15-04-2011, 20.50.41 | #341 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La brughiera.
Come uno sterminato, inospitale e sconosciuto mare circondava le terre di Capomazda, congiungendole con l’immensa Foresta Verde, da sempre il secolare confine che divideva il ducato da Afragoleia, la grande capitale del regno. Immense ed inesplorate lande, disseminate da brulle croste rocciose che si aprivano dal terreno, paludi addensate di malaria e selvagge distese di sterpi, rovi e felci capaci di ospitare fiere feroci ed antichi spaventosi miti di un passato ormai dimenticato. Ai margini di questo mondo era giunta Melisendra, condotta dal primordiale ardore del suo fiero destriero. Ed al cenno della sua padrona, il superbo Pandemonio era fuggito via. Ma non altrettanto lesti furono i due cavalieri lanciati all’inseguimento dell’incantatrice per ordine di Monteguard. Due silenziosi e fatali dardi li colpirono, spaccando il cuore ad uno e trafiggendo la testa all’altro. Melisendra era a terra, quasi imprigionata tra gli sterpi, quando alcune figure la circondarono. Erano cavalieri pesantemente armati. “E’ una donna!” Disse uno di loro. “Era inseguita…” aggiunse un altro “… cosa ne facciamo, milady?” Un altro cavaliere giunse. La figura era elegante ed aggraziata. Levò l’elmo e fissò Melisendra. “Chi sei?” Chiese la donna. “Perché eri inseguita?”
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15-04-2011, 21.16.46 | #342 |
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Pasuan aveva alzato la sua gonna, per controllare la ferita.
Le sue dite erano arrivate a sfiorare le morbide e vellutate gambe di Dafne, quando la ragazza lo colpì con un sonoro schiaffo. Il cavaliere restò a fissarla senza dire nulla. Abbassò poi lo sguardo e, come se nulla fosse, disse: “La fasciatura non è abbastanza stretta… così continuerà ad uscire sangue…” Strappò un lembo della sua camicia e lo strinse, stretto, attorno alla ferita di lei. Si slacciò poi il mantello e lo avvolse attorno alle spalle di lei. “L’aria della sera è fresca e tu sarai già abbastanza debole e stanca…” Fece un fischio ed un nitrito rispose a quel suo richiamo. “Vieni, ti riporto a casa…” prendendola di nuovo fra le sue braccia ed avviandosi verso il suo cavallo.
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15-04-2011, 21.31.42 | #343 |
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Intanto, Gervan, Llamrei e Hastatus erano quasi giunti a Capomazda.
“Avete ragione, cavaliere…” disse Gervan a Hastatus “… la missione più che disperata mi sembra un suicidio bello e buono! Ma del resto, nelle condizioni in cui siamo, abbiamo davvero poca scelta! Verso Ovest” indicando la brughiera “il passo delle Cinque Vie è ormai caduto nelle mani delle forze di Cimarow… resta la stretta di Saggesia, che attraversa la Foresta Verde, come unica arteria vitale ancora in mano nostra. Ma perdendo anche quella, Cimarow ci chiuderebbe in una morsa mortale. Appena giunti a Capomazda vi condurrò dal capitano Monteguard ed a lui proporrete il vostro piano.” Dopo alcune miglia i tre giunsero a Capomazda. “Sorella…” fece Gervan a Llamrei “… ecco il prezioso codice… portatelo all’abate Ravus. Io invece condurrò sir Hastatus dal capitano.” E dopo aver chiesto di essere ricevuti, Gervan e Hastatus si presentarono dal capitano Monteguard. Gervan raccontò quanto accaduto al monastero delle Agostiniane e presentò Hastatus al suo superiore. “Capitano, questi è sir Hastatus di Camelot… e chiede di arruolarsi nelle milizie ducali.”
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15-04-2011, 21.41.25 | #344 |
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Cercai di rimettermi in piedi il più velocemente possibile e portai la mano al pugnale semi celato dalle pieghe della mia veste. Scostai con le dita il velo e squadrai i cavalieri con un sorriso sospettoso, senza paura. Il cavaliere davanti a me era chiaramente una donna e sembrava essere il capo.
