19-10-2011, 18.16.36 | #721 |
Cittadino di Camelot
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Quanto era strano il silenzio....eppure quanti suoni racchiudeva.....il suono della sua voce si spense improvvisamente, lasciandomi pensierosa e poco convinta di cio' che Monsieur aveva detto. "....Voi siete veramente convinto di cio' che mi avete detto?....io non credo, magari avete provato a vivere nell' indifferenza o a non fidarvi di nessuno...eppure io per voi ero una sconosciuta....ma non vi siete tirato indietro quando mi avete tolta dalo caos cittadino, mi avete portata a casa vostra...potevo essere chiunque, avete condiviso con me il vostro cibo......Le persone che vi hanno accolto alle catacombe, non mi sembravano indifferenti alla vostra persona e il Taverniere si e' definito vostro fratello e l'affetto che vi lega e' straordinariamente tangibile......Nessuno puo' esimersi a provare affetti....noi nasciamo per amore e muoriamo perche' un disegno divino ci fa avrcare un'altra porta e ci mostra un'altra esistenza......Il Vostro sguardo non e' freddo...ne' ostile e' lo sguardo di un uomo che ha gioito ed ha sofferto........".......Platone.....e la Caverna....ombre e sensazioni.........mai la verita'.......tolsi il mio mantello e lo aprii sulla nuda terra vicino al fuoco...mi sdraiai e guardando la luce delle fiamme...." Sapete cosa penso Monsieur?.....e se questo libro che porto con me ..non sia stato un pretesto per trovarmi sul cammino di un uomo come voi ?......la vita e' cosi' strana.....e anche le cose piu' semplici,diventano complicatissime ai nostri occhi.....".....rimasi a guardare le fiamme.....e l'ape prese vita
Ultima modifica di elisabeth : 19-10-2011 alle ore 18.31.55. |
19-10-2011, 19.55.15 | #722 |
Cittadino di Camelot
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Al cenno di Gobert, uscii da dietro il sipario e mi accostai lentamente al posticcio balcone che era stato sistemato al centro della scena... indossavo un vestito di un azzurro tenue bordato di un sottile pizzo bianco e un candido scialle di una stoffa solo apparentemente pregiata, Fantine adorava quel vestito ed era riuscita a convincermi che era esattamente ciò che ci voleva per la fragile e sospirosa Colombiana.
Feci ancora qualche passo nel silenzio più totale, sospirai e sollevai gli occhi al cielo, poi li riabbassai appena e lasciai che il mio sguardo scivolasse sulla platea, che sfiorasse le loro teste come se non le vedesse e corresse invece più lontano a cercare qualcuno che non era lì... Percepivo gli sguardi di tutti su di me, percepivo l’attesa e l’empatica partecipazione... “Talia...Talia...” La voce familiare mi raggiunse, là dove mi trovavo... mi irrigidii e poi, in fretta, piegai le ginocchia, rannicchiandomi dietro il parapetto. “Talia... Talia, dove sei?” Sentivo i passi echeggiare per l’ampia aula, si avvicinavano in fretta, si fermavano un momento, poi riprendevano... erano sotto di me, ormai! “Talia... Talia, per carità, rispondi!” La voce si era fatta preoccupata ormai... addirittura angosciata... e una morsa mi strinse il cuore. “Sono qui!” dissi con voce flebile, alzandomi di nuovo lentamente in piedi. Suor Amélie sollevò gli occhi e li posò su di me... per un istante un lampo di sollievo le attraversò lo sguardo poi, subito, una lunga ruga le solcò la fronte... “Ma Talia... che cosa ci fai lassù?” disse, quasi con esasperazione. “Non stavo facendo niente di male...” mi giustificai “Stavo solo giocando!” La giovane suora mi