19-10-2011, 03.53.21 | #711 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“A cosa stai pensando?” Chiese Tyler a Melisendra. “Ti sento lontana e distratta…” la fissò per qualche istante “… quel prete…” continuò “… è dunque per questo che vuoi incontrarlo… tu giustamente temi i repubblicani e ti guardi le spalle da loro… ma anche quell’uomo ed i suoi seguaci poterebbero essere pericolosi... il Giglio Verde… forse, cercando di avvicinare un uomo simile si rischia solamente di attirare la sua collera…” spronò di colpo il suo cavallo, per aumentare l’andatura “… ma, come si sa, sei tu che comandi… sei la padrona, mentre io sono solo un tuo sottoposto, poco più che un servo… andiamo, ti condurrò da quel prete…”
Superato così il centro abitato, i due si ritrovarono di nuovo in piena campagna, per avvistare poco dopo un’antica ed austera sagoma, circondata da cipressi e olmi, in uno spiazzo racchiuso da un vecchio muro di età tardoantica. Quella forma strana e silenziosa, dalle murature consumate dal tempo e dalle intemperie, immersa in quell’angolo di vecchia Inghilterra, apparve così davanti ai due giovani. “Ecco la chiesa dove incontrai quel prete…” mormorò Tyler, col volto di un condannato graziato dal suo boia, che fissa il patibolo a cui era stato destinato.
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19-10-2011, 04.27.12 | #712 |
Cittadino di Camelot
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"Tyler... so bene che può essere pericoloso, ma Giselle corre pericoli assai peggiori..." sospirai "Quando la smetterai di credere che io pensi a te come un qualunque servitore? Sai anche tu che non è così."
Smontai da cavallo e osservai l'edificio silenzioso. "Bè, se non altro sappiamo che questo prete ti ha lasciato andare grazie allo stemma dei Du Blois... dunque non credo ci sia niente di cui aver timore... inoltre... credo sia giunto il momento di mondare la mia anima dei peccati che la macchiano..." mi incamminai verso la porta dell'austero edificio. Appena vi entrai fui investita da un intenso profumo di incenso e i miei occhi dovettero abituarsi alla tenue luce delle candele votive. Mi inchinai di fronte all'altare e gettai indietro il cappuccio che mi copriva, lasciando solo il velo a celarmi il capo. Mi segnai, domandandomi ancora una volta se c'era stata una qualche ragione che mi aveva trattenuta dal rivolgere a Dio le mie preghiere, durante quei terribili mesi. Il crocefisso di pietra rimase muto e freddo di fronte ai miei occhi, mentre vi cercavo conforto. Forse avevo smesso di credere.
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19-10-2011, 04.55.22 | #713 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La navata era immersa in un’austera penombra.
Sull’altare un solenne crocifisso in pietra, forse di età romanica, sembrava quasi intimorire ed ammonire, mentre ai suoi due lati si trovavano, rispettivamente, la statua della Vergine col Bambino e quella dell’Arcangelo Michele che trafiggeva il maligno. Le poche candele lasciavano sulle pareti della navata inquieti bagliori, che sembravano giocare con le ombre che prendevano forma in quell’incerto alone. Melisendra però non era l’unica ad affidare la propria sorte all’Altissimo. La voce di una donna recitava, quasi a cadenza regolare, una litania dedicata alla Madre di Dio. “Vergine Venerabile… prega per noi… Vergine Prudentissima… prega per noi… Vergine Potente… prega per noi… Vergine Clemente… prega per noi...” e quelle invocazioni sembravano l’unica cosa capace di scandire il tempo che dominava in quel luogo “… Stella del Mattino… prega per noi… Salute dei malati… prega per noi… Torre del Cielo… prega per noi… Torre di Davide… prega per noi… Casa d’Oro… prega per noi…” La voce terminò di recitare la litania e si avvicinò all’altare. Si inginocchiò fissando Melisendra e mostrandole un lieve sorriso. Era una monaca.
