15-10-2011, 09.20.57 | #651 |
Cittadino di Camelot
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Appena sentii menzionare Lady Sophia un senso di disgusto mi pervase, quella donna era arrogante e falsa, una vera attrice. "Vi ringrazio Liza, ma da molto non sento più notizie di Lady Sophia e sinceramente il suo comportamento nei miei confronti non è stato molto consono, offendendomi pure davanti a Lord Carrinton per le mie origini. Scriverò alla baronessa Kate Stewart, la quale mi sembra dimori proprio nei dintorni del palazzo di Lord Carrington per avere notizie."
Ad un tratto Angry, senza nemmeno bussare, entrò nella stanza portando una buona merenda. "Come è furba" pensai " il suo era solo un pretesto per entrare e curiosare, fosse per lei potrei patire la fame a vita". Udii con noncuranza le parole di disappunto della vecchia governante e risposi "Non l'ho deciso io, è stato un volere di Lord Carrinton poichè trovavo la casa troppo buia ed egli mi propose di dare luce con nuove tende. Quanto al mio vestito...penso non debba darvi spiegazioni". Il nostro discorso fu destato dal rumore degli zoccoli di un cavallo seguito da voci concitate, mi affacciai al balcone e con sorpresa vidi di nuovo Lyo. Da lassù gridai "Lyo cosa fate di nuovo in questa casa? siete venuto per darmi nuove accuse? Coraggio tornate al Belvedere, ne va anche della vostra salute."
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
15-10-2011, 10.16.25 | #652 |
Cittadino di Camelot
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....Giochiamo ?... e perche' no, il viaggio sembrava aver preso una strana piega, ero partita consapevole di dover fare parecchia strada a piedi, ma di far presto ritorno a casa...e mi ritrovo dopo due settimane a cavalcare affianco ad un uomo di cui potrei conoscerne alcune gesta.....ma di non conoscere il suo nome.......e per la verita' potrebbe essere un chierico come un assassino........" Caro il mio Monsieur.....sappiate che sono gelosissima di voi....se qualche bella dama vi distoglie dalla mia persona...io non arrivero' mai a destinazione, ammesso e non concesso che mi ci stiate portando.....per quanto riguarda il vostro nome, se questo avesse avuto importanza, il vostro amico alla taverna sarebbe stato ben lieto di dirmelo......e poi perche' non dirvelo,forse avete creato Monsieur solo per me, se cosi' fosse, da donna, ne sarei lusingata......Chissa' se il mio maestro aveva letto tra le stelle, che questo viaggio lo avrei fatto scortata da un uomo di piacevole aspetto e a quanto pare anche la classe non manca ai vostri atteggiamenti.......sicuro di se e pronto ad affrontare ogni emergenza, e a sangue freddo potete essere maestro......la vostra lama e' da voi sapientemente indirizzata..........Chi potreste essere.....non un chierico......sarei davvero in cattive acque, il Sacro con il Profano........Forse un principe.......attento Monsieur.......vi state accompagnando ad una Popolana........."...........non lo avevo mai guardato in volto.....avevo guardato la strada.........forse non volevo fargli notare, quanto fossi divertita....a quella conversazione........ma come in tutte le cose be..e, la ruota del tempo gira di una mezza tacca e il vento porta notizie......campane a morto e canti di disperazione....il bosco portava notizie di eventi, che non sempre vivevano il presente.....poteva essere passato e poteva essere futuro....." Avete sentito Monsieur.......?......"
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15-10-2011, 15.30.52 | #653 |
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<<Ma cavolo!>> imprecai e mi lanciai al galoppo inseguendo Lyo.. Già non lo vedevo più essendo notte.. Arrivai sotto al muro da dove eravamo scesi.. Il cavallo di Lyo era la sotto..
<<NO!>> Io e Marco scendemmo da cavallo e rasenti al muro ci avvicinammo fino al portone dove era Lyo.. A bassa voce dissi: <<Lyo.. Vieni via.. Andiamo..>> Ma Lyo non mi ascoltava e bussò alla porta.. Io e Marco ci gettammo in un cespuglio lì vicino.. Per ironia della sorte aprì la porta Lord Carrinton in persona..