fece debolmente segno di scendere e io ubbidii subito... Soeur Amélie, sempre così dolce gentile e comprensiva, era forse l’unica persona al mondo capace di convincermi a fare ciò che voleva. “Se la Madre Superiora ti avesse vista...” disse quando le fui di fronte, carezzandomi piano i capelli “Sai che non vuole che giochi in chiesa! Oggi, poi... perché eri salita sul pulpito?” “Beh... fingevo di essere su un balcone!” dissi “Attendevo il mio innamorato e...” “Innamorato?” mi guardò per un istante, profondamente sorpresa... poi sorrise: “E... dimmi, pensavi a qualcuno in particolare per caso?” soggiunse. La fissai per un istante e mi sentii arrossire fino alla radice dei capelli... “No!” risposi in fretta “Certo che no! Era solo un gioco... solo uno stupidissimo gioco!” Mi voltai e feci per fuggire via... mi sentivo strana: imbarazzata, tremante, agitata... Lei mi afferrò per una mano e mi trattenne. “Non c’è niente di male, Talia!” disse con voce dolce, abbracciandomi teneramente “Se anche fosse, non ci sarebbe niente di male... sei una bambina, dopotutto, e hai tutto il diritto di sognare, tesoro... E quello era davvero un bel gioco!” Quell’abbraccio caldo e profumato mi calmò subito, così tornai a guardarla... “Ti voglio bene, Soeur Amélie!” mormorai. Una strana luce le attraversò lo sguardo per un attimo, poi sorrise... “Anche io te ne voglio!” Un battito di palpebre... quello fu il tempo che quel ricordo impiegò ad attraversarmi la mente... un battito di palpebre, un palpito del cuore... Ma mi riscossi... tutti gli sguardi erano su di me, ancora un piccolo sospiro e iniziai a parlare.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
19-10-2011, 19.56.58 | #723 |
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Mi ritrovai da solo nel folto del bosco con Lyo svenuto..
<<E adesso che faccio?>> Stavo andando nel panico quando iniziò a sorgere il sole che illuminò un vecchio capanno abbandonato.. Perfetto! Avrei nascosto Lyo la dentro per non farlo combattere e poi sarei andato a chiedere consiglio a Sir Guisgard.. POrtai Lyo nel capanno lo legai per bene e lo chiusi dentro.. <<Scusami Lyo ma devo salvarti la vita..>> Gli dissi Marco era scomparso non lo trovavo più.. Salii sul cavallo stanchissimo e mi recai al bevelvedere.. Entrai nel palazzo e Chiesi a una guardia.. <<Dov'è Sir Guisgard?>>
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" Ultima modifica di Daniel : 19-10-2011 alle ore 20.32.50. |
19-10-2011, 19.59.21 | #724 |
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La suora fissò Melisendra.
“Si, questa è la chiesa di padre Tommaso…” disse “… ma ora lui non c’è… non so quando tornerà, milady… se volete, potete attenderlo qui… ma, come detto, non so quando potrebbe tornare.” Tyler era in piedi infondo alla navata. Osservava quel luogo e ne subiva la mistica atmosfera.
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19-10-2011, 20.18.38 | #725 |
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Lo scudiero annuì a quelle parole di Altea e informò lady Kate di quella visita.
La nobildonna subito corse incontro ad Altea. “Contessa!” Abbracciandola. “Che gioia! A cosa devo questa piacevole quanto inaspettata visita? Sono davvero felice di rivedervi! Su, accomodatevi in casa!”
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19-10-2011, 20.52.58 | #726 |
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Talia aveva appena invocato la Luna come solo Ariana seppe fare dai giardini del palazzo di Cnosso.
