01-06-2011, 17.08.55 | #1051 |
Cittadino di Camelot
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Procedemmo lungo la stradina. Mi strinsi a lui, sotto la pioggia.
"Vorrei poter dire di avere coraggio... ma credo sia solo istinto." Mormorai. Ero pensierosa. In fondo alla via vidi l'insegna della locanda dell'Orsa. Entrammo e ci scrollammo di dosso le gocce di pioggia. Mi rilassai solo quando, dopo aver preso accordi con il locandiere, ci chiudemmo alle spalle la porta di una modesta, ma accogliente camera. Rimasi a lungo in silenzio a guardare fuori dalla finestra. Il bosco si estendeva poco lontano dalle mura che proteggevano il borgo. Lo lambiva, accogliente come una conchiglia che avvolge una perla, ma quella notte il temporale aveva conferito alla macchia un aspetto tetro. Non avevo aperto bocca da quando mi ero seduta accanto alla finestra. Non avevo voglia di parlare. Come facevo di solito quando ero preda di qualche tormento, iniziai a sciogliere la treccia e a pettinare i capelli con le dita. "E' colpa mia... quando gli facevo visita nei sogni..." sbuffai. "E ora ogni volta che Uriel gioca con i suoi poteri... lui lo sente..." Mi alzai dalla sedia e presi il mio mantello. Era da molto tempo che non scomodavo gli spiriti, perchè ogni volta che li evocavo lui poteva sentirmi. Per lo stesso motivo non avevo mai usato appieno i miei poteri, da quando ero riuscita a scappare. "Sono stanca di fuggire." Mi diressi verso la porta e la aprii. Fuori dalla finestra enormi gocce di pioggia cadevano dal cielo. Mi sarei inoltrata nella foresta. Percepii gli spiriti e li sentii favorevoli, pronti ad ubbidirmi. Nessun sentimento come l'odio attirava la loro attenzione. Cercavano il caos. Se li avessi evocati lui mi avrebbe sentita e forse avrebbe risposto alla mia sfida.
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Ama, ragazza, ama follemente... e se ti dicono che è peccato, ama il tuo peccato e sarai innocente. Ultima modifica di Melisendra : 01-06-2011 alle ore 17.17.03. |
01-06-2011, 19.19.46 | #1052 |
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Lo stemma dei due cavalieri era davvero molto strano... io conoscevo tutti gli stemi esistenti, ma quello, non l'avevo mai visto.
Anche Lho non sapeva di quale ducato facessero parte i due uomini. Mi stavo incamminando quando sentii cantare. Mi guardai intorno e vidi un menestrello; lo vide anche Lho e gli chiese indicazioni. Ci disse che aveva visto una dama e un messere diretti al borgo vecchio. Decidemmo di seguirlo, anche se io avevo una diversa sensazione; non saprei come spiegarlo, ma ebbi il presentimento che i due si trovassero nella chiesa costruita per Gyaia. "Signore... sono successe cose molto strane ultimamente. Credete sia saggio fidarsi di quel menestrello?" gli mormorai. Devo riuscire ad andare alla pieve! Devo farcela... sono quasi sicura, che sono in chiesa, anche se non so perchè... oh, sono troppo strana, anche per me!!! "Ma forse è solo una mia impressione, signore..." Squadrai il menestrello dalla testa ai piedi, per scoprire se ci fosse qualcosa di strano in lui. Poi lo vidi. Nella cintura aveva un pugnale e dei barattoli pieni di strane poltiglie, con delle etichette attaccate. Riuscì a leggere un'ettichetta e quel che c'era scritto non mi rassicurò affatto: veleno mortale. Un brivido mi percorse la schiena e scossi la testa, come per scacciarlo. Lo fissai e allora me ne resi conto. I suoi occhi... color cioccolato, così profondi... Come quelli di Nashiru...
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01-06-2011, 19.38.36 | #1053 |
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Fui felice di sentire la diagnosi del medico: nessuna infezione, il che voleva dire aver salva la vita. Era questo quello che importava, la cecità passava in secondo piano: lui era vivo.
