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30-12-2010, 03.43.58 | #861 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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"Admeto, nonostante il dono di Apollo, non trovò alcuno disposto a morire per lui..." recitava il bardo accanto al fuoco"... e mestamente se ne tornò nel suo palazzo, rassegnato ormai a morire di li a poco...”
Il suono della sua lira vibrava delicatamente, accompagnato dal fuoco lento che ardeva nel camino. “E quando il re di Fere fu nel suo palazzo” continuò il cantore “vide sua moglie Alcesti sulle scale che l’attendeva… la donna era bellissima come non mai ed aveva in mano un calice pieno di veleno… io muoio per Admeto... sussurrò, sorridendo all’amato marito, prima di bere il mortale contenuto del suo calice…” Il duca applaudì, insieme a tutti i baroni presenti e lodò il racconto di quel bardo. E per tutta la notte nel castello ducale si festeggiò, tra canti, balli e motti gagliardi. Ma i festeggiamenti erano solo all’interno del castello. Fuori vi era un deciso assedio, che cingeva come una morsa l’intero maniero. E tra una pioggia di dardi incandescenti, i due correvano verso il bosco. “Sono stanca, Guisgard…” ansimava Talia, tirata per una mano da Guisgard. “Manca poco, dai…” rispose lui. “Ma dove stiamo andando?” “In una grotta nel bosco. Lì saremo al sicuro…” “Fermiamoci solo un istante, ti prego…” chiese lei stravolta. “Va bene… ma solo per qualche momento…” Guisgard allora si accostò ad un albero tentando di vedere a che punto fosse la battaglia, quando un sibilo tra i rami fu notato da Talia. “Attento, Guisgard!” Gridò, spostando il cavaliere dal tronco. “Qui non siamo al sicuro…” disse lui “… dai, riprendiamo la via per il bosco.” “Ah… Guis… gard…” “Talia!” Gridò lui, prendendola fra le sue braccia prima che la ragazza cadesse al suolo. Fu allora che il cavaliere si accorse del suo fianco ferito. Una macchia di sangue si allargava sul vestito, mentre la Talia perdeva a poco a poco il suo bellissimo colorito. Un lungo corteo attraversava il borgo, pregando e lamentandosi per il dolore. Al castello ducale lunghi teli neri scendevano dalle merlature e dai bastioni e la campana della cappella annunciava una messa solenne. Guisgard era fuori la stanza, col viso basso e le mani fra i capelli. “Quella freccia era destinata a me…” mormorava. “Chi può dirlo…” rispose la vecchia. “Sarei dovuto morire io…” “E perché mai?” Chiese la vecchia. “Si è sacrificata per me…” “Questo cosa vuol dire?” Domandò la vecchia. “Anche un amico darebbe la vita per salvare un compagno.” “A maggior ragione allora!” Rispose quasi con fastidio il cavaliere. “Non voglio essere debitore verso nessuno per ciò che non mi appartiene!” Si alzò allora di scatto e cominciò a passeggiare nel corridoio. “Non volevo alterarti…” si scusò con un ghigno la vecchia. “Dimmi…” voltandosi Guisgard verso di lei “… si salverà?” “Perché vuoi saperlo?” Domandò la vecchia. “Tanto, anche se così fosse, non resterà con te…” “Cosa devo fare?” Chiese il cavaliere. “Per farla vivere o per averla?” “Cosa devo fare affinché si salvi?” “Non resterà con te, lo sai…” “Dimmi cosa devo fare!” Esclamò, quasi incurante, Guisgard. E la vecchia si abbandonò ad una delirante risata.
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30-12-2010, 04.08.01 | #862 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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"Io..." mormorò la piccola visibilmente impaurita "... io mi chiamo Lyan..."
