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01-11-2010, 20.12.39 | #431 |
Cittadino di Camelot
Registrazione: 08-04-2010
Residenza: Ignota ai più
Messaggi: 2,235
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Ero inorridita, pietrificata dall’angoscia per le parole di quell’uomo e per ciò che stava avvenendo... mi appoggiai alla colonna con tutto il mio peso, aggrappandomi con i polpastrelli alla pietra nella speranza di non crollare, appoggiavo la fronte contro la parete fredda, lo stomaco mi si era stretto tanto in fretta che una sgradevole sensazione di nausea mi aveva avvolta e mi stava annebbiando la capacità di riflettere...
Nei miei occhi un’immagine si sovrappose a quella che avevo appena visto... immaginai che anche Eileen fosse stata legata su quell’altare, la vidi terrorizzata e in lacrime, totalmente indifesa di fronte a quella follia mentre non vi era nessuno che potesse aiutarla... mi mancò l’aria! ‘Il mio arco!’ pensai con frustrazione... se avessi avuto ancora il mio arco tra le mani, nessuno di quei folli all’altare sarebbe arrivato vivo all’istante successivo e, in quel caso, non mi sarebbe neanche importato niente di cosa sarebbe successo a noi quando l’altro centinaio di presenti avesse reagito e risposto all’attacco... Ma non l’avevo, ero disarmata e totalmente impotente! Ad un tratto qualcosa mi fece sussultare... era una voce melodica e carezzevole che, al mio orecchio, sussurrò: ‘Torna in te...’ Mi raddrizzai e guardai sir Guisgard vicino a me... ma un’occhiata mi bastò per capire che lui non c’entrava e che, probabilmente, non aveva neanche sentito niente. E poi io avevo riconosciuto quella voce, sebbene non la udissi ormai da tanti anni. ‘Ricorda, la tua strada ti ha condotto qui non senza motivo, figlia mia... Torna in te!’ disse di nuovo quella voce... era come un fruscio, un vento leggero entro cui ben potevo distinguere la voce di mia madre. “La mia strada!” mormorai tra me... e improvvisamente mi sentii piena di una nuova forza, di una forza diversa che mi riscaldò il cuore... avvertivo la sua presenza vicino a me in un modo in cui non mi succedeva ormai da tanto e tanto tempo e ciò mi fece sentire sicura. “Ci occorre un diversivo!” sussurrai al cavaliere in tono pratico “Sono troppi per essere affrontati tutti insieme, ma forse possiamo distrarli quel tanto che occorre per prendere Llamrei e la ragazza e portarle via di qui!” Mi guardai intorno un istante, poi sfilai delicatamente il mio pugnale dalla manica e lo feci roteare in aria, riafferrandolo per la punta... ero pronta al lancio. “Credete, ad esempio, che si creerà abbastanza confusione se uno di quei maledetti laggiù in fondo...” dissi, indicando il gruppo degli uomini dipinti che si stava accalcando intorno all’altare per assistere a quel macabro rituale “...riceve questo coltello dritto nel collo?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
01-11-2010, 21.12.57 | #432 | |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Puglia
Messaggi: 158
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Citazione:
<Empi lanciò un’occhiata di rimprovero ad Icarion ma a nulla servì, il principe non sembrava voler cessare il suo discorso. Quando le guardie lo immobilizzarono Empi fissò i suoi occhi intensamente e l’energia che circondava il suo corpo s’intensificò. Capì che il principe aveva compreso e lasciò che i nani lo portassero via…avrebbero trovato la cella vuota di lì a poco, quando Icarion avrebbe ripreso il suo aspetto naturale. Sorrise poi, rimasta sola con Elisabeth le si affiancò> Cosa vi angustia , mia Signora? <a lei si rivolse con voce profonda e placida che pareva il canto di un ruscello in primavera> Ciò che cercate non è qui, ma è vicino. Colei che cercate è in grave pericolo e vi attende. Il sottobosco la custodisce <Empi aveva parlato con una nuova consapevolezza, arricchitasi di nuova energia. Era questo l’effetto che le faceva essere vicina agli umani scelti dalla Terra. Il suo destino era stranamente legato agli umani e lei lo percepiva, infondo c’era molto in comune tra lei e Icarion> devo raggiungere il mio principe, non posso abbandonarlo <confidò poi ad Elisabeth mentre le volgeva un leggero inchino e si apprestava a lasciare la stanza. Si voltò ancora una volta e fissò i suoi occhi> Ci incontreremo ancora, nel bosco