Fissava il buio e forse attendeva il suo Teseo. Ad un tratto un’ombra. Osservò la Luna e seguì il suo alone fino al balcone di Colombina. Il suo volto appariva ancor più bello, inondato com’era da quel pallore d’argento. Erano soli. Lui e lei. Lei fissava la Luna e lui fissava lei. Entrambi pregavano la bellezza di quelle loro visioni. “Colombina…” sussurrò lui “… dov’era celato il filtro, dimmi? Il filtro che mi ha reso folle d’amore per te… come quello di Tristano…” sospirò “… ma che stolto! A me non occorre un filtro per amarti. Tu non sei Isotta, perché lei non aveva mani abbastanza bianche e trecce abbastanza bionde… tu non sei nemmeno Euridice, perché gli inferi non sono abbastanza vasti per nasconderti a me… tu non sei Arianna perché non mi occorre un filo per giungere a te ogni notte… non sei Rossane perché io, a differenza di Alessandro di Macedonia, non baratterei un impero per te… no, tu sei tutte loro… e nell’amarti mi rendi, ogni volta, come uno di quei grandi che amarono quelle donne!” Si avvicinò al balcone, attento che il pallore lunare non illuminasse il suo volto, mentre tra il pubblico era sceso un religioso silenzio. “Colombina…” sospirò “… il tuo nome nel mio sospiro… potessi racchiudere anche il tuo cuore in questo mio pugno! Io ti amo da sempre… ogni mia impresa, ogni mia avventura, tutto me stesso è indirizzato a te… mostrami il tuo volto da quel balcone e muterai questa notte nel giorno più luminoso… calami i tuoi capelli ed io saprò intrecciarli nel più bel racconto mai scritto… oh, Colombina… amore mio… vita mia… mio mondo… mio tutto!”
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19-10-2011, 20.53.39 | #727 |
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Mi strinsi forte a Lady Kate, come per sentire quel calore materno che ora mi mancava. "Milady" risposi mentre ci incamminavamo lungo il sentiero pieno di fiori e alberi profumati "mi scuso per questa improvvisa visita senza nemmeno un avviso. Ma ho bisogno del vostro aiuto, ricordate Lady Sophia vero? Immagino sappiate sono fuggita da quella casa, sono stata offesa nel mio orgoglio come lei era solita fare ma questa volta davanti...a Milord Carrinton. Egli mi offrì ospitalità nella sua dimora di caccia, Carrinton Hall" osservavo Lady Kate mentre ascoltava silenziosamente ma sgranando gli occhi "e mi disse che potevo disporre della casa, ma vi trovai un ambiente ostile, una prigione. Mi credete? Prigioniera di una vecchia governante. Oggi successe il peggio, arrivò un cavaliere di Lord Tudor che conobbi alcune settimane fa, il quale si è perdutamente innamorato di me, vedendomi lì andò fuori di senno tanto è vero che colpì Lord Carrinton e...si sono sfidati a duello. Così ho pensato di fuggire, e ho pensato a voi. Potreste darmi soggiorno gentilmente? Ho ancora tutti i miei oggetti presso Carrinton Hall, se non vi sono di disturbo milady".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
19-10-2011, 21.27.25 | #728 |
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"Attenderò finchè mi è possibile... se non dovesse arrivare, ditegli che Melisendra Du Blois è passata a porgergli i suoi saluti prima di procedere verso Trafford Bridge... mi è stato detto che forse conosceva mio padre, Alexandre Thierry Du Blois..." Posai delle monete nella cassetta dell'elemosina e accesi due ceri alla memoria dei defunti. Uno per mio padre e uno per mia madre.
"Nel frattempo rimarrò qui in preghiera... il Cielo sa che per troppo tempo sono rimasta lontana dal conforto che solo la preghiera può offrire." Posai i ceri sul piano di marmo. Le fiammelle oscillavano flebilmente. Mi inginocchiai e iniziai a pregare per tutte le anime che erano state crudelmente strappate alla vita durante la rivolta. Eppure ce n'era una che continuava a non ispirarmi pietà cristiana. Quel ricordo aveva fatto germogliare qualcosa di oscuro nel mio cuore, qualcosa che rimaneva celato alla vista degli altri, ma che aveva profondamente gettato radici. Sarei mai stata perdonata? Non c'era rimorso dentro di me. Lambrois si era meritato quella fine. Avrei solo voluto essere io a impugnare il coltello, al posto del sicario. Chinai il capo e ricominciai a pregare.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. |
20-10-2011, 01.32.34 | #729 |
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A quelle parole,pronunciate con ostentato tono autoritario da parte del procuratore,Chantal si voltò di scatto per ritrovarselo di fronte,con occhi severi a scrutarla.Lo lasciò fare,tacendo per alcuni istanti.Il suo sangue fremeva facendole percepire il volto avvampato,e dopo aver indugiato nella staticità per alcuni attimi ancora,mosse le braccia e si portò le mani alla nuca,prendendo a snodare il nastro che le raccoglieva i capelli liberandoli,improvvisamente,in una cascata morbida,lievemente ondulata,che s'andava accostandosi al viso scarno ed al collo sottile,e si portava a scivolare dalle spalle avviluppate nella bianchissima chemise che indossava.
