21-04-2011, 03.17.57 | #431 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Le ancelle lo circondavano festanti, ridendo maliziosamente.
“Ci siete mancato, mio signore!” Disse una di loro. “Ehi, che accoglienza!” Esclamò sorridente Icarius. “Abbiamo avuto tanta paura di non rivedervi più, mio signore!” Disse un’altra. “Ora però penseremo noi a voi…” fece un’altra ancella accarezzandogli il petto ed il volto “… un bel bagno e poi un rigenerante massaggio con sali ed oli all’essenze più inebrianti.” Cominciarono allora a spogliarlo. “Ehi… ehi…” le fermò Icarius sorridente “… piano, piano ragazze!” “Cosa c’è che non va, padrone?” “Cosa? Oh, nulla, nulla!” Richiudendosi la camicia. “Siete davvero amorevoli… e molto belle!” “Siete forse stanco, mio signore?” “Stanco? Eh, eccome si potrebbe con voi! Fareste resuscitare un morto, voi!” Le ancelle risero maliziose, fingendo ingenuità. “Su, mio signore…” sospirando una di loro “… facciamo uno dei vostri giochi…” “Si, mio signore!” Fecero in coro le altre. “Piano, piano, ragazze…” allontanandosi da loro “… sono un uomo sposato io!” Facendo l’occhiolino. “Ma se vostra moglie è fredda è distaccata…” mormorò una. “E non condivide con voi nemmeno il suo letto…” “Si, ormai tutti lo sanno a Capomazda…” Icariuis le fissò stupito. “Ma poi perché mai non se ne ritorna a Sygma?” Domandò un’altra. “Ma perché lei è stata barattata per la pace di Sygma!” Rispose un’altra ancella. “In fondo non è poi tanto diversa da noi…” “E poi non con tutti è fredda e distaccata…” intervenne un’altra “… avete visto quanto tempo passa con quel cavaliere giunto da Sygma?” “Si e come si parlano poi…” “Ma cosa state dicendo?” Domandò Icarius. “Abbiamo solo detto la verità, mio signore…” “E poi quella donna a voi non è mai interessata!” Icarius uscì dalla stanza e cominciò a chiamare il fedele Izar. “Siete qui!” Disse entrando nella biblioteca, dove si trovava il filosofo. “Cosa accade, milord?” “Cosa si dice a Capomazda di quel che accade tra me e mia moglie?” “Milord, sono solo sciocchezze…” “Chi è quell’uomo che è venuto da Sygma?” Chiese con rabbia. “Milord…” mormorò Izar, facendosi serio “… avete una guerra da combattere… l’unica cosa che conta è solo il ducato… una donna, per bella ed intelligente che possa essere, non può valere tanto…” “Ma cosa state dicendo?” Ringhiò Icarius prendendo per la tunica Izar. “Milord, vi prego…” ansimando il filosofo “… calmatevi… avete le ancelle più belle… giunte da ogni parte del regno… ed ogni donna di Capomazda potrebbe essere vostra… calmatevi… ora siete confuso, ma quando ritornerete in voi…” “Cosa?” Urlò Icarius. “Cosa cambierà? Rispondetemi? Cosa cambierà?” “Milord… calmatevi… quella donna non vi è mai interessata… calmatevi ora…” Icarius lo lasciò di colpo ed il filosofo dovette appoggiarsi al tavolo alle sue spalle per non cadere a terra. Un attimo dopo il duca corse via.
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21-04-2011, 03.41.22 | #432 |
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Morrigan dall’alto delle mura fissava la quiete della sera che ricopriva la vasta e fertile campagna circostante.
La foschia si avvertiva appena ed era possibile ancora riconoscere i piccoli borghi in lontananza, illuminati sulle pendici dei monti lontani, le cui austere sagome si confondevano con l’orizzonte sterminato. E mentre Morrigan era rapida da mille e più pensieri, udì qualcuno che cantava. “Conosco un cavaliere, Ghemil si chiamava ed una donna sopra ad ogni cosa lui amava! Per lei piantò un giardino con mille e più fiori, e i petali raccoglieva per curar di Amore i dolori!”
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21-04-2011, 03.53.20 | #433 |
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Matthias fissò Talia e restò turbato nel vedere la sua espressione.