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Come away, O human child! To the waters and the wild With a faery, hand in hand, For the world's more full of weeping than you can understand. |
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01-11-2010, 22.37.31 | #433 |
Cittadino di Camelot
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Messaggi: 690
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Ormai era notte fonda, consumammo la cena velocemente senza scambiarci una parola, in effetti era normale , eravamo dei perfetti estranei , ed io non ero stata educata per essere una dama che usava il dono della parola senza misura e intelletto. Pensai alle cose successe in questa giornata e mi sistemai per la notte , sdraiandomi su una panca accanto al fuoco .La mattina mi sarei alzata alle prime luci dell'alba per riprendere il mio cammino, con la speranza che il tempo sarebbe un po migliorato. Prima di prender sonno mi preoccupai di lasciare due parole di ringraziamento ai due messeri, non potevo andar via senza fare questo. Presi un pezzo di carta trovato accanto al cammino e con un piccolo calamaio scrissi... " dal profondo del mio cuore vi ringrazio per la vostra ospitalità. Ricordate una cosa: i nostri ricordi , i nostri sogni , non smetteranno mai di esistere dentro di noi.Essi sono come la fiammella di una piccola lampada, illuminano il tempio della nostra anima. Con amicizia LadyGonzaga." La mattina arrivò presto, un leggero raggio di luce filtrò attraverso una piccola apertura accanto al cammino, mi alzai cercando di non far rumore, mi guardai attorno preoccupandomi di aver messo bene in vista il mio biglietto, apri la porta voltandomi indietro per dare un saluto nel mio pensiero a coloro che ancora dormivano, usci dalla casa e mi immersi nel bosco , per riprendere la mia strada che mi riportava a casa. Pensai tra me a tante cose ma la più importante era che nessuno si incontra per caso, ogni persona a cui stringiamo la mano ha un posto ben preciso nel nostro cammino.
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[SIGPIC][/SIGPIC][B][I][SIZE="2"][COLOR="Wheat"] Nessun sole potrebbe risplendere se gli occhi del cuore non ne vedessero la luce.(anonimo)[/COLOR][/SIZE][/I][/B] |
02-11-2010, 16.03.19 | #434 |
Viandante
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Residenza: Al centro del mondo
Messaggi: 29
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Arowhena osservava silenziosamente da sotto il cappuccio Bumin e Dukey... come sempre, evitava di donare le sue parole a gente come quella... ma sfortunatamente questi due figuri rischiavano di essere pericolosi... sembravano viscidi e i loro sguardi complici non promettevano nulla di buono... la loro aura era negativa... per il momento sentirli lontano era un sollievo.. e sapere che andassero verso Est, lo era maggiormente. Arowhena infatti sentiva oscurità accumulata ad Ovest... sentiva che il suo gruppo dovesse andare in quella sirezione. Non occorreva conoscere o non conoscere il bosco, occorreva "sentire" ciò che il bosco comunicava per comprenderne la direzione.
Non sapeva bene di cosa si trattasse ma l'oscurità si infittiva... Vide due cani combattere tra di loro, cattivo segno! Ebbe l'istinto di voltarsi subito verso Belven per comunicargli la sua sensazione.. poi cambiò idea nel vedere il suo sguiardo incuriosito ma tutto sommato indifferente al fatto in sé... forse pensava che si trattasse solo di due cani... Ma perché sentiva il bisogno di parlare con lui? Subito dopo però si imbatterono in due cavalieri che combattevano tra loro con lo stesso impeto dei due cani. I due avvenimenti erano sicuramente legati tra loro. Questa volta non ebbe remore, si voltò verso Belven e disse: "State attento cavaliere, non credo si tratti di un semplice duello!"
