09-09-2010, 03.00.28 | #1031 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, Empi volava nella folta e verdeggiante foresta, quando udì una strana risatina.
"Come al solito ti sei cacciata in una situazione più grande di te!" Disse una vocina proveniente da un cespuglio. Un attimo dopo qualcuno sbucò da quel cespuglio. "Ormai ne sono pienamente convinto!" Esclamò PucK Fellow, adagiandosi su un tronco cavo. "Fra tutte le razze presenti in questo mondo quella degli umani è senza dubbio la più sciocca!" Fissò Empi e scuotendo la testa continuò a dire: "Incaricato dal gran consiglio del Piccolo Popolo, ho svolto una ricerca... il personaggio che il tuo prode cavaliere vuol andare a sfidare fin dentro la sua torre è non solo un abilissimo e temibile spadaccino, ma pare sia anche protetto da forze oscure e molto potenti. Quindi, nove su dieci, il tuo valoroso protetto farà un gran brutta fine, con buona pace di tutti coloro che vogliono consegnarlo al boia, per intascare la tagli che pende sulla sua testa!" Fissò Empi con aria da rimprovero e chiese: "Allora, piccola fata, come farai a tirare fuori dai guai quel cavaliere che sembra, re Oberon solo sa perchè, esserti tanto simpatico?"
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09-09-2010, 03.30.34 | #1032 |
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Mion, intanto, si era allontanato dal carro di alcuni passi.
Scrutava il cielo e sembrava in balia di tormentati pensieri. Il vento che aveva cominciato a soffiare sulla campagna sibilava strani suoni mentre accarezzava i rami degli alberi. Ed a Mion, quei suoni, sembravano essere echi di voci giunte da lontano. Sentiva i suoi compagni che lo chiamavano. Gli parve di udire chiaramente la voce di Stefan. "Una vecchia leggenda giapponese" cominciò a ricordare "parlava di come le stelle ed il vento siano capaci di condurre i messaggi dall'Aldilà... forse i miei compagni reclamano la mia anima..." pensò "... forse sarei dovuto morire con loro e non sopravvivere... ma se dovrò morire lo farò con la spada in pugno... e farò di tutto per liberare lady Talia..." E si voltò verso il carro, cercando con il suo guardo inquieto il volto di Guisgard.
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09-09-2010, 03.54.57 | #1033 |
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Nel frattempo, alla torre, Cosimus era inquieto.
"Che siano dannati tutti gli esseri di questo mondo!" Inveì mentre camminava nervosamente per la stanza. "Noi siamo qui con le mani in mano e magari quel gaglioffo è già ripartito!" "Non tormentatevi oltre, mio signore!" Cercò di calmarlo Caitley. "Non può avventurarsi in un'altra lunga fuga... con lui vi è quella ragazza e non vorrà sottoporla ad altre simili fatiche!" "Non voglio rischiare!" Tuonò Cosimus. "Voglio andarlo a sfidare io stesso!" "Ma, mio signore!" Gridò Caitley. "Se abbandoniamo questa torre perderemo la sua magica protezione! Sarebbe da sciocchi!" "Taci, donna! Io non ho bisogno della magia per sgozzare quel verme di Guisgard! La mia spada è più che sufficiente!" "Desistete da tale assurdo proposito, mio signore!" "Basta, è deciso!" Chiamò allora i suoi fedelissimi e diede ordine di prepararsi a partire. "Sistemerò io stesso questa faccenda, una volta per tutte!"
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09-09-2010, 05.28.43 | #1034 |
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Nello stesso momento, presso il carro, anche Guisgard, come Mion, si era appartato.
