13-02-2012, 20.51.21 | #731 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Isolde fissò Elisabeth ed accennò solo un sorriso.
“Chiunque voi siate, milady…” con tono amichevole “… vi do il benvenuto a Tylesia.” “La nostra dama” fece la regina guardando Isolde “parla di grandi verità. Verità che a suo dire noi ignoriamo e che presto, invece, ci verranno mostrate con nostro danno.” “Io credo, vostra maestà, che ella mal conosca i nostri costumi.” Rispose Isolde. “In verità non credo di aver compreso il senso delle sue parole…” si voltò di nuovo verso Elisabeth “… forse ha perduto qualcuno di caro… e per questo, posso immaginare, abbia smarrito il senno… è abbigliata in maniera discutibile ed anche i suoi modi tradiscono origini non certo aristocratiche… ma non credo meriti biasimo… forse, invece, solo pena…” “Maestà…” facendo un passo avanti Reas “… lady Elisabeth è ancora scossa per la tragedia del naufragio…” “Naufragio?” Ripeté Isolde. “Ella è giunta navigando il Calars?” “Si, milady.” Annuì Reas. “Ma ciò è impossibile!” Esclamò Isolde. “Nessuno può giungere qui risalendo il Calars! Esso è il confine tra Tylesia ed il resto del mondo!” “Eppure è così.” “E’ ciò che vi ha detto lei, capitano!” Fissandolo Isolde. “Si ed io le credo.” “Le donne sanno confondere gli uomini, capitano…” “Cosa avete da dire per discolparvi?” Domandò la regina ad Elisabeth.
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13-02-2012, 21.02.59 | #732 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Heyto ascoltò le parole di Melisendra senza però guardarla mai in viso.
Il musico, infatti, teneva gli occhi bassi sulla sua cetra, accarezzandola delicatamente e liberando un suono lento e malinconico. “Non mi hai parlato del luogo da cui provieni, Melisendra…” mormorò “… sai, a volte ho provato ad immaginarlo… forse anche a sognarlo… deve essere un mondo bellissimo se è riuscito a concepire una creatura come te…” finalmente la fissò “… solo in te, dolce amica, ho visto la vera purezza… forse sei un Angelo… un Angelo smarrito che ora ignora il ricordo del Paradiso… e forse ritornerai nel tuo Paradiso… ma per raggiungere il Paradiso, bisogna spesso attraversare l’Inferno… e all’Inferno ora sei destinata, Melisendra… perché è lì che ti stiamo portando…” La ragazza in quel momento, fissando Heyto, si accorse che dolorose lacrime scendevano sul suo volto.
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13-02-2012, 21.10.18 | #733 |
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Percorrevo velocemente quel giardino, mi chiedevo se avessi fatto bene a lasciare Elisabeth ma esigevo parlare con il chierico, ma non lo trovavo...avevo avuto un'altra visione? Quando fui fermata dalla donna guerriero, si mise davanti a me con aria di sfida con alcuni cavalieri del Tulipano, non sapevo se destestavo più quella donna o Isolde..."La spada deve essere usata per un giusto ideale milady, voi per cosa la usate? per diletto?? o perchè vi sentite forte con essa...non mi fate paura sapete, e dite pure ai vostri cavalieri, se posso chiamarli tali, che le loro sonore risate mi stanno infastidendo..e ora se permettete, sono venuta a fare una sana passeggiata nel giardino, la vostra presenza non mi è gradita" detto ciò me ne andai, non sopportavo che mi si incolpasse per cose non fatte e ricordai le trame contro di noi ascoltate la scorsa notte, solo che la Regina non aveva creduto. Camminavo, ma dove stavo andando in questo palazzo pensai??
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
13-02-2012, 21.13.22 | #734 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Lo zingaro frantumò il tavolo col suo peso e un attimo dopo i suoi compagni lasciarono i loro posti per raggiungere Guisgard.
