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14-04-2018, 02.41.49 | #381 |
Cittadino di Camelot
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"Si infatti.. Ma lo scoprirò" e ad un tratto raggiungemmo Palazzo Uscianese che era un castello e mi si paro' la stessa visione di lui avuta prima. Dovevo stare attenta.. "Che strano castello, con una architettura diversa dalla nostra, tu rimani qui vigile.. Ma sembra il castello sia su un pendio".
Uscii e mi avvicinai all'uomo.. "Lascerò fare a voi con i soldati dunque" sorridendo con fare vezzoso. Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
14-04-2018, 02.43.11 | #382 |
Cittadino di Camelot
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Giurerei di aver sentito qualcosa, in fondo al petto, ma era solo suggestione...
I suoi occhi luminosi, il suo viso perfetto, il suo sorriso, il suo profumo. Tutto mi mandava fuori di testa, mai avrei provato con qualcuno qualcosa di simile se non con lui. Vederlo sorridere e ritrovarmi a trattenere il fiato, per quanto era bello. Poi sentii altro alla sua domanda. Sconforto. No, lui non voleva sapere tutto di me... "No, vivo con degli amici, per così dire..." risposi, con tono vago "Ho viaggiato un bel po', soprattutto in Europa, e poi sono tornata qui, nella casa che era dei miei genitori..." continuai, evitando i dettagli. Non sapevo se e quando sarei riuscita a dirglielo, e soprattutto non sapevo come avrebbe reagito, questa volta. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca" BALTASAR GRACIÁN "Sappi che la Luna è il messaggero degli astri. Essa infatti trasmette le loro virtù da un corpo celeste all'altro" ABU MASAR, "Libri mysteriorum" |
14-04-2018, 02.54.35 | #383 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Furio guardò Altea e Derico dalla carrozza, un po' insofferente e geloso per il modo fi fare di lei, così civettuolo.
Derico sorrise ad Altea e si avvicinò alle mura del castello. I soldati bloccarono il passaggio ma lui li pagò con delle monete. “Si, ma fate in fretta...” disse uno dei militari “... solo un giro veloce... qui non si può stare...” I due entrarono nel cortile del castello, dove c'era un vecchio guardiano. “Capisco...” disse sorridendo Elv a Gwen “... continua, ti prego... ti ascolterei per ore...” guardandola dolcemente “... non ricordo nulla del mondo, magari dalla tua voce potrò tornare ad immaginarlo...”
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14-04-2018, 03.05.10 | #384 |
Cittadino di Camelot
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Quel suo sguardo dolce, quelle parole, mi facevano sentire ancora peggio.
Perché mi sentivo una vigliacca ad apprifittare della sua amnesia per tenerlo avvinto a me, ma non ce l'avevo fatta a non farlo. Sorrisi e lo guardai e i miei capelli tendevano verso il suo viso, ma ad accarezzarlo erano le mie dita, leggere, delicate. "Il mondo, beh... Può essere un bel posto alle volte... Tante cose da fare, da vedere, da conoscere..." continuai a parlare "Nonostante ci siano anche le cose meno belle, come le guerre, la morte, le malattie... Ma bisogna pensare a quanto c'è di bello per compensare..." quelle parole suonarono terribilmente false alle mie orecchie, perché noi avevamo ucciso, dilaniato, nei secoli, spesso per fame, a volte per sollazzo. Ma ora era a lui che dovevo parlare, non a me stessa. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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14-04-2018, 03.15.11 | #385 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Se il mondo fosse come lo descrivi, sarebbe allora bellissimo...” disse Elv guardando Gwen “... ma credo che sia la tua voce a renderlo tale...” guardandola.
La lieve penombra che li avvolgeva sembrava quasi racchiuderli in un alone da sogno, lontani dal resto del mondo e dalle sue miserie. “Perchè la stanza è così buia? Fuori è notte?” Chiese poi. “Ho perso la cognizione del Tempo...”
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14-04-2018, 03.21.34 | #386 |
Cittadino di Camelot
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Rimanevo senza parole di fronte a tale semplice meraviglia.
Era disarmante, con poche parole riusciva a spiazzarti e paradossalmente, questa amnesia mi stava aiutando a conoscerlo, più di quanto non fossi riuscita a fare prima. Poi, chiese delle tende. "Sì, è sera, posso aprirle, se vuoi..." gli dissi, con tono candido. "Tuttavia, nessuno di coloro che vive qui sopporta bene il Sole..." dissi poi, con tono tranquillo, ma che cercava di mandare dei piccoli segnali. "Scusami, ho le mani fredde, spero non ti abbiano dato fastidio..." ritirando le dita dal suo volto. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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14-04-2018, 03.33.52 | #387 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“No, non farlo...” disse Elv prendendo la mano di Gwen, facendola tornare di nuovo sul suo viso “... ho il volto caldo, mi danno sollievo le tue dita fredde...” facendole scivolare sul suo volto e guardandola negli occhi “... non fermarti...”