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19-10-2011, 05.03.30 | #714 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Giselle ascoltò il racconto di Cavaliere25 e poi nascose con attenzione la Bibbia sotto la paglia della cella.
“Mi raccomando, non dite ad alcuno di questa Bibbia e soprattutto del misterioso biglietto che c’era al suo interno.” Disse Giselle al giovane servitore di Missan. “Forse non tutto è perduto…” In quel momento ritornò Mercien. “Tutto bene qui, ragazzo?” Chiese a Cavaliere25. “Ti ha dato noie la prigioniera?”
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19-10-2011, 05.07.07 | #715 |
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“Vi racconterò una cosa di me, madame…” disse Monsieur ad Elisabeth, mentre ammucchiava la legna secca che aveva raccolto “… io mi stupisco raramente di qualcosa o di qualcuno… tutto ciò che mi circonda mi è indifferente… ma c’è ancora qualcosa che riesce a turbarmi… e cioè quando vedo compiere una buona azione… lo so, ora sorriderete, ma, vedete, io nutro pochissima stima per i miei simili e mi sorprendo dunque quando vedo qualcuno compiere un gesto di generosità o di amore… del resto, come diceva Platone, la maggior parte degli uomini sono malvagi…” la fissò, accennando un sorriso “… immagino ciò che state pensando ora… ma, vi dirò, questo mio modo di vedere le cose mi rende immune da tante situazioni che spesso affliggono o mortificano la maggioranza delle persone… io non posso essere tradito, perché non mi fido di nessuno… non posso essere abbandonato, perché sono un solitario… questo fa si che io non venga né amato, né odiato… ecco, forse io mi posso definire uno dei rari casi di libertà assoluta… la libertà, infatti, trova i suoi limiti nella convivenza con gli altri, perché la mia libertà termina dove inizia la vostra… ma io, essendo solo, non ho limiti, né vincoli verso alcuno.”
Accese allora il fuoco e fece cenno alla donna di prendere posto accanto alla fiamma. “Il nostro amico taverniere ha pensato bene di fornirci di qualche provvista per il viaggio…” aprendo la borsa che aveva con sé “… pane, formaggio, vino e frutta… una degna cena, non vi pare?” La fiamma si era ben avviata e Monsieur fece scogliere un po’ di quel formaggio sul pane, per poi scaldare i loro animi col vino del taverniere. La notte era stranamente silenziosa e le loro ombre sembravano danzare davanti ai bagliori del fuoco. Il volto di Monsieur appariva ancora più enigmatico ed indefinito, illuminato com’era da quella inquieta fiamma. Ed Elisabeth vide nel suo sguardo una misteriosa ed intensa luce, che attraversava i suoi occhi e rendeva ancora più indecifrabile quel misterioso uomo.
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19-10-2011, 05.14.53 | #716 |
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Qualche istante dopo, Essien e Tafferuille ritornarono al carrozzone.
Il capocomico aveva l’aria pensierosa e lo sguardo basso, come chi era preda di un’illogica, e quindi incontrollabile, paura. Tafferuille era invece insolitamente allegro. Scambiò qualche battuta con Gobert, ormai già con indosso i panni di Arlecchino, e sussurrò qualcosa a Fantine, facendola sorridere e sospirare come solo le spontanee e nello stesso tempo maliziose popolane sanno fare. Le prove cominciarono ed ognuno, in quell’aria spensierata e gioiosa, impersonò al meglio il proprio ruolo. La giornata passò così abbastanza velocemente. La compagnia allora si preparò per lo spettacolo. Il suo ingresso nella cittadina, come sempre scenografico e roboante, aveva attirato l’attenzione degli animi semplici che vi abitavano. C’era dunque molta attesa e curiosità per lo spettacolo. Questo avvenne nella piazza centrale di Cardien, dove per l’occorrenza le autorità avevano dato il permesso di montare un baraccone munito di palcoscenico, sfondo e sipario. Il pubblico accorse in massa e nonostante l’incerta platea predisposta per accoglierlo, restò abbastanza calmo, allontanando così una delle paure più concrete che affliggeva il povero Essien. E così, in quell’improvvisato scenario, cominciò la commedia L’amante spadaccino. Arlecchino e Ragonda inaugurarono la scena, impersonando una vecchia coppia che con il proprio dialogo decantava le gioie e i dolori dell’amore. Poi fu il turno di Brighella nei panni del furbo servo di Renart, che con le sue astuzie era riuscito ad attirare Colombina sul suo balcone per incontrare il suo innamorato padrone. Toccò allora ad Essien, nei panni di Pantalone, aprire la seconda parte della commedia con uno dei suoi proverbiali monologhi, questa volta incentrato sugli amori giovanili e sui guai che spesso causano. “Tocca a te, Talia!” Disse Gobert da dietro il sipario alla ragazza. “Affacciati dal balcone e attacca col tuo monologo alla Luna per invocare il tuo Renart!”