Il cavaliere era quasi stordito dal vino e fu facile preda per quegli zingari. “Tenetelo fermo, questo bastardo…” alzandosi l’uomo che aveva rotto il tavolo “… ora gli daremo una bella lezione…” e lo colpì allo stomaco con un pugno. Guisgard si accasciò a tossire, per poi alzare di scatto la testa e colpire con una gomitata uno dei due che lo tenevano fermo. Tentò di colpire anche l’altro, ma aveva bevuto troppo ed un capogiro lo fece quasi cadere a terra. Gli zingari allora lo raggiunsero e cominciarono a prenderlo a calci, fino a stenderlo sul pavimento. “State indietro, milady!” Disse il locandiere a Talia, cercando di proteggerla dal clamore generale. “Meglio non immischiarsi negli affari degli zingari. E poi” aggiunse “non voglio farli arrabbiare ancora di più… mi distruggerebbero il locale…” Con Guisgard a terra, lo zingaro che lui aveva mandato contro il tavolo estrasse un lungo coltello. “Ora ti farò un bel disegno sul viso, maledetto…” afferrandolo per il collo “… così la tua passione per le donne avrà un duro colpo…” E proprio quando la lama dello zingaro era vicino al volto di Guisgard, accadde qualcosa. Un ruggito, simile ad un sordo boato, ammutolì e zittì tutti i presenti. Sheylon con un balzo raggiunse il suo padrone e fece indietreggiare con la sola presenza quegli zingari. La tigre, però, si lanciò contro quello che impugnava il coltello e lo fece cadere a terra. Lo zingaro gridava per la disperazione e per la paura, ma nessuno osava avvicinarsi a quella belva. Guisgard tentò di alzare la testa, ma riuscì solo a tossire. Sheylon allora gli si avvicinò, lasciando lo zingaro con la camicia lacerata e qualche graffio sulla pelle.
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13-02-2012, 22.49.22 | #735 |
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I cavalli procedevano nella foresta e tutto intorno ai quattro fuggitivi, man mano che l’imbrunire avanzava, assumeva forme inquietanti e sconosciute.
“Da cosa fuggiamo?” Ripeté Vayvet senza però fissare Chantal. “Forse dal mondo… un mondo che non ci ha mai accettati veramente…” strinse la mano contro la ferita, come a voler attutire gli scossoni provocati dall’andatura del suo cavallo “… come voi, del resto… neanche voi ci accettate, visto che mi avete negato anche il vostro nome…” accennò un sorriso “… ma lo comprendo… io vi ho negato la libertà… così saremo pari…” Chantal chinò il capo a quelle parole,dentro di lei si affacciarono un senso di smarrimento e di mortificazione. Si,fu mortificata da quel dire,da quei pensieri così espressamente rancorosi.. "Neanche voi ci accettate.." Il suono di quelle parole urtava violentemente contro la sua concezione di amore,e quella frase sembrava scomporsi in tante breccioline di pietra lanciate a sommergerle il cuore. La ragazza si strinse nella cappa di velluto ancor più forte,aveva ancora più freddo,guardò un momento la cupa foresta intorno,le parve desolata e desolante,poi,nonostante l'aria gelida,si scoprì il volto abbassando il cappuccio del suo mantello,e col suo cavallo si avvicinò di più accanto all'uomo ferito. Ogni volta che tentava di parlargli col cuore,la ragazza faceva in modo che lui potesse guardarla negli occhi,come se i suoi occhi fossero capaci di una verità impronunciabile o sfuggevole alle parole. Quando vi si fu accostata molto vicino,tanto che i due cavalli camminavano allo stesso passo,questi si voltò verso di lei e Chantal trovò la forza di controbattere a quel dire tanto spigoloso quanto rammaricante. "Io credo che siate in errore,milord.Fuggite da qualcosa che vi appartiene e che è meraviglioso.Non si aprono tutte queste bellezze ai vostri occhi?Questi boschi vi appartengono,le sue creature vi appartengono,la Luna di questa notte che si sta mostrando così generosamente vi appartiene.E voi,voi,milord..appartenete a tutto questo...Gli uomini..fuggire dagli uomini..fuggire