20-02-2012, 21.32.22 | #841 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Kojo si avvicinò ad Altea e le sorrise.
Il suo sguardo era racchiuso dall’impenetrabile riflesso dei suoi occhi scuri. Il viso allungato e con un perenne ghigno impresso sulla bocca, come se conoscesse ogni sensazione ed emozione di chi gli stava d’avanti e quella voce con un velato accento nordico davano al suo ritratto qualcosa di enigmatico e mutevole allo stesso tempo. “La musica, si dice, è per gli animi nobili, milady…” mostrando alla ragazza un pugnale intarsiato con pregevole fattura “… una volta prestai servizio presso un barone Cristiano in una sperduta isola dell’Egeo… egli era malato, sapete? Si, viveva un’innaturale passione per una sua figlioletta… ogni notte si recava nella sua stanza e abusava di lei… e di giorno, il ricordo di tale sentimento, gli procurava vergogna e dolore… mi ordinò allora di mettere fine a tutto questo, incaricandomi di uccidere nel sonno sua figlia… che vigliacco, vero? Incapace di suicidarsi, preferiva vedere morta l’innocente e sfortunata figlia… mi diede allora questo pugnale… esso è vergine, perché non ha mai conosciuto sangue… ed è ancora tale, milady…” sorridendo “… sapete perché? Perché quella notte non uccisi la ragazza… ma suo padre… e lo feci con le mie mani… lo strangolai nel sonno, quando forse sognava il suo peccato…” prese la mano di Altea e le consegnò il magnifico pugnale “… è vostro, milady… come tributo alla vostra bellezza…” e le baciò la mano “… posso avere l’onore di ballare con voi?”
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20-02-2012, 21.46.51 | #842 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il suo sguardo era basso.
Poi Guisgard fissò Talia negli occhi. “Talia…” sussurrò, mentre con una mano cominciò a sfiorare i capelli di lei “… il maestro mi ha sempre insegnato che nessuno sfugge al suo destino… sono arrivato tardi al Casale e questo non riuscirò mai a perdonarmelo… ma ora devo e voglio rimediare…” le sue mani scesero dai capelli alle spalle e poi alle braccia di lei “… tu… tu vuoi bene ai tuoi fratelli e mai riusciresti a vedere il male in loro… io invece… io invece odio Fyellon con tutto me stesso, di un odio sterminato… questo provo per lui… mentre per te…” sospirò “… questa missione è pericolosa e se ti accadesse qualcosa so che impazzirei… invece al Casale so che saresti al sicuro… credimi, è la soluzione migliore…” accennò un sorriso, come se quello fosse il più insostenibile degli sforzi “… tu però, in realtà, verrai con me… il tuo pensiero non mi abbandona mai, anzi è la mia forza… e se Dio vorrà un giorno ritornerò…” chiuse gli occhi e soffocò le sue emozioni “… ti prego, non guardarmi così, Talia…” voltandosi poi verso la finestra “…non rendermi tutto ancora più difficile... vado a preparare i cavalli… tu, appena sarai pronta, mi troverai giù ad attenderti…” scosse il capo e uscì dalla stanza, sotto gli occhi di Sheylon. La tigre si avvicinò a Talia e strofinò la testa vicino alla mano di lei. Poco dopo, Guisgard aveva sellato e fatto uscire i cavalli dalla stalla. Intanto, al Casale degli Aceri il Sole del mattino aveva già scandito le preghiere dei monaci. Con padre Anselmo erano giunti anche alcuni francescani per occuparsi delle funzioni nel Tempio e per portare fiori freschi davanti alle statue custodite in esso. Dal convento, i religiosi, avevano portato pane e ortaggi, insieme a del lavoro da compiere per rispettare i precetti del proprio Ordine. Nestos e Brand, gli unici figli del maestro rimasti, assistevano divertiti all’immagine dei monaci al lavoro, mentre quest’ultimi raccontavano loro scene tratte dalla vita di San Francesco. Ad un tratto, però, tra loro calò di colpo il silenzio. All’ingresso del Casale, infatti, erano apparsi alcuni cavalieri, seguiti da diversi uomini a piedi ed abbigliati alla maniera