11-03-2011, 12.57.39 | #391 | |
Dama
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Eufebia: Si Llamrei, correrò cosi veloce da rendermi invisibile! Ma ditemi Llamrei, che cosa vi è celato dentro questo involucro? Llamrei: Potrebbe esserci un bell'abito come una lingua avvelenata del drago ucciso da Tristano, oppure un mazzo di margherite appena colte, oppure ancora le budella viscide e appiccicose del serpente marino! Scegli tu se guardare o meno! Qualunque sia il contenuto del pacco sappi che ti accollerai la sua maledizione se cercai di carpire informazioni! Vai ora! E torna per la ricompensa! Ah se penso a cosa sto facendo: un abito nuovo e riccamente rifinito per sir Guisgard...in fondo credo che se la meriti una serata alla Movida del Lago Dorato. Ha combattuto valorosamente contro draghi e mostri marini...una breve vacanza lo rilasserà e gli toglierà quell'acidità accumulata dallo strass da combattimento Solo una cosa: il cappellino....scompiglierà la sua chioma leonina? |
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12-03-2011, 02.58.44 | #392 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Eh, milady, mi sa che siete un tantino pentita di avermi maltrattato ultimamente...
E sia, accetterò questo gradito dono da parte vostra! E poi quel cappello, detto tra noi, mi fa un granchè comodo, vista l'umidità che c'è stasera nell'aria; così potrò fare tranquillamente il mio solito giro d'ispezione per le strade di Camelot, senza il rischio che per l'umidità mi si increspi la chioma
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12-03-2011, 18.20.25 | #393 |
Dama
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15-03-2011, 05.03.05 | #394 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Milady, come siete dura con me...
E sia, grato del bel costume che mi avete donato, ecco a voi tutti un nuovo enigma... Nigros Vito fu uno dei più grandi pensatori e dotti del suo tempo. Per le sua vasta cultura, che nel tempo ha assunto dei tratti leggendari, e per la sua saggezza fu chiamato dall’Arciduca Taddeo III°, detto il Clemente, come precettore del nipote prediletto e suo successore. Sono diversissimi gli episodi che raccontano la vita di questo straordinario sapiente ed uno di questi è il seguente… Durante uno dei suoi viaggi nel Nord Italia, il filosofo fu ospitato nella città di Piacenza, nel palazzo delle autorità. Qui Nigros discusse con i presenti su quale forma di governo fosse la migliore. I Piacentini, ovviamente, lodavano i liberi comuni, indipendenti dal potere imperiale e da quello della Chiesa. Nigros invece, quasi facendosene beffa, non solo ne evidenziava i limiti, ma con argute dimostrazioni elogiava la perfezione dei regimi aristocratici e monarchici. Non avendo allora modo di controbattere le argomentazioni del filosofo, i Piacentini cercarono di prenderlo in fallo sulle sue stesse conoscenze. Furono allora fatti chiamare tre maestri della prestigiosa scuola di Piacenza, per testare se davvero le conoscenze di Nigros fossero all’altezza della fama del filosofo. I tre maestri allora cominciarono a parlare: I MAESTRO: Omero viene considerato, a ragione, come il più grande poeta mai nato. I suoi poemi sono capolavori senza tempo, che gli antichi quasi venerarono come summe dell’intero sapere. I grandi filologi di Alessandria e di Pergamo studiarono, attraverso questi testi, oltre la poesia e la grammatica, anche la storia e la geografia. Grande merito per la loro conservazione va al tiranno ateniese Pisistrato, che per primo ordinò di mettere per iscritto i poemi omerici. II MAESTRO: Se Omero senza dubbio è il più grande, il tempo degli antichi ci ha dato altri straordinari poeti. Uno di questi fu Virgilio. Egli fu sublime cantore del regime augusteo. Con il suo capolavoro, l’Eneide, Virgilio non solo celebrò Roma attraverso una leggendaria origine, al pari delle città del mondo greco, ma cantò come nessun altro il ruolo dell’imperatore come salvatore della repubblica e del popolo romano. III MAESTRO: Ma non solo i tempi antichi videro grandi poeti. Anche in tempi recenti abbiamo avuto straordinari cantori di versi e rime. E di quest’epoca il primo fra tutti fu senz'altro Dante Alighieri, ben conosciuto come Sommo Poeta. La sua inarrivabile opera fu da lui intitolata Commedia, perché aveva inizio incerto, partendo dagli inferi, ma terminava bene, giungendo in Paradiso, e Divina per la materia trattata. In essa il Sommo Poeta raccoglieva l’intero sapere universale e consegnava alla storia un’opera immortale. Nigros ascoltò con attenzione i tre per poi sorridere. “La popolazione della bella Piacenza” disse “parte di certo svantaggiata in confronto alle genti vicine, visto che non tutti i suoi maestri conoscono bene le dottrine di cui parlano!” Infatti uno dei tre maestri, nelle sue parole, ha riportato una grave inesattezza. Chi fra loro tre, mie belle dame ed arguti cavalieri, è il maestro impreparato?
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15-03-2011, 11.00.20 | #395 |
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Oh, bene...
lungi da me la presunzione di riprendere simili maestri, tuttavia vorrei obbiettare che il sommo Dante non nominò la sua massima opera come Divina Commedia, ma semplicemente come Commedia. L'aggettivo 'Divina' le fu invece assegnato dall'eccelso Boccaccio, suo primo ed insigne commentatore.
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15-03-2011, 11.10.32 | #396 |
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Madamigella Talia dice bene. Aggiungerei che, se i fatti si svolgessero all'epoca della prima edizione del libro con il titolo di "Divina Commedia", i liberi comuni non esisterebbero più da un pezzo
Spero di non aver detto grullerie.
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"Mio re, mia vita, mia patria! Il lago è profondo, tranquille le sue acque. Più sottile è questo petto che palpita nel tormento. Ora ditemi, dove dovrei affondare Excalibur per amor vostro?" (da "Thus I shall love thee") |
15-03-2011, 21.17.39 | #397 |
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Lady Talia, i miei complimenti
Infatti era proprio il terzo maestro ad essere impreparato. Come voi stessa avete detto fu merito di Giovanni Boccaccio l'aver aggiunto al titolo della Commedia (e la spiegazione data dal maestro, in questo caso, era precisa) la parola "Divina". Lady Sakijune, si, l'epoca grosso modo è quella, o poco successiva Ed infatti il mito dei liberi comuni per diverso tempo echeggiò fra la gente, soprattutto quando si fece più pressante l'interesse di certe grandi monarchie Europee su alcuni territori del nostro Paese. Inoltre, proprio da questo momento in poi, cominciò una vivacissima letteratura riguardante scritti di tipo politico, che tentavano di illustrare, talvolta con utopia, i caratteri e gli aspetti del perfetto governo.
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15-03-2011, 21.22.22 | #398 |
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Non intendevo l'epoca di Boccaccio, ma l'epoca in cui fu stampato il libro con il titolo moderno (1555)
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15-03-2011, 21.35.50 | #399 |
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Ah, ok!
Allora avevo capito male, milady Grosso modo, l'enigma raccontato risalirebbe, più o meno, alla metà del XV secolo.
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16-03-2011, 11.20.47 | #400 | |
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Ma non so se merito addirittura l'applauso... sapete, tra il 'mio' Dante e l'eccelso Boccaccio, si potrebbe dire che 'giocavo in casa'!
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