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La Conoscenza è Potere |
02-11-2010, 17.34.29 | #435 |
Cittadino di Camelot
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Messaggi: 596
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Quando Louis si fu ritirato nella fucina per dedicarsi al suo tanto alacre quanto misterioso lavoro, Lady Gonzaga annunciò con un sorriso che si sarebbe occupata della cena. Quindi con un inchino rapido, era sparita nell'attigua cucina. Morven la seguì con lo sguardo fino a che non fu inghiottita dall'ombra oltre la porta.
Rimase solo. Nella stanza solo le fiamme fanciulle guizzanti a circondarlo come in una carola, e nel silenzio il crepitare ritmico del legno che si estingueva. Prese fiato un istante. Da quando si era risvegliato in quella casa, mille pensieri si erano rincorsi nella sua mente, affastellandosi, confluendo in un unico pensiero per un istante verticale che aveva risvegliato in lui grandi sogni, poi erano tornati a dividersi, seguendo sentieri imprevedibili. Per un attimo si sentì annegare in un mare di perplessità. Guardò l'arco della porta. Louis gli aveva chiesto di tenere compagnia a Lady Gonzaga. Perchè lo aveva fatto? Per cortesia nei confronti della giovane, o per timore che lo avrebbe seguito una volta ancora nella fucina e spiato il suo lavoro? La curiosità lo pungeva ancor di più, se mai era possibile. Quelle parole del suo ospite a proposito della spada non abbandonavano i suoi pensieri. Tuttavia, se egli era davvero un cavaliere, non aveva davvero molta scelta. Sia la richiesta esplicita dell'uomo, sia le leggi della cortesia gli imponevano di mettere a tacere il proprio impeto e la propria curiosità, e di recarsi immediatamente da Lady Gonzaga. E tuttavia, senza un vero motivo, Morven ancora esitava nella stanza.... perchè? La fanciulla gli aveva ispirato simpatia al primo sguardo, e di certo non sarebbe stato un compito sgradevole quello di discorrere con lei, tutt'altro! Convincendosi infine di quelle parole, il giovane si mosse per raggiungere la ragazza nella stanza accanto. Uscì dalla luce del camino, individuò la cucina, ma di colpo si fermò sulla soglia. Lady Gonzaga era intenta a rimestare il contenuto di una grande pentola che aveva messo sul fuoco. L'odore che da essa esalava era intenso e piacevole, mentre le braccia bianche della ragazza si muovevano energiche e precise intorno a quel paiolo. Vicino al fuoco, il pane era stato messo a scaldare, e il lardo cominciava a sciogliersi scintillante. Morven fu stranamente colpito alla vista di quella scena. Quella ragazza di certo doveva essere stanca e ancora scossa da ciò che le era accaduto. Aver camminato a lungo a piedi, essere sorpresa dalla notte in un luogo che non conosceva, chiuedere ospitalità in una casa abitata da soli uomini... eppure, senza nemmeno battere ciglio, stava preparando una cena per loro! Non aveva esitato nemmeno un istante, e il suo cuore gentile aveva voluto esprimere loro la sua riconoscenza con quel gesto! A quel pensiero, Morven si trovò quasi costretto a paragonare la propria condotta a quella di lei... come aveva ripagato la generosità di sir Louis? Sir Louis che lo aveva salvato, rifocillato e soprattutto gli aveva aperto il suo cuore con schiettezza e sincerità... e lui, come lo aveva ripagato? Di fronte a quel pensiero, Morven provò una fitta al cuore, e di colpo si sentì molto indegno. In quella casa aveva avuto l'opportunità di incontrare due anime buone e generose, e lui, proprio lui che aspirava ad essere Parsifal, che si faceva vanto dei suoi ideali cavallereschi, proprio lui tra loro era stato il più falso! Aveva ripagato la sincerità con una menzogna, nascondendo i suoi veri pensieri nel fondo del proprio cuore. Nel momento in cui provò tanta vergogna per il suo operato, Morven non esitò oltre. Si girò, ed in tutta fretta si diresse verso la fucina, dove sapeva che avrebbe trovato il cavaliere. Vi si diresse con tutto lo slancio del suo cuore e tutta l'avventatezza della sua giovane età. Quasi dovette bloccarsi sulla soglia, stringendo con forza lo stipite di legno brunito. "Signore, io credo..." esclamò di colpo, con voce piena di urgenza. Louis sollevò lo sguardo dall'incudine, e in quel momento incrociò gli occhi di Morven. Il giovane cavaliere, alla vista di quegli occhi nobili e leali, si frenò, sentendo che non erano quelle le parole giuste da utilizzare con quell'uomo. Lasciò la presa, abbandonò la mano lungo il fianco e avanzò di qualche passo verso l'incudine. "Io ho sollevato quella spada!", proruppe allora in un unico fiato.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
02-11-2010, 20.15.56 | #436 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel villaggio dei nani, Icarion era stato messo nella prigione di quei piccoli uomini.