Sd un tratto qualcuno bussò.
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14-04-2018, 03.35.21 | #388 |
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Rigirai quel foglietto ingiallito tra le mani.
Lo avevo tenuto tra le dita ogni giorno negli ultimi vent'anni. Avevo provato di tutto, ormai era come un rituale, iniziare una nuova sessione di ricerche da quel vecchissimo foglio. Mi ricordava perchè lo facevo, perchè non potevo lasciar perdere, uscire, godermi la vita come tutte le altre ragazze. Mi ricordava quel giorno... il giorno che cambiò la mia vita per sempre. Corsi via, corsi a perdifiato per nascondere le lacrime. Era ingiusto, ingiusto, ingiusto. Perché diavolo mio fratello poteva imparare a combattere e io invece no? Ero più brava di lui, e anche di tutti i ragazzini che venivano il pomeriggio a giocare. Dicevano che ero una femmina, e le femmine non possono ai cavalieri, ma io li ho battuti tutti. E sono stata punita! Eppure li ho sentiti, li ho sentiti prendersela con mio fratello perchè aveva perso la settimana prima. Lui doveva vincere, io no, io se vincevo venivo punita. Basta, basta! Me ne sarei andata, sarei andata così lontano che non mi avrebbero mai trovato, mai mai mai. Piangevo e correvo via, verso il bosco, non mi importava di niente e di nessuno. Non sarei mai stata a ricamare tutto il giorno come Marta, mi annoiava, ero imprecisa, incapace e la maestra Mina mi rimproverava sempre. No, no, no... io volevo combattere, diventare un cavaliere e andare a caccia di avventure come Lancillotto. Non sapevo nemmeno dove stavo andando, correvo e correvo. Solo quando ormai il fiatone era insopportabile, le gambe cominciavano a cedere mi resi conto di non avere la più pallida idea di dove fossi. Eppure c'ero stata tante volte, nel bosco ma... mi guardavo a destra, a sinistra, cercando un punto familiare, un albero particolare, qualcosa che potessi riconoscere. Ma niente, niente di niente. Ero spaventata, non volevo tornare a casa, volevo andarmene via ma... da che parte era il villaggio? E da lì, dove sarei andata? Sentii le lacrime affiorare di nuovo, mi sedetti a terra, con la schiena contro un albero, le ginocchia al petto e piansi, piansi senza sosta per ore, finchè la calda luce del giorno non lasciò il posto a un caldo crepuscolo di fine estate. Fu allora che arrivò, una carrozza, trainata da cavalli neri, che sembrava appartenere a qualche nobile, o a qualche facoltoso borghese. Magari loro sapevano la strada per il villaggio, mi alzai titubante e mi avvicinai alla carrozza. Immediatamente, questa si fermò, avevo addosso abiti degni del mio rango, dunque non mi avrebbero preso di certo per una mendicante. Le tendine si aprirono e vidi un uomo distinto sorridermi, e poi aprire la porta della carrozza. "Ti sei persa, piccola?" mi chiese, con un tono di voce suadente e un accento straniero che mi fece venire la pelle d'oca. "Io.." arrossendo lievemente per l'imbarazzo di essermi fatta vedere conciata in quel modo da uno sconosciuto. "Abiti da queste parti?" Annuii. "Sali, ti portiamo a casa!" Scossi la testa: "non voglio tornare a casa..." alzando gli occhietti su di lui. Sorrise, guardandomi tutta, uno sguardo cos' intenso che mi fece quesi rabbrividire. "Lascia almeno che ti portiamo in paese, c'è un albergo adatto a una ragazza per bene come te.." sorridendo. Arrossii ancora di più. Evidentemente mi lesse nel pensiero, perchè sembrò capire al volo il motivo del mio imbarazzo. "Sarà mia premura occuparmi di ogni costo, non dovete preoccuparvi di niente madamigella, non potete certo passare la notte alla mercè dei lupi e dei cinghiali..." sorrise, affabile, porgendomi la mano. Dopotutto.. era stato gentile con me, e io non volevo essere mangiata dai lupi. Così presi la sua mano e salii in carrozza. "Vi ringrazio..." guardandolo timidamente. "È un piacere e un onore poter aiutare una ragazzina tanto a modo come voi.." porgendomi un fazzoletto ricamato. "Posso chiedervi perchè piangete?" sempre guardandomi con quegli occhi enigmatici tra il grigio e l'azzurro. "Ecco.." abbassando lo sguardo. "A me potete dire ogni cosa, non uscirà da questa carrozza, avete la mia parola.." con un tono rassicurante. Io lo guardai titubante, ma poi mi lasciai andare, a volte confidarsi con uno sconosciuto è più facile che con qualcuno della propria famiglia. "I miei genitori non vogliono che io combatta.." iniziai, sbirciando timida