22-04-2011, 02.37.33 | #441 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La sera, al castello di Cimarow, trascorse tra le risate e i propositi di quei nobili traditori.
Il vino scorse a fiumi, così come la carne ed il pane. Le schiave danzarono per tutta la cena, al suono dei musici con i loro flauti. “Come una foglia al vento…” disse Nyclos fissando Melisendra “… ma anche il vento si può imprigionare, no? Le mura di questa fortezza sono capaci di racchiudere anche il vento, milady…” aggiunse sorseggiando dalla sua coppa. “Quando attaccheremo Capomazda, milord?” Chiese uno dei baroni, visibilmente sotto gli influssi del vino. “Siamo inattivi da troppo tempo, ormai!” “Non siate impaziente…” rispose Cimarow “… ogni cosa a suo tempo.” “Attaccheremo Capomazda quando avrà nominato il nuovo Arciduca!” Intervenne Aytli. “Il nuovo Arciduca che sarà anche l’ultimo…” “Milady…” fece Nyclos “… mi chiedo come mai abbiate deciso di rinunciare alla vostra femminilità in questo modo! Voglio dire… si, siete abile molto più di tanti cavalieri, ma siete anche una bellissima donna… perché questa scelta?” “Forse perché nell’aristocrazia non ho mai trovato nessun uomo capace di starmi alla pari! Ho tentato così tra i militari! Alla vostra salute, mio giovane signore!” Mostrando la sua coppa. “La nostra lady Aytli” esclamò divertito Cimarow “è temibile non solo quando impugna un’arma! E di questo ne hai fatto le spese tu, mio ingenuo fratello!” Nyclos accennò un sorriso, più simile ad una smorfia in realtà, che a stento celava il suo imbarazzo. Alla fine della cena, Melisendra fu accompagnata dalla vecchia servitrice nella sua stanza. “Non restare al buio…” mormorò la vecchia accennando una grottesca risata “… perché nel buio si annidano i demoni che popolano questo luogo…” Ed entrata nella stanza, Melisendra vi trovò accesa una piccola candela.
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22-04-2011, 02.47.47 | #442 |
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La grande sala con le sue slanciate colonne di gusto classicheggiante, che sorreggevano la pesante cupola, era invasa ed attraversata dai raggi del Sole.
Statue raffiguranti gli eroi della mitologia capomazdese occupavano grandiosi piedistalli, che simili a grandi altari ospitavano i sogni di chiunque si fosse recato in quel luogo. Ed al centro dominava con la sua marmorea perfezione la statua dell’Arcangelo Michele. Icarius la fissava. La vedeva per la prima volta, o almeno così credeva, ma qualcosa di familiare lo attirava verso quella statua. “La statua di San Michele…” disse all’improvviso una voce “… il protettore di Capomazda e della sua divina stirpe… Izar era preoccupato per voi…” continuò August “… vi ha fatto cercare dappertutto…” “Sapevo di trovarvi qui…” aggiunse dopo un attimo di silenzio August “… venivamo sempre qui da piccoli ad osservare le statue.” “Io non ricordo nulla del mio passato…” mormorò Icarius. “Presto tutto vi ritornerà chiaro.” “Questo posto è… speciale… c’è qualcosa qui… qualcosa di unico.” “Si, è vero.” Annuì August. “Io non riuscirò mai ad essere un degno Arciduca per questa terra.” “Siete nato per questo” disse August “e nessuno potrebbe esserne più degno di voi.” “Non so neanche come comportarmi, August…” “Siate voi stesso, milord… non occorrerà altro…” “Capomazda è imponente… e la sua grandiosità quasi mi intimorisce… e tutte queste statue… è come se mi fissassero per dirmi qualcosa…” “Io credo, mio signore, che vi aspettassero da tempo... da molto tempo…” “Talia… è molto bella, vero?” Domandò all’improvviso Icarius. “Si, mio signore.” Sorrise August. “Io credo sia la più bella donna mai nata.” Sospirò Icarius. “Dobbiamo ritornare al palazzo, amico mio?” Chiese poi. “No… possiamo restare ancora un po’ qui, se volete, mio signore.” I due si scambiarono allora uno sguardo d’intesa.
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22-04-2011, 03.04.24 | #443 |
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Talia giunse nella biblioteca e subito spostò le pesanti ed austere tende, permettendo alla luce di invadere ogni angolo di quella vasta sala.