Guardai Finiwell "Sono d'accordo con voi, deve stare in un posto salubre e tranquillo. Io sono disposta a trasferirmi al suo paesino per assisterlo, posso partire subito appena avrò radunato alcune cose per me e per il bambino. Anzi, farà bene a tutti lasciare la città, soprattutto a Hubert che sta iniziando lo svezzamento" mi voltai e presi in braccio il piccolo che dormiva tranquillo dentro una cesta di vimini lì vicino. Appena lo presi in braccio si svegliò ma non pianse, guardò invece con sguardo indagatore tutte le persone che erano lì riunite e fece una smorfia buffa proprio a Finiwell. Ripresi a parlare "Signora, Mian, ricordo che al vostro paesino c'è un piccolo casolare abbandonato, credete che si possa ristrutturarlo? Sir Finiwell se poteste chiedere a qualche cavaliere se ci aiutasse con qualche piccolo lavoro di carpenteria credo che tra pochissimi giorni potremmo portare laggiù Pasuan".
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01-06-2011, 19.44.10 | #1054 | |
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Rimasi in silenzio durante quello scambio di battute, riflettevo...
La donna aveva accennato al mio costume... Ragione, lo aveva chiamato. Lo stesso nome con cui la vecchia moglie del sarto me lo aveva descritto... Ragione... Stavo riflettendo su questo quando, improvvisamente, quel lontano ricordo fece breccia nella mia mente... Il sole stava iniziando a calare sulla campagna e anche nella stanza circolare in cima alla torre la luce iniziava a farsi meno chiara. Ombre via via più scure si stavano allungando a partire dalle colonnette che ornavano le alte finestre a bifora, l’aria si era fatta un poco più pungente e quel delicato profumo di primavera saliva dalla terra fino a me... Io tuttavia non ci feci affatto caso. Inclinai appena la testa da un lato, come sperando che da quella diversa angolazione il mio lavoro sarebbe risultato migliore, la inclinai ancora, poi la addirizzai di nuovo ed emisi un piccolo sbuffo di scontento: era orribile. Nonostante avessi passato tutta la giornata su quel lavoro, nonostante vi avessi posto tutto il mio impegno e la mia attenzione, il risultato era decisamente deludente. Con stizza, dunque, afferrai la tavoletta e la misi malamente da parte, poi mi avvicinai ad una delle finestre. “Qualcosa vi turba, mia giovane signora?” domandò una voce alle mie spalle. Mi voltai e vidi il maestro sorridermi dalla soglia di quella sala... mi chiesi da quanto tempo fosse lì, ma non glielo domandai. “Ho fatto ciò che mi avete chiesto!” risposi, tornando a guardare fuori “Ma temo che non ne sarete soddisfatto... forse la vostra arte è troppo complessa per me!” soggiunsi con rammarico. Il maestro era un uomo alto e robusto, i suoi modi erano sbrigativi ed essenziali ma sempre gentili, la sua voce era profonda ma mai priva di quella nota leggera che lo faceva sembrare costantemente di buon umore, era cortese ma mai lezioso. Si avvicinò al tavolo e prese tra le mani la tavoletta che poco prima io avevo tolto dal treppiede, poi venne verso di me... “...mmm...” mormorò quando mi raggiunse “E’ interessante... e dimostra ciò di cui vi parlavo l’altro giorno! Ditemi, milady...” soggiunse, mostrandomi la tavoletta “Dove avete sbagliato?” Io osservai a mia volta quel disegno... A Sygma era tradizione consolidata che ad ogni bambino, pur nobile, venisse insegnato uno dei mestieri tipici della nostra cultura. Per me era stata scelta la pittura e mio padre aveva scelto quel maestro, il fondatore della più grande bottega cittadina, come mio insegnate perché tra tutti lo considerava il migliore. Avevo iniziato a dipingere con lui da piccola e ormai mi conosceva bene. Osservai la tavoletta che mi porgeva, sopra vi avevo dipinto una raffigurazione di San Luca, patrono dei pittori, realizzata a partire da un disegno preparatorio che il maestro stesso mi aveva fornito... ma la mia opera non era risultata