03-07-2014, 03.15.52 | #321 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il menestrello restò sorpreso da quelle parole di Elisabeth.
“Madama...” disse “... recarsi in quel maniero può essere pericoloso... il barone non ama vedere nessuno, né tanto meno ricevere ospiti... è un uomo assai particolare... e se poi vedendovi...” esitò “... se poi vedendovi vi scambiasse per lei?” Scosse il capo. “Tutto questo sembra uno strano sogno...” accarezzando piano le corde della sua cetra. In quel momento nel cortile giunse Rager. “In questo posto sono tutti matti...” borbottò il servitore di Oxuid “... continuano a fissarci come se avessero visto un fantasma... bah...” scuotendo il capo.
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03-07-2014, 03.45.12 | #322 |
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Clio continuava ad accarezzare la superficie dell'acqua, come se il movimento, lento e quasi ritmato, delle increspature potesse suggerirle qualcosa.
Poi un rumore di passi alle sue spalle, tra il fruscio degli alberi sfiorati dal debole vento e lo zampillare delle fontane. Un attimo dopo la ragazza vide un volto riflettersi su quello specchio d'acqua argentata. Un volto che conosceva bene. Un volto amico. “Perdonatemi, milady...” disse Roland ad alta voce, per evitare che qualcuno vedendoli potesse sospettare “... rammento che mi avevate chiesto di recitare con voi quelle preghiere e svolgere insieme le libagioni... per questo vi ho chiesto di vederci qui e non al tempio... l'acqua di queste fontane un tempo era ritenuta sacra e renderà il rituale più solenne...” si sedette accanto a lei “... bene, sembra siamo soli...” mormorò “... immagino abbiate saputo... ormai tutti ne parlano in questo castello... mi riferisco all'esecuzione voluta da Musain... vuol dimostrare al popolo l'impotenza dei Lupi davanti ad Imperion... immagino che anche gli altri lo abbiano saputo... la notizia avrà già fatto il giro dell'intera città a quest'ora... dobbiamo agire... ed abbiamo poco tempo... aspettiamo i vostri ordini... i Lupi attendono le vostre indicazioni per poter agire...”
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03-07-2014, 04.09.43 | #323 |
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La figura, furtiva, scavalcò con agilità il basso muro di cinta, ritrovandosi poi in un cortile colonnato e attraversato da uno stretto vialetto, dal quale si poteva accedere ad un vasto androne.
Qui il giovane salì una rampa di scale, giungendo infine all'imbocco di un corridoio sul quale si aprivano varie porte. E proprio da una di esse udì una voce che parlava. “Si, signor barone.” Disse un'altra voce a quella udita dal giovane. Un attimo dopo un uomo, con abiti da servitore, uscì da quella stanza e andò via, senza però accorgersi del giovane che nel frattempo si era nascosto in un catino. Così, facendosi coraggio ed accertatosi che non si udissero altre voci in quella stanza, il giovane decise di entrare ed affrontare il barone. Aprì allora la porta e si presentò in quella camera. Doveva trattarsi di una biblioteca, con diversi scaffali di libri ammuffiti, nonostante gli arnesi da caccia, come coltelli, corni, pistole, si imponevano con maggior effetto su quelli dello studio. E seduto ad un robusto scrittoio vi era un uomo dallo sguardo austero e l'espressione resa venerabile dalla folta barba grigia. “Voi...” mormorò Guisgard “... voi temo non mi conosciate... ma non è così per il mio nome...” “Come siete entrato?” Fissandolo il barone. “E qual'è il vostro nome?” “Sono entrato scavalcando il muro di cinta...” rispose il giovane “... come un comune ladro, o come il Figliuol Prodigo che torna a casa...” “Chi siete?” Fissandolo il barone. “Il mio nome è Guisgard...” rivelò. Il nobile non rispose nulla, restando a guardarlo. “E non fatemi lunghi ed inutili giri di parole, vi prego...” aggiunse il giovane. “Non ne farò, non temete.” Alzandosi Corbonne dal suo scrittoio. “Come avete fatto a trovarmi?” “Non lo immaginate?” “Certo, che sciocco...” annuendo il barone “... il notaio de Gaitan... per anni ho provato ad immaginarvi...” “Ebbene?” “Avete gli occhi della vostra stirpe.” “I vostri” guardandolo il giovane “non sono chiari però...” “Infatti.” Sorridendo il barone. “Ho detto la vostra stirpe, non la mia.” “Ma...” perplesso Guisgard “... voi non siete dunque...” “Vostro padre?” Interrompendolo Corbonne. “Per carità. Ho solo servito il mio signore, occupandomi fino a quando me lo impose al sostentamento di suo nipote.” “Nipote?” Ripetè Guisgard. “Immagino vogliate sapere tutta la storia, ragazzo mio...” “Immaginate bene.” “E sia...” sedendosi il barone