Raggiunse una grande quercia, dietro la quale si poteva ammirare un paesaggio di un incanto pastorale. Il cielo appariva attraversato da mille e più riflessi, di luminosi e splendenti colori, mentre la campagna si estendeva come un verde manto, sul quale fiorivano tonalità e profumi che inneggiavano alla gioia ed alla vita. La lieve brezza accarezzava le cime degli alberi, che sembravano vibrare come corde di arpe a quel passaggio, diffondendo nell'aria come una lenta e sognante melodia. Guisgard fissava questo scenario preda di mille e più pensieri. Prese allora la sua spada e cominciò a fissarla. "La spada è la tua più fedele compagna in battaglia..." ripeteva spesso il suo maestro "... parla con lei, ascoltala... niente lega più che avere lo stesso destino... ed il tuo fato è legato a quello della tua spada..." Ricordò poi la sera in cui la prese in quella casa e di come Talia pagò con alcune monete per non sentire di averla rubata. E nel rammentare, Guisgard sorrise. Appoggiò allora la fronte sull'elsa e rivide il momento del duello e di come fu proprio Talia a raccoglierla da terra. "Eravamo in tre, amica mia..." sissurrò alla spada "... ora siamo rimasti in due... tu appartieni a lei... e quando tutto questo sarà finito, ti prometto, troverò il modo di restituirti alla tua padrona..." "Cosa fai?" Chiese il maestro. "Sei triste?" "Un pò, maestro..." "Perchè mai?" Chiese. "Hai nostalgia della tua casa forse?" "Credo... credo di si..." "Cosa vuoi diventare da grande?" Chiese il maestro. "Io? Io voglio essere un cavaliere, maestro!" "Cosa hai detto?" "Un cavaliere." "Non ti sento..." "Un cavaliere!" "Sono vecchio io oppure sei senza voce tu?" "Un cavaliere! Voglio diventare un cavaliere!" "Ecco, bravo!" Esclamò il maestro. "Allora quando sei triste esercitati con la spada!" Guisgard cominciò allora a fendere l'aria, con rapidi colpi che sibilavano sul bagliore della lama della sua spada. "Il sogno... combatti per esso..." cominciò a ricordare una vecchia canzona di trovatori "... il nemico... solo sconfiggendolo sarai libero... segui il tuo cuore, esso non ti mentirà... la tua stella veglierà su di te... e se non la vedrai quando il Sole sorgerà, allora non sentirti perso, poichè essa è ancora lì, invisibile a tutti, ma tu potrai vederla... e allunga la tua mano... anche se gli altri rideranno, tu sai che potrai raggiungerla... e quando l'avrai afferrata, tienila stretta, cavaliere... e sii fiero... poichè nessun altro sogno potrà più sfuggirti..." E nel frattempo continuava a tirare di spada. "La Luna splende anche se non la vedi... e così è il tuo amore... se lei è lontana non per questo svanirà dal tuo cuore... anzi, sarà ancor più forte perchè pulserà per due... il tuo cuore è grande, cavaliere e può battere per tutti e due... il tuo cuore è la tua forza... trai da esso ciò che ti occorre..." Smise, all'improvviso, col fiato rotto e con il volto rigato dal sudore. Aveva tirato forte, con rabbia e passione. Conficcò allora a terra la fedele spada e si accorse di un bellissimo fiore che volgeva i bianchi petali verso il Sole. "Una margherita..." sussurrò sorridendo. "Cos'hai da rivelarmi, amica mia?" "Ehi, Guis!" Lo chiamò all'improvviso Tisson da lontano. "Cosa fai qui da solo?" Guisgard lo fissò senza dire nulla. Tisson comprese e restò in silenzio con lui, a fissare l'infinito orizzonte che circondava quel bucolico scenario.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 09-09-2010 alle ore 06.11.15. |
09-09-2010, 08.57.25 | #1035 |
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Rigiravo tra le mie mani......una boccetta di unguento.....e il mio pensiero ando' a Guisgard..........I vostri sogni cambiano...ma non svaniscano....il sogno e' il contatto che avete con il mondo a voi sconosciuto.......la vostra spada mio signore.....e' il contatto con il reale, voi umani avete bisogno del rito per credere....e la spada e' il mezzo con cui la vostra forza diventa tangibile e mortale..........Vi sentite invincibile e cosi' deve essere.........Siete protetto.......ma la battaglia sara' lunga e il vostro cuore dovra' rimanere saldo...............
