene…” pensieroso lord Tudor “… così capiremo subito con chi abbiamo a che fare…”
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21-09-2011, 04.02.16 | #315 |
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La monaca fissò Chantal con un sorriso.
“Noi tutti ti conosciamo molto bene…” disse “… vero bambini? E’ padre Adam che ci ha parlato di te… forse tu non conosci la nostra storia… io e queste anime di Dio” indicando i bambini “vivevamo nel convento di San Colombano poco fuori le mura di Camelot… ma allo scoppio della rivoluzione tutto cambiò… il nuovo governo repubblicano confiscò tutti i beni della Chiesa, sciogliendo poi ogni ordine religioso e condannando a morte tutti i chierici… saremmo tutti morti se padre Adam non ci avesse salvati e condotti qui… ci ha nascosti in questa cappella ed ogni giorno ci porta cibo, acqua e recita la Santa Messa per noi…” poi mutò espressione “… io però ignoro altre strade o passaggi per uscire da qui… padre Adam per venire da noi utilizza la stessa strada che hai fatto tu… ma perché dici che è in pericolo? Lo hanno forse scoperto? E chi credi sia giunto a casa tua?” Poi la monaca cercò di calmarsi. “Perdonami, ti prego… non ho paura per me, ma per questi bambini… forse è meglio anche per te restare qui… ti farebbero del male se ti trovassero in casa…”
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21-09-2011, 04.14.12 | #316 |
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La voce di Daniel echeggiò nella dispensa appena i suoi occhi riconobbero quel giovane.
Ma questi, vistosi scoperto, saltò su e si nascose dietro una grossa botte. “Fermo là!” Intimò a Daniel. “Non avvicinarti, altrimenti ti spacco la testa! Non sto scherzando, giuro!” Ma un attimo dopo, appena recuperata un po’ di lucidità, riconobbe quella voce. “Daniel?” Mormorò Marco. “Sei… sei davvero tu? Fatti vedere… non mi fido… non mi fido più di nessuno…” Mise allora la testa fuori da quel nascondiglio e guardò con attenzione il giovane scudiero di Guisgard. “Daniel!” Esclamò. “Allora sei proprio tu!” Uscì dal suo nascondiglio, per poi fermarsi un momento dopo. “No… aspetta… se mi trovano sarò di nuovo frustrato a sangue…” mormorò “… no, non voglio più essere picchiato… no, non sono una bestia! Non lo sono!” Gridò sconvolto.
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21-09-2011, 04.31.31 | #317 |
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Missan fissò Raos ed annuì.
Il servitore allora mostrò alla bella Gaynor la sua stanza. Qui la giovane Ginestrina trovò diversi abiti, tutti all’ultima moda delle corti inglesi. “Milady, messer Missan vi attenderà giù.” Disse il servitore. “Appena sarete pronta vi prega di raggiungerlo.” Tornato da Missan, Raos consegnò a questi una lettera del suo misterioso padrone. “Ottimo…” mormorò Missan dopo aver letto la lettera “… sembra che anche il tuo padrone si recherà al palazzo di lord Tudor, stasera… del resto ci saranno i più nobili uomini del regno… fa preparare la carrozza.” Ordinò poi al servitore. “Appena Gaynor sarà pronta ci recheremo da lord Tudor.” “Si, signore.” Annuì Raos. Intanto, rimasta sola nella sua stanza, a Gaynor non restava altro che scegliere un abito per il ricevimento al palazzo di lord Tudor.
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21-09-2011, 05.03.01 | #318 |
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Talia aprì quel misterioso biglietto e cominciò a leggere il testo:
“Stasera ritrovatevi tutti alla locanda Del Frantoio in attesa del segnale. Assicuratevi che questo biglietto non cada in mani sbagliate o saremo tutti scoperti. A stasera, fratelli.” Il biglietto recava come firma il simbolo dei Pomerini. Renart si avvicinò a Talia, destandola dai suoi pensieri. “Sembra che il nostro misterioso Tafferuille si interessi di politica…” disse accarezzandole i capelli “… sinceramente non capisco in che modo possa riguardargli questa cosa… è un attore… mah… più passa il tempo, più quel tipo mi sembra del tutto fuori di testa… ma veniamo a noi, mia cara…” avvicinando il suo volto a quello di lei “… non so perché, ma sono pronto a scommettere che tu hai una gran voglia di seguire quel tipo… ed ovviamente non puoi andarci da sola, essendo una ragazza… e poi immagini il padrone se venisse a sapere di questa cosa? E, ti rivelerò, io non sono molto bravo a conservare un segreto… ma sono certo che tu possiedi i giusti argomenti per ottenere il mio silenzio, mia cara…” Ma proprio in quel momento arrivò il vecchio Essien. “Vi ho cercati dappertutto!” Esclamò. “Si può sapere dove eravate finiti? Domani abbiamo lo spettacolo! Avete preparato i vostri costumi? Cos’hai, Talia?” Avvicinandosi alla ragazza. “Ti vedo pensierosa.” “Eh, padrone, sembra che la nostra Colombina sia un po’ distratta ultimamente.” Facendo il finto tonto Renart. “Sta zitto, Renart!” Lanciandogli un’occhiataccia Essien. “Va tutto bene, ragazza mia?” Rivolgendosi di nuovo a Talia. “Sai bene che se c’è qualche problema puoi contare su di noi… siamo la tua famiglia, non dimenticarlo.”
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21-09-2011, 10.02.54 | #319 |
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Una leggera fresca brezza scompigliava i miei capelli, una strana quiete circondava il luogo dove incontrai il mago e mi guardavo attorno circospetta, quando Lyo mi destò dai miei pensieri. "Un nano?" pensai. Effettivamente dinnanzi ai miei occhi si presentò un essere non molto piacevole ma la bellezza, si sa, sta nell'animo delle persone. Con un leggero inchino di saluto mi rivolsi alla strana apparizione " i miei omaggi messere, scusate se vi disturbo. Alcune settimane fa arrivai in questa zona e feci la gentil conoscenza di un mago..un druido. La sua casa era da queste parti ma ora non vedo nemmeno quella. Voi potreste darci delle informazioni maggiori? Abbiamo cose urgenti e di grande importanza di cui parlargli" sorrisi al nano, cercando di accattivarmi la sua simpatia in quanto il suo sguardo non era alquanto gentile.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
21-09-2011, 16.16.31 | #320 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il nano, sgradevole d’aspetto e villano negli atteggiamenti, fissò con sospetto Altea.
“Badate, mia signora, che questo luogo non è fatto per gli impulsi amorosi e le fughe sentimentali di voi amanti!” Disse severamente. “Questo luogo è da sempre ritenuto santo! Molto prima dell’avvento dell’unico Dio in queste antiche terre!” “Ora sei scortese ed inopportuno, nano!” Adirato Lyo. “Questa gentile dama ti ha solo chiesto un’informazione e non ti consento di mancarle di rispetto! Sappi che ella è mobilissima e tu, storpio e grottesco sbaglio della natura, non sei neppure degno di trovarti davanti alla sua bellezza ed al suo lignaggio!” “E sta bene, cavaliere…” con un ghigno il nano “… ma ditemi… cosa vi rende tanto superbo? La vostra bellezza? Il vostro valore? E sia! Perderete entrambe le cose prima che giunga il crepuscolo!” In quel momento il vento si alzò con veemenza su quel luogo. Un attimo dopo il nano sparì nella boscaglia ed un sinistro alito d’inquietudine si diffuse in Lyo ed Altea.
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