“Si è fatto tardi…” disse “… meglio ritirarsi. Immagino che il priore sia già andato a letto… lo seguirò… tu invece raggiungerai tuo marito, credo… beh, ti auguro una serena notte…” E raggiunse la sua camera, lasciando Talia da sola con gli austeri ritratti dei nobili Taddei a fissarla. E i loro sguardi enigmatici sembravano dar forma ai suoi dubbi ed alle sue inquietudini.
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21-04-2011, 04.07.31 | #434 |
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“Conosco un cavaliere, Ghemil si chiamava
ed una donna sopra ad ogni cosa lui amava! Per lei piantò un giardino con mille e più fiori, e i petali raccoglieva per curar di Amore i dolori!” La musica era delicata, e le parole le invasero subito la testa... ed era dolce quell'emozione... di cosa stava parlando? Chiuse gli occhi, e c'erano i fiori... e il vento... il vento sembrava essere cessato, per ospitare quel sospiro... Di colpo aprì gli occhi e si girò, alla ricerca di quella voce... "Chi è là?" domandò mentre i suoi occhi vagavano nell'ombra della scala e dei merli "Chi siete?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
21-04-2011, 05.12.02 | #435 |
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“Anche i versi di una vecchia canzone ti mettono in guardia? Dammi retta… così non troverai mai marito!” Disse Finiwell a Morrigan. “Ma cosa ci fai quassù?” Chiese poi.
E senza attendere la sua risposta, il cavaliere si avvicinò al parapetto merlato. “Vengo spesso quassù…” mormorò con un’aria insolitamente seria “… da qui è possibile abbracciare uno scenario che sembra infinito… nelle giornate limpide cerco con lo sguardo il mio borgo… non è lontano da qui… un giorno vi ritornerò… quando sarò stanco di combattere… e troverò ad attendermi le cose più importanti che ho… quelle che da sole bastano a farmi felice… come è bello il mondo da quassù…” sospirò “… se solo non ci fosse questa maledetta guerra…” Poi, quasi a destarsi da quei pensieri, riassumendo la sua solita aria scanzonata disse: “Ti conviene tornare giù in caserma… se qualcuno scoprisse che hai passato la notte da sola con me, beh, cosa si direbbe in giro?” E rise forte.
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21-04-2011, 05.31.22 | #436 |
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Vedendo Finiwell, Morrigan fece un passo indietro, istintivamente... ma poi le sue parole la lasciarono interdetta, ed ella non reagì in lacun modo al suo arrivo. Si limitò soltanto a guardarlo.
Sembrava diverso, e senza che ce ne fosse alcun motivo. Lo studiò meglio. Aveva bevuto. Forse era il vino che lo aveva reso così malinconico. Lo ascoltò in silenzio, senza quasi osare disturbare quei suoi pensieri espressi ad alta voce. C'era, in quella malinconia, qualcosa che sposava i pensieri che lei stessa aveva avuto qualche attimo prima. "Già... se non ci fosse la guerra... o se quel tizio non ci avesse attraversato la strada, o se l'oro non valesse più della vita, o se l'onore fosse tenuto più in conto dagli uomini... vedete, signore, è piuttosto inutile pensare come sarebbe il mondo se fosse diverso da quello che è... perchè purtroppo ogni cosa è esattamente e semplicemente quella che è, nulla di meglio o di peggio..." Lo scrutò un istante per vedere come avrebbe reagito a quella frase. Era la prima volta che gli parlava in un tono che fosse un po' meno che ostile, ma lui non sembrava aver troppa voglia di importunarla, almeno in quell'occasione, e Morrigan pensò che non era necessario attaccare chi non la stava attaccando, e riprese: "Comunque mi dispiace, non avevo alcuna intenzione di violare il vostro posto prediletto, me ne vado via subito..." E ignorando il suo ultimo commento salace, fece per discendere la scala che conduceva alla corte. Esitò soltanto un attimo, appoggiando la mano sulla pietra ruvida di quell'ingresso, e voltandosi verso il cavaliere: "Molto bella, quella canzone... non parlo ancora alla perfezione la vostra lingua, e non sono certa di aver compreso ogni parola... ma sembrava una bella storia..."
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 21-04-2011 alle ore 05.44.10. |
21-04-2011, 05.46.24 | #437 |
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La brughiera.