"Nessuno uscirà di qui!" Sentenziò Bumin, prima che Iodix potesse rispondere alla richiesta di Gaynor. "E mandare qualcuno a perdersi nel bosco è escluso! Siete tutti sotto i miei comandi, in nome di lord Frigoros, signore di Cartignone!" "Sir Bumin ha ragione, credo..." intervenne il Cappellano "... mandare qualcuno indietro può essere molto rischioso... questo bosco pullula di nemici..." "E poi, per quanto ne sappiamo, la madre di questa bambina potrebbe essere già morta!" Esclamò Bumin. La piccola Lyan allora, a quelle parole del cavaliere, si strinse al collo di Gaynor e cominciò a piangere forte e a tremare.
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30-12-2010, 04.19.45 | #863 |
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Morven seguì quella scena sempre più turbato.
Gettava rapide occhiate a Gaynor, quindi a Samsagra, come se fosse un oggetto diviso tra due forze di attrazione uguali e contrarie. Samsagra continuava a gemere e a lanciare intorno cupi bagliori di smeraldo, ma nessuno poteva nè vederla nè sentirla, e questo Morven lo sapeva bene... ... il male era vicino... ma da che parte? Morven fissò la bambina... possibile? è mai possibile? Eppure Samsagra era infallibile, e quindi il male era presso di loro! Si girò verso Gaynor, ben cosciente che la reazione della dama sarebbe stata di certo fiera e risoluta, ma si ripetè che non poteva tacere. "Signora," disse "lasciate quella creatura e non permettetele di starvi così vicina! Non sappiamo cosa possa essere, nè quale aspetto il male abbia deciso di assumere! Lasciatela subito, vi dico!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
30-12-2010, 04.33.54 | #864 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso momento, in un'altra zona del bosco, Belven, Cavaliere25, Goldblum ed i loro uomini erano giunti presso quel misterioso pozzo.
"Di chi sarà questa voce?" Chiese Belven. "Resta con noi, Cavaliere25!" Gridò poi all'amico. E ad un tratto dalla vegetazione apparve una ragazzina. Canticchiava e si avvicinava al pozzo. "Chi siete, miei signori?" Chiese appena si accorse di quegli eroi che la fissavano.
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30-12-2010, 05.38.23 | #865 |
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I topi.
Scappavano in massa seguendo la corrente del canale. Correvano verso l'uscita. Verso la libertà. O una possibile libertà. Gila li guardava, stringendosi nel suo mantello. Il freddo infatti era aumentato. Era solo il nano. Guisgard e Talia erano li vicini, eppure lontani, in un mondo fatto da illusioni, di inganni, un mondo fatto per confondere e smarrire chi osava attraversarlo. Gila si alzò per camminare. Muoversi l'avrebbe aiutato a riscaldarsi. Fissava Guisgard. "Svagliati..." pensava, anzi invocava "... svegliati ed usciamo da questo posto..." Ma il cavaliere sembrava dormire, incurante di tutto il resto. I ragazzini correvano spensierati verso il lago. "Chi arriva prima allo Scoglio del Capitano" gridava Guisgard agli altri che tentavano di stargli dietro "potrà esprimere il desiderio!" Lo Scoglio del Capitano. Era li, a pochi metri dal piccolo molo. Una roccia informe e consumata dall'acqua, annerita dalle torce notturne dei pescatori e raschiata dalle catene dei galeotti che si rifugiavano sotto di essa per sfuggire ai loro carcerieri. La roccia aveva una crepa, nella quale, talvolta, finiva per incastrarsi qualche pesce. Liberarlo, secondo un'antica credenza, dava diritto ad esprimere un desiderio. Guisgard giunse per primo e saltando in acqua infilò il braccio nella crepa, gridando verso il Cielo: "Troverò ciò che cerco?" Ed un attimo dopo tirò fuori il braccio, stringendo nella mano un piccolo pesce che si dimenava. "Evviva!" Esclamò. Tutti gli altri esultarono con lui. Guisgard sorrise e poi ripose in acqua quel pesciolino. "Cosa hai chiesto?" Domandò uno dei ragazzini. "Non rivelarlo, Guis!" Ammonì un altro. "Altrimenti non si avvererà!" Ma Guisgard era troppo felice per ascoltarli e restò a fissare le acque dello sterminato lago fino a quando il Sole non finì per spegnersi dentro di esse.