Cominciò a cercare tra grossi volumi di ogni tipo e genere. Trattati di teologia, storia, agronomia, architettura e di altre diverse discipline erano conservati in quegli scaffali e cercare qualcosa in particolare era spesso impresa assai ardua. La bella principessa di Sygma passò lì dentro l’intera mattinata. E quando fu stanca si lasciò cadere su uno dei grandi seggi. Era ancora sconfortata ed avvilita quando il suo sguardo cadde su un testo che le sembrava familiare. Lo guardò meglio e finalmente riconobbe in quello il libro che le aveva mostrato lord Rauger. Lo aprì e dentro vi trovò quella mappa. E su di essa, come aveva visto in sogno, trovò proprio quella Pieve. E quella, come nell’incubo della notte scorsa, era ubicata proprio dove sembrava terminare la grande campagna di Capomazda e dove cominciava la misteriosa e sinistra brughiera.
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22-04-2011, 05.08.37 | #444 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, Cavaliere25 concludeva il suo giro d'ispezione, quando notò alcuni balordi nei pressi delle mura.
Si guardavano intorno con aria sospetta e dopo un pò presero la stradina che conduceva al borgo. Quegli uomini avevano molto insospettito Cavaliere25, che, in quel lasso di tempo, doveva decidere cosa fare. Seguirli oppure no?
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22-04-2011, 05.10.09 | #445 |
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“Bisogna decidere sul da farsi…” disse Izar “… sua signoria ora è totalmente incapace di governare il ducato…”
“E chi potrebbe farlo al suo posto?” Chiese Monteguard. “Nessuno ha l’Imperium su queste terre oltre lui…” intervenne Ravus “… i baroni e i cavalieri hanno giurato fedeltà a lui!” “Ma lui ora non è capace di prendere decisioni!” Disse Izar. “Potrebbe anche non recuperare più la memoria…” replicò Monteguard. Izar restò in silenzio, mentre Ravus si segnò tre volte. “Dio non voglia!” Esclamò. “Terremo dunque segreta questa cosa ai baroni ed al popolo?” Domandò il capitano. “Si, assolutamente!” Rispose Izar. “E lady Talia? Anche lei deve restare all’oscuro di tutto?” Chiese Monteguard. “Si, anche lei.” “Ma è sua moglie!” Esclamò Ravus. “E’ di Sygma, signori!” Disse Izar. “Probabilmente pentita ed infelice di essere qui! E se, saputo dell’incidente di sua signoria, rivelasse tutto al priore ed al cavaliere giunti da Sygma? Non pensate a questo? Saremmo deboli e indifesi, alla mercè non di uno, ma di ben due nemici!” “Parlate come se Sygma pullulasse di nemici pronti ad attaccarci…” fece Monteguard. “Andiamo, capitano…” infastidito Izar “… quella terra non aspetta altro che ribellarsi e liberarsi del nostro potere. Non sono diversi da Cimarow.” “Non sono d’accordo…” “Capitano, non siamo qui per basarci sulle nostre sensazioni!” Lo interruppe il filosofo. “Dobbiamo basarci sui fatti! Ed i fatti sono quelli che ho elencato! Signori…” cercando di calmarsi “… capisco il vostro stato d’animo, ma ciò che faccio è solo nell’interesse del ducato… sono stato consigliere di lord Rauger ed ora lo sono di suo nipote… il bene di Capomazda per me viene prima di tutto!” “Citate lord Rauger…” replicò Monteguard “… ma dimenticate la sua politica verso Sygma… non ripetere gli errori del passato, diceva. Rammentate? Io ed i miei discendenti siamo i signori di Capomazda e di Sygma, proclamava. Un unico popolo. Questo era il suo sogno.” “Vedremo se sarà possibile…” rispose Izar.
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22-04-2011, 12.50.26 | #446 |
Cittadino di Camelot
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Presi e mi misi a seguirli a distanza per non far capire che li stavo seguendo volevo vedere dove andavano e cosa facevano e se la cosa si metteva nei peggiore dei modi correvo a dare l'allarme sempre che riuscivo
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fabrizio |
22-04-2011, 14.09.14 | #447 |
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Il ritorno del Duca, aveva riacceso le speranze della gente, aveva dato loro nuova forza, ma il Duca, non sembrava essere se stesso.
Nel trambusto generato dal ritorno del duca, l'andirivieni di gente e il clima festoso, non mi avevano consentito di concludere il discorso con il capitano, ma ero lì quando questi parlava con Ravus e Izar. "Signori, scusate l'intromissione, ma non so se la vostra è la decisione giusta, il fatto che il duca non sia in grado di svolgere i suoi compiti, lo potrete tenere nascosto al popolo, ma non riuscirete a ingannare per molto tempo le altre persone che gli stanno attorno. Cosa farete lo nasconderete? Anche in questo modo la gente capirà che qualcosa non funziona."
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22-04-2011, 16.16.23 | #448 |
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L'atmosfera tetra non mi faceva dormire.
