20-06-2013, 14.14.16 | #1 |
Cittadino di Camelot
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Cavalieri di Malta e del Santo Sepolcro
Parlando di questi che ad oggi mi risultano essere gli ultimi due grandi Ordini Equestri ufficialmente riconosciuti dalla Santa Sede e costituenti agli occhi della stessa un titolo nobiliare a tutti gli effetti, vorrei chiedervi in che modo vi rapportate a queste ultime vestigia cavalleresche di un passato che fu fulgido.
A vostro avviso, oggi esse non rappresentano più altro se non una mercificazione della Cavalleria, oppure chi fa parte di tali ordini può a buon diritto considerarsi in linea di continuità con quanto di morale, etico e cristiano la Cavalleria ha rappresentato nei secoli prima della modernità? Chiudo specificando che questi due Ordini hanno entrambi uno scopo preciso: quello di Malta è universalmente conosciuto per l'assistenza medica a malati e disabili in tutto il mondo. Quello del Santo Sepolcro si impegna nel tener viva la fede cattolica e le sue istituzioni e comunità all'interno dei territori facenti parte della Terra Santa, dove le genti cristiane vivono situazioni spesso di disagio sia economico che contestuale.
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21-06-2013, 13.48.29 | #2 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Al giorno d'oggi, un titolo nobiliare rappresenta ancora qualcosa di veramente importante? A mio avviso no.
Direi che fra le istituzioni del passato e quelle attuali c'è una netta spaccatura... è passata parecchia acqua sotto i ponti... quindi a mio avviso non c'è una soluzione di continuità, a parte il nome, a mio avviso con il passato hanno ben poco in comune. Possono essere equiparate a delle organizzazioni benefiche... no profit... tipo che ne so... Emergency, Medici senza frontiere, ecc.
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21-06-2013, 13.57.49 | #3 |
Cittadino di Camelot
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Cavaliere della Carretta...
Una volta soltanto permettetemi di dissetitire dal vostro logico ragionamento. Nel mondo del virtuale e delle fandonie adornate di certezze, indubbiamente un titolo nobiliare può essere solo una sorta di spilla arrugginita da mostrare attraverso lucenti ripuliture con spocchiosa ed esosa arroganza nei confronti di quel piccolo "terzo stato" che, distrattamente rapito dall'ammirazione per miti di cartone, si identifica in quell'ornamento. Ma per coloro che ancora sentono pulsare il sangue delle battaglie, dei grandi saloni fumosi colmi di denso fumo di bosco, di chiassose donne di malaffare e menestrelli impuniti, credetemi amico mio, quel titolo nobiliare conquistato ed usurpato con il sudore della propria fronte, ancora rappresenta qualcosa di veramente importante e soprattutto qualcosa da non esibire... Taliesin, il Bardo
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21-06-2013, 14.10.10 | #4 | |
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21-06-2013, 14.18.59 | #5 |
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Cavaliere della Carretta...
Molto più in alto di quella terra di cui credete di esservi cibato, avete invece centrato pienamente il mio farneticante ragionamento, e se vorrete un giorno vi narrerò di un barbaro che divenne duca... ...e questa è veramente un'altra storia... Taliesin, il Bardo
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21-06-2013, 14.19.25 | #6 |
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In realtà non mi premeva tanto porre l'accento sul titolo nobiliare, giacché lascia il tempo che trova, come giustamente avete voluto anche voi rimarcare.
