06-02-2012, 16.23.51 | #601 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Allora non indugiamo oltre!” Disse Redentos al nano. “Partiamo subito!”
“Volete raggiungere il Calars ed imbarcarvi?” Domandò Avid. “Si, naturale.” “Dobbiamo procurarci una barca” fece il nano “e non ce ne sono molte che navigano su quel fiume…” aggiunse ironicamente. “Pagheremo qualcuno.” “Nessuno ci accompagnerà.” “Allora acquisteremo una barca e partiremo da soli.” Replicò il cavaliere. “Siete proprio deciso, milord…” “Si.” “Cosa si trova oltre il Calars che vi spinge a tanto?” “La mia anima, il mio cuore, il mio mondo.” Il nano restò in silenzio. “Ora dormiamo…” sedendosi accanto al fuoco Redentos “… farò io il turno di guardia… non ho molto sonno…” Trascorse così ciò che restava di quella notte. Poco dopo l’alba, i tre partirono. Raggiunsero verso metà mattinata un piccolo villaggio sulla sponda del Calars. “Dove possiamo trovare un’imbarcazione per risalire il fiume?” Domandò Redentos ad una donna che vendeva frutta all’ingresso del centro abitato. “Non troverete nessuno che vi porti sul Calars.” Spiegò la donna. “E nessuno può venderci una barca qui?” “L’unico che possiede delle barche” rispose quella “è il vecchio Maroc… lo troverete laggiù…” indicando una banchina presso la sponda orientale del fiume. Redentos ringraziò e insieme a Parsifal e Avid raggiunse la banchina.
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06-02-2012, 16.30.34 | #602 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Elisabeth ed Altea furono così condotte nella loro stanza da quel servitore.
Era una grande stanza, arredata con gusto e con una sottile predilezione per la luminosità. Era infatti esposta a Sud, dunque ben illuminata, con due ampie bifore che davano sul parco e sul misterioso cancelletto d’oro. I mobili erano intarsiati con avorio e madreperla, mentre tappeti dai vistosi colori ricoprivano il pavimento. In due ciotole erano lasciate a bruciare alcune foglie di una qualche essenze sconosciuta alle due donne, ma che liberava nell’aria un delicato profumo. Il servo andò via ed un istante dopo giunse una vecchia servitrice. “Per qualsiasi vostro bisogno” disse ad Elisabeth e ad Altea “io sono a vostra disposizione.” Si avvicinò poi alle finestre per sistemare le bellissime tende colorate e notò qualcuno passeggiare nel parco. “Povera mia regina…” mormorò quasi senza badarci “… ogni giorno la stessa pena… ogni giorno a cogliere quel fiore promessole e mai più donatole…”
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06-02-2012, 16.47.35 | #603 |
Cittadino di Camelot
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io non temo nessuno dissi guardando quel uomo neppure il demonio in persona e vi chiedo scusa se vi ho fatto innervosire se vi da fastidio me ne vado e trovo un altro posto e rimasi in silenzio e fisso a guardarlo
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fabrizio |
06-02-2012, 17.00.57 | #604 |
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Fummo condotte in una stanza , bella da lasciar senza fiato....era calda ed accogliente...un profumo particolarmente spezziato era diffuso in tutto l'ambiente............tolsi le scarpe e camminai sui tappeti dai colori brillanti mi sembrava di stare co i piedi in un prato pieno di fiori.........quando entro' una donna...era anziana, e con passo sicuro ando' verso le bifore....sistemo' le tende.....e senza volere mi avvicinai a lei...parlava della sua regina....seguii il suo sguaro......Ella passeggiava e il cancello d'oro era aperto...." Cosa succede alla vostra regina.......quale fiore potrebbe mancare in un posto cosi' bello......I desideri di una ragina sono esauditi ancor prima che ella le esprima..".....Mi avvicinai alla donna e la guardai......ci sono fiori che non esistono......nel mondo umano....
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06-02-2012, 17.04.46 | #605 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Vayvet restò a fissare Chantal.
Astio e rabbia attraversarono i suoi occhi. Era sudato, la barba incolta e l’espressione stravolta per la ferita. Eppure i bei tratti del suo volto erano ancora ben visibili. Forse, se non fosse stato ferito, avrebbe sfogato quell’impeto di rabbia, ma dovette trattenersi. “Forse perché non mi va di scavare tombe senza nome, sciocca di una ragazza…” mormorò “… tentò poi di placare la sua ira “… riprendetevi il vostro velo e copritevi il capo…” con disprezzo “… e badate…” fissandola con i suoi occhi penetranti “… badate di non avvicinarvi troppo a me e di sfiorarmi di nuovo… forse non vi rendete conto cosa vul dire per un uomo restare chiuso quattro anni in un cella senza vedere mai una donna…” Ad un tratto si udirono dei passi. “Capo!” Entrando Monty come una furia. “Si stanno avvicinando due guardie! Forse provengono dalla prigione! Che facciamo? Le accoppiamo?” “No…” scuotendo il capo Vayvet “… o presto ci ritroveremo un’intera squadriglia alle calcagna… chiama Haro e nascondetevi in casa…” Monty annuì ed obbedì. “Presto, voi…” rivolgendosi a Chantal “… mettevi lì, accanto al fuoco e reggetemi il gioco… e badate di non fare scherzi o vi sgozzeremo tutti come animali al macello…” Un attimo dopo qualcuno bussò alla porta. La governante aprì e due guardie entrarono in casa.