affatto all’altezza delle aspettative. Rivedendolo, storsi il naso contrariata... “Beh...” mormorai “La realizzazione del profilo...” “Non è questo!” mi interruppe lui. “La tecnica...” “La tecnica è buona!” intervenne di nuovo. Sollevai gli occhi e gli lanciai uno sguardo truce. Lui mi sorrise, poi si voltò e mi fece segno di precederlo di nuovo di fronte al treppiede... “Non c’è niente che non vada nel disegno o nella tecnica!” disse, ponendomi di fronte una nuova tavoletta “Il vostro problema, milady, è che dipingete con le mani e con gli occhi... e nulla più! Ma è il cuore, milady, la sede del sentimento. Lasciate che sia il vostro cuore a concepire l’immagine, la mente a formarla... allora il lavoro che farete risulterà vivo! Vedete...” soggiunse dopo un istante, in risposta al mio sguardo perplesso “Voi siete Ragione. Voi agite con logica, siete attenta e precisa... però non tutto si risolve con la ragione, milady! Essa vi dà la forza, vi conduce sulla giusta via, ma non arriverete mai a destinazione se non sarà il cuore a guidarvi! Seguite il cuore, ascoltatelo... Giungete infine, se sarà necessario, a sacrificate la ragione per il cuore, poiché esso è la cosa importante: esso è tutto!” Lo guardai stupita e ammirata... “Chiudete gli occhi, adesso, mia signora...” sussurrò “E lasciate che sia il cuore a guidarvi... Vedete di nuovo quel San Luca? Vedete che è vivo, adesso?” Lentamente mi mise tra le mani la tavola con i colori... “Dipingetelo così, milady!” Quello fu il primo dipinto davvero buono che riuscii a realizzare. Uscii da quel ricordo con un vago senso di benessere e il sorriso sulle labbra... ... voi siete Ragione... ...però non tutto si risolve con la ragione... ... giungete infine, se sarà necessario, a sacrificate la ragione per il cuore, poiché esso è la cosa importante: esso è tutto... Quelle frasi risuonavano nelle mie orecchie, rimbalzando ovunque nella mia testa. Lentamente spostai gli occhi su Icarius e lo osservai, osservai il suo costume... e piano piano iniziai a prendere coscienza di ciò che eravamo, di ciò che eravamo stati e di ciò che eravamo diventati, cominciai a capire che niente era successo per caso... Citazione:
Spostai lo sguardo da mio marito a quella donna, poi lo portai di nuovo su di lui... “La verità...” mormorai, fissandolo come mai prima “La verità... c’è niente di più delicato e di più temibile allo stesso tempo?” Gli sorrisi, mentre i miei occhi carezzavano ogni centimetro del suo volto, poi mi voltai e fronteggiai la donna... “Avete parlato di ‘prezzo’, milady... ebbene, desidero pagare io quel prezzo! Desidero esser io a scontare quella pena in nome di entrambi, poiché mio marito ha già espiato le sue colpe ai miei occhi! Ora ditemi, se lo sapete, come poterlo fare! Vi prego!”
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01-06-2011, 20.22.51 | #1055 |
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Gouf vide Melisendra uscire ed inoltrarsi nella vegetazione che, lussureggiante, circondava lo spiazzo della locanda.
Restò a fissarla mentre inquiete immagini attraversavano la sua mente. Dopo un pò la pioggia cessò, lasciando nell’aria, nonostante fosse cominciato Giugno, un vento freddo che soffiava tutt’intorno senza pace. Esseri della notte, creature tormentate. Queste erano loro due. Gouf lo sapeva bene. Per un attimo l’idilliaco incanto del Poggio, il candore e i sogni del piccolo Uriel, la vicinanza di Melisendra avevano quasi fatto credere al Cavaliere del Gufo un qualcosa di nuovo, di diverso. Un qualcosa che non fosse tinto dall’oscurità e dalla colpa. Ma quel cielo grigio e tormentato, il vento freddo ed il silenzio che accoglieva il crepuscolo fecero svanire in un attimo quella pallida illusione. Fissò di nuovo Melisendra, mentre la donna si apprestava ad evocare un qualcosa di arcano ed oscuro, prezzo forse troppo alto da pagare per preservare ciò che restava dei suoi sogni.