In quel suo gesto inatteso,quasi esauritosi nell'incoecibilità,non staccò mai il suo sguardo dal procuratore,poichè egli intendesse che ella non avrebbe ceduto,sebbene l'autorevole posizione dell'interlocutore,a battersi per la sua causa. Poi,con tono fermo e deciso,gli occhi ancora immobili,il volto disteso in ogni suo lineamento,Chantal rispose all'uomo che,visibilmente sorpreso e insolitamente perplesso,non s'era mosso da dove ella l'aveva trovato nel voltarsi:"Porgetemi il vostro pugnale,di grazia",tendendo la mano verso il procuratore. Vide l'uomo sgranare gli occhi senza rispondere nè staccare lo sguardo da lei. La ragazza,allora,incalzò:"Procedete,signore.Il vostro pugnale." Ancora una volta le sembrava di scorgere immobilità e perplessità di quell'uomo.Ma forse era il suo stato d'animo a distorcere la visione del vero. Allora Chantal prese a raccogliere i setosi capelli portandoli tutti su una sola spalla.Muoveva le sue mani in quella tenera e fluida massa con inusuale disinvoltura,date le circostanze,facendola fluire con le dita lievemente divaricate accompagnando piccole ciocche in avanti che finivano con l'accarezzarle tutta una metà del volto.Si muoveva quasi come a voler avvolgere e sfiorare in un gesto intimo quella sua ricchezza come accarezzasse le corde del suo strumento. E qui,chinando lo sguardo,percepì l'amarezza del ricordo di quelle serene serata,quando i riflessi crepuscolari si affacciavano come ambrati e muschiati filamenti di cielo alla grande vetrata della sala a lambire i ricordi e gli animi,trascorse a suonare per suo zio. Distolse,poi,i suoi occhi perduti in quell'immagine che era insorta tra i suoi pensieri per riportarli in quelli del procuratore,stavolta il viso della ragazza appariva particolarmente intriso di femminilità e fragilità,di un chiarore d'alabastro,favorito dal contrasto creatosi con quel manto ontano accostato al viso ad assecondarne le linee. Così,riprese quanto aveva incipiato:"Il vostro ruolo,signore,esige il mio rispetto per voi,poichè vi eleggete a garante delle leggi del paese le quali,nel bene o nel male,è giusto che vadano osservate ed applicate affinchè esse istituiscano ordine ed istruiscano al rispetto,ma io non ho varcato la soglia di questo palazzo per rivolgermi all'autorità che rappresenta la vostra persona,quanto all'uomo e ai suoi valori.Ebbene,onorato procuratore,non intendo interferire col vostro operato quanto vi domando di rivedere le vostre posizioni in merito all'arresto di mio zio.Padre Adam è,come voi,garante della morale e dell'amore verso la famiglia,ma,a differenza di voi,la sua famiglia è allargata a miseri sfortunati e onesti cristiani che osservano i sacramenti di Nostro Signore.Qualora lo desideriate,potrete raccogliere centinaia di testimonianze a suo favore che dimostrino la sua estraneità a fatti di corruzione e di induzione alle superstizioni che inquinano e minacciano,mio malgrado,e come voi stesso affermate,l'ordine clericale." Prese un forte respiro e concluse:"Vi darò dimostranza della sua innocenza pagando un prezzo,io per lui.Mi priverò dell'unica virtù che posseggo,la mia preziosa chioma,recidendola da me stessa e abbandonandola al vostro cospetto". Ed ancora una volta tese la mano,quasi sollevandola all'altezza del cuore dell'uomo,in attesa del fendente col quale espletare il suo sacrificio. Erano parole ed intenzioni di una ragazza in preda