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30-12-2010, 10.52.40 | #866 |
Cittadino di Camelot
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Nel sentire le parole del cavaliere che si proclamava a capo della piccola spedizione, Gaynor sentì montare la collera dentro di se. "Io non obbedisco agli ordini di nessuno! Io non appartengo a Cartignone e Lord Frigoros per me non è altro che un nome. E in quanto a voi, Cappellano, preferisco risparmiare le parole, non è mio costume offendere uomini di chiesa. Questa bambina uscirà da qui, e per farlo non ho bisogno dell'approvazione di nessuno. Se non andrà il giullare, allora ci penserò io stessa e voi non potrete impedirmelo in alcun modo. O forse volete uccidermi pur di far rispettare un vostro ordine?" Gaynor si rivolse poi al bel cavaliere che le aveva intimato di lasciar andare Lyan: "In voi io leggo bontà e coraggio, ma dovrei leggervi anche chiaroveggenza per esaudire la vostra richiesta. Se continuando quest'avventura incontrassimo dei nemici, Lyan sarebbe troppo vulnerabile ed io non riuscirei a salvare entrambe. Se pensate che io possa lasciarla da sola in un posto come questo soltanto per il dubbio che possa essere la personificazione del male, ebbene, in questo caso vi siete sbagliato. Se il male alberga in lei, allora ne pagherò io le conseguenze, ma il giorno in cui io abbandonerò una bimba sola e impaurita in un bosco insidioso, questo giorno ancora non ha visto la sua alba." Mentre parlava, Gaynor non aveva smesso un solo istante di stringere Lyan, che le si era aggrappata al collo in cerca di protezione.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
30-12-2010, 16.47.25 | #867 |
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Aprii gli occhi e subito dovetti schermarli con una mano contro la forte luce candida che riempiva l’ambiente. Sbattei un paio di volte le palpebre, perché gli occhi si abituassero e mi consentissero di guardarmi intorno... fu allora che notai una figura di fronte a me. Inizialmente ne distinsi appena gli esili contorni in controluce, poi lentamente la riconobbi...
“Mamma!” dissi, sorpresa “Dove siamo? Cos’è successo? Che ci fai qui? Dov’è Guisgard?” Lei mi sorrise: “Una domanda alla volta!” disse con voce calma, come faceva quando ero piccola. Mi guardai intorno un istante, poi scelsi un compromesso: “Non sono più nella mente di Guisgard?” chiesi. Lei sorrise di nuovo: “Talia... Talia... che significato ha la tua domanda? Non si entra e si esce dai pensieri delle persone come da un edificio, perciò una mente bene organizzata può essere in molti posti e contemporaneamente in nessuno di essi. Credevo di averti insegnato almeno questo!” La osservai un attimo, ma rimasi in silenzio... ero molto confusa! “D’altra parte...” proseguì lei dopo un istante “La tua mente non è più così bene organizzata, non è vero? Ultimamente sei stata molto confusa, e poi hai perso molte delle tue certezze... tutto questo, credo, ti ha resa più vulnerabile!” “Non so di cosa parli...” dissi in fretta, troppo in fretta. Lei mi scrutò per un istante: “Lo sai benissimo, invece! Perché hai ferito la tua mente e di conseguenza il tuo corpo?” “Dovevo scuoterlo!” replicai “Quello era l’unico modo!” “Non era l’unico modo!” mi riprese “E’ stato semplicemente il primo che ti è venuto in mente! E’ stata un’azione emotiva, quindi... in altre parole, è stata un’azione dettata