"Qui avrai tempo per riflettere sui tuoi bollenti spiriti!" Disse una delle guardie che lo rinchiusero in cella. Il principe sbuffandò si lasciò cadere sulla paglia che faceva da austero e scomodo giaciglio per i rigionieri. "Che rabbia..." pensò "... potrei assumere le mie reali sembianze e uscire da qui come il vento..." ma un attimo dopo l'immagine di Empi gli tornò alla mente. Qualsiasi gesto avventato da parte sua avrebbe messo in difficoltà la giovane fata con quei nani. Erano questi un popolo di guerrieri con poteri temuti anche dal mondo fatato. Icarion restò poi sorpreso da quei suoi pensieri. Era sempre stato avventato, istintivo, facile agli eccessi e dal sangue caldo. Ora invece, forse per la prima volta in vita sua, qualcosa l'aveva spinto ad essere riflessivo e cauto. E quel qualcosa aveva un volto ed un nome. Erano quelli di Empi. "Perchè? Si chiedeva perplesso il giovane principe. Perchè quella fatina era riuscita a sedare la sua indole? Perchè il solo pensiero di metterla nei guai era bastato a farlo desistere da ogni proposito bellicoso? Ma Icarion non volle dar peso a quei pensieri. Quasi a non volerli accettare. Erano così nuovi, strani per lui. E non riusciva a comprenderli fino in fondo.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 03-11-2010 alle ore 04.41.25. |
02-11-2010, 20.39.37 | #437 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La casa di Louis era isolata, all'ombra del folto bosco, immersa nel cuore più selvaggio di quel luogo.
La solitudine e la malinconia erano le sue compagne. E nulla è peggio del ricordarsi la gioia quando si è nel dolore. La stanza dell'incudine echeggiava del suono delle lamine e delle lame che raschiavano sull'icrostato metallo della spada. Ma a quelle parole improvvise di Morven, Luois fissò il cavaliere. "Vi sarete certo confuso..." disse "... talvolta visioni ed illusioni ci appaiono simili alla realtà... anche io, nel cuore delle notti più silenziose e solitarie, ho quasi la sensazione di essere sfiorato da un'immagine a me cara più della vita stessa... ma è solo la crudele indifferenza di una vita che ben poco si cura delle preghiere di noi miseri mortali..." Poi, tornando a pulire la sua spada, aggiunse: "Vi ho chiesto di far compagnia alla nostra giovane ospite... è solo di là, in casa di estranei... ed il fuoco del camino è un compagno troppo silenzio per allontare gli incanti di madonna Solitudine..." Ma entrambi ancora non sapevano che la giovane Gonzaga era andata via, lasciando solo un biglietto come saluto.
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02-11-2010, 20.57.57 | #438 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Belven, Arowhena, Cavaliere25 e i due cavalieri che li scortavano, dopo aver visto poco più avanti i due feroci molossi l'uno contro l'altro, incontrarono due cavalieri che si sfidavano con impeto e rabbia.