dei monaci greci orientali. “Chi sono, padre?” Domandò Brand ad uno dei francescani. Il religioso non rispose nulla, ma prese con sé il ragazzo. Padre Anselmo, allora, avanzò verso quei cavalieri. Questi procedevano con passo lento e si guardavano intorno. “Che Dio vi benedica, miei signori.” Disse padre Anselmo andandogli incontro. “E che vi risparmi, padre.” Rispose uno di loro che sembrava essere il capo di quella compagnia. “Cosa vi spinge in queste terre, miei signori?” “Ciò che ha esortato voi, padre.” “Sono il mio ministero e la mia vocazione a farmi stare qui, miei cavalieri.,” “E lo stesso è per noi, padre.” Padre Anselmo li fissò. “Forse capirete guardando questo, padre…” continuò il cavaliere, per poi mostrare il sigillo sotto il suo mantello: era quello dell’Ordine della Luna Nascente. Padre Anselmo, nel vedere quel simbolo, restò turbato. “Pensavo fossero scomparsi i cavalieri di tale ordine…” “Forse in Occidente, padre.” Rispose il cavaliere. “Ma in Oriente ve ne sono ancora. E da lì noi giungiamo. Maria di Cipro donò al nostro ordine una fortezza sull’isola di Lemno, che divenne il nostro quartier generale.” “E cosa vi spinge qui, miei signori?” “Sono Carolus di Montesquien” fece il cavaliere “ed ero presente anni fa quando il mio signore giunse qui per onorare il suo voto presso l’Altissimo…” Padre Anselmo ascoltava in silenzio. “Di lì a poco” continuò il cavaliere “per ringraziare il Cielo di essere sopravvissuto ad una guerra combattuta al fianco del mio signore, entrai nell’Ordine della Luna Nascente… sir Fatigas, colui che viveva in queste terre, ha cresciuto una fanciulla, figlia del mio signore, per destinarla al ruolo di sacerdotessa della nostra confraternita… abbiamo appreso della morte del nostro cavaliere e siamo giunti qui per portare con noi la ragazza… essa onorerà il voto di suo padre e servirà l’Onnipotente.” A quelle parole, tutta la compagnia si segnò tre volte.
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20-02-2012, 21.52.27 | #843 |
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Rimasi sola con Kojo, la sua presenza mi infastidiva, oltre al fatto che sapevo ora ciò che stavano facendo al regno della Regina. D'un tratto mi narrò una storia, lo guardai...non ero stupita, d'altronde di racconti e leggende come queste ne sentii parlare..dal mio maestro. Egli mi mise tra le mani quel pugnale..."è una sfida?" pensai "vuole vedere se accettando sono dalla sua parte e tradisco la Regina, certo quel pugnale potrebbe servirmi visto sono in pericolo e potrei rischiare la vita". Con un gesto restituii il pugnale al cavaliere "Vi ringrazio milord, ma non penso di averne bisogno, non sono abituata a tramare o uccidere le persone nel sonno..cosa vedo che è di vostra consuetudine. Scusate, ma tutto questo trambusto dell'incendio mi ha creato un forte mal di testa, mi congedo da Voi e da questa stanza". Subito mi allontanai, non avrei mai accettato nulla dai..nemici...da coloro che mi accusarono e mi accusavano di essere una spia, da coloro che stavano facendo del male alla Regina. Cosi, entrata in stanza, mi stesi nel letto e lentamente mi addormentai, aspettando il ritorno di Elisabeth per raccontare ciò che era avvenuto.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
20-02-2012, 22.43.56 | #844 |
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Nigros urlava di aprirmi.. Ma mi si erano bloccate le gambe e non riuscivo a muovermi.. le mani erano incollate alla spada.. La bocca si era serrata e non riuscivo a parlare.. Che stava succedendo?
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21-02-2012, 01.41.37 | #845 |
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Rimasi immobile con gli occhi spalancati mentre parlava, fissandolo... ero incapace di parlare, come se qualcosa di ingombrante mi si fosse incastrato in gola e mi tagliasse la parola.