ed invitando Guisgard a fare altrettanto “... allora vi racconterò tutto, dall'inizio fino alla cessazione della vostra rendita... vi narrerò di un viaggio fatto qualche anno fa da un gran signore nella nobile terra di Sygma, passando per il rapimento di suo nipote, fino a giungere ad un'antica maledizione...” “Maledizione?” Stupito Guisgard. “Si...” mormorò Corbonne “... voi credete a queste cose? Ma ciò è del tutto irrilevante... credere o non credere non cambia le cose... anche io ho finto ad un certo punto di non crederci più... ma alla verità non si sfugge...” “La verità...” sussurrò Guisgard. “Si, la verità...” piano il barone “... la verità su una maledizione così terribile da spingere un uomo a rinnegare i propri discendenti pur di salvarli...” “Da cosa?” “Dalla morte, ragazzo mio.” Sentenziò Corbonne. “Io...” confuso Guisgard “... io non credo di capire...” “Ci sono cose a questo mondo” aprendo un cassetto il barone “che non possono essere comprese... questo vi spetta di diritto... almeno questo...” prendendo un medaglione, per poi consegnarlo a Guisgard “... è ciò che servì a pagare il vostro ingresso al collegio di San Giuseppe, come pegno al blasone che vi era stato negato...” Guisgard prese quel medaglione, osservandolo poi con attenzione. Su una delle facce recava la Croce con un giglio, mentre sull'altra invece appariva un Fiore stilizzato.
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03-07-2014, 14.08.38 | #324 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi sorpresa dalle parole del giovane Imone Marsin.."Una guerra? Pure io sono fuggita da una guerra, il mio regno è stato invaso, la mia famiglia imprigionata e il mio popolo è sottomesso..sono riusciti a farmi fuggire con un piccolo seguito..diciamo sono una specie di profuga." sorrisi a malincuore.."Ma in voi leggo la mia stessa malinconia per la distanza dalla vostra patria, sono certa la libererete..e magari un giorno visiterò la vostra Lortena" egli si congedò, ma rimasi perplessa...dormiva al porto..non aveva soldi per una locanda? Forse avrebbe dormito in una nave militare..quel ragazzo era malinconico..i suoi occhi narravano mille cose.
Seguii il mio seguito per passare la notte...una locanda greca in questi posti..che stranezza...prenotammo le stanze mentre Hassan e la altra guardia controllavano la nostra carrozza e averi. Ci accomodammo per la cena quando sentimmo i versi di un menestrello e tutti ci guardammo stupiti a quelle sue parole, io più di tutti.."Avete sentito pure voi? Lo immaginavo, ho voluto disfarmi di quella spada mossa dalle parole di Carjan" e lo guardai in malo modo "ma lo spirito che guida quella spada è con me, che l'ho posseduta e ho scoperto certe cose tramite Bauon che vi ho narrato..o forse vuole il mio aiuto, non può essere una casualità". Chiesi a un servitore della locanda di dire al menestrello era invitato al tavolo nostro e non solo per un bicchiere di vino ma per una intera cena visto volevamo sapere di quella storia. Nel frattempo narrai al mio seguito ciò che Bauon mi disse di quella spada e delle sue frasi incise che ricordavo a memoria e non mi lasciavano.."Messer Bauon confermò quella era una spada da parata e la lama non tagliava neppure un tessuto, era a uso celebretativo, e chi la possedeva sicuramente aveva a che fare con la famiglia dei Taddei, che sono i duca di Capomazda e regnano su questo ducato, la cosa lo lasciò perplesso visto la Signora dell' Elsa è una figura mitologica dell' epica di Sygma e non capiva il nesso tra le due cose..la Signora dell' Elsa è una figura leggendaria a metà tra uno spirito e una fata e vive sul fondo di un fiume in un palazzo incantato. La tradizione dice può lasciare la sua terra sotto forma di gabbianella dalle piume blu e Caleidos è il suo mitico scettro dai grandi poteri poichè da luce dove vi è ombra e tenebra...ricordo a memoria le parole scritte sulla lama sebbene non abbia la spada..La mitica Caleidos della Signora dell' Elsa ho veduto. Io conosco dove quel prezioso oggetto è custodito. E quel segreto è racchiuso in me, nell' anima di questa lama, in un idioma sconosciuto e oggi perduto". Tutti si ammutolirono..pure io rabbrivvidii..le parole del menestrello forse ci avrebbero aiutato, mi voltai e vidi proprio lui di fronte a noi..."Siete il benvenuto al nostro tavolo..prego sarete nostro ospite, ma voi in cambio dovrete parlarci di questa storia e cosa vi era scritto nel Destino".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
03-07-2014, 14.42.17 | #325 |
Disattivato
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Sorrisi a Roland, facendogli segno di sedersi accanto a me.