da chi non vi accetta...fuggire da me..perchè?Non è amore che vorreste nutrire e ricevere?Non è verità che vorreste perseguire?" Gli occhi di Chantal si fecero accesi di orgoglio e lucidi di certezza mentre riprendeva:"Smettete di fuggire,milord,ed abbracciate la vita...gli uomini sono coraggio,così come le donne sono creazione.Non siete diverso dai vostri simili,ed io,milord..io che credete disprezzi voi e i vostri compagni..io non sono diversa da voi..certo,disapprovo spezzare la vita e abusare della forza,ma il disprezzo,milord,non può esistere,non può appartenere a me come a voi.." Esitò un momento,volgendo lo sguardo al Cielo,poi riprese.."Amare l'inamabile.. solo questo può renderci davvero diversi a questo mondo.Solo questo.." Chantal s'accorse che Vayvet non la guardava più in volto,come contrariato dalle sue parole,o forse,cosa più terribile,disturbato da esse e dalla presenza stessa della ragazza,ma questa,pur conscia di quello che stava vivendo,pur capace di essere solo una prigioniera in balia della furia di quei fuggiaschi era come desiderosa di sfidare la sua sorte e,forse,i pensieri di quell'uomo,allora arretrò un poco col suo cavallo e si fermò. Il fuggiasco fu costrtto a fare lo stesso,poichè sorvegliava a vista la ragazza,e Chantal,al chiarore della luce della Luna,con gli occhi fermi,sicuri e percettibilmente lucidi,immobile e con le redini strette nelle mani esortò Vayvent a guardarla:"Guardatemi,milord.Guardatemi in volto...Ritenete davvero di dover scappare da me?Ritenete davvero di non essere accettato da me?Eppure..io vi ho dato fiducia quando non vi ho tradito con le guardie." Ma l'uomo,appena udite queste parole,riprese a cavalcare voltando le spalle alla ragazza. Chantal,allora,prese a seguirlo,si sentiva delusa,affranta,e sola. Sola in quella notte fredda e buia,in quei luoghi ululanti di tenebre,accanto a quegli uomini così distanti,così impenetrabili.. Monty rise forte. “Una volta in salvo” rivolgendosi a Vayvet “cosa ne faremo di lei, capo?” Fissò Haro e rise forte. “Seguiremo le regole, no? Le regole che abbiamo sempre rispettato… la tireremo a sorte per vedere chi la possiederà per primo!” Quell'uomo,la sua voce,i suoi pensieri,la inquietavano,la turbavano e le faceva gelare il sangue. Chantal rabbrividì solo udendone il tono della voce,le sensazioni che quell'uomo,Monty,suscitava in lei dopo l'accaduto nel giardino di casa la rendevano totalmente incapace di seguirne anche solo il ragionamento. Rabbrividiva così tanto ad udirne la voce,a ritrovarselo a guardare,che non aveva neppure udito ciò che aveva detto. La fanciulla si nascose di nuovo il volto nel cappuccio,aveva freddo,ma il freddo le proveniva non solo dal gelo di quella notte ma dall'ignoto verso il quale stava procedendo. Ad un tratto Vayvet aumentò il passo e raggiunse una radura irregolare. “Passeremo qui la notte.” Voltandosi verso gli altri, che erano rimasti più indietro di qualche passo. “Non temere piccola…” mormorò Monty avvicinandosi a Chantal “… presto io e te ci divertiremo non poco… e vedrai che quando avrò finito con te, perderai quell’aspetto da brava ragazza che ti hanno cucito addosso…” Giunti anche i tre nella radura, il gruppo si apprestò a trascorrere lì la notte. Haro accese un piccolo fuoco, giusto per scaldarsi, mentre Monty raccolse qualche frutto per la cena. “Haro…” fece Vayvet “… farai tu il primo turno di guardia… poi toccherà a Monty…” Poco dopo, i due fuggiaschi si addormentarono, mentre Haro si sistemò presso una roccia e cominciò il suo turno di guardia. Chantal li seguiva ammutolita,stringendosi nelle braccia ed avvolgendosi nella cappa per riscaldarsi,ancora una volta aveva subito con disappunto la volgarità di Monty,ma era rimasta in silenzio,e sempre a testa china,solo una volta aveva cercato lo sguardo di Vayvet,come se sentisse che quel fuggiasco fosse diverso dagli altri,e nei