28-04-2011, 05.34.31 | #541 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La notte scese silenziosa sul castello e piccole torce si spostavano lungo le mura, lacerando a stento quelle profonde tenebre che avvolgevano la brughiera.
Da poco si era concluso l’ennesimo banchetto, nel quale i baroni di Cimarow si erano praticamente divisi, come i molossi alla mensa del loro padrone in attesa di ossi ed avanzi, le terre attorno Capomazda. Cimarow si sentiva già il signore di quelle terre e l’attesa per l’imminente attacco al ducato aumentava giorno dopo giorno. Gouf aveva invece lasciato presto la tavola, per cominciare il suo giro d’ispezione. Si aggirava inquieto tra le scale che collegavano le mura alle torri. Come un’ombra si spostava tra quelle consumate murature, quasi confondendosi col buio e coi tormenti della brughiera. “Mi ritiro.” Disse ad un gruppo di sentinelle. “Tenete gli occhi aperti, attendiamo a momenti il nostro uomo da Capomazda.” “Appena sarà giunto lo condurrò da voi, milord?” Domandò un servitore. “No, portatelo da lord Nyclos. Ora invece voglio che lady Melisendra mi raggiunga nella mia stanza.” Aggiunse. Poco dopo, la vecchia servitrice bussò alla porta di Melisendra. “Giuditta approfittò della debolezza lussuriosa di Oloferne” cominciò a dire “e salvò il suo popolo… ma lui non dorme mai, né chiude occhio… e potresti essere tu ad essere sacrificata!” E si abbandonò a quella sua disgustosa risata. Le fece poi segno di seguirla e la condusse dal Cavaliere del Gufo.
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28-04-2011, 05.48.24 | #542 |
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Il banchetto era stato un autentico sfoggio di presunzione e avidità.
Solo Nyclos era riuscito a farmi sorridere. Anche se in realtà avevo cercato di apparire il più gioviale possibile. Non era stato facile in presenza di lady Aytli, che non nascondeva la sua avversione nei miei confronti, e di Gouf, che era ancora piuttosto accigliato e tetro. Per tutta la sera avevo evitato il suo sguardo e pensato, più realisticamente, a un modo per porre fine a quella situazione. In modo definitivo. Mi preoccupai quando sentii preannunciare l'arrivo di un misterioso informatore da Capomazda. Mi augurai che le voci sul mio ruolo in quella faccenda fossero rimaste circoscritte a quelle tre persone che ne erano a conoscenza. Ma ero inerme di fronte agli eventi. Potevo solo attendere. La vecchia era più irritante del solito e il mio umore pessimo. La sua risata e le sue provocazioni mi fecero sbottare e le lanciai contro una spazzola. Quella, come al solito, la evitò con l'agilità di una giovincella e proruppe in un'echeggiante risata. L'ennesima. Mi guardai nello specchio. Quel dannato colore rosso sangue sembrava particolarmente indicato. Scostai i capelli dal viso e cercai di assumere un'aria austera. Quando varcai la porta degli alloggi di Gouf quasi mi aspettavo che ad attendermi ci fosse un inquisitore. Sollevai un poco lo sguardo, ma evitai accuratamente i suoi occhi.
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28-04-2011, 06.02.33 | #543 |
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Monteguard fissò Cavaliere25 come se stesse sul punto di esplodere.
“Ha dato a te la sua spada per spassarsela con una dama? Quell’irresponsabile!” Disse ad alta voce il capitano. “Quel fanfarone si farà infilzare prima o poi a causa di una donna! Ma stavolta non la passerà liscia!” Si alzò in piedi ed imprecò. “Ora ascoltami, ragazzo…” fissando Cavaliere25 “… torna da lui e qualsiasi cosa stia facendo riportalo qui da me! E bada di fare in fretta, oppure comincerò a prendermela anche con te! Vai, corri!” Urlò.