"Lo so." mormorai, fissando l'acqua "Sarei venuta io da te per chiedere il tuo consiglio, ma sono lieta che tu mi abbia raggiunto..". Sospirai. "Dobbiamo sicuramente agire presto.. ma anche con prudenza.. dobbiamo fare l'ultima cosa che Musain si aspetta.. è furbo ed organizzato.. sarà sicuramente una trappola.. allora, i casi sono due: o li facciamo evadere questa notte, facendoli scomparire nei cunicoli e mandandoli al sicuro al castello.." alzai le spalle "Diciamo che Musain vuole concedere loro l'ultimo desiderio e manda una donna.." scossi la testa "Ma non è credibile perché lui li ritiene delle bestie, quindi la donna è per le guardie, per torturare psicologicamente i Lupi che non rivedranno mai le loro mogli.." sorrisi "E comunque, i capelli rossi, la pelle più scura, un vestito scollato e non capiranno più niente.. una mia ancella mi ha parlato di un unguento speciale, usato nelle sue terre, lo usano le donne per proteggersi.. una sorta di veleno non per chi lo indossa ma per chi vi entra in contatto.. non l'ho mai voluto vedere perché rende la pelle più scura.. ma ora potrebbe tornarci comodo.. senza contare che.." mossi i polsi in modo da far tintinnare i bracciali colmi di veleno come tutti i miei gioielli "E comunque non sarei sola, quanti uomini hai qui?" tornai a guardare lontano "Da una parte è molto rischioso.. perché se fallissimo potrebbe far passare tutto sotto silenzio e dire a tutti che non abbiamo fatto niente per salvarli, per cui preferivo la seconda opzione.. però ora che ci penso.. lui si aspetta qualcosa alla piazza, l'ha fatto apposta per provocarci.. il Castello Eubeo è così vicino.. mentre qui.. qui si sente al sicuro, più o meno.." scossi la testa "Non dobbiamo rischiare di fare un passo falso.." sospirai "Oppure agiamo domani.. sfruttando le fognature, i tetti delle case.. abbiamo un grande vantaggio rispetto a Imperion, anzi due.. innanzi tutto noi conosciamo quella piazza.." risi appena senza allegria "Lui ci entrerà per la prima volta, mentre io ci ho passato, come te del resto, ogni giovedì della mia vita perché c'era il mercato.." sorrisi, ripensando a quei giorni spensierati in cui giravo per il mercato dove si riunivano non solo tutti i bottegai di Lortena, come Roland appunto, ma arrivava gente da tutta la contea, e a volte anche da più lontano. "E poi.. cosa da non sottovalutare... il popolo è con noi, lo è sempre stato.. è gente semplice di montagna, tutto ciò che predica Imperion è incomprensibile per loro.. lui crede che un'esecuzione farà loro paura.. in realtà, fin ora manifestazioni di tirannia come questa hanno tolto le ultime inibizioni a molti che da semplici simpatizzanti si sono uniti a noi.. quindi potremo preparare una trappola a nostra volta... stanotte i Lupi dovranno osservare.." una fitta dolorosa mi attraversò "Sai che tipo di esecuzione sarà? perché dovranno costruire un palco per impiccarli, tirar su una pira se vogliono bruciarli.. e se noi rendessimo vana quella struttura? Immagina, loro erigono il palco, benissimo.. noi, dai tombini delle fogne non usciamo allo scoperto ma, sempre di notte, leghiamo le quattro estremità a delle funi, quando poi ci saranno saliti i nostri, le tiriamo con forza dal sottosuolo e spacchiamo tutto.. a quel punto sarà il caos più generale e i Lupi nascosti fra la gente metteranno in salvo gli altri.. ma dobbiamo fare ciò che non si aspetta... voglio arcieri e balestrieri non sui merli del castello.. cioè, sì certo anche lì ma come esca.. i dardi saranno alle loro spalle, sui tetti delle case, dalle finestre più alte.." sospirai "Sicuramente mi è sfuggito qualcuno dei miei pensieri... ma questo è quanto.. Lo so che l'ho già detto ma è fondamentale.. dobbiamo capire che cosa si aspetta da noi.. e fare l'esatto contrario, più o meno.. solo che non è facile.." alzai gli occhi a cercare i suoi "Tu cosa ne pensi?". |