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01-06-2011, 20.55.18 | #1056 |
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Lho fissò Sayla.
“Tranquilla, lo seguiremo fino al borgo vecchio e poi continueremo le nostre ricerche da soli.” Disse, cercando di tranquillizzarla. Seguirono così quel menestrello, che più di una volta, durante il tragitto, recitò quei suoi versi uditi in precedenza. Poco dopo i tre giunsero al borgo vecchio. Il grigiore del tempo aveva reso come assopito il centro abitato ed il bosco circostante appariva stranamente silenzioso. Le strade cominciavano ad essere deserte, mentre la gente rimasta terminava le ultime faccende prima dell’imbrunire. Lho ringraziò e salutò il misterioso menestrello che poi, dopo averli lasciati, raggiunse la locanda del posto. “Buonasera a voi, messere…” fece Lho ad un passante “… noi stiamo cercando due giovani sposi… devono essere passati da queste parti…” “Non ricordo di averli visti…” rispose il passante “… ci sono stati i festeggiamenti per l’incoronazione nei giorni scorsi e molte persone si sono riversate nelle strade… forse dovreste chiedere al Mastro delle Feste… lo troverete laggiù…” Lho e Sayla allora raggiunsero l’abitazione indicata dal passante e vi trovarono il Mastro delle Feste. “E’ passata qui molta gente e non saprei dirvi…” disse questi “… e poi erano tutti travestiti per il ballo in maschera…” “Loro non avevano costumi, di questo ne sono certo.” Replicò Lho. “Non ne avevano? Allora forse ricordo… erano due giovani sposi, riccamente abbigliati… si, certo, li ricordo!” Esclamò. “E consigliai loro di procurarsi i costumi in quella bottega in fondo alla strada. Forse lì sapranno aiutarvi.” Lho ringraziò e con Sayla si recò alla bottega indicata dall’uomo. Un attimo dopo si ritrovarono in un pittoresco ambiente, animato da marionette, maschere e coloratissimi costumi di ogni specie.
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01-06-2011, 21.09.51 | #1057 |
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“Ma non dirlo neppure!” Disse meravigliata la madre di Pasuan a Dafne. “Voi verrete a stare a casa con me e Mian! La casa è grande e c’è spazio per tutti!”
“Ben detto, mamma!” Esclamò Mian. “Allora prepariamo le cose di Pasuan, così da poter lasciare l’infermeria domani stesso! Dammi una mano, ragazzo!” Disse poi a Cavaliere25. “No, voglio preparare da me le mie cose…” mormorò improvvisamente Pasuan. Tentò di scendere dal letto, ma avvertì un capogiro. “Tu devi restare tranquillo, chiaro?” Rimproverandolo Finiwell. “Penseremo noi a tutto!” “Non sono un relitto!” Esclamò Pasuan. “Si, ma hai da poco ripreso conoscenza, perciò non devi agitarti troppo.” “Ora sono cosciente e…” “Si, ma i tuoi occhi…” “Pensi che io sia finito, vero?” Lo interruppe Pasuan. “Credi che io sia un invalido? Sii uomo e dimmelo in faccia! Lo credete tutti, vero?” Urlò nella stanza. “Ma io non ho bisogno di nessuno! Andate via tutti!” Gridò. “Ora cerca di calmarti, Pasuan!” Tentando di farlo ragionare Finiwell. In quel momento entrò un cavaliere. “Il capitano Monteguard vi sta cercando.” Disse a Finiwell e Cavaliere25. “Cercate di farlo stare calmo…” Finiwell a Dafne “… è ancora troppo agitato… noi intanto andiamo dal capitano, ragazzo.” Rivolgendosi poi a Cavaliere25.