suoi occhi aveva ricercato un briciolo di compassione. Ma gli occhi di Vayvet erano impenetrabili,fermi,severi,inespressivi di misericordia. Mentre i tre si accordavano sui ruoli,Chantal raccolse delle erbe e delle foglie da offrire al suo compagno di viaggio in quel viaggio tanto oscuro. La ragazza si sedette un po' scostata da tutti,poggiò la schiena ad un albero,e per ricercare un po' di calore prese ad accarezzare una zampa anteriore del suo cavallo,come se,a sentirlo vicino a lei,fosse più protetta e rassicurata,meno abbandonata a se stessa. Poi chiuse gli occhi cedendo al freddo.. La radura era avvolta in una nebbiolina leggera e muschiata che si poggiava su ogni cosa,e sulle acque del lago la bruma sembrava galleggiare e fluttuare come una nuvola venuta a baciare lo specchio cristallino. Chantal immergeva i piedi nell'acqua resa fredda dalla gelida aria notturna. Tremava scossa dai brividi,ma come un'incoercibile volontà di afferrare e raggiungere qualcosa di sfuggevole,si addentrava nelle acque abbandonando la riva. Poi,come rapita dalla scia della Luna,aveva preso a seguirne la via,camminando nelle acque sempre più discosta dalla sponda,fino a ritrovarsi immersa fino alla vita,mentre la veste le fluttuava intorno,in quelle acque rese argentee dai bagliori della regina della notte e mosse leggermente da uno zefiro leggero e carezzevole. Assorta nei suoi pensieri e col nao sollevato alla luna,Chantal sembrava non curarsi delle profondità del lago. D'un tratto emerse dalle acque il fuggiasco,con indosso ancora la camicia lacerata a rendere esposta la ferita,:"Siete impazzita,milady?"Nuotando verso la ragazza."Le acque sono profonde ed ancor più minacciose di notte."Afferrando,poi,la raggazza e cercando di tirarla fuori. "Lasciatemi!"Rispose la ragazza col petto ansimante ed il cuore che la percuoteva come un tamburo impazzito. "Lasciatemi qui,lasciatemi seguire questa scia argentea che mi condurrà alla città dei Cieli."Fece la ragazza svincolandosi dalla presa del ferito. "Annegherete,se non uscirete da queste acque.Vi impongo di tenervi salda a me e farvi condurre a riva!"Rispose l'uomo mentre affannosamente la trascinava per le braccia. "No.Non potete fare questo!Lasciatemi,vi prego..lasciatemi andare.."Gridava la ragazza cencando di scostarsi e liberarsi dalla stretta dell'uomo. Ma questi la attraeva sempre più a sè e la teneva afferrata per la vita trascinandola nelle acque con tutta la sua forza per impedirle di rimanere sommersa e per ricondurla a riva. "Vi ho detto di lasciarmi!"Continuando ad implorare la ragazza con tutta la voce in gola,e liberatesi le mani cercava sempre più di respingerlo lontano da lei con tutta la forza del suo esile corpo. "Lasciatremi andare! Lasciatemi.."In lacrime la raggazza e percuotendogli il petto con forza e con disperazione pur di liberarsi dalla sua presa. "Non siate sciocca!Le acque sono gelide,morirete se non tornate subito a riva!"Stringendola più forte a sè l'uomo ed immobilizzandola per trarla fuori dalle acque. Ma più questi la costringeva a rimanere aggrappata a lui e più la ragazza lo percuoteva al petto con i pugni per liberarsi. Ad un tratto la ferità del fuggiasco si aprì sotto quei colpi e quelle percose e prese a sanguinare come un rivolo sotto le mani di Chantal. Il fuggiasco,allora,lasciò la presa liberando la ragazza e si costrinse il petto con le mani per tamponare la ferita,ma il sangue colava copioso,e l'uomo sentiva venir meno le sue forze dal dolore e dal dissanguamento,tanto che il suo viso si contraeva e si incupiva attimo dopo attimo. Chantal era libera,ora,libera da quell'uomo,libera di seguire la scia sulle acque e raggiungere la città dei Cieli,ma da argentea che era dapprima,ora quella via luminosa rifletteva i rossi bagliori del sangue,e come gocce di rubino scintillanti ai raggi della luna avvolgeva la ragazza ed il fuggiasco Chantal