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15-10-2011, 17.11.55 | #654 | |
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“Come vedi, sono riuscita a trovarlo...” proseguii dopo un istante, sempre con lo stesso tono “...anche se, forse, sarebbe più corretto dire che è stato lui a trovare me, piuttosto!” I miei occhi corsero avanti e studiarono per qualche istante l’uomo dal lungo e pesante mantello, che ci precedeva di svariati passi... “Ma in fondo questi sono dettagli!” soggiunsi, parlando quasi più a me stessa che non al soldato al mio braccio “Ciò che conta alla fine è che adesso io e lui, che la cosa gli piaccia o no, siamo sulla stessa barca... una barca dalla quale io non ho la pur minima intenzione di scendere... almeno non finché la cosa potrebbe essere utile!” “E tu chi sei?” Quei due occhi nerissimi e profondi mi avevano studiata per molti minuti prima di formulare quella domanda... io addirizzai la schiena con aria di sfida e mi sforzai di sostenere il suo sguardo, ma non risposi. “So io chi è!” disse ad un tratto la voce sgradevole di Gwendaline Dupont, la figlia del carpentiere “E’ una dell’Istituto! Che cosa ci è venuta a fare qui?” “Quelle dell’Istituto non scendono mai in città!” aggiunse un altro “Perché è qui, allora?” “Si...” rincarò un’altra ragazza, con i capelli rossicci e troppe lentiggini sul naso “E quando vengono, comunque, se ne stanno tra loro. Non giocano mai con noi!” “E’ vero!” mi incalzò, scuotendomi leggermente, uno dei ragazzini che mi stavano stingendo le braccia. Mi avevano sorpresa, qualche momento prima, aggirarmi intorno alla vecchia capanna di pesca, il loro quartier generale, il luogo in cui erano soliti incontrarsi ogni giorno, così mi avevano presa e mi avevano portata di fronte agli altri, quasi fossi una prigioniera di guerra. Il ragazzo che stava al centro del gruppo e che, con ogni evidenza, doveva essere il loro capo fece loro un cenno, al quale tutti tacquero... “E’ vero?” disse poi, senza staccare quegli occhi inquisitori dalla mia faccia neanche per un istante “Vivi all’Istituto?” “Si!” risposi. “Che cosa sei venuta a fare qui, allora?” Osservai qualche istante di silenzio, certa che la tensione intorno a me stesse crescendo, poi iniziai a parlare, quasi con noncuranza: “Vi ho sentiti dire che avete intenzione di salire su al vecchio faro... Il faro è abbandonato da tantissimi anni e nessuno c’è mai entrato dentro...” “E allora?” domandò lui, muovendo quasi inconsciamente una mano a scapigliarsi i capelli corvini. Sorrisi come chi è certo del proprio vantaggio, poi infilai la mano in una delle tasche del mio soprabito e ne estrassi una grossa chiave... “Io posso farvi entrare!” esclamai. Un improvviso brusio si levò sul gruppo... “Chi dice che sia la vera chiave?” disse qualcuno. “Si, ma... il vecchio faro...” rispose qualcun altro. “E se fosse solo un trucco per farci sorprendere e sgridare?” domandò Gwendaline. “E se volesse solo prendersi gioco di noi?” piano un’altra ragazzina. Il ragazzo dagli occhi neri, che era rimasto in silenzio per qualche momento, saltò giù dal tavolo su cui si trovava e mi venne di fronte; era più alto di me e i suoi occhi neri, visti da vicino, incutevano una sorta di indistinta soggezione... “E’ davvero la chiave del faro?” domandò, fissandomi. “Sì!” “Che cosa vuoi in cambio?” “Voglio venire con voi!” “Come ti chiami?” “Talia... e tu ti chiami Philip, lo so!” Lui mi scrutò per qualche lungo minuto, valutandomi... infine un vago, enigmatico sorriso sghembo gli si allargò sul volto. “Sei irrispettosa e testarda, sei determinata, ostinata e sicura di te... perciò mi piaci!” mormorò. Senza aggiungere altro si voltò e fronteggiò gli altri... “Io dico che Talia è a posto!” sentenziò “Da oggi è con noi!” Per qualche momento quel ricordo occupò totalmente la mia testa, in modo tanto potente da farmi dimenticare tutto il resto... Philip e il nostro primo incontro, sembrava essere passato un secolo da allora... sembrava essere passato un secolo da quando vivevo all’Istituto... Chiusi gli occhi, tuttavia, e mi sforzai di mettere da parte quel ricordo per tornare al presente. “Ma perché perder tempo a parlare di questo?” domandai, tornando a guardare Renart e sforzandomi di apparire naturale “Dimmi piuttosto, mio valente soldato... è stata gradevole la tua permanenza alla taverna?” soggiunsi, non senza una punta di malizia.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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15-10-2011, 17.30.30 | #655 |
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Gaynor così salì a bordo della nave diretta a Calais, in Francia.