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01-06-2011, 21.39.26 | #1058 |
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Seguimmo il menestrello fino al borgo vecchio, poi egli se ne andò per la sua strada. Lo seguii con lo sgurdo e anche lui mi fissò per un lungo istante per poi sparire dentro la locanda.
Almeno, so dove trovarlo... deve averlo mandato Lui... Chiedendo poi informazioni ad un passante, entrammo in una bottega che vendeva costumi per i balli in maschera. Guardai incantata i bellissimi costumi che riempivano la stanza, poi vidi due spazi vuoti. Due ganci ove erano appesi due costumi, erano vuoti. Mi rattristai e guardai in un'altra direzione. Sentii poi un rumore, provenire dalla stanza affianco e vidi sbucare dauna porta una anziana donna indaffarata a sistemare pile di costumi. "Mi scusi, signora. Sapreste dirmi se due givani sposi ben vestiti sono giunti qui per avere dei costumi per un ballo in maschera?" Mi girai poi verso Lho e gli feci cenno di avvicinarsi, quella donna doveva saper qualcosa. O la nostra ricerca si sarebbe conclusa lì.
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01-06-2011, 21.44.24 | #1059 |
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Annuii col capo alla richiesta di Finiwell e guardai la madre e la sorella di Pasuan sossurrando
"Potreste lasciarci soli un momento? Pasuan ha bisogno di riordinare le idee, raccolgo io le sue cose qui..." Poi mi avvicinai al letto del cavaliere, mi sedetti vicino a lui e gli baciai la guancia "Nessuno qui pensa che tu sia un relitto, tutti vogliono il tuo bene! Siamo stati in pensiero per te. Io ho visto i loro visi quando tu non eri coscente. Ti vogliono tutti tanto bene". Gli presi una mano e me la portai al viso, mi scese una lacrima che si fermò sul suo indice "Ho temuto di perderti per sempre, Pasuan. Il problema alla vista non mi sembra nulla in confronto a ciò che poteva capitare e poi il medico ha detto che è una condizione transitoria, devi solo pazientare e riguardarti. Io mi fido di te e so che sai badare a te stesso e infatti ti affido un compito molto importante: devi custodire un importantissimo tesoro, il più raro e prezioso che ci sia..." spostai la sua mano dal mio viso al mio grembo, l'appoggiai sulla testina di Hubert, sentii la mano di Pasuan fremere "Lo senti? Lui è il nostro tesoro! Lo puoi tenere tu in braccio finchè io raccolgo un po' le nostre cose qui?" senza attendere una risposta gli misi il bambino in grembo. "Nè i tuoi nè i suoi occhi vedono bene, lui è troppo piccolino ancora..." iniziai a sfasciare Hubert poi levai la camicia a Pasuan che rimase solo con la vistosa fasciatura sul petto. Mi avvicinai al suo orecchio "Usa il tatto Pasuan, comunica con tuo figlio attraverso la pelle, lui capirà tutto ciò che vorrai dirgli!" Mi alzai per lasciar loro un po' di intimità e intanto iniziai a raccogliere le cose di Pasuan. Presi in mano la spada con il fodero e la cintura, non mi passò nemmeno un secondo per la testa che poteva non poter più impugnarla. Sapevo che non sarebbe stato così!
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01-06-2011, 23.20.04 | #1060 |
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Morrigan seguì Guisgard e i due frati fino al basamento della statua, e studiò con attenzione il cavaliere mentre, tendendosi sulla scala, armava con cura il bell'angelo scolpito con grande maestria.
Mentre seguiva quel gesto, i suoi occhi non poterono non restare impressionati dalla bellezza di quella figura solenne, e seguendo le pieghe della veste e la fierezza del volto, alla sua mente affiorarono di colpo molteplici ricordi che le infiammarono il cuore. Cosi, improvvisamente, sentì crescerle dentro il desiderio di accostarsi a quella statua, e appena