03-07-2014, 18.24.00 | #326 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La bettola pullulava di ogni sorta di umanità, fragorosa delle sue risa, dei suoi strilli e di tutte quelle parole che confondendosi, mischiando fra loro idiomi greci e spagnoleggianti con cadenze siciliane, napoletane, maltesi e persino con qualche parola di provenzale, generavano un chiassoso mormorio quasi costante e a tratti più fastidioso dei rumori di posate e piatti che provenivano dalla cucina.
Era tuttavia un luogo economico e tranquillo per sostare, l'ideale per chi, come la maggior parte di quei clienti, era solo di passaggio in quel porto. L'oste infatti era solito non fare domande, né richiedere firme ai frequentatori della sua osteria. E forse proprio per tutti questi motivi il giovane Imone Marsin l'aveva scelta, preferendola a tutte le locande del porto. Ad un tratto nell'osteria arrivarono alcuni cavalieri. Ridevano e scherzavano fra loro, con al centro quello che sembrava essere, se non il capo della combriccola, almeno colui che superava in arroganza tutti gli altri. Costui, nel sedersi ad uno dei tavoli con i suoi compagni, gettò uno sguardo intorno a loro, notando subito, cosa alquanto non difficile visto gli abiti che indossava, la presenza di Imone. Il giovane infatti appariva come una mosca bianca in quel luogo. “Avete udito, amici miei...” disse il cavaliere ai suoi compagni. “Cosa, Dension?” Chiese uno di quelli. “Avete udito” ripetè Dension “di come il termine sgualdrina riesca a mutare valore e quasi significato asseconda della donna verso cui lo si indirizza?” Uno dei compagni, notando la presenza di Imone, lanciò un'occhiata a tutti gli altri, per poi ridere. “Davvero, Dension?” Fissando il cavaliere un altro dei suoi compagni. “Interessante cosa questa.” “Se a prostituirsi è una popolana” fece Dension, senza voltarsi mai verso il tavolo di Imone “allora la si etichetta subito, con ragione, come sgualdrina o peggio... se invece a concedersi così è una nobildonna si comincia a chiamarla favorita del re...” Gli altri risero. “Per quanto mi riguarda” mormorò Dension “una sgualdrina è una sgualdrina, al di là del rango e del denaro che sfoggia... ma si sa, gli aristocratici amano scrivere la storia a modo loro... caratteristica questa che ben dividono con i chierici...” “Dici che sono così diplomatici, Dension?” Uno dei suoi al cavaliere. “Assolutamente.” Annuendo questi. “Prendete quel giovane alle mie spalle...” indicando con un cenno del capo Imone “... il nome di suo padre è senza dubbio incerto, magari perchè sua madre, tra gli altri, si sarà concessa anche a qualche testa coronata, oltre che a stallieri e valletti... ebbene quel giovane sono certo vi risponderà affermando che le corna di suo padre sono comunque corna reali.” E tutti i suoi compagni scoppiarono a ridere forte. Imone allora si alzò di scatto e fece un passo verso il tavolo di quei cavalieri. A quella scena, qualche tavolo più indietro, assisteva anche Guisgard, appena arrivato al porto. E subito comprese che qualcosa di sinistro era nell'aria. Anche perchè quel giovane, che lui non conosceva, era uno soltanto contro ben quattro di quei cavalieri arroganti. “Messere...” Imone a Dension “... potreste ripetere quanto detto?” “E comunque” fissando i suoi compagni Dension e senza occuparsi di Imone “io non rifiuterei certo una notte con una simile bagascia aristocratica, anche perchè se non lo facessi io qualcun altro prenderebbe il mio posto.” I suoi risero ancora. “Ditemi il perchè delle vostre risa” fece Imone “e rideremo insieme, messere.” “Ridevamo di vostra madre, amico mio.” Voltandosi finalmente verso di lui