26-01-2011, 02.36.41 | #1021 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Gaynor, Guisgard guardò di nuovo quei disegni impressi sulle pareti rocciose.
"Stento a credere che ci troviamo di fronte ad esseri umani..." mormorò il Cappellano "... a quale abisso si può scendere, mio Dio..." "Vi stupireste" intervenne il vecchio delle fosse "nel vedere di cosa è davvero capace l'animo umano..." "Non guardate questi disegni, milady..." disse Guisgard a Gaynor "... essi sono come un orribile trofeo della follia sanguinaria di quei fanatici ed hanno il solo scopo di terrorizzare chi li vede." "Questa orrenda ed inumana processione vedevano dunque le martiri in questa prigione!" Esclamò Iodix. "Si..." rispose Guisgard "... molto probabilmente le facevano passare attraverso questo cunicolo per qualche loro oscuro rituale..." E rivolgendosi di nuovo a Gaynor: "Capite ora con chi abbiamo a che fare? E voi che volevate tornare da sola nel bosco!" "Questo luogo echeggia di morte! Il Cielo ci scampi dai presagi di tale sorte!" Recitò spaventato Iodix.
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26-01-2011, 02.57.05 | #1022 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, nei pressi della chiesa sconsacrata, Cavaliere25 e la giovane Gidelide si erano nascosti a causa di misteriosi rumori.
"Cosa può essere" chiese la ragazza "ciò che abbiamo udito?" Ma in quello stesso momento un'ombra coprì i due giovani. Alzarono gli occhi e videro un misterioso uomo accanto a loro. Era seminudo ed aveva tatuaggi su gran parte del corpo. L'uomo allora suonò un piccolo corno ed un attimo dopo diversi individui abbigliati allo stesso modo circondarono i due giovani.
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26-01-2011, 03.55.15 | #1023 |
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Senza un reale ed apparente motivo, Morven aveva sempre immaginato che Dukey avrebbe fatto quella scelta, prima o poi.
Era un pavido, e fino a quel momento aveva agito come un burattino tra le mani di Bumin… ma un burattino a cui vengono tagliati i fili? Si, l’aveva sempre immaginato, e tutto sommato la cosa gli faceva anche un gran piacere. Certo, la logica gli diceva che dal punto di vista tattico perdere Dukey significava perdere una spada e un uomo addestrato, che in quelle circostanze era di certo merce di valore… ma per il resto… perderlo era solo un gran sollievo per le sue orecchie, un balsamo per la rabbia di Guisgard, una noia in meno per Gaynor e tutto sommato un conforto per l’intero morale del gruppo! Quando entrarono nella nuova sala, orride immagini presero a perseguitare i suoi occhi. A destra, a sinistra, sembrava non esserci luogo in cui sfuggire a quella vista… erano atroci e deliranti segni di una mente sconvolta… stiamo precipitando… una discesa nella follia… accarezzò Samsagra e cominciò piano a pregare, cercando in quelle parole di trovare coraggio… "Non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno… Camminerai su aspidi e vipere, schiaccerai leoni e draghi…" "Questa orrenda ed inumana processione vedevano dunque le martiri in questa prigione!", esclamò Iodix d’un tratto, distogliendolo dalle sue preghiere. "Si..." rispose Guisgard "... molto probabilmente le facevano passare attraverso questo cunicolo per qualche loro oscuro rituale..." “Crudeltà…” mormorò Morven di rimando, sollevando nuovamente gli occhi a scrutare le pareti “Può davvero esistere tanto crudeltà nella mente degli uomini? Nella grazia simili agli angeli, nella mente quasi pari a Dio… nella forma e nel movimento, delle creature così ammirevole… eppure che mostri possono essere generati…” E mentre rifletteva così tristemente, a voce alta, Samsagra ricominciò ad urlare. Morven si portò istintivamente le mani alle orecchie e strinse le tempie, con un’espressione di dolore. “Guisgard…” esclamò, tentando di non pensare a quella fitta “state in guardia… sta per succedere qualcosa…”
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 27-01-2011 alle ore 03.48.08. |
26-01-2011, 04.42.26 | #1024 |
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Solo Morven poteva udire Samsagra.
Noi possiamo solo conoscerne l'eco attravero gli stati d'animo di Morven. Ma tu, mio giovane signore, per la purezza e la nobiltà che ti concede il tuo sangue, tu puoi udire il grido di Samsagra. Non cercarlo nel silenzio di questa notte, angosciante ed insopportabile. Non prestare ascolto alle tue paure ed alle tue debolezze. Hai un solo modo per udire Samsagra... ascolta il tuo cuore. Esso non ti mentirà. E quando riuscirai ad udire il grido di Samsagra, allora sentirai paura e pietà. Poichè orribili visioni si celano in quel luogo di disperazione e morte. Quelle immagini sembravano prendere vita, animarsi al macabro suono fatto di lamenti e preghiere di quelle disperate vittime. All'improvviso tutti loro sentirono freddo. Più freddo. "Cosa volete dire?" Chiese inquieto Guisgard voltandosi verso Morven. Ma non riuscì ad aggiungere altro. Una lenta melodia, simile ad un confuso lamento, cominciò a diffondersi nell'aria. Una melodia le cui angoscianti note sembravano quasi danzare sulle fiamme delle torce e rendere come vivi quei disegni alle pareti.