dal cuore e non dalla testa! E Guxio, ovviamente, se n’è accorto!” Abbassai gli occhi in fretta e rimasi in silenzio... ciò che mi bruciava maggiormente era riconoscere nelle sue parole quel fondo di verità che non volevo ammettere neanche con me stessa! “Che cosa devo fare adesso?” domandai, dopo un momento. “Mi chiedi che cosa devi fare?” le sue parole mi giunsero leggermente irritate “Non hai seguito i miei consigli fino a qui, cosa ti fa pensare che io possa aiutarti adesso?” Sollevai lo sguardo e la fissai: “Mi dispiace!” mormorai “Ma io credevo... Volevo... Il fatto è che lui... lui è...” “So che cosa volevi!” mi interruppe la donna in tono più mite, poi mi scrutò con infinita dolcezza e soggiunse: “So che cosa pensavi, che cosa pensi e so che cosa desideri... ma hai fatto una scelta e adesso devi affrontarne le conseguenze!” “E tu non lo puoi aiutare?” “Aiutare il cavaliere?” mia madre si strinse nelle spalle “E’ la sua mente: se non vi fa chiarezza da solo, nessuno può farlo per lui! E di certo non io!” mi osservò ancora un momento, poi soggiunse “Io potrei portare fuori te, tuttavia... Se lo desideri potrei farti uscire, in modo da poter curare quella tua ferita!” “Puoi far uscire me?” “Certo! Usciresti dalla sua mente e ti sveglieresti... prima che sia troppo tardi!” Rimasi per un istante immobile, poi scossi con forza la testa: “No!” dissi “Non lo posso lasciare da solo! Non voglio! Ci sveglieremo insieme... vedrai!” Mia madre sorrise: “Te lo auguro! In ogni caso... sono fiera di te!” Le sue ultime parole si dissolsero lentamente e io mi sentii scivolare via... Aprii gli occhi e mi guardai intorno: ero in una stanza riccamente arredata, adagiata su di un letto soffice e caldo... la mia ferita era di nuovo aperta ed era stata tamponata, tuttavia il fianco continuava a far male insistentemente, dal che compresi di esser tornata nel suo sogno. ...anche se in uno scenario diverso! Mi sollevai con fatica e cercai con gli occhi il cavaliere, ma non c’era. Il panico mi assalì... dov’era finito? Era con Guxio? Per quanto tempo era rimasto da solo con lui? “Guisgard!” chiamai a pieni polmoni, con la voce intrisa di quella viva agitazione “Guisgard... dove sei? Corri! ...Ti prego!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
30-12-2010, 22.02.08 | #868 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Gaynor appariva determinata.
Stringeva a sì la piccola Lyan, come a volerla proteggere da tutto e tutti. "Milady..." disse il Cappellano "... ragionate... nessuno vuol far del male a questo angelo del Signore..." e posò una mano sul braccio di Morven "... ma rimandondola indietro attraverso il bosco, anche se accompagnata da uno di noi, correrebbe comunque molti più rischi che restando qui... il nostro numero è anche la solo nostra unica forza... meglio restare uniti..." "Lord Frigoros" intervenne Bumin fissando Gaynor "è il signore di queste terre ed anche voi, fino a quando le calcherete, sarete sua suddita!" "Guardate! Nel libro cosa c'è... è un disegno! Sembra una mappa! E' della sorte un pegno!" Gridò Iodix, mostrando al gruppo ciò che aveva trovato tra le pagine del vecchio libro.
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30-12-2010, 23.08.07 | #869 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il Sole penetrava nel grande cortile, inondando quel vasto spazio ed illuminando ogni cosa con i suoi raggi dorati.