Dension. “Anzi, mi correggo... di quella baldracca di vostra madre, amico mio.” “Io sono Imone Marsin” gridò furente il giovane “e non accetto da voi questo genere di insulti!” “Imone!” Alzandosi dal suo posto Guisgard, per poi avvicinarsi al giovane. “Finalmente! Ma possibile che tu sia sempre in ritardo, amico mio! Su, paghiamo il conto e prendiamo subito la via per l'abbazia. Il priore ci attende per quel lavoro.” Imone lo fissò stupito, non avendolo mai visto prima. “Quando si ha una madre come la vostra” Dension al giovane Marsin “è lecito attendersi degli insulti.” “Andiamo, abbiamo bevuto tutti un po' troppo...” sorridendo Guisgard. “Non parlo con voi.” Con sdegno Dension. “Ma parlo io a voi.” Replicò lesto Guisgard. “Vedete, siamo due architetti... lui è Imone Marsin ed io Cristian de Loren... siamo attesi al convento di Nolian per un lavoro... quindi vogliate scusarci...” e prese Imone per un braccio, per poi portarlo verso l'uscita. “Ma chi siete?” Mormorò Imone. “Il vostra Angelo Custode.” A bassa voce Guisgard. “Dunque seguitemi e non rispondete più alle sue provocazioni.” “Apprezzo il vostro intervento” Imone, scrollandosi dal braccio la presa di Guisgard “ma ho il mio onore da difendere.” Per poi voltarsi ancora verso Dension. “Suvvia, dopotutto io vi sono amico” sorridendo con scherno questi “visto che con ogni probabilità vostra madre avrà riservato di certo anche a me un trattamento di favore circa i suoi piacevoli servigi.” Di nuovo i suoi si abbandonarono a grosse risate. A quel punto Imone perse la testa. Il suo viso divenne paonazzo e gli simili a tizzoni ardenti. E con gesto improvviso colpì al volto Dension. Guisgard comprese che era scattata inesorabile la trappola contro Imone. “Immagino” sorridendo Dension con ancora sul viso il segno rosso dello schiaffo di Imone “che vi rendiate conto di questo vostro gesto e delle conseguenze che per voi ci saranno.” “Sono pronto a darvi soddisfazione.” Con orgoglio Imone. Dension ed i suoi allora, nel silenzio generale ed irreale in cui quell'osteria era piombata, presero le loro armi ed uscirono fuori. Qui, davanti all'ingresso dell'osteria, Dension estrasse la sua spada e cominciò a scaldarsi fendendo l'aria. “Siete uno sciocco!” Guisgard ad Imone. “Forse...” annuendo il rampollo dei Marsin “... ma devo difendere l'onore della mia famiglia... è buffo... sono appena sbarcato e non ho amici qui... sono stato uno studente di accademia fino a tre mesi fa ed ora mi ritrovo alle prese con un mortale duello dopo aver scampato la morte in mare per mano dei pirati... vi ringrazio per aver tentato di aiutarmi... posso sapere il vostro nome?” “Guisgard...” rispose l'altro. “Posso avere l'onore di ritenervi mio amico?” Guisgard annuì. Imone sorrise, per poi uscire e raggiungere quei cavalieri. “Eh, brutta storia...” mormorò l'oste “... uno studentello contro uno dei migliori spadaccini in circolazione.” “Chi è quel cavaliere?” Domandò Guisgard. “Dension detto lo Squalo...” rispose l'oste “... uno dei cavalieri passati sotto il governo di Imperion dopo la caduta di Nagos... qualcuno lo definisce un traditore, altri un sadico, altri ancora un macellaio... forse è tutte queste cose insieme.” Scuotendo il capo. Guisgard allora corse fuori. “Messer Dension!” Chiamò. “Ritenetevi offeso da me e non dal mio amico!” “Con piacere, messere...” continuando a scaldarsi lo Squalo “... dopo che avrò finito col vostro compagno, s'intende...” Il duello iniziò. Imone fissò ancora una volta Guisgard e poi prese a battersi contro Dension. E in quel momento nel guardare il giovane Marsin, Guisgard non vide né cavalleria, né onore in lui. Anzi, quello studente così idealista e nobile gli apparve come una triste figura drammatica in una tragedia dal finale già scritto.