alla disperazione,e desiderosa di giustizia e rispetto per la vita di un uomo a lei caro consacrato a Dio ed agli uomini.Ma non possedeva mezzi,nè era nelle sue facoltà di potersi affidare all'intercessione di alcuno,poichè in quel momento,ad Animos,ovvero in quella oramai riconosciuta come nuova Repubblica di Magnus,tutti erano contro tutti,pur di preservare i propri possedimenti ed anche la ben più cara vita. Sperava,in quel modo,di sortire una qualunque reazione che smuovesse la coscienza di un uomo che lei riusciva a vedere non diverso dai suoi simili,sebbene rivestisse una delle più alte cariche del paese. Si ricorda che correva l'anno del Signore 1471,a quel tempo le donne usavano portare i capelli molto lunghi,poichè ritenuti ricchezza ed elemento fondamentale di bellezza e completezza per una dama,e il trattamento del reciderli era riservato,in segno di umiliazione e punizione,alle schiave,alle adultere o a qualunque donna avesse trasgredito la morale della famiglia o di un vincolo sacro. Ma anche alle suore era imposto il tagliare i capelli,in quanto,prendendo i voti,avrebbero voluto,così,dimostrare di abbandonare ogni desiderio di voluttuosa vanità,e raramente,ricorrevano a questa pratica donne a lutto che,sulla tomba di un parente prossimo,sacrificavano ciò che avevano di più caro pur d'esprimere il loro dolore. Chantal sapeva cosa avrebbe significato privarsi di quell'elemento di femminilità tanto pregiato,ma non le interessava che potesse essere "etichettata" come una volgare donnuccia punita ed umiliata per chissà quali colpe.Sperava solo di poter dimostrare ch'era determinata nelle sue intenzioni e,magari,indurre a credere alla veridicità delle sue parole. Si sentiva stringersi il cuore nella morsa del terrore al solo pensiero che suo zio potesse venir giustiziato ingiustamente. E anche le forze,man mano che incalzavano i suoi timori,prendevano ad abbandonarla,tanto che cominciò a tremare tutta,anche la sua mano,ferma pochi istanti prima,tradì visibilmente la sua inquietudine. I suoi occhi,inoltre,s'irrigidivano sempre più senza mai abbandonare la figura dinnanzi a lei,ansimava in petto,e corti respiri le occorrevano per rimanere ancora immobile,decisa e pienamente lucida in quella circostanza a lei tanto ostile,in attesa di quella deiscenza che avrebbe spezzato il silenzio che la turbava. Ultima modifica di Chantal : 20-10-2011 alle ore 01.44.56. |
20-10-2011, 01.52.56 | #730 |
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“Capisco, milady.” Disse la monaca a Melisendra. “Padre Tommaso è stato costretto da impegni improvvisi a lasciare questa chiesa. Spero possa tornare in tempo per potervi incontrare.” Salutò allora la ragazza e si ritirò nella sagrestia.
Melisendra così restò immersa nella preghiera, unica consolazione alle angosce che attanagliavano il suo cuore. Trascorse un’ora o forse più. Del prete però nessuna traccia. Tyler aveva cominciato a passeggiare nella navata, sotto gli sguardi delle statue e la poca luce delle candele votive. Di tanto in tanto sollevava gli occhi verso Melisendra. “Sei cresciuta forse davvero troppo in fretta…” pensava il giovane “… quel matrimonio forzato, poi la rivoluzione, la disgrazia abbattutasi sulla tua famiglia ed infine questo triste destino di esule… si, sei dovuta davvero crescere troppo in fretta, Melisendra…”
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