guardò Vayvet,la sua camicia era porpora di sangue,poi guardò alla sua sottoveste,anche questa,da bianca,era divenuta porpora di sangue in quelle acque che accoglievano i lamenti e le sofferenze di Vayvet. Ad un tratto Vayvet cercò di chiamare la ragazza,ansimante,per invocare il suo aiuto.Chantal aveva paura,tanta paura,e più l'uomo respirava affannoamente e più lei si portava lontano da lui,verso il cuore di quelle nere acque,incapace di tornare indietro,come rapita dal cuore del lago. Poi,Vayvet s'accasciò,privo di sensi,ed il suo corpo esangue venne pian piano sommerso dalle acque,fino a non riemergere più. Allora Chantal emise un grido di orrore che echeggiò per tutta la radura. Fu un attimo,un attimo in cui Chantal aveva ceduto al sonno,forse per la stanchezza,o per il rigore delle temperature invernali. Si svegliò di soprassalto,il cuore le batteva così forte che se lo sentiva in gola,ma era stato tutto un sogno. Un sogno.Null'altro. Forse a causa della nostalgia di casa,della mancanza di quell'abbraccio che solo la governante le sapeva offrire,e dei suoi rassicuranti racconti,per questo aveva sognato di voler raggiungere la città dei Cieli,o forse,lei desiderava davvero raggiungere un mondo sospeso,fatto di amore,luce e buoni sentimenti,ove ognuno raggiunge gli ideali del proprio cuore e vive nelle meraviglie dei sogni e dei desideri,sposando la gioia. O,forse,solo un presagio,un presagio che lei,o Vayvet potessero essere in pericolo. Comunque,quel sogno l'aveva scossa e turbata.Si alzò in piedi,accarezzò il muso del suo cavallo e si guardò intorno. Vayvet dormiva poco lontano da lei.La figura inquietante di Monty era molto più distante,ed Haro sonnecchiava a capo chino vicino al fuoco. Chantal aveva tanto freddo,nè quel fuoco acceso nè il suo caldo mantello di velluto la scaldavano. Ripensò al sogno,ripensò alla strada fatta,ripensò ai fuggiaschi cercando di immaginare dove fossero diretti,ma non trovva risposte. Deiderava scappare,fuggire via,per quanto sarebbe sfuggita a quegli uomini brutali e scaltri? Allora respirò forte,e cercò di non farsi abbandonare dal coraggio.In cuor suo credeva a Vayvet e nutriva speranza che sarebbe stato lui stesso a liberarla.Allora fece qualche passo dai toni di una passeggiata notturna,annuasava la fresca aria della notte alta e cercò un varco tra le cime degli alberi per scorgere il firmamento,ma la foschia celava tutte le stelle,allora chinò il capo a scrutare le zolle del terreno e le foglie secche che scricchiolavano sotto i suoi passi. Ad un tratto,tra una fitta maglia di radici,scorse un fiore.Era una fresia bianca che brillava sotto un raggio di luna in quella buia notte,sembrava una luccicante pietra con i suoi petali candidi e luminestenti.. Chantal si chinò a raccoglierla,nell'annusarla i suoi pensieri furono avvolti dal olce e delicato profumo di quel fiore che sbocciato sotto una coltre di brina,lasciò che i suoi petali le sfiorassero le guance e sospirò,abbandonandosi ad un sorriso. Se quel fiore aveva vinto il rigido inveno,anche lei avrebbe superato quelle difficoltà. Poi tornò indietro,verso il suo giaciglio.Vayvent dormiva ancora,nessuno dei tre s'era accorto della sua momentanea asszenza.Raggiunse piano,senza fare il minimo rumore Vayvet,per non svegliarlo,si chnò di fianco al fuggiasco che dormiva coperto fino al collo dalla sua giubba,sembrava avere la fronte corrugata da chissà quali pensieri infelici. Chantal lo scrutò a lungo,l'uomo respirava serenamente,come se,pur inquietato dai pensieri,il sonno fosse sopraggiunto per lui come un amico che rinfranca. Allora Chantal gli poggiò sul petto la fresia,proprio all'altezza che celava la ferita. "Non vi farà più male.."sussurrò la ragazza con un filo di voce impercettibile,forte del fatto di non essere udita,e sfiorando leggermente il tessuto della giacca che l'uomo s'era appoggiata addosso.."non vi farà più alcun male questa ferita,ve lo prometto.." Gli accomodò meglio la giubba sollevandogliela fino al mento per proteggerlo dall'umidità della notte e,infine, ritornò a poggiarsi al tronco dove aveva legato il suo cavallo,e adagiatasi sulla nuda terra,riprese con dolcezza ad accarezzare la zampa del suo compagno,mentre questi scuoteva lentamente la testa e sollevava lo zoccolo come a volerle rispondere con la sua gestualità. |