Il mare non era per niente calmo e questo rendeva ancora più malinconico e triste il cuore della bella rivoluzionaria. La solitudine. Era sola Gaynor. Lo era ormai da tempo. Orfana di quei giorni felici trascorsi all’Accademia del Parnaso. De Jeon, Oxio, Missan e gli altri compagni di quei tempi gioiosi sembravano ora solo ombre ed echi di un passato lontano. Allora si sentivano in grado di conquistare il mondo intero. Conquistarlo e cambiarlo, renderlo un posto migliore. Questo era il loro scopo, il loro sogno. E lei sentiva che non sarebbe più tornato quel passato. Nulla è peggio che ricordare la gioia nella tristezza. Ed il mare sembrava avere il suo stesso umore. “Brutto momento questo per mettersi in mare, madame.” Disse all’improvviso il mozzo avvicinandosi a lei. “Non solo il mare è ingrossato dal vento… reso inquieto dal suo lamento… no, non vi è solo il lamento del vento… vi è anche quello dei suoi fantasmi…” sgranò allora gli occhi “… ogni volta che lasciamo questo porto… celata nella foschia o confusa nel pallore d’argento che la Luna lascia sulle acque… quella nave ci segue… l’abbiamo vista quasi tutti… per qualcuno è Caronte, il nocchiero infernale, per altri è una nave fantasma il cui equipaggio ignora di essere morto e cerca disperatamente di tornare a casa… madame, questo vento già altre volte ci ha accompagnato ed ogni volta quella nave maledetta…” “Vuoi stare zitto!” Gridò ad un tratto il capitano, interrompendo il visionario racconto del suo mozzo. “Torna a prua e cerca di renderti utile, piuttosto!” Il mozzo si allontanò. “Non badateci, madame…” fece il capitano a Gaynor “… da che mondo è mondo i marinai convivono con la superstizione… andate nella vostra cabina… qui c’è troppo vento. Vi avvertirò io quando avvisteremo Calais.”
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15-10-2011, 22.26.25 | #656 |
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aspettai che si allontanò Mercien e mi avvicinai alla cella e dissi signora ho qualcosa per voi avvicinatevi e tirai fuori la bibbia ecco quello che mi avete chiesto ma badate bene a non farvela scoprire ho se no passeò dei guai molto seri e aspettai che la donna prese la bibbia per poi allontanarmi e sedermi come se non fosse successo nulla
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fabrizio |
16-10-2011, 21.18.39 | #657 |
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Un assolato pomeriggio sulle scale dell'Accademia, quattro amici che tra sorrisi e cuori infiammati discutevano utopicamente di uguaglianza e libertà.
"Non possiamo continuare così all'infinito, non si può sottostare alle regole dettate dal clero e dalla nobiltà. Chi sono loro per poter comandare noi, chi ha dato loro il diritto di considerarci inferiori? Forse il loro Dio? Ah, ma del loro Dio io me ne infischio altamente, e voi, compagni miei?" Così dicendo, De Jeon fece un'occhiolino agli altri tre. "Io non userei propriamente l'espressione 'me ne infischio', è troppo da proletari, ma il senso è sicuramente quello..." rispose Missan ammiccando a sua volta. "Ci vorrebbe una rivoluzione, non c'è che dire... rovesciare il potere dell'aristocrazia e soprattuto del clero, far loro scontare a colpi di spada tutti i crimini commessi nei secoli, tutti i soprusi e gli abusi che la storia ci ha tramandato, e allora si che potremmo parlare di giustizia. Bisognerebbe creare una Repubblica, dove sia il popolo a comandare, dove si possa scegliere autonomamente cosa fare e chi venerare... Ci pensate? Riappropriarci dei nostri diritti in nome dell'uguaglianza, non sentire più la mano pesante dei potenti gravare sulle nostre teste, non dover più subìre gli sguardi arroganti dei gran signori al cospetto delle nostre umili vesti... Già, una rivoluzione è proprio ciò che servirebbe." A parlare era stato Oxio, il più anziano dei quattro, un personaggio che incuteva rispetto al primo sguardo. "E sentiamo, chi dovrebbe farla questa rivoluzione? Tu? Noi? Ci armiamo di una spada nella destra e di un libro nella sinistra e scendiamo in campo? O magari ci svegliamo una mattina e indiciamo una pubblica assemblea in piazza?" Gaynor si alzò e, compiendo una giravolta su se stessa, continuò rivolta ai suoi amici "Mi raccomando, se un giorno doveste decidere veramente di rovesciare il sistema, lasciate parlare me alla folla, i miei occhi verdi e il mio smagliante sorriso potrebbero essere d'aiuto..." Ridendo, cominciò a scendere le scale dirigendosi verso la piazza. "Sbrigatevi voialtri, che il pomeriggio passa in fretta e abbiamo tante cose ancora da discutere. Tra l'altro, c'è un passo di filosofia che non ho ben capito e che qualcuno di voi dovrebbe avere la cortesia di spiegarmi. In premio, a casa mia vi aspetta una buonissima torta di mele." "Non m'inganno di certo nell'affermare che per la torta di mele di tua madre siamo disposti ad aiutarti tutti e tre! Dico bene, fratelli?" disse Missan. "Dici benissimo, anzi, abbiamo già perso troppo tempo..." rispose De Jeon ridendo. "Andiamo dunque!" La malinconia destata da quel ricordo, e ce n'erano a migliaia di simili, trafisse Gaynor come una pugnalata. Cos'era rimasto di quei sogni? Cos'era rimasto di quell'amicizia fraterna? Nulla, soltanto una scia di sangue lunga chilometri e dei dittatori che ormai la consideravano niente più che una loro affiliata, obbligata a sottostare ai loro ordini. E me la chiamano libertà, questa? Uguaglianza? Poveri illusi, e povera me che ho capito troppo tardi... Le parole del marinaio riscossero Gaynor dai suoi pensieri, ma il suo discorso ebbe soltanto il potere di farla incupire ancora di più. Decise di seguire il consiglio del capitano e rifugiarsi nella sua cabina perchè in effetti il mare era molto mosso ed il vento terribile ma, una volta dentro, un profondo senso di disagio la spinse ad uscire di nuovo in cerca di compagnia. Il sentir parlare di fantasmi l'aveva resa inquieta, per cui indossò un pesante mantello con cappuccio ed uscì di nuovo sul ponte.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
17-10-2011, 02.08.31 | #658 |
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Angry, a quelle parole di Altea, non rispose nulla e si ritirò, palesando però fastidio.