" Morrigan.......ti affido le mie rune....rispettale......in esse c'e' vita e parlano di vita "......cosi' misi il sacchetto nelle mani della mia protetta e guardai con affetto il viso di Cavalier25...cosi' mi era stato presentato....." Andiamo.....non credo che un pizzicorio vi possa spaventare...." |
09-09-2010, 11.02.51 | #1036 |
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No dissi non ho nessuna paura mylady fate pure sono nelle vostre mani come vi chiamate? domandai guardandola dolcemente il mio nome è cavaliere25 devo rimettermi in forze per che devo aiutare Guisgard dissi visto che mi a salvato la vita mi devo sdebitare con lui aiutandolo a sistemare la sua faccenda con Cosimus e aspettai che mi curasse senza dire nulla.
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fabrizio |
09-09-2010, 15.35.16 | #1037 |
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<la fata udì la voce di Elisabeth mentre si allontanava dal carro, le sue parole a lei rivolte. Quella donna l’aveva vista, aveva parlato a lei, sorrise raggiante invasa da una nuova sicurezza e una determinazione ancora più forte> Avevo ragione <esclamò la fata mentre si addentrava nella foresta, perché solo lì poteva sentirsi al sicuro> quel cavaliere è davvero il Cervo delle profezie < e mentre annuendo esprimeva a voce alta il suo pensiero, un cespuglio parlò. Empi si voltò a guardare nella direzione da cui era giunto il suono e scorse il suo amico Puck Fellow> Mi state seguendo?? <esclamò contrariata avvicinandosi al tronco e posando i piedi nudi su alcune radici che spuntavano dalla terra. Ascoltò in silenzio le parole di Puck, gli occhi bassi . Quando Puck terminò il suo dire sollevò gli occhi, il volto illuminato da un fiducioso sorriso> Ciò che con le vostre ricerche non avete scoperto, mio buon amico, è che il Cervo non è solo in questa impresa <si avvicinò a Puck e serrò le ali, parlava in modo concitato, gesticolando di tanto in tanto> Ho visto una Signora, ella ha in sé la conoscenza, ella mi ha scorta in questa forma e mi ha parlato <indicò il suo minuto corpo, tacque per un attimo e poi continuò> quella Signora è lì per aiutare l’umano, ricordate le profezie? <alzò gli occhi verso il cielo e recitò a memoria> quando il Cervo sarà pronto, la Terra e i suoi Elementi e tutto l’universo agiranno perché si compia il volere della Madre <osservò Puck e sorrise> Mai come in questo momento sono certa di aver trovato l’umano giusto, dovete credermi, amico mio, dovete fidarvi di me <poi abbassò gli occhi tornando ad assumere un atteggiamento riverente verso il membro del Consiglio del Piccolo Popolo> Non sarò la sola ad aiutarlo <tacque infine. In quel momento percepì la presenza di Guiscard a pochi passi da loro e sperò con tutto il suo essere che Puck ascoltasse le sue parole>
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Come away, O human child! To the waters and the wild With a faery, hand in hand, For the world's more full of weeping than you can understand. |
09-09-2010, 20.15.13 | #1038 |
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Morrigan spiò Mion da lontano.