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26-01-2011, 04.48.58 | #1025 |
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Nello stesso momento, nella stanza in cui Talia era imprigionata, si aprì leggera e silenziosa una porta.
Una soffusa luce invase allora l'ambiente ed una sagoma entrò. "Ho dato ordine" disse Guxio "che vi fossero consegnati gli abiti e i gioielli appropriati per il vostro ritorno a Cartignone. Siete pronta, milady? Non c'è altro tempo da perdere... una carrozza ci attende per condurci da lord Frigoros... ormai tutto è pronto per il mio ed il vostro trionfo..."
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26-01-2011, 11.44.14 | #1026 |
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Guardai quegli uomini dritto negli occhi e dissi chi siete voi? e mi misi davanti alla fanciulla non cerchiamo guai continuai a dire poi aspettai una loro risposta mentre rimanevo e immobile sperando che non ci sarebbe accaduto nulla
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fabrizio |
26-01-2011, 13.06.57 | #1027 |
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Ero rimasta da sola in quella sala per molto tempo. Da principio quel buio animato da mille ombre e quel vago senso di ineluttabilità di un destino per me prefissato mi avevano sopraffatta e vinta... poi però, lentamente, la mia mente aveva iniziato a reagire...
L’ora in cui l’aria iniziava ad imbrunirsi e mio padre, finito di mangiare, mi invitava ad andare a dormire, era per me bambina la più terribile. Ero molto piccola, allora, e quello era probabilmente il più antico ricordo che possedevo... mio padre che mi rimboccava le coperte, spengeva la candela vicino al mio letto e si apprestava ad uscire dalla stanza. “No, papà!” esalai quella sera, la voce tremante e appena percettibile. Lui si voltò e mi osservò nella penombra: “Che cosa c’è?” chiese, sorpreso. “Non te ne andare!” lo implorai “Non mi lasciare sola!” Per un istante fu il silenzio, poi lui si avvicinò di nuovo al letto e si sedette sulla coperta: “Perché?” chiese, carezzandomi appena i capelli. Io afferrai la coperta, che fino a quel momento avevo allungato sopra gli occhi, e la feci scivolare sotto il mento, guardandolo: “Ho paura!” confessai “Quando spegni la luce e mi lasci sola, ho paura!” Lui mi osservò... ero una bambina di pochi anni e lui si occupava totalmente di me da quando mia madre, già qualche tempo prima, ci aveva lasciati ed era tornata a vivere nel bosco. E tuttavia, probabilmente, papà non si era affatto atteso un problema del genere. Ricordo i suoi occhi nei miei, come a valutare la situazione... Infine mi sorrise, si alzò e mi fece segno di seguirlo: “Vieni...” disse, con quel suo tipico tono da uomo pragmatico. Mi alzai e lui mi aiutò a rivestirmi, poi uscimmo di casa e, con mia somma sorpresa, ci dirigemmo verso la stalla... “Dove andiamo?” chiesi. “Ad inseguire ciò di cui hai paura!” rispose. Passammo la notte così, cavalcando per la città e per la campagna per inseguire le mille ombre e tutti quei rumori che mi spaventavano: li rincorrevamo, ne scoprivamo l'origine e così li sconfiggevamo. Rientrammo a casa all’alba, stanchi ma fieri della nostra impresa. La sera successiva eseguii la stessa missione da sola nella mia stanza, mentre mio padre -ma lo seppi soltanto molti, molti anni dopo- mi spiava, soddisfatto, da dietro la porta socchiusa. Da allora non avevo più avuto paura di affrontare nessuna situazione. E ora lì, sola in quella stanza, avevo iniziato a riflettere su ciò che era necessario fare. Avevo riflettuto a lungo: al momento Guxio aveva su di me un consistente vantaggio e la forza che gli conferiva il tenere in pugno, minacciando di non farli mai più uscire da quel labirinto, la sorte di persone a me tanto care. Compresi che ciò che occorreva, dunque, era rivoltare la situazione... sebbene, probabilmente, ciò sarebbe stato tutt’altro che agevole! Indossai, perciò, gli abiti che mi erano stati portati ma lasciai da parte i gioielli, e quando Guxio entrò di nuovo in quella oscura sala mi trovò di umore decisamente mutato. Mi alzai in piedi al suo arrivo e lo fronteggiai a testa alta... “Sono pronta!” dissi con voce ferma alle sue parole “Tuttavia, prima di andare, credo che dovremmo perfezionare il nostro accordo!” Lo osservai per un lungo momento, non c’era più alcuna paura né alcuna incertezza nel mio sguardo ormai ed ero certa che ciò non era sfuggito al mio interlocutore. “Mi hai costretta a scegliere tra la mia libertà e quella dei miei amici...” dissi lentamente “E sia! Non mi tirerò indietro! Ma loro non dovranno restare quaggiù, perché io non mi fido affatto della tua parola! Li farai condurre fuori, invece... e quando li vedrò liberi alle porte di Cartignone, pronti a tornare ciascuno alle proprie case, allora e solo allora farò ciò che vuoi!” Feci una breve pausa, poi soggiunsi: “Rifletti... tu hai bisogno di me! Hai bisogno che io convinca il principe circa le qualità di Bumin e che dichiari di volermi legare a lui! Non puoi farne a meno, o l’avresti già fatto! Inoltre non hai niente da perdere, poiché nessuno di loro sa che tu sei l’unico ad aver diretto tutto questo! Rifletti... è una buona proposta la mia!” La mia voce infine si spense e un denso silenzio calò nella stanza, Guxio teneva gli occhi fissi su di me ma io non abbassai i miei... impettita, con gli occhi fissi nei suoi e la testa alta, attesi la sua risposta.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
27-01-2011, 02.17.03 | #1028 |
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"Non guardate questi disegni, milady..." disse Guisgard a Gaynor "... essi sono come un orribile trofeo della follia sanguinaria di quei fanatici ed hanno il solo scopo di terrorizzare chi li vede."