I grandi alberi che correvano lungo i muri di quel recinto proiettavano lunghe ombre che sembravano intrecciarsi fra loro, generando strane immagini di chiaro scuro sulle quali era facile fantasticare. Il cavaliere passeggiava svogliato, tirando via con dei calci i sassi che incontrava davanti a sè. Poi si voltò verso il portone e lo trovò aperto. "E' l'ora di uscita!" Gridò la sentinella. "L'ora di uscita!" "Ma tornate tutti presto, cavalieri." Si raccomandò il monaco. "Perchè il corteo parte domani all'alba." "Vedrete che io e Ermaus saremo puntuali." Rispose Guisgard. "No, lui no!" Sentenziò il monaco. "Solo i cattolici possono partecipare e portare sulle loro spalle la statua del santo!" "Ma lui è sempre stato un devoto cavaliere!" Esclamò Guisgard. "E' ortodosso e non è degno!" Concluse il monaco. "Ecco, questi sono i cattolici..." intervenne l'ombra. Guisgard non rispose e si incamminò per le strade. Qui c'erano festeggiamenti con canti e balli. Mercanti, bardi, attori girovaghi e mercati di ogni genere. "Bel cavaliere..." sussurrò una donna gettandosi al collo di Guisgard "... stanotte farà freddo, vuoi scaldarmi?" E rise forte. "Guisgard!" Chiamarono alcuni cavalieri da una taverna. "Siamo qui, vieni anche tu!" "Arrivo, amici!" Poi ad un tratto si arrestò di colpo. "Cosa c'è?" Chiese l'ombra. "Questa voce..." mormorò Guisgard "... è la sua..." "Ti sei sbagliato... qui c'è troppo chiasso per udire una voce e riconoscerla..." "Ecco... di nuovo... è lei... è Talia... mi sta chiamando..." "E' quello che vorresti sentire..." disse l'ombra "... è ciò che desideri... ma ti stai ingannando..." "No, è lei..." rispose il cavaliere "... è lei e mi sta chiamando... devo andare..." "Fermati ti dico!" Fece l'ombra prendendolo per un braccio. "Lasciami andare da lei!" "Non chiama te!" "Lasciami andare dalla mia..." "La tua cosa?" Domandò con un ghigno l'ombra. "Lasciami andare!" E si liberò dalla presa dell'ombra. Corse allora tra la folla, cercando di farsi largo, ma incontrava la resistenza di mille braccia. "Resta con noi, cavaliere..." dicevano diverse donne mischiate tra la folla. "Vedrai che ti divertirai con noi..." "Lasciatemi passare..." dimenandosi Guisgard "... toglietevi di mezzo..." Ma più lui cercava di avanzare, più quelle donne tentavano di ostacolarlo. "Lasciatemi, passare!" Urlava. "Lasciatemi passare!" "Lasciatemi passare!" Gridava nel sonno Guisgard. "Lasciatemi passare!" Gila allora si avvicinò al suo amico ed a Talia. E fu in quel momento che si accorse della fianco sanguinante di lei. "Che incanto è mai questo...?" Mormorò spaventato.
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31-12-2010, 03.18.25 | #870 |
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E un attimo dopo la stanza si dissolse intorno a me...
I sogni di Guisgard si susseguivano frenetici, ormai, e mi sbalzavano da un luogo all’altro sempre più rapidamente. Questa volta mi sentii la testa girare forte: probabilmente -riflettei- ero diventata troppo debole per cercare di manovrare i suoi pensieri, ma ero ancora troppo lucida per non coglierne i radicali cambiamenti... Questo mi disorientava leggermente... Ad un tratto mi ritrovai in un’ampia strada affollata di persone... nessuno sembrava far caso a me, ma tutti mi camminavano intorno rapidamente, venendomi a sbattere addosso e sballottandomi dappertutto... Mi guardai intorno, ma del cavaliere ancora nessuna traccia... Eppure doveva essere lì da qualche parte... dopotutto quello era il suo sogno! “Guisgard!” chiamai di nuovo. A quelle parole notai alcune figure voltarsi verso di me... erano figure diverse dal resto dei passanti in quella strada: avevano un aspetto diverso e un’aria vigile... ciò che mi colpì, però, fu che ciascuno di loro, chi per un tratto e chi per un altro, mi ricordava Guxio! Mi si strinse lo stomaco... in fretta mi voltai e presi a correre nella direzione opposta... “Guisgard...” gridai di nuovo “Guisgard... presto!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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