Ad un tratto dei rumori e poi una figura si mostrò nel cortile del palazzo: era Lyo. Roowey rincorse il giovane. “Non potete giungere qui senza invito, messere.” Disse il servitore. “Ora abbiate la compiacenza di andarvene.” In quel momento arrivò anche Altea e parlò al giovane cavaliere. “State tranquilla…” rispose mostrando indifferenza questi “… non sono qui per voi… sinceramente delle vostre sorti a me non interessa più nulla… sono qui perché desidero incontrare il padrone di casa.” Queste ultime parole risuonarono con un profondo senso di disprezzo verso tutti coloro che abitavano quel luogo. “Lord Carrinton non è qui, messere.” Disse Roowey. “Dobbiamo portarlo via da qui, Daniel!” Fece Marco a suo fratello, mentre entrambi spiavano tutta la scena da un cespuglio presso il cancello d’ingresso. “Prima che si metta seriamente nei guai!” Il giovane allora fissò prima Daniel e poi Lyo nel cortile del palazzo. “Al diavolo!” Esclamò. “Viene, Daniel!” E si avvicinò a Lyo. “Andiamo, in questo posto non vi è nulla per noi.” Prendendolo per un braccio. Ma proprio in quel momento una carrozza entrò nel cortile. “Eppure credevo di essere stato chiaro…” scendendo dalla carrozza lord Carrinton “… sir Guisgard doveva tenere lontano da me i suoi cani…” fissando i tre. “Questi due scudieri sono con me!” Disse Lyo a Carrinton. “Questo, mio buon cavaliere, non rende meno forte il mio disappunto…” replicò Carrinton “... vi ricordo che ho diritto di vita e di morte sulle mie terre…” ed un lampo attraversò il suo sguardo.
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17-10-2011, 02.21.49 | #659 |
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“Una popolana?” Ripeté con un sorriso Monsieur. “Beh, non potrebbe essere altrimenti, visto che di nobili dame in questo paese non se ne vedono più.” Accarezzò lievemente il suo cavallo. “Monsieur… beh, posso dirvi che mai nessuno mi ha chiamato così in passato, né io ho mai vantato la pretesa di essere così etichettato… quindi posso dire che Monsieur lo sono solo per voi… il vostro viaggio… avevo promesso di accompagnarvi sulla strada per Ostyen… le cose però sono cambiate… non so se a voi gradite o meno… anche io ora sono diretto nella capitale, dunque, a voi piacendo, saremo compagni di viaggio per un altro tratto di strada… avanti, vi faccio una proposta… risponderò ad una vostra domanda. Una soltanto però. Intesi?” La fissò divertito.
Poi, a quelle parole di Elisabeth, si guardò intorno. “No, madame…” mormorò “non ho udito nulla… voi avete forse sentito qualcosa?” Guardando turbato Elisabeth.
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17-10-2011, 02.28.15 | #660 |
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Giselle prese la Bibbia dalle mani di Cavaliere25.
“Che Dio vi benedica, ragazzo mio…” mormorò in lacrime “… voi non siete come questa gente... siete diverso… grazie…” Si sedette allora in un angolo della cella, si sfece il segno della Croce e cominciò a sfogliare la Bibbia. Ma tra quelle pagine trovò qualcosa: un biglietto. E nel leggerlo sbiancò. Si avvicinò allora alle sbarre e chiamò Cavaliere25. “Ditemi… vi prego… chi vi ha dato questa Bibbia?” Visibilmente agitata. “Dove l’avete trovata? In nome del Cielo, ditemelo!”
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