Poi uscì... ed il rumore della porta che si richiudeva alle sue spalle mi fece sussultare. “Testardo!” mormorai, sentendo il cuore sprofondarmi chissà dove. I miei occhi ruotarono quindi su Sheylon, che stava strofinando la grossa testa contro la mia mano... “Vuoi consolarmi, Sheylon?” domandai, ricambiando lentamente la carezza “O stai solo tentando di convincermi che ha ragione lui? Già... è così, vero? Tu sei d’accordo con lui! Con lui, con il Maestro, con i miei fratelli, con mio padre... Siete tutti uguali, in fondo!” Mi voltai e feci qualche passo verso il letto... avevo un sapore amaro in bocca, un sapore che non riuscivo a scacciare... “Sì, siete tutti dannatamente uguali!” sbottai, tornando a guardare la tigre “Tutti a decidere ciò che è giusto e ciò che è sconveniente. Ciò che è bene e ciò che non lo è. Tutti a dire ‘Talia, devi fare questo’ e ‘Talia non devi fare quello’... devi, non devi, puoi, non puoi... tutti! Tutti, Sheylon! Capisci? Tutti! Mentre nessuno si è mai neanche lontanamente degnato di chiedersi che cosa Talia voglia, che cosa desideri, che cosa sogni... A nessuno è mai interessato di domandarsi se Talia sia mai stata felice!” Con un gesto stizzito della mano colpii la caraffa metallica dell’acqua poggiata sul basso tavolino e la feci volare a terra, con un fragore assordante... mi appoggiai quindi al tavolo e respirai profondamente, tentando di riacquistare il controllo... “Beh, c’è una novità...” mormorai dopo qualche momento “Talia è stufa ormai! Maledettamente stufa!” Passarono molti minuti prima che mi decidessi a scendere... avevo vagliato ogni singola possibilità, avevo persino accarezzato l’idea di fuggire... ma fuggire verso dove? E poi... tentare di sfuggire a Guisgard tra le vie del paese in sella a Luthien era pura follia... No, probabilmente conveniva tentare di assecondarlo, mi dissi. Sospirai, infine, e mi decisi a scendere a scala. Attraversai la locanda con Sheylon alle calcagna e senza guardarmi intorno, uscii in strada e mi diressi con passo marziale verso Luthien. “Sai...” mormorai a Guisgard, ma senza guardarlo, accarezzando appena la cavallina di un delicato grigio perla “Puoi raccontare a te stesso che il Casale sia il luogo più sicuro del mondo, ma questa è solo una favola... un modo per permettere a te stesso di stare tranquillo, e lo sai! Una volta...” proseguii, con un piccolo sospiro “Una volta conoscevo un ragazzino speciale, un ragazzino coraggioso e capace di qualsiasi cosa... beh, lui sosteneva che nessun luogo al mondo poteva essere sicuro se lui non era con me! ...Mi manca quel ragazzino. Mi manca il suo entusiasmo, la sua gioia di vivere, quella sua voglia di condividere con me ogni cosa ed ogni momento... non aveva mai paura, lui. E neanche io avevo mai paura quando lui era con me!” Sollevai gli occhi su Guisgard per un istante... desideravo ferirlo con lo sguardo più glaciale che possedevo, ma non ci riuscii... tutto ciò che riuscii a gettargli in faccia, dunque, fu soltanto paura, rabbia, infelicità... “E comunque...” proruppi, quasi gridando “Conosco la strada, non c’è bisogno che mi accompagni in nessun posto!” Scossi le briglie e partii al galoppo.
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21-02-2012, 09.39.25 | #846 |
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Mi staccai dall' abbraccio di Altea, forse c'erano altri pericoli ma il perricolo terreno mi preoccupava poco...Isolde era tutta un'altra storia......Reas si preoccupo' della Regina e di Altea.....e Isolde ovviamente si occupo' della salute di Reas.....era tutto un circolo vizzioso......ogni dama trovo' il suo cavaliere.......ed il ballo inizio' per ognuno di loro , tranne per la Ragina che inquieta sembrava guardare un punto senza fine. Lascia la sala, ero ben salda sulle mie gambe e le forze aveva ripreso ogni parte del mio essere.........scesi le scale e mi avviai alla torre...........rivoli di fumo avevano l'odore acre delle fiamme....le pietre erano nere e c'era un via vai di persone che ancora incredule tentavano di comprendere l'accaduto.......passavo tra di loro e ne sentivo le voci....potevo ascoltare il tumulto delle loro emozioni ....ma sapevo in cuor mio che la storia era scritta e che quello era solo un piccolo pezzo di un grande disegno.........Daniel stava vivendo il suo grande momento, stava incontrando parti del suo inconscio che prendevano vita nelle sue visioni........Un giorno avrebbe preso dignitosamente il mio posto.......voltandomi potevo vedere gli ospiti della Sala muoversi ballando.....come delle tragiche marionette...l'ombra proiettata era la visione piu' strana.......un tragico momento e la voglia di danzare, che strani gli uomini........mi accorsi solo allora che avrei potuto lasciare quel luogo senza che nessuno se ne accorgesse.......avevo dimenticato che potevo essere o non essere in ogni posto.......e che in quella avventura io mi ero quasi umanizzata..........c'era un gatto tra le pietre fumanti, era nero con gli occhi verdi, rimasi a guardalo......sembrava il mio Pico della Mirandola..........un attimo di nostalgia nei confronti di casa.......forse quella gente aveva bisogno di aiuto ed incominciai a spostare le pietre cadute dopo l'incendio....dare una mano mi avrebbe allontanato da tristi pensieri....