13-02-2012, 23.34.41 | #736 |
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Isolde! ì? In una stanza in mia presenza? Urlai a Elisabeth in mente:
"Tienimi fermo o la ammazzo!" Poi mi avvicinai e facendo l'inchino più profondo e buffo che potevo dissi <<Salve milady mi presento sono Daniel..>> Una donna più falsa e bugiarda di lei non l'avevo mai vista..
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14-02-2012, 02.17.36 | #737 |
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Altea aveva affrontato faccia a faccia Shoyo e i suoi cavalieri.
La donna guerriera restò a fissare Altea allontanarsi. “Sciocca ragazza…” mormorò. “Volete che le sia data una lezione, milady?” Chiese uno dei suoi cavalieri. “No, meglio evitare ogni tipo di problema…” rispose Shoyo “… ne parlerò direttamente a lord Goxyo…” Altea, intanto, allontanandosi aveva raggiunto una piccola edicola in marmo. Nel mezzo c’era un bassorilievo raffigurante Afrodite che piange Adone. “Piange la regina quel suo bell’amor ormai perduto. Piange ogni notte, dove ogni suo sogno lei ha venduto. Ripensa ella al passato, a quella scelta triste e dolorosa. Guarda nel buio e cerca uno sguardo e una mano gioiosa. Fissa la Luna e conta mille volte ogni stella nel firmamento. Piange e poi ripensa, maledicendo quel suo vano pentimento.” “Salute a voi, milady.” Mostrando un lieve inchino Fin Amor. “Vedo che amate questo nostro parco e tutte le meraviglie che vi sono in esso. Come questa edicola di classicheggiante bellezza… fu fatta costruire dalla nostra regina pochi giorni dopo la sua incoronazione…”
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14-02-2012, 02.46.07 | #738 |
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Chantal, dopo quell’inquietante sogno, era tornata ad adagiarsi presso l’albero dove aveva lasciato il suo cavallo.
Ad un tratto sentì dei gemiti e dei lamenti. Era Vayvet che si agitava nel sogno. Correvano i cavalli. Correvano per la campagna. Correvano sotto gli speroni dei cavalieri che li cavalcavano. E giunti al castello, quei cavalieri chiesero del loro signore. “Quali notizie, Lorenz?” Chiese Vayvet. “Tutto sembra perduto, milord…” “Il Conte ha deciso, dunque…” “Si, milord…” annuì Lorenz. “La terra non è più nostra...” “Possiamo ancora combattere...” cercando di spronarlo Lorenz “... molti uomini si stanno armando per seguirci!” “No, no...” quasi zittendolo Vayvet “... il nostro tempo è finito... incontrerò Grippus... lui è il braccio destro del Conte...” “Non andate da solo...” “Devo.” Voltandosi Vayvet. “Raduna tutti gli uomini e scioglili da ogni voto... seguiranno il Duca... questo eviterà ogni altro spargimento di sangue...” “Non accetteranno di abbandonarvi!” “E’ un ordine.” Sentenziò. Un’ora dopo, Vayvet col suo cavallo raggiunse l’accampamento di quelli che assediavano il castello. Chiese di Grippus e fu condotto al suo cospetto. “Saggio…” nel vederlo il braccio destro del Conte “... saggio ad arrendervi...” “Accetto ogni condizione...” fissandolo Vayvet “... liberate lady Ghirelya...” “Solo quando firmerete la rinuncia ad ogni pretesa sulle terre di Nagoya...” “Cosa devo fare?” “Tornate al castello” rispose Grippus “e portatemi il documento di rinuncia firmato da voi.” “Libererete lady Ghirelya?” “Avete la mia parola…” fissandolo Gruppus. Vayvet allora saltò su. Ansimava e si guardava intorno confuso. Poi respirò forte e cominciò a calmarsi. Quel sogno l’aveva come svuotato.