"Il vostro scherzetto per poco non mi costava l'osso del collo... ma vi ringrazio di avermi liberato di quegli uomini..." in cuor mio mi sentii morire. Mossi una mano, simulando un gesto imperioso. "E ora cedetemi il passo, cavalieri!", dissi, facendo riecheggiare la mia voce nella foresta. Una folata di vento fece scivolare i veli sulle mie spalle. Il bracciale scintillò al mio polso.
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15-04-2011, 21.43.24 | #345 |
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Il viale tagliava in due il giardino e dava sulla campagna circostante, che assumeva intense varietà di verde e giallino man mano che la sera si rifletteva su di essa.
Ravus passeggiava recitando i Vespri da un vecchio libretto che aveva sempre con se. Ad un tratto uno strano presentimento attraversò il suo cuore. Quasi istintivamente si guardò intorno, con la netta sensazione di essere spiato. L’oscurità scendeva lenta sulla campagna, mentre una linea più buia e marcata la separava dalla brughiera, che come un sinistro manto funebre sembrava avvolgere tutto all’orizzonte. Passarono alcuni istanti ed il chierico riprese le sue preghiere, fino a quando quell’assurda sensazione si fece di nuovo spazio nel suo animo. Ed in quel momento l’eco di un nitrito lo destò dalle sue preghiere. Si guardò di nuovo attorno, ma nulla sembrava palesarsi nella campagna circostante. Avvertì una strana inquietudine, a tratti insostenibile. “Il duca… dove sarà? Ero convinto di trovarlo qui, nel suo palazzo…” disse una voce alle sue spalle. Ravus si voltò di scatto. “Si sono avute notizie di sua signoria?” Chiese il priore Hadoss. “Lady Talia ci ha raccontato tutto riguardo a quel terribile incidente…” “Chi siete voi?” “Oh, perdonate la mia leggerezza… sono il priore Hadoss e sono giunto da Sygma per volontà del mio sovrano e padre di lady Talia. Mi accompagna in questo viaggio sir Matthias.” “Ora capisco!” Esclamò sorridente Ravus. “Io sono l’abate Ravus, confessore del defunto Arciduca lord Rauger! Eh… sua signoria risulta ancora scomparso…” assumendo un’aria preoccupata “… non possiamo fare altro che pregare…” “Sua maestà ha voluto inviargli un dono, come segno di pacifica convivenza e fratellanza fra le nostre genti… conoscete la leggenda della cavalla di lord Ardeliano?” “No…” “Si narra che, una volta divenuto signore di Sygma, i nobili della mia terra vollero donargli una meravigliosa cavalla… aveva un lieve manto turchino, simile alla foschia, secondo qualcuno, che durante il giorno avvolge i monti lontani, o allo scurire che va assumendo il cielo all’arrivo del crepuscolo, secondo altri… fu battezzata Matys e nessuno era mai salito sulla sua sella… Ardeliano però poco si curava delle terre di Sygma e vi soggiornò pochissimo, senza arrivare arrivò mai a cavalcare quella bellissima cavalla…” “Non conoscevo questa leggenda.” Disse Ravus. “Ora sua maestà ha deciso di donare a lord Icarius una superba cavalla in tutto simile alla mitica Matys… ed anche il nome è lo stesso… sono certo che questo dono, essendo sua signoria amante della caccia, sarà di suo gradimento. Proprio come la favolosa cavalla di Ardeliano, anche questa non è mai stata cavalcata da nessuno.” “Voglia il Cielo che possa tornare presto per cavalcarla.” “Vogliamo pregare insieme?” Domandò il priore. Ravus annuì ed entrambi recitarono le medesime preghiere per il loro signore scomparso.
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15-04-2011, 21.52.21 | #346 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La donna fissò Melisendra con uno strano sguardo.
Enigmatico, indecifrabile, inquieto. Ma una cosa era palese in quei suoi occhi: sospetto ed un velato astio verso quella misteriosa fuggitiva apparsa dal nulla nel bosco. Con un gesto rapido e improvviso agguantò la mano dell’incantatrice con la sua frusta, allontanandola dal pugnale. “Non hai risposto alla mia domanda” disse Aytli “e non amo ripetere le cose due volte… chi sei? E dammi un buon motivo per non sgozzarti qui e lasciare poi le tue carni alle fiere del bosco!” Ma proprio in quel momento Aytli notò il prezioso bracciale al polso di Melisendra.