Sembrava addormentata ed incantata nella lieve foschia che cominciava a filtrare i colori e i riflessi del crepuscolo. I corsi d’acqua intrisi di aurei bagliori durante il giorno, ora andavano ad assumere l’immagine di nastri d’argento e luccicavano sulla terra che si scuriva all’ombra dell’ancestrale intrico della boscaglia. Gli ultimi raggi obliqui del Sole calante disegnavano lunghe ed inquiete ombre sulla vasta e selvaggia piana. Lo scenario diventava sempre più tetro e desolato, man mano che l’imbrunire avanzava ed avvolgeva ogni cosa. La stradina che serpeggiava tra quelle immense e selvagge chiazze verdeggianti, giungeva ad un vecchio edificio. Talia attraversava la stradina a piedi nudi, avvertendo l’umidità del terreno sotto di lei. Ad un tratto sentì qualcosa. Un canto, triste ed angosciante, recitato quasi come una litania. “Non piangere, bambino mio…” diceva la donna “… non piangere, la mamma è qui…” Talia riconobbe il volto di quella donna, come una folgorazione: era lady Gyaia e sembrava avere con sé un bambino. Ma avvicinandosi, la principessa di Sygma si rese conto che la donna stringeva solo un panno vuoto fra le sue braccia. Un panno intriso di sangue. “Questa che vedi fu un regalo del mio Ardeliano…” mormorò a Talia, fissando l’edifico alla fine della strada “… i primi tempi furono difficili… lui era lontano, in guerra ed io avvertivo la nostalgia per Sygma… ma quando egli ritornò, per alleviare la mia tristezza, fece costruire questa Pieve… guardala bene… è in tutto simile a quella che sorge tra le colline dove fu eretto il monastero di San Casciano e la Rocca dei Montelupi... e qui ogni domenica io ascoltavo la messa… e mi sentivo come nella mia bella terra…” In quel momento la campana delle Pieve suonò e Gyaia svanì. Un attimo dopo Talia si ritrovò nel sacro edificio. Un grande altare sorgeva sotto l’abiside, mentre un soffitto a volta era retto da colonne di gusto romanico. Nella navata vi erano diverse nicchie, tutte ospitanti statue di Santi. Ed in fondo, dal lato opposto all’abside, c’erano alcune robuste armature, doni degli antichi e nobili signori del posto. Talia si inginocchiò a pregare, quando un boato scosse l’intero edificio. Le colonne cominciarono a scricchiolare e parti degli affreschi cominciarono a venire giù dalle pareti. Improvvisamente le armature fecero un passo in avanti, bloccando l’uscita della Pieve. Un lamento, spaventoso e delirante, si diffuse nella navata. Ad un tratto una di quelle armature cominciò ad avvicinarsi a Talia. E con un gesto improvviso le strappò il medaglione che portava al collo, nel quale c’era il ritratto di Icarius. L’armatura osservò quel volto e si abbandonò ad uno spaventoso lamento, dopo il quale echeggiarono altri suoni simili, provenienti dai mosaici che raffiguravano i dannati all’Inferno. L’armatura allora si alzò la visiera dell’elmo, mostrando due malefici occhi bianchi e senza luce, che il solo guardarli trasmetteva pena ed angoscia. In quell’istante Talia si svegliò. Istintivamente portò la mano sul medaglione che aveva al collo. Udì il suono delle campane di Capomazda che annunciavano i riti del Giovedì Santo, che celebravano l’inizio della Passione di Nostro Signore.
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21-04-2011, 13.11.25 | #438 |
Cittadino di Camelot
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Frastornata da tutto quel vociare e dall'intenso odore di cibi e libagioni, cercai di mantenere un'espressione dignitosa.
Certamente il giovane Nyclos non difettava di tenacia. "Dubito, Sir Nyclos, che abbiate intenzione di lasciarmi andare prima della fine del conflitto, per tanto credo che dovrò attendere la sua conclusione..." la mia voce era tranquilla, ma in fondo celava un po' di fastidio, com'era giusto che fosse. "In ogni caso... essendo errante come una foglia nel vento, questi contrattempi non mi preoccupano... non ho patria e neppure impegni improrogabili." Mi punse una specie di malinconia. Bevvi dalla coppa che mi aveva porto. Tra non molto il vino avrebbe preso la meglio sui convitati e certamente avrebbero avuto una lingua più sciolta... mi preparai a cogliere le loro parole.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
21-04-2011, 20.18.29 | #439 |
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Aprii gli occhi e per un istante non osai muovermi ne’ respirare.