la sua reazione, magari anche lui la pensava come loro. "Dicono che non è una cosa da ragazze, che devo imparare a ricamare, cose così.." tirando su col naso "...ma io non voglio!". E ripresi a piangere. "Ehi.. ehi.." lui mi alzò il viso che avevo abbassato con un gesto della mano, un gesto delicato e leggero "..posso farti un regalo?". Io lo guardo titubante. Lui sorride, e prende dalla sua borsa da viaggio una scatolina, la apre e dentro c'è una boccetta. "Questo è un filtro magico..." guardandomi negli occhi "...bevilo, e tutti i tuoi desideri si avvereranno" con un sorriso enigmatico. "Ma io.." rigirandolo tra le mani, titubante. "Fidati di me, bambina mia..." fissandomi negli occhi "..tutti i tuoi sogni!". Alla fine, l'avevo bevuta. La mattina dopo, nel lussuoso albergo dove mi aveva lasciato era arrivata una carrozza. Un terribile incendio aveva ucciso tutta la mia famiglia e io, ero di diritto l'unica erede. Il mio desiderio era stato esaudito. Ora nessuno mi avrebbe impedito di imparare a combattere. Già, ora ero padrona della mia vita. E sola, completamente sola. Persi il conto di quanti giorni passai chiusa nella mia camera a piangere, a giurare vendetta per quell'uomo che mi aveva portato via tutto, con la promessa di darmi ogni cosa. Ma sapevo che la colpa non era sua, ma mia. Eppure, ancora non lo sapevo ma il peggio doveva ancora arrivare. Perché poi, nella scatolina trovai anche quel biglietto che ora avevo tra le mani, parole che subito non compresi ma che ben presto assunsero un significato decisamente inquietante, ma terribilmente inevitabile. Dapprima erano sogni, sogni inquietanti, in cui vedevo cose assurde, in cui ero crudele, spietata, lussuriosa, sogni che mi accaldavano, facendomi vergognare terribilmente. E poi un giorno, quella parte di me che relegata nei sogni, nelle fantasie più segrete della mia anima, al canto di una civetta prese vita, una vita vera, al posto della mia. Come la luna e il sole... finché la vista di un amamelide non mi fece tornare in me. E così ogni giorno da allora, senza pace, senza tregua, senza perdono. Sospirai. Non era il momento di pensare al passato. Dovevo andare avanti con le mie ricerche, e cercare di scoprire il pezzo mancante dell'incantesimo. Solo così potevo fare ammenda del mio peccato e sperare in una redenzione. |
14-04-2018, 03.40.59 | #389 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi ad osservarlo incredula mentre da solo prendeva di nuovo la mia mano, la riportava sul mio viso e lasciava scorrere le mie dita, tutto da sè ed io lo osservavo rapita da tanta spontaneità e delicatezza.
Solo alcune ore prima non avrei nemmeno potuto immaginare una tale intimità, più dei baci, più di qualsiasi altra cosa. E rimasi in silenzio ad accarezzargli il viso, guardando i suoi occhi neri e la mia pelle pallida e bianca insieme alla sua. Ambra ed alabastro. Guardai la porta sentendo bussare, poi guardai lui. "Torno subito..." mi alzai dal letto e andai ad aprire. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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14-04-2018, 23.40.18 | #390 |
Cittadino di Camelot
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Derico pagò le guardie ed era proprio vero che i soldi aprivano qualsiasi porta.
Ma io osservavo quel castello maestoso nella sua strana struttura..poi ebbi un sussulto..ricordai le parole di Padre Anselmo e la mente andò pure a Furio, la Rosa Nera aveva scritto nelle sue ultime parole in punta di morte che una di noi avrebbe sconfitto "Il Tormento dei Bastian" solo quando si sarebbe innamorata, ma di uno delle zone del suo amato e in questo modo si sarebbe coronato l' Amore. Era un particolare importante che avevo tralasciato e quindi l' Amore di Furio, semmai lo avessi corrisposto, non sarebbe valso. Ma era impossibile innamorarsi a comando...povera me..ero destinata come le altre? Poi vidi Derico farmi segno e io lo seguii in silenzio e dando un' occhiata ai soldati sorridendo..eh si, si doveva andare a compromessi se volevo saperne di più, sperando tutto questo fosse valso a qualcosa e raggiungemmo un maestoso giardino dove ci aspettava un guardiano. Quei luoghi..mi davano una sensazione strana, come se li avessi vissuti davvero, molti secoli prima, li avessi amati e le mura racchiudevano mille segreti. E li vidi lì...innamorati, passionali...e lei uguale a me.
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