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06-02-2012, 17.22.44 | #606 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il chierico non rispose nulla alle parole di Cavaliere25.
Riempì allora due ciotole di minestra e ne offrì una al boscaiolo. “Tu sai cosa c’è in quella scatola?” Domandò il chierico. “Hai mai chiesto ai monaci di cui parli di mostrarti il contenuto?” Ad un tratto fissò il cielo da una delle finestre. “E’ ora…” mormorò “… sono atteso… devo ammansire il dramma di quella gente…” si alzò di colpo e indossò un mantello per coprirsi dal freddo. “Resta qui, al caldo…” disse a Cavaliere25 “… e bada che il fuoco non si spenga… io cercherò di tornare il prima possibile…” prese allora con sé la scatola ed uscì con fare misterioso. Chi era quel chierico? Perché aveva la scatola appartenuta ai due monaci amici di Cavaliere25? Perché tanto mistero attorno a lui? E se non fosse un vero chierico? Se avesse ucciso o fatto del male a Jovinus e Plautus?
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06-02-2012, 17.25.35 | #607 |
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Aspettai che uscisse e poi usci anche io senza farmi notare lo segui dovevo capire chi fosse e perchè aveva quella scatola appartenente hai due monaci scomparsi chissà che non li ritrovo pensai dentro di me
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fabrizio |
06-02-2012, 17.29.04 | #608 |
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La servitrice lanciò uno sguardo su Elisabeth e si pentì di aver parlato ad alta voce.
“Nulla, non badateci…” mormorò “… madonna Malinconia non risparmia nessuno, indifferente com’è al colore del sangue… che sia rosso o blu poco conta… le umane tristezze e miserie il Buon Dio le Ha distribuite su tutti, grandi e piccoli, ricchi e poveri…” mostrò un lieve inchino ed uscì. Nel parco, intanto, ben visibile dalla stanza di Elisabeth ed Altea, un uomo si avvicinò alla regina. Era ben fatto e vestiva un’uniforme. Moro, con leggeri baffi, aveva modi gentili e cortesi. Si inchinò alla sovrana e scambiò con lei qualche battuta. Lei però appariva distante. Annuì, fece cenno al militare di alzarsi e poi si allontanò. L’uomo allora restò a fissarla, per poi avvicinarsi al cancello d’oro. E lì restò alcuni istanti, mentre un freddo e malinconico vento soffiò sulla città.
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06-02-2012, 18.09.26 | #609 |
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Lo sguardo della donna era pieno di rammarico....e le sue parole erano giuste, Il destino di ogni uomo qualsiasi fosse la sua provenienza......era costellato di gioia e di tristezza......c'erano cuori pero' che sembravano non riuscire a sopportarne il fardello......il mio sguardo la sguii sino a che usci' dalla stanza e io tornai a spiare quella Donna cosi' fragile che sembrava essere il fiore piu' delicato di quel meraviglioso giardino....Un uomo in divisa le venne accanto....un sorriso....una parola briosa, in undiscorso che non aveva ascolto....Lei rimase indifferente...solo un cenno e lui rimase solo, accanto al cancello d'oro............Un vento gelido....che porta la voce della malinconia...un soffio freddo che filtra sotto ogni porta in quella grande citta'...eppure l'uomo era li', neanche un movimento.....solo i suoi pensieri...sembravano prendere vita.....intanto il soffio di quel vento entro' nella mia stanza....il mio vestito vibro' e la mia pelle divenne chiara come alabastro....e la malinconia invase il mio essere............accasciandomi al suolo......come foglie secche d'inverno.....
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06-02-2012, 20.02.06 | #610 |
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Il medico allora bloccò Daniel, che sembrava come impazzito dopo essersi svegliato ed aver visto il suo polso mozzo.
“Stai calmo!” Urlò. “Stai calmo!” Lo prese di peso e lo portò, a fatica, sul letto dove fino a quel momento il giovane apprendista aveva dormito. Gli fece allora odorare alcuni sali che subito calmarono Daniel. “Ecco…” fece il medico “… ora rasserenati e fa lunghi respiri “uno… due… così… tre… quattro…” Si sedette così accanto a lui. “Sei stato fortunato a perdere solo la mano…” continuò “… ora su, raccontami tutto… chi sei, da dove vieni e cosa hai fatto per farti mozzare una mano dai cavalieri di lord Goxyo…”
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