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19-10-2011, 05.15.37 | #717 |
Cittadino di Camelot
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Mi lasciai cullare da quella litania.
Quando mi si avvicinò rimasi ne fui quasi turbata. Quel luogo sembrava non avere niente a che fare col mondo reale, quella pace e quel silenzio interrotto solo dalla preghiera, sembrava riflettere una sorda eco. "Perdonate, Sorella, se disturbo i vostri esercizi spirituali, ma mi domandavo se in questa chiesa posso trovare un prete che ascolti la mia confessione..."
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19-10-2011, 09.16.25 | #718 |
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Arrivammo nella bella residenza di Lady Kate, ella era moglie di un duca, e rimase vedova giovane, a differenza delle altre dame che Lady Sophia ospitava nella sua casa, ella si sposò per amore. Ma era una donna molto esuberante, estrosa ma di buon gusto e di buon onore. Ella mi aveva sempre avuto in simpatia, pensai più volte che frequentasse la dimora di Lady Sophia per facciata, per non destare problemi di rapporti tra la nobiltà, ma più volte tra loro si scatenavano liti profonde. Era anche dama di buon gusto e amava circondarsi di cose belle.
Mi rivolsi allo scudiero "Forse è meglio che vi allontaniante, cosa penserebbe Lady Kate se vi vedesse con...Lyo steso sopra il vostro cavallo. Grazie di tutto, spero di rivedervi presto". Ad un tratto arrivò un servitore chiedendomi di presentarmi " I miei omaggi, vorrei parlare con Lady Kate, ditele sono la contessa Altea Costance O' Kenninghton e scusatemi per l'ora tarda". Scesi da cavallo per mostrarmi meglio, ella era solita chiamarmi "contessa", il mio titolo nobiliare, ma io non amavo mai farne sfoggio. Mentre aspettavo guardavo da lontano la dimora dei Carrinton, mi rivolsi alla luna piena sperando che il milord si rinsavisse per l'indomani mattino, quel duello era insensato. Poi trasalii "che sciocca, dovevo chiedere allo scudiero dove si sarebbe tenuto quel duello, sentii solo parlare dei tre Arcangeli".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea Ultima modifica di Altea : 19-10-2011 alle ore 11.41.39. |
19-10-2011, 10.31.08 | #719 |
Cittadino di Camelot
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No dissi guardando Mercien tutto tranquillo la prigioniera non a detto una parola dissi guardando Giselle
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fabrizio |
19-10-2011, 11.04.02 | #720 |
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era tardi molto tardi sul tavolo un piccolo bagliore ...un unica candela accesa in tutta la casa, presi un foglio e scrissi una lettera al mio amato theo.
mio caro theo mi hai chiesto in sposa e subito dopo un figlio ed io non ti ho dato risposta,ero terrorizzata mi sono rinchiusa nelle mie stanze per giorni per riflettere ed oggi ho preso coscienza delle tue parole,ne sarei onorata di divenire tua moglie. firmai la lettera e mi accasciai sulla scrivania e mi addormentai
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Vivi e dimentica ma non dimenticare mai chi sei |
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