Quell'anziana donna e le sue poco rassicuranti parole mi avevano messo sul chi vive. Esaminai la stanza e i suoi arredi. Pesanti e scuri tendaggi pendevano dal baldacchino. Le cassapanche erano state riempite di vestiti e veli che chissà a chi erano appartenuti. Una vecchia specchiera rifletteva la luce della piccola candela. Pettini, spazzole, flaconi di vetro contenenti misteriosi unguenti e ampolle opache. Una brocca con acqua fresca e dei calici. Mi sedetti su uno scranno e rimirai le vecchie ampolle sbeccate. Afferrai una coperta e ne deposi una al suo interno. Poi la colpii con un pesante arredo. Un rumore attutito di vetri infranti. Scelsi con accuratezza alcune schegge e mi sbarazzai del resto. Una era perfetta... non troppo lunga, ma spessa e affilata. La nascosi vicino al letto, dove mi sarebbe stato possibile afferrarla in caso di pericolo. Mi spogliai e mi accoccolai sotto le coperte. Le ombre danzavano intorno a me. Sprofondai in un sonno senza sogni.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
22-04-2011, 17.04.05 | #449 | |
Cittadino di Camelot
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Citazione:
"Lo sai che cosa ci sarà nella mia vita futura? Ci sarà un bambino che nascerà tra pochi mesi e sarà senza padre!" Continuai a guardarlo interrogandolo con lo sguardo come per chiedergli di risolvere ogni mio problema. Gli presi le mani tra le mie e le strinsi forte "Non ti conosco bene, e tu non conosci bene me, ma... è anche vero che qui a Capomazda non conosco nessun'altro e sono legata a te anche perchè mi salvasti la vita la prima volta che ci incorntrammo. Vorrei chiederti, se non è troppo, di stare vicino a mio figlio quando nascerà. Sarà sempre senza padre ma vorrei che avesse una guida almeno per quelle cose che solo un uomo può insegnare, perchè io lo so che sarà un maschio". E dicendo così lo guardai dolcemente mentre poggiavo delicatamente il palmo della sua mano sulla mia pancia.
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"Gli uomini che meglio riescono a stare con le donne sono gli stessi che sanno starci benissimo senza" Baudelaire |
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22-04-2011, 17.06.24 | #450 |
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I miei occhi scivolavano su quel foglio di pergamena, scorrevano ogni linea ed ogni iscrizione, seguivano i contorni di ogni segno e disegno... infine individuarono ciò che cercavano e il mio cuore ebbe un sussulto: la pieve di Gyaia, il luogo che avevo visto in sogno.
Ed era lì, lì su quella sorta di ideale confine tra la curata campagna e la selvaggia brughiera... non era così distante dalle mura della città, notai... ero certa che con un buon cavallo, capace di sostenere un passo adeguato, la si poteva raggiungere agilmente in poco tempo... Le mie dita si posarono sulla mappa e scorsero la distanza tra la porta della città e la pieve... il respiro mi si era fatto più lento e mille idee mi vorticavano in mente... Quel sogno... il volto di Gyaia... le sue parole... i suoi occhi, talvolta così tristi, talvolta così simili ai miei... E così decisi. Scesi in cortile quasi di corsa, non mi guardavo intorno e non rallentavo il passo, quasi temessi di essere fermata... Pensai a Matthias... un attimo, poi cambiai idea. Era vero: lui mi aveva accompagnata in mille avventure e mai si era tirato indietro... ma quella volta era diverso, lui non mi avrebbe mai permesso di uscire dalle mura della città in un momento simile, l’avrebbe trovata una pazzia... e poi quella era una cosa che dovevo fare da sola, era una cosa che riguardava me! Anche se non soltanto me, probabilmente... Pensai ad Icarius... inavvertitamente, ma in fretta scacciai quell’idea come la più assurda che potesse sfiorarmi. Dopo tutto a lui non era mai interessato niente di me e di quello che pensavo... perché mai avrebbe dovuto curarsi di un mio sogno? Entrai nelle scuderie con la furia di un uragano... Gli uomini che erano lì a lavoro mi guardarono sorpresi, ma io non mi curai affatto di loro. Mi guardai intorno un attimo, in cerca di un cavallo appropriato... e la vidi! La cavalla che mio padre aveva mandato in dono a mio marito era bellissima, il suo manto era liscio e di un colore indescrivibilmente meraviglioso. Era legata ad un palo traverso, ma scalpitava fiera e indomita... sorrisi: nessun cavallo di Capomazda avrebbe mai eguagliato un cavallo di Sygma. Mai! Mi avvicinai e lei iniziò ad agitarsi e a scalciare... Così le presi il muso tra le mani e iniziai a carezzarla piano... “Calmati, amica mia...” le sussurrai nella lingua di Sygma, e a quel familiare suono la cavallina si placò all’istante. “Adesso io e te andremo in un posto...” proseguii, sempre nella nostra lingua “Andremo a cercare delle risposte, io e te da sole... ti va?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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