02-04-2010, 04.38.43 | #1 |
Cittadino di Camelot
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La preghiera di Bors (poesia)
Ispirata da Morte d'Arthur, Libro XX, capitolo II.
Non chiedetemi come mi sia uscita fuori. La febbre fa brutti scherzi. Nota: Lancillotto ne esce fuori quasi miscredente, ma non è proprio così, spero che perdonerete questa caratterizzazione un poco fuori dal personaggio. Inoltre, con mio orrore e raccapriccio, mi sono accorta di essere passata sgraziatamente dal presente al passato remoto. Capirete, non ho intenzione di riscriverla da capo Si noti, infine, che il nome di Ginevra non compare. Questo È intenzionale. Scorreva il fiume, cupa l'aria intorno forse di pioggia, o di presagi neri di vento s'increspava e già il mantello stringeva a sé il bruno cavaliere. Lontane ancor, ma già raggiunte in sogno le torri di Carlisle lo accoglieranno, ed è per lei, vestita d'impazienza, nuda d'amor, che non ascolta verbo. Non è più giovane quest'uomo fiero, che mille e mille lodi ha meritato in lunghi anni e gloriosi e duri che rivivrebbe senza esitazione: per il suo re, che stima oltre misura, per la Britannia ed i suoi ideali - ma più per lei, per i suoi occhi amati, vale la pena di rischiar la vita. Ecco che sfugge i consigli amici, saggezza e tatto getta via con sdegno, così risponde al compagno casto che già gli disse quel che si prepara: "No! Non sia mai che io faccia aspettare la mia regina, quando le ho giurato che sarei giunto per renderle omaggio. Merita forse tale sgarberia?" È Lancillotto il nome suo - preclaro, fulgido e senza macchia alcuna, un tempo. Or la coerenza erge a sua difesa: "Se non andassi, ammetterei la colpa, più duramente sarei giudicato! No, non cercare di fermarmi, è vano come le onde contro il duro scoglio, come la brezza contro i forti rami di quella quercia che sfidò tempeste e mai non teme verità né infamia!" Sospira Bors, e afferra la sua mano, e ancor ripete la preghiera triste: "Cugino, non andare. Non stasera. Non è più vento; ora è un lampo, e il tuono seguirà presto, e pioverà su noi. Il lampo che rivela ciò che gli occhi voglion vedere, ti può incenerire! Ma non comprendi, sono pronti al varco... Non ti so dir se fu più d'Agravano l'invidia o di Mordred l'ambizione, ma oramai Artù sol questo attende: che due dozzine d'occhi testimoni sian del peccato a cui inver t'affretti." Truce divien di Lancillotto il guardo: "Ciò che peccato chiami è quel diletto che tu non hai veduto e conosciuto, perciò perdono il tuo parlar saccente e ti ringrazio per le tue premure. No, se davvero amor non t'ha sfiorato da che sei al mondo, non puoi concepire qual forza dona e quale tenerezza! Pur se conosco le intenzioni vili d'uomini che mi furono compagni in pace e in guerra, ma non in amore, lo stesso voglio andare! Ti par strano? Quel che tu desti a Dio soltanto... io..." "Non bestemmiare, prego! Perdonate, Signore, questo figlio tuo che cieco s'affretta al peggio invece di fuggirne!" "Amen!" rispose Lancillotto, serio. Pallido, Bors pareva già sconfitto. "Se non vuoi dunque più sentir ragione e il Santo Nome non ti muove e ispira, pensa a quel figlio tuo e al suo candore, pensa che veglia su di te e s'indigna vedendoti gettar nel vile fango quel giuramento che facemmo insieme: onore e fedeltà al Re soltanto. Io che lo vidi..." Egli s'interruppe. Umido il volto e lontani gli occhi, forse rivisse quel Mistero Sacro. "Udii il suo grido che invocava morte! Egli non era più di questo mondo, non dopo la magnifica visione. E fu esaudito, e tanto accadde al figlio di Pellinore, e fui tentato anch'io! Ma ora so perché rimasi vivo: parola umana mai non basterebbe - eppure io tentai di raccontare, perché tornassero speranza e fede e Dio guidasse ancora i nostri passi. Dunque, se amor portasti a quel tuo frutto sì puro e pio, non me, ma il suo ricordo onora, e frena la passione insana." Or Lancillotto insieme a lui piangeva, poiché di Galahad dolce memoria tornò, e quasi lui ne fu annientato - ma scosse il capo, e Bors riprese affranto: "O che ti serva di sapere i nomi di quelli che ti voglion così male? Calogrenant, e i figli di Galvano! Gente di Lothian, se ho ben inteso..." "Basta! Non voglio creder d'aver perso sì tanti amici. Se son là, vedremo. Soltanto dimmi, Gareth è con loro? È questo che mi spezzerebbe il cuore!" "Lui vi è devoto più che alla sua dama" rispose Bors, sincero. "Né Galvano vuole prestarsi a trappole oltraggiose, ma non potrà fermare il sangue suo!" E Lancillotto rise, stralunato. "Nemmeno io trattengo questo sangue che grida amore, mio cugino caro. Addio, e troppo non mi giudicate!" Così partì, e l'altro ne rimase turbato e immobile finché fu notte. Poi si riscosse, e pregò fervente per i due peccatori, e per Artù.
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"Mio re, mia vita, mia patria! Il lago è profondo, tranquille le sue acque. Più sottile è questo petto che palpita nel tormento. Ora ditemi, dove dovrei affondare Excalibur per amor vostro?" (da "Thus I shall love thee") Ultima modifica di SakiJune : 02-04-2010 alle ore 11.03.07. |
02-04-2010, 09.55.15 | #2 |
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i miei complimenti mylady bella poesia
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fabrizio |
02-04-2010, 10.58.18 | #3 |
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Caspita!! E' meravigliosa!!
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02-04-2010, 13.41.33 | #4 |
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Come dite voi... ci saranno anche degli errori... però a me piace lo stesso.
Bravissima!
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02-04-2010, 13.44.29 | #5 |
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Grazie a tutti per i complimenti E dire che Sir Lancillotto non è nemmeno il personaggio a cui sono più affezionata, e nemmeno Bors. Semplicemente ho cercato di visualizzare la scena e mi è uscita di getto.
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"Mio re, mia vita, mia patria! Il lago è profondo, tranquille le sue acque. Più sottile è questo petto che palpita nel tormento. Ora ditemi, dove dovrei affondare Excalibur per amor vostro?" (da "Thus I shall love thee") |
02-04-2010, 14.32.03 | #6 |
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02-04-2010, 14.56.22 | #7 |
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Eh, Lancillotto.
Basta solo lui per evocare tutto il resto I miei complimenti, milady
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