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14-02-2012, 03.09.02 | #739 |
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Isolde, guardando Daniel, accennò solo un lieve sorriso, tradendo indifferenza e quasi una punta di fastidio.
“Salute a voi, messere.” Nigros allora prese la parola: “Maestà, ora chiedo di potermi ritirare. Devo ancora insegnare molto al mio nuovo apprendista.” “Si, andate pure.” Fece la regina. “E siate un buon discepolo, giovane Daniel, così da non tradire la fiducia e la benevolenza che vi abbiamo mostrato.” Nigros e Daniel, così, lasciarono la sala del trono. Il medico condusse il giovane mago nel suo laboratorio. E lì, attraverso una porta laterale, lo portò in una stanza molto più grande. Armi di ogni genere e di ogni tradizione erano esposte, insieme a corazze, stoffe e drappi dai rari e spettacolari disegni. Icone Sante erano ovunque e in fondo alla stanza faceva bella mostra un pesante sarcofago fatto di bronzo e ceramica smaltata. Impressa su di esso stava l'immagine di una superba corazza.
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14-02-2012, 09.11.46 | #740 |
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Stavo quasi per credere che Isolde non ci avesse riconosciuti, ma fu solo un momento un momento straordinario quasi riuscissi a rivivere gli ultimi momenti del nostro naufragio......Nigros stava portando via Daniel e fiche' era protetto da lui nulla poteva succedergli..........che buffa la vita c'era sempre qualcuno o qualcosa che miportava via gli affetti, ma se anche il mio cuore ne stava piangendo, il fatto di essere sola mi rendeva piu' forte......se Isolde si fosse impossessata della mente della Regina usurpandola anche il mio Regno ne avrebbe sentito le conseguenze.......avevo un apsetto pococ Signorile era vero, una donna vestita di fradice foglie non era po presa in grande considerazione...ma Reas, riusciva a restarmi accanto....lo guardai incredula quando cerco' di difendere la mia causa davanti alla Regina, c'era allora un uomo che riusciva a non cadere tra le braccia amorevoli di Isolde......ma la Regina mi fece una domanda e mi voltai a risponderle....".....E' cosi' Maesta, il Carrozzone su cui eravamo saliti e' stato letteralmente sfasciato da onde anomale, ci siamo ritrovati tra assi di legno e uomini urlanti......il Calars e' un fiume e la violenza delle sue onde ci ha fatto pensare al rifiuto del fiume stesso.....forse c'eravamo spinti troppo arrivando alle porte di un mondo a molti sconosciuto......ma vi dissi appena arrivata che il fiume ha solo negato ad alcuni di noi di passare oltre...perche' un'altra onda ci ha fatto passare tra le colonne e ci siamo riparati nel bosco.......il resto lo conoscete gia'.....il trattamento subito non e' stato dei mogliori, ma il vostro senso di giustizia ha compensato quei momenti..........Per quanto riguarda voi Lady Isolde, non giudicate mai le persone dal loro modo di vestire esse potrebbero sorprendervi....e anche se a voi puo' sembrare assurdo.....avete difronte una Regina......le foglie marce che indosso sono vive ma non ai vostri occhi...."........fare magie...non mi conveniva, ma una cosa potevo......soffiai lievemente verso la Regina....un soffio fatto di tempo...fatto di ricordi e portai alla sua mente solo la visione del nostro naufragio nulla di piu'.....Isolde sarebbe stata per lei una prossima sorpresa......" Vi ringrazio Reas.....vi ringrazio per avermi creduta...."...
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