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03-07-2014, 18.47.04 | #327 |
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La follia.....la follia era il senso contrario di come la gente poteva vedere le cose...." Perchè non dovreste aiutarmi....lui le voleva bene...magari e'stata rapita.....e poi...io ..non sono lei......".....sentii un borbottio alle mie spalle...era Rager........" Mi fate sorridere.....quella gente che ci guarda in modo così strano.....Rager...avete visto anche voi come io e lei siamo due gocce d'acqua........e questo menestrello...mi ha detto anche il suo nome Lady Simoyn.....dice che era una donna straordinaria.....amante del Barone de Gur.....era l'unica persona ad ammansire quell'uomo....uomo che a quanto pare ora e' poco tollerante......si pensa che Lady Simoyn possa essere stata rapita dal demonio.........ma noi non crediamo al demonio vero Rager ?.....Oxuid direbbe che non c'e' Dio e non c'e' Demonio.......voglio salire a quel maniero.....Guardate lassù Rager...e' li che lui abita..."...Fissavo quella fortezza rapita.......dovevo andare ?....No...volevo andare....." Rager......che potrà mai fare il Barone...buttarmi fuori a calci ?....poco male.....ma questa storia deve avere dello straordinario.....Quella donna.....piangeva mentre mi guardava e hanno un suo ritratto...........che ne dite...pensate che Oxuid sia d'accordo a passare un giorno in questa terra?.....".....Guardai Rager e il menestrello...il quale menestrello sembrava in balia di una strana magia e Rager...sembrava più confuso che persuaso...io invece.....ero più che convinta.......avrei parlato con Oxuid....
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03-07-2014, 19.36.52 | #328 |
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Il menestrello ringraziò Altea ed accettò l'invito al loro tavolo.
“Quei versi” disse “narrano di una storia avvenuta qualche anno fa... di quando il piccolo nipote di un nobile signore fu rapito misteriosamente e mai più ritrovato... ciò avvenne in terra straniera, a Sygma... molti poi cercarono quel bambino, senza però successo... fino a quando suo zio incaricò un barone di cercarlo, a patto però di non rivelargli mai il nome della sua famiglia, poiché una terribile maledizione mieteva i figli maschi di quella stirpe...” Ad un tratto però dalla strada giunse parecchia confusione. “Un duello, presto!” Gridò qualcuno. “Davanti ad un'osteria! Pare ci sia un morto!”
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03-07-2014, 19.45.08 | #329 |
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Roland ascoltò pensieroso ogni parola di Clio.
“Sono entrambi buoni piani e altrettanto rischiosi...” disse infine “... possono riuscire, come fallire miseramente... comunque ho sentito che l'esecuzione sarà tramite la mazzolatura, ossia fracassare con un maglio metallico le ossa, cranio compreso, dei condannati... si tratta di un modo credule e non rapidissimo per uccidere i rei... questo fa capire una cosa... che Musain non teme l'intervento dei Lupi, visto che conta di restare in piazza un bel po'... certo, salvare quei disgraziati in piazza, davanti a tutti, sarebbe un trionfo per noi ed un'onta per Imperion... tuttavia credo sia più complicato... più facile, almeno in teoria, farli evadere stanotte tramite le gallerie segrete dalle prigioni... ma l'idea di mandarvi come esca col veleno laggiù mi piace poco... dopotutto non conosciamo nulla dei nostri nemici, dunque è impossibile prevedere come reagiranno... un bel dilemma decidere cosa fare, non c'è che dire...”
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03-07-2014, 19.55.02 | #330 |
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“Chissà, magari è fuggita davvero col demonio...” disse il menestrello ad Elisabeth “... una donna come lei era difficile da domare... forse anche per il demonio...” fissava Elisabeth “... ma voi... voi siete uguale a lei... uno scherzo del Destino? O forse siete... siete tornata qui per riavere il vostro dominio su questi luoghi?” Quasi intimorito da lei.
“Qui sono tutti matti...” mormorò Rager “... se volete parlare col dottor Oxuis, sappiate che è dentro a bere qualcosa...” rivolgendosi ad Elisabeth.
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