Dopo l'acceso scambio di battute che aveva seguito lo scontro con Guisgard le sembrava che qualcosa si stesse rompendo... non era un pensiero preciso... era un'emozione, era un rumore... lo stesso rumore impercettibile e infido di una lastra di ghiaccio che si frantuma sotto il primo pallido sole di primavera... perfettamente integra alla vista, ma irrimediabilmente intaccata all'interno. Mion scrutava il cielo e sembrava in balia di tormentati pensieri, e il vento sembrava portargli echi di ricordi lontani. Morrigan abbassò gli occhi un istante... la sua anima è malata... questo pensiero la riempì di tristezza... la sua anima è malata, e l'ombra della morte gli pesa sul cuore... non dovrebbe dare ascolto a questa voce, o ne morrà... ed io non potrò fare più niente per lui! Ma proprio mentre si abbandonava a questo pensiero, udì la voce di Elisabeth, che la riportò alla realtà. "Morrigan.......ti affido le mie rune....rispettale......in esse c'e' vita e parlano di vita" Morrigan sobbalzò e quasi sentì un fremito non appena Elisabeth le strinse la mano intorno al suo sacchetto. Il cuore le balzò nel petto... le rune, le rune magiche di Elisabeth? Cosa ho mai fatto per meritare tanto onore? Scrutò Elisabeth per cercare una risposta nel suo sguardo, ma incontrò solo un sorriso... la risposta doveva trovarla da sè, dentro di sè... era questo che Elisabeth voleva dirle. Si allontanò dagli altri, per meditare su quel dono. Conosceva quell'arte, pur non avendola mai praticata. Guardava con rispetto a quell'antica sapienza, pur senza comprenderla completamente. D'un tratto si guardò intorno, furtiva. Quelle pietre la stavano chiamando... Morrigan non voleva commettere un gesto irrispettoso, ma sentiva chiaramente, mentre si riparava dagli sguardi degli altri, che la stavano chiamando. Infilò in fretta una mano nel sacchetto, come se stesse compiendo un gesto proibito. Afferrò una pietra e la strinse nel pugno. Fissò per un istante le sue dita serrate, quasi avesse paura di ciò che avrebbe visto aprendole... poi dischiuse piano la mano... la runa del viaggio... era dunque quello il suo destino... il viaggio, sì, ma questa runa significa anche un compagno, significa riunificazione e fede ritrovata... Allora il suo sguardo cercò ancora una volta la figura di Mion, ed lei non seppe vincere la propria curiosità. Stavolta con fare deciso, e senza mai staccare gli occhi dal cavaliere, estrasse una seconda runa... nyd... Morrigan fissò quel simbolo con sgomento... nyd... la necessità viene prima del desiderio... Morrigan ripose la pietra dentro il sacchetto e si pentì di aver osato chiedere.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
10-09-2010, 02.07.09 | #1039 |
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Mion continuava ad essere preda dei suoi tormentati pensieri, quando all'improvviso si voltò e vide Morrigan.
Quel gesto di estrarre e stringere quei misteriosi oggetti lo incuriosì. Ma il cavaliere fu molto più colpito invece dall'aver incrociato lo sguardo di Morrigan. La ragazza lo stava fissando con un'intensa espressione. Si adagiò allora dietro la nuca i lunghi capelli che il vento aveva mosso. Ora il suo volto era libero e pulito. I lunghi capelli non celavano più i suoi occhi e la sua espressione. Avvertì allora il desiderio di avvicinarsi a lei. "Cosa fate?" Chiese. "Cercate risposte in quel sacchetto? Io non so nulla di magia..." continuò fissando l'orizzonte sconfinato "... per me magia è molte cose... anche l'incanto di questa terra, con i suoi colori ed i suoi suoni, è magia... non trovate?" Si voltò poi di nuovo verso di lei ed aggiunse: "Avrei dovuto battermi ed ucciderlo! Quel Guisgard è il vero responsabile di tutto! Se non si fosse trascinato dietro lady Talia lei non sarebbe arrivate fin quaggiù ed i miei compagni non sarebbero stati massacrati dagli uomini di Cosimus! Prima che finirà questa storia io lo sfiderò... si, sfiderò Guisgard in un duello all'ultimo sangue!"
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10-09-2010, 02.18.15 | #1040 |
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La notte giunse presto.
Trascorse lenta, mentre su Capomagnus il cielo fu attraversato da alte ed inquiete nuvole. Ma alla tranquillità del borgo faceva verso l'austerità dell'abbazia. Era giunta notizia che il visconte di Carcassonne aveva accettato le condizioni di sua figlia. Il padre di Talia si impegnava così a chiedere la grazia per quell'uomo che nemmeno conosceva. Alcuni cavalieri, poco dopo, giunsero all'abbazia per riportare Talia a casa. "Sono Gerard de Mayous, vassallo del visconte" si presentò il capo di quei cavalieri "e per ordine del nostro signore siamo giunti per riportare a Carcassonne lady Talia." Il cavaliere fu condotto da padre Alwig. "Ho fatto chiamare lady Talia" disse il chierico "ed ora ci raggiungerà. Così questa brutta storia finalmente giungerà al termine..."
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