Piuttosto mi interessa la Tradizione, essa sì, che è un elemento importante secondo me anche per il Cavaliere moderno. La Tradizione è qualcosa di imprescindibile, pur con tutti gli aggiornamenti e gli adattamenti del caso. E anche il Rito fa parte della Tradizione, io credo. In quest'ottica, io penso che celebrare un rito ufficiale agli occhi di Dio e della Chiesa, per chi ci crede, ovviamente, un rito che si componga di giuramenti vecchi secoli e di gestualità quali il tocco della spada sulla spalla, ad esempio, faccia comunque scattare una qualche molla all'interno dell'animo di chi si vede nominare "cavaliere" anche in un'epoca come questa. Posso convenire con voi che ci sia molta mercificazione di tali cariche oggi come oggi, pur tuttavia ritengo che la cosa più importante da considerarsi sia lo "stato d'animo" con cui ci si avvicina a riti di questo tipo. Si vuole semplicemente far sfoggio di una mostrina? Oppure si vuole avere quello sprone morale, ideale in più, quella consacrazione che dia nuovo stimolo e nuova energia a delle motivazioni e a un modo di essere che comunque si avrebbero anche in assenza di cerimonie? Voglio dire, anche nel Medioevo non era certo necessario essere consacrati Cavalieri per impugnare una spada e difendere gli inermi, non credete? Tuttavia quella consacrazione, quel rito, era qualcosa di... più. Ricordo come bellissima la scena del film "Le Crociate" in cui Bastiano di Ibelin proclama cavalieri tutti gli uomini abili alle armi, affinché essi possano combattere con una nuova consapevolezza e rinnovato vigore. Il concetto credo sia il medesimo... Il punto sul quale vorrei dunque confrontarmi con voi è se il rito, la celebrazione cavalleresca, abbia oggi ancora un significato, se ci si avvicina ad essa con il giusto spirito, oppure se è soltanto una farsa senza se e senza ma. Sperando di aver chiarito meglio la mia domanda, spero in un vostro riscontro, altrimenti prenderò per buone le risposte che già mi avete dato
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21-06-2013, 14.30.10 | #7 |
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Cavaliere del Graal...
La vostra discrezione giunta in punta di piedi ha giustamente rimarcato il significato di Cavalleria e del vero rito religioso che la contraddistingue da altre celebrazioni sacre e profane dagli albori del tempo. Il non mai abbastanza citato Sir Tomhas Malory, cavaliere sconsacrato e rifiutato dal suo tempo, già sognava quell'ideale di cavalleria di cui voi avete magistralmente illustrato il significato. Nella sua opera magistrale, anche il buon Merlino si chiede se tutto quel dolore, quella sofferenza di battaglie e di sangue sia veramente servita all'utopistico ideale di Cavalleria con cui volle concepire il Regno di Artù, ma l'elevazione del rito dell'investitura è quello che veramente rimane al di sopra degli uomini e delle loro meschine opere... Quindi, a mio avviso, per rispondere al vostro quesito ed a quello del Profeta posso dirvi senza indugio: "....sì, il ricordo di quel rito, di quella celebrazione cavalleresca, anche in questo tempo moderno, ha ancora un profondo significato". Il resto dei blasoni di cui parlavo precedentemente, è solo un desolante e squallido silenzio. Taliesin, il Bardo
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21-06-2013, 14.38.48 | #8 |
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Vi ringrazio, gentile Bardo, per la vostra cultura letteraria e cavalleresca, che sempre generosamente condividete
Per me è importante sapere che viaggiamo sulla stessa lunghezza d'onda, mi sarebbe spiaciuto darvi un'idea sbagliata come che io sia alla ricerca di titoli o cariche velleitarie e ormai vuote. Non posso nascondere però che il perpetuarsi di tali simili cerimonie di investitura cavalleresca, nel rispetto di riti vecchi centinaia di secoli, come avviene per i Cavalieri degli ordini in oggetto, eserciti su di me un fascino incredibile. Non tanto per ciò che quel titolo cavalleresco significherebbe nel mondo esterno, quanto per ciò che quel rito evocherebbe dentro di me, nell'animo mio.
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21-06-2013, 14.46.33 | #9 | |
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Oggi come ieri, è come si comporta la persona che da valore al rito... alla celebrazione. In poche parole, penso che sia la persona che da valore al rito e non viceversa. Il rito preso da solo è un' "armatura" vuota... bella finchè vuoi, ma da sola non serve a nulla... riempita dall'uomo o dalla donna, ed utilizzata nel giusto modo può valere tanto.
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21-06-2013, 15.45.27 | #10 |
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Concordo assolutamente con voi, Sir Hastatus
E' per questo motivo che non mi permetto di "gettar via" totalmente l'esistenza odierna di questi ordini cavallereschi. Secondo me, se ci si approccia ad essi con umiltà, consapevolezza e Ideali puri e intatti, può tutt'oggi essere un'esperienza unica e irripetibile entrare a farne parte.
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