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15-04-2011, 22.04.48 | #347 |
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Cercai in tutti i modi di divincolarmi dalla sua stretta, non volevo che mi toccasse, non volevo niente da lui. Battei i pugni sul suo petto, lo pizzicai, niente di niente lui continuava a medicarmi come se fosse fatto di roccia. Mettendomi il mantello sulle spalle mi sembrò che oltre che a riscaldarmi volesse legarmi come un salame per farmi stare ferma e buona.
Mi calmai mentre salivamo sul suo bel cavallo, tutto sommato, dopo tutta la paura della notte passata un po' di protezione e calore tra quelle braccia forti mi faceva anche piacere. Arrivammo non molto tempo dopo a casa mia, mi fece scendere, lui sembrava avere l'intenzione di andarsene. "Vuoi entrare? Vorrei parlarti, credo di aver diritto ad una spiegazione..." rimasi in attesa di una sua risposta mentre mi reggevo allo stipite della porta per non cadere.
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
15-04-2011, 22.18.46 | #348 |
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"Non scherzare col fuoco, ragazzina..." risi, serafica e divertita.
Non appena scorse il bracciale, il suo viso mutò. Potevo quasi sentire il rumore dei suoi pensieri, si stava domandando chi fossi e quale vantaggio avrebbe tratto dalla mia morte... o dalla mia vita. Cercava di stabilire se ci fosse un'occasione da cogliere oppure no. Probabilmente mi avrebbe uccisa per semplice piacere. "Uccidermi..." sorrisi sprezzante "che idea ridicola!" Con un rapido movimento sciolsi il polso dalla frusta e me lo massaggiai con indolenza. Con due passi aggraziati mi avvicinai a uno dei cavalieri e sfiorai la lama della spada sguainata. Poi risi, come se l'intera situazione avesse qualcosa di sottilmente comico noto solo a me. "Il mio nome è Melisendra..." Il bracciale tintinnò al mio polso. "E credetemi, ho un valore decisamente più alto quando la mia testa è ben salda sul mio collo" Mi accarezzai il collo con teatralità e per un attimo la voce si modulò a tal punto da esercitare l'incanto... i cavalieri abbassarono la spada, seguendo il mio volere, quello accanto a me vacillò. Una piccola dimostrazione della mia arte. Sorrisi e mi accomodai su un tronco, congiungendo le mani in grembo come se mi fossi trovata in un elegante salotto da tè.
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15-04-2011, 22.35.35 | #349 |
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Pasuan aveva le redini del suo cavallo fra le mani.
L’aria della sera era intrisa di una leggera umidità e piccole goccioline d’acqua cominciavano a cadere sulla campagna. Sistemava la sua sella, stringendola al fedele scudiero. “Hai ragione…” disse senza voltarsi “… ho taciuto la verità ed è come se avessi mentito… ma…” mormorò malinconicamente “… non ti avrei mai fatto del male…” Respirò profondamente. “Forse ora è meglio che vada…” aggiunse stringendo nervosamente le staffe della sua sella.
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15-04-2011, 22.42.50 | #350 |
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Quei cavalieri erano come intorpiditi dalla presenza di Melisendra.
Aytli invece sembrava immune a quegli incanti. “Quel bracciale” disse uno dei suoi “non è un oggetto comune… per averlo lei, o è una nobile, o una ladra. Forse dovremmo interrogarla… non credete, milady?” “E sia…” mormorò Aytli senza smettere di fissare il bracciale al polso di Melisendra “… la porteremo con noi… datele un cavallo… ma che sia ben legato al mio!” “Si, milady!” Poi si avvicinò alla bella incantatrice. “Ti osserverò con attenzione…” disse Aytli fissandola diritta negli occhi “… e se sei una spia io lo scoprirò… ed allora ti ucciderò con le mie stesse mani…” Melisendra conosceva bene i suoi simili. Sapeva che negli occhi si cela la vera natura del nostro prossimo. E scrutando nel profondo dello sguardo di Aytli, Melisendra comprese che quella donna sarebbe stata il suo nemico più pericoloso.
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