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21-02-2012, 16.31.00 | #847 |
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va bene vi aiuterò fatemi solo prendere le cose necessarie e vedrò di aiutarvi questo saio me lo diete il frate presi un pezzo di carta w una matita e scrissi sono andato a eliminare un demone in una casa tornerò presto cari saluti èpoi mi girai verso quegli uomini e dissi sono pronto andiamo
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fabrizio |
21-02-2012, 16.58.16 | #848 |
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Guisgard restò a fissare Talia mentre galoppava via in sella a Luthien.
Lui scosse il capo e fissò Sheylon. Un attimo dopo montò in sella al suo cavallo e fece cenno alla tigre di andare. Talia, nel frattempo, galoppava attraverso il bosco. Ad un tratto cominciò a sentire una musica provenire dalle sue spalle. Era Guisgard che la seguiva, poco più indietro, proseguendo a passo lento. Suonava la sua ocarina e lasciava al suo cavallo il compito di avanzare, come se conoscesse a memoria la strada. Ad un tratto Luthien tradì nervosismo: era infatti apparso, con un balzo dai cespugli, Sheylon. Il passo del cavallo, allora, si fece più lento e incerto e poco dopo Guisgard affiancò Talia. “Quando c’era il maestro” disse lui, smettendo di suonare “era lui ad occuparsi del tuo vivace caratterino…” sorrise, tenendo sempre lo sguardo basso “… ma ora spetta a me farlo, cara sorellina… non penserai mica che ti lasci girovagare per il bosco da sola? Ci sono in giro tanti malintenzionati e questo sentiero non è affatto sicuro per una giovane e graziosa ragazza…” le fece l’occhiolino “… e posso assicurarti che i maschietti, davanti a tanta bellezza, si lasciano sempre trasportare da pessimi pensieri, sorellina.” Si abbandonò allora ad una sonora risata. “Su, ora si torna al Casale. Anzi, sono certo che avranno preparato una bella festa per il tuo ritorno. Eh, ti vogliono bene tutti. Beata te.” Nello stesso momento, le cose al Casale prendevano sempre più forma. “Questo vostro arrivo” disse padre Anselmo ai cavalieri “ci lascia alquanto sorpresi…” “Posso comprenderlo.” Annuì Carolus. “Del resto, tutto è stato pattuito anni fa. Sir Fatigas conosceva il destino della ragazza.” Padre Anselmo non rispose nulla. “Un’altra cosa, padre…” fissandolo il cavaliere “… la spada di sir Fatigas…” “Milord?” Incuriosito il chierico. “Si, dobbiamo prendere anche quella spada.” Disse Carolus. “Essa reca inciso il sigillo del nostro ordine sull’elsa… e ora che sir Fatigas è morto, non possiamo lasciarla incustodita.” Quelle ultime parole risuonarono nella mente di Nestor. Il ragazzo, allora, corse via. Raggiunse il Tempio e prese di nascosto la spada. Aveva con sé anche la lettera di Talia. Un attimo dopo, uscì dal Tempio.
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21-02-2012, 17.07.45 | #849 |
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Altea si voltò per andare via, ma Kojo le afferrò una mano.
“Adoro le donne che non hanno paura, sapete?” Fissandola negli occhi e sorridendo compiaciuto. “Si, mi piace scorgere in esse ardore e audacia, passionalità e coraggio. Prendete questo umile dono, milady…” stringendo nelle mani di lei il pugnale “… potrebbe esservi utile… qualcuno, magari, potrebbe giungere di notte… si, mi sento più sicuro sapendovi armata…” la fissò con i suoi occhi scuri e indefiniti come la notte “… sono certo che ci incontreremo presto, milady… molto presto…” Un attimo dopo Altea lasciò la sala per ritornare nella sua stanza.
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21-02-2012, 17.11.39 | #850 |
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Daniel era scosso.
Profondamente scosso. Quelle visioni così reali, quelle immagini che sembravano sul punto di materializzarsi davanti ai suoi occhi. Poi la voce di Nigros che lo chiamava. E finalmente quello stato di tepore svanì. Daniel poteva di nuovo muoversi. Giada, forse per un involontario rilassamento del giovane, cadde a terra, echeggiando nella stanza. “Apri, Daniel!” Gridò Nigros.
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