Le pesanti tende coprivano completamente le finestre, così che la stanza era ancora immersa nella penombra... nonostante ciò, lentamente, iniziai a distinguerne i contorni e la mia mente si placò un poco. Spostai una mano sul petto e cercai il medaglione appeso alla catenella che portavo sempre intorno al collo... trovarlo mi rasserenò: le mie dita incontrarono il metallo freddo e prezioso e lo strinsero convulsamente. E’ stato solo un sogno... mi dissi, tentando di riportare tutto su di un piano razionale e quasi costringendomi a tornare a respirare... E’ stato soltanto uno stupido sogno, niente di più! Eppure qualcosa mi diceva che non era stato soltanto un sogno... Fin da piccola avevo sempre sognato molto, ogni notte... ma questo era stato diverso: era stato nitido, affatto confuso e mi aveva lasciata con quella sensazione che non accennava ad andarsene neanche adesso che ero ben sveglia! Mi alzai dunque, mi avvicinai alla finestra e scostai la tenda... l’aria era limpida e fredda quella mattina, lasciai che i raggi del sole mi battessero sul viso nella speranza che ciò riuscisse a scacciare i postumi di quel sogno, ma non fu così... In quel momento entrò la vecchia ancella che ogni mattina mi aiutava a vestirmi e già mezz’ora dopo, ormai pronta, stavo scendendo le scale verso la chiesa dove avrei dovuto assistere alla funzione del Giovedì Santo... E fu in quell’istante che ebbi quella folgorazione... “Vieni...” disse lord Rauger non appena mi vide fare capolino dalla porta della biblioteca. “Mi avete fatta chiamare, milord?” chiesi. “Sì, infatti...” rispose affabile il vecchio duca “Guarda... questa mappa rappresenta tutti i territori sottoposti al potere dei Taddei. Ogni città, ogni villaggio, ogni bosco e ogni pianura, finanche il più remoto pozzo e la più piccola pieve è stata segnata su questa mappa! Mi fa piacere che tu la veda...” Mi feci avanti e lanciai un’occhiata rapida alla vecchia pergamena che l’uomo aveva srotolato sul tavolo... “Vedo, milord!” esclamai, non curandomi affatto neanche di simulare il pur minimo interesse. Era passato circa un mese dal mio matrimonio ed Icarius era già partito ormai da settimane... la mia rabbia, la mia frustrazione, il mio disinteresse per tutto ciò che quella famiglia rappresentava si stava acuendo rapidamente e ben presto avrebbe raggiunto la soglia limite. Lord Rauger tentò di interessarmi narrandomi qualche aneddoto ma io ero ben decisa a non concedergli la pur minima soddisfazione, così infine l’uomo ripose la mappa su di un alto scaffale e, con un sorriso triste, mi congedò. Quel pensiero mi attraversò la mente, inchiodandomi là dove mi trovavo... ‘Ogni città, ogni villaggio, ogni bosco e ogni pianura, finanche il più remoto pozzo e la più piccola pieve è stata segnata su questa mappa...’ aveva detto. Finanche la più piccola pieve... mi ripetei. Dovevo trovarla! Dovevo trovare la pieve del mio sogno! Dovevo trovare la pieve di Gyaia! Dovevo accertarmi che non fosse soltanto una mia fantasia, che quella donna che sognavo ormai in modo ricorrente non fosse il frutto della mia mente... avrei cercato quella pieve su quella mappa, avrei scoperto se esisteva davvero... dovevo farlo se volevo scoprire che cosa significava quel sogno! In fretta mi voltai e presi a risalire di corsa la scala in direzione della biblioteca...
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
22-04-2011, 02.04.51 | #440 |
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“La nostra lingua” disse Finiwell fissando Morrigan presso le scale “è quella dei bardi, dei cantori, dei musici e dei poeti. E per questo sa cantare ogni storia, che sia d’amore, o di gesta cavalleresche! E’ una lingua capace di parlare al cuore, di suscitare emozioni e sensazioni forti. In essa è racchiuso il soffio del vento, la magia della campagna e l’inquietudine della brughiera. Ma anche l’ardore del Sole e l’incanto della Luna.”
La fissò e sul suo volto sorse quel solito sorriso che mostrava una smisurata fiducia in se stesso. “Perché stai cercando quell’uomo?” Chiese.
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