Belven fu scosso da quelle parole di Arowhena. La donna sembra sicura di quella sua sensazione ed il suo sguardo pareva animato da viva inquietudine. Belven annuì e rivolgendosi poi verso i due cavalieri chiese: "Messeri... la vostra abilità e le vostre corazze tradiscono un lignaggio non comune... perchè dunque il fiore della cavalleria Cristiana spreca la sua forza, quando invece il mondo è flagellato da infedeli ed eretici?" "Badate di non seccarci, cavaliere!" Gridò uno dei due. "Una questione ben più alta della cavalleria è sorta tra noi!" "Più grande della cavalleria?" Ripetè stupito Belven. "E cosa può esservi di più grande? Solo la Fede è superiore alla cavalleria!" "Ci battiamo per il cuore di una bellissima dama!" Rispose l'altro cavaliere. "E chi fra noi vincerà avrà il permesso di corteggiarla!" "E' assurdo!" Esclamò Belven. "Amore non chiede tanto per i suoi favori!" "Allora recatevi nel suo palazzo, messere" rispose quel cavaliere "e capirete che diciamo il vero. Se preseguirete in quella direzione lo troverete... è un palazzo costruiti con pietre e marmi che assumono colori differenti a seconda dell'ora del giorno. Ed ora non seccateci più e lasciateci risolvere la nostra questione!" A quelle parole, Belven fece cenno ai suoi di proseguire. E poco più avanti, la compagnia, si trovò davanti ad un grande palazzo. E dalla descrizione sembrava essere quella della misteriosa dama di cui parlavano i due cavalieri incontrati poco prima.
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02-11-2010, 21.17.13 | #439 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, nell'oscuro e balsfemo seno del bosco, Guisgard e Talia stavano assistendo ad una delle deliranti cerimonie degli Atari.
Nessuno aveva mai visto un simile rito. Nessuno tra i viventi. "Si, si creerà abbastanza confusione da ritrovarci un attimo dopo un centinaio di quei fanatici contro decisi a farci la festa!" Disse Guisgard dopo la proposta di attacco di Talia. "Ora lasciatemi pensare... e smettete di far roteare quel coltello, che mi rendete nervoso..." Il cavaliere si guardò intorno, massaggiandosi la mascella, coperta da leggera barba. Ad un certo punto, appoggiandosi ad una semicolonna, si accorse che queste era instabile e pericolante. "Avete voglia di dar sfogo ai vostri bollenti spiriti, milady?" Chiese sarcastico a Talia. "Bene, allora spingete questa semicolonna in direzione dell'altare... e se vi sembra troppo pesante..." aggiunse facendole l'occhiolino "... allora usate la lingua, la vostra arma più letale!" I due così cominciarono a spingere. Ad un tratto la colonna cominciò a scricchiolare e finalmente cedette, cadendo di lungo verso l'altare. Un sordo boato echeggiò nella sala ed i bracieri attorno all'altare si rivoltarono a terra, dando fuoco in breve alle numerosi pelli d'animali che coprivano il pavimento di pietra. Un attimo dopo scoppiò una confusione generela. "Presto, spegnete il fuoco!" Ordinò il capo degli eretici ai suoi uomini. Tutti loro corsero allora fuori dalla sala. "Presto, liberiamo le due donne!" Urlò Guisgard a Talia. In un attimo, Llamrei e la ragazza furono liberate, mentre il fuoco cominciava ad invadere ogni angolo della sala. "Per di qua!" Indicò Guisgard. Ed i quattro passarono in una piccola apertura laterale, ritrovandosi in un corridoio semibuio.
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02-11-2010, 21.54.18 | #440 |
Cittadino di Camelot
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Arrivati davanti al castello mi voltai verso Belvan e dissi che facciamo signore entriamo e vediamo chi è che abita in questo castello e vediamo anche se quei cavalieri dicevano il vero su quella dama menzionata aspettai una sua risposta mentre fissavo quel castello.
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fabrizio |
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