Ci fu poi uno scambio di battute tra il cavaliere e il suo giullare, dopodichè Guisgard le si rivolse nuovamente: "Capite ora con chi abbiamo a che fare? E voi che volevate tornare da sola nel bosco!" "Milord, se anche non mi girassi mai più verso le pareti, l'orrore di quelle atrocità sarebbe comunque ben vivo nella mia mente, non sempre c'è bisogno degli occhi per poter guardare... E non pensate che essendo rimasta qui abbia meno paura che se fossi tornata indietro per il bosco, anzi... Forse se me ne fossi andata avrei avuto più probabilità di uscirne viva..." Gaynor fu interrotta dalle parole del giovane Morven: “Guisgard, state in guardia… sta per succedere qualcosa…” "Cosa volete dire?" Chiese inquieto Guisgard voltandosi verso Morven. Ma non riuscì ad aggiungere altro. Una lenta melodia, simile ad un confuso lamento, cominciò a diffondersi nell'aria. "Ci siamo..." mormorò Gaynor "... ecco che comincia la danza della morte..."
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
27-01-2011, 02.46.38 | #1029 |
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"Lo credete davvero?" Chiese Guisgard a Gaynor. "Le tante giovani rese poi martiri da questi pazzi furono catturate tutte nel bosco..."
Quella melodia. Lenta, cadente, avvolgente, dai toni a tratti solenni, come sorta dall'unione di mille e più voci. "Da dove giungerà questa melodia? E' angosciante, questa triste litania!" Esclamò intimorito Iodix. "Non badateci..." disse loro Guisgard "... fingete sia solo il vento..." "Fingere che sia il vento? Il solo udirla da tormento!" Rispose il giullare. "Dov'è finita la tua vivace fantasia?" Chiese Guisgard. "La fantasia mi vien dal vino, dal cibo e dalle donne! Questa musica invece mi ispira solo angoscia perenne!" "Ah, stolto cantastorie che non sei altro!" Esclamò Guisgard. "A corte sei più spavaldo... allora vuol dire che la mia musica coprirà questo lamento..." E detto questo tirò fuori la sua ocarina e cominciò a suonare.
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27-01-2011, 03.20.51 | #1030 |
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Intanto, nella stanza divenuta ormai la sua prigione dorata, Talia era davanti a Guxio.
"Vedo" mormorò con un ghigno questi "che sapete ben trattare anche in situazioni difficili... eh, ho sempre ammirato questa vostra virtù, milady... devo dire che vostro padre vi ha tirata su davvero bene... se così non fosse, non vi avrei certo scelta per dividere il trono col mio più fedele servitore..." Accennò una risata e continuò: "Ma purtroppo per voi... non siete certo in grado di dettare condizioni... ma siete troppo astuta per non sfruttare a vostro vantaggio ciò che rappresentate per i miei piani... riflettete, milady... mi occorre il vostro aiuto e la vostra complicità... mi servite ben disposta e che rappresentiate un valido e credibile tramite tra la mia volontà e la popolazione di Cartignone... rispetterò quanto vi ho promesso, statene certa... non ho interesse ad indispettirvi nei miei confronti... libererò i vostri compagni... ma solo al momento giusto... quando cioè non potrà più essere messo in discussione il mio piano..." Fissò per un momento Talia, quasi a sfidarne l'orgoglioso sguardo ed aggiunse: "Li libererò quando sarà stato celebrato il matrimonio tra voi e sir Bumin... solo allora e non prima... del resto potete stare tranquilla... rinchiusi qui dentro saranno al sicuro da qualsiasi pericolo..." E si abbandonò ad una forte risata. Fino a quando un nano entrò nella stanza. "La carrozza è pronta, mio signore." "Andiamo, milady..." disse Guxio tendendo la mano a Talia "... i vostri nuovi sudditi vi aspettano..." Ed una nera carrozza li attendeva. Nera come la notte e come la sorte che aspettava tutta Cartignone.
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