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28-04-2011, 06.33.40 | #544 |
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Melisendra trovò Gouf accanto ad un braciere ormai spento, mentre sorseggiava del vino.
La stanza era semibuia e solo una candela tentava di lottare con le immense tenebre che dalla brughiera sembravano voler ingoiare ogni cosa. Poi i suoi occhi apparvero in quella penombra. La fissavano. “Indossi lo stesso abito del banchetto…” disse “… non credo sia adatto per la notte…” Le offrì allora una coppa di vino. “Ti ho fatta venire qui” continuò “perché voglio da te qualcosa… qualcosa che tu mi darai stanotte… e da questo dipenderà la tua vita…” Si alzò avvicinandosi a lei, fino a farla stendere sul letto. “Voglio che tu mi dica di Capomazda e del suo duca…” mormorò Gouf “… ogni cosa… abbiamo tutta la notte…”
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28-04-2011, 06.52.56 | #545 |
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Sdraiata tra i cuscini gli rivolsi un'occhiata di fuoco.
Detestavo le minacce. "Cosa vi aspettate che vi dica?" bevvi un sorso di vino. "Un altro signorotto pieno di sè e coccolato dai piaceri della propria corte... avido, orgoglioso e fin troppo sicuro di sè... oh, ma questa è una descrizione che si potrebbe applicare a un'infinità di voi, grandi uomini, che amate il potere e le battaglie sopra ogni cosa." Appoggiai la coppa. In quel momento mi venne in mente che, tutte le volte che avevo condiviso il letto di Gouf, c'era un pugnale, nascosto da qualche parte. Sotto un cuscino, dietro al tendaggio damascato o appoggiato nell'incavo tra la testata e il materasso. Mi stiracchiai sui cuscini, nel tentativo di cogliere una consistenza metallica. Nulla. Con noncuranza accarezzai la veste e mi sedetti il più dignitosamente possibile. "Ho visto Lord Icarius solo poche volte e non ho avuto il dubbio piacere di conversare con lui... a parte il suo interesse spropositato per il Tesoro e il totale disinteresse per le strategie belliche non ho avuto modo di notare nulla... oh sì, è anche un appassionato cacciatore... e un marito deprecabile." I tendaggi erano privi di balze, perciò, riflettendo, restava solo un luogo in cui guardare. Probabilmente non sarei nemmeno riuscita ad allungare la mano. "Volete la frusta, mio signore?" accennai a un sorriso di cortesia.
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28-04-2011, 11.37.31 | #546 |
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sentendo quelle parole mi agitai e usci dalla stanza del capitano a tutta fretta e di corsa raggiunsi il posto dove stava Pasual bussai alla porta e aspettai che mi aprissero mi sentivo in colpa per ciò che sarebbe accaduto a lui ma non potevo fare altro
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28-04-2011, 12.32.10 | #547 | |
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Guardai Izar con occhi di fuoco... mi aveva fatta chiamare per farmi la predica?
Ma come si permetteva? Ero uscita da Capomazda in pieno giorno e per non più di un paio d’ore... ed erano già tutti pronti a farne un dramma! Sua Signoria era uscito per andare a caccia ed era rimasto fuori per giorni interi, ma nessuno aveva avuto il coraggio di criticarlo... mentre con me continuavano ad usare quel tono saputo e ad ostentare quell’aria di rimprovero, come se fossi solo una bambina troppo vivace! Il sangue mi ribollì per la rabbia e stavo giusto per scatenarla su Izar quando venimmo interrotti... Citazione:
I miei occhi seguirono Izar inchinarsi e uscire silenziosamente, richiudendo poi la porta dietro di sé, poi tornarono a posarsi sul duca... Per quanto mi seccasse ammetterlo, ero stupita! ‘Lasciateci soli...’ aveva detto... perché? Icarius non aveva mai avuto problemi a dirmi quello che aveva da dire, per quanto crudele o acre fosse, davanti ad altre persone... cos’era dunque quella inusitata novità? E guardandolo non potei non provare, di nuovo, quella curiosa sensazione che già mi aveva sfiorata al suo ritorno... i suoi occhi, la sua espressione, i suoi movimenti erano diversi dal solito... e, forse per la prima volta, non seppi che cosa aspettarmi. Esitai un attimo, poi scelsi una tattica strategicamente difensiva: addirizzai la schiena più che potevo, sollevai la fronte e puntai gli occhi fissi su di lui... e così rimasi, in silenzio, in attesa...
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28-04-2011, 14.46.05 | #548 |
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Gouf ascoltò con attenzione le parole di Melisendra.
“Io non sono un nobile signore…” disse “… non ho nulla in comune con la gente contro cui combatto, o alla quale offro i miei servigi… ricordalo…” Si alzò e raggiunse la finestra, fermandosi a scrutare le tenebre che pian piano si dissipavano con l’albeggiare. “Che guerriero è?” Chiese “I Taddei sono tutti formidabili cavalieri… lui è degno di tale fama?” Restò un attimo in silenzio. “Sotto il letto si trova il pugnale che stai cercando…” aggiunse “… la frusta invece è ancora intrisa del sangue di quel ragazzino e macchierebbe il tuo bellissimo vestito…”
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28-04-2011, 14.53.33 | #549 |
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Icarius attese che Izar uscisse dalla biblioteca.
Era nervoso e irrequieto. Sentiva uno sciame di sensazioni, tutte forti e più o meno indecifrabili. Il cuore gli batteva forte, un po’ per il nervosismo, ma soprattutto per una strana emozione che egli, non sapendo attribuirle probabilmente il vero valore, definiva fanciullesca e adolescenziale. Un po’ come quando vediamo comparire la ragazzina che ci fa battere il cuore, quella dei nostri sogni, a scuola, per quello che sarà l’indimenticabile primo appuntamento del nostro primo amore. Icarius non era a scuola e comprendeva che quella bellissima ragazza che gli stava davanti con ogni probabilità non era il suo primo amore. Da quel suo, per lui, misterioso passato emergevano fatti indiscutibili sulla passione che il duca aveva per le donne. Bastava vedere le sensuali ancelle che animavano il palazzo, nella Domus Privata del duca. Eppure tutte quelle ancelle e tutte le altre donne di Capomazda non riuscivano ad affascinarlo e nemmeno vagamente ad interessarlo. Non più, dopo aver visto Talia. Lei era l’unica persona con cui avrebbe voluto parlare dal suo arrivo a Capomazda ed invece, per tutta una serie di motivi, sembrava quasi impossibile da avvicinare. Almeno fino a quel momento. Ora lei era lì, davanti a lui. “Milady…” disse prendendo fiato “… so che probabilmente la tua felicità non dipende da me, ma la tua incolumità si invece… c’è una guerra in atto, contro nemici che non temono nemmeno Dio e sei stata avventata ad andare da sola nella brughiera… ogni giorno i nostri cavalieri e i nostri baroni riportano i nomi di villaggi e borghi nei quali i nostri nemici hanno sfogato l’odio che provano verso di noi e verso l’intera umanità… io non posso e non voglio importi nulla, ma non permetterò a nessuno, nemmeno a te, di mettere in pericolo la tua vita… sei…” esitò un istante “… sei mia moglie e la tua vita è per me la cosa più importante… se ti fosse accaduto qualcosa io... ti prego di rammentarlo in futuro… questo… questo è quanto…” sospirò, come se si fosse liberato da un peso che stava stritolandogli il cuore.
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28-04-2011, 18.51.26 | #550 |
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Mi fermai e con cautela scesi dal letto.
Ignorai il commento sul pugnale e mi avvicinai a lui. "Un bellissimo vestito non vi fermerebbe dal mettere in atto un'atrocità come quella di questa mattina... o di ieri..." Lo abbracciai e sentii il mio potere avvolgere entrambi, placando la Bestia. Ma non riuscivo ad addentrarmi in quel territorio ostile che era quella rabbia inespressa. Così mi limitai ad accarezzarne la superficie, come quando si sfiora il velo dell'acqua con una piuma. Sentivo che qualcosa si stava placando in lui. "Perché?" sussurrai. "Se anche voi disprezzate questi uomini, perché allora gli offrite la vostra spada... e gli permettete di rubarvi l'anima pezzo per pezzo?" Gli accarezzai il viso. "Questa non è vita..." ripensai alla mia non-vita, al cieco servizio del mio padrone. Ripensai a quanto fossi sconvolta nell'accorgermi che nel mio ventre, qualcosa di puro stava germogliando da quelle macerie. Allora desiderai vivere. Anche se per farlo dovetti sacrificare il padre di Uriel. "Hai capito bene?" mi strinse il polso. "Se non mi ubbidirai mi vedrai strapparti tuo figlio e darlo in pasto agli spiriti... a meno che non lo sacrifichi ancora nel tuo ventre..." poi riflettè e mi diete un ulteriore strattone. "Anche se... sarebbe uno spreco. In fondo il frutto di tale unione potrebbe anche rivelarsi interessante almeno quanto te..." sogghignò. "Tuo figlio... potrebbe avere i tuoi poteri e la propensione di suo padre per il sangue..." Ero senza fiato dall'orrore. Una parte di me fu sorpresa dallo scoprire che si trattava di un maschio. Portai la mano al ventre, ancora privo delle forme tonde del mio stato. "Interrogherò nuovamente gli astri...", il mio signore era pensieroso e le sue oscure macchinazioni stavano prendendo forma. "Uccidilo...", disse riferendosi a Gouf. "Uccidilo e recupera quel metallo... oppure mi prenderò l'anima di questo bastardo." Mi lasciò sola. A riflettere. Non ero sicura di tenere tanto a quella vita, ma realizzai che era proprio così. Frustrata, gettai scompiglio in tutta la stanza, lanciando oggetti alla cieca. Quando fui stanca dovetti affrontare la realtà... dovevo scegliere. Il mio piano di fuga in quel momento era inattuabile. Scelsi. "Uriel..." sussurrai. "L'angelo del Pentimento... Signore del Tuono e dell'Orrore..." e in quel momento divenne reale e gli giurai che saremmo fuggiti da lì. Sbattei le palpebre per tornare in me. Quei ricordi erano ancora dannatamente reali. Ma che cosa stavo facendo? Avrei dovuto uccidere Gouf, liberare Uriel dal retaggio di quel sangue e fuggire il più lontano possibile... e invece stavo cercando di placare una Bestia che avrebbe potuto ucciderci tutti. Salvare Gouf da se stesso aveva l'aria di una battaglia persa in partenza. Eppure... già lo sapevo... avrei tentato. Oppure mi sarei macchiata -di nuovo- di quell'omicidio. "Lord Icarius è un eccellente combattente... sebbene il suo orgoglio sia quello di un ragazzino borioso, la sua spada è senz'altro all'altezza dei suoi predecessori." Il mio tono era quasi rassegnato. Non avevo preziose informazioni da dargli in proposito e se le avessi avute non gliele avrei date. Così mi ero limitata a un'obiettiva constatazione. Mi sollevai in punta di piedi e gli posai un bacio sulle labbra. Nessun incanto, nessun rapace istinto di predazione. Non gli sottrassi nemmeno un respiro. Come se fossi stata una donna qualunque. "Non ho bisogno del pugnale, Gouf..." e in quel momento capii che era davvero così. Non avevo avuto bisogno di lame affilate nemmeno due anni prima. Non sciolsi l'abbraccio e continuai a sfiorare la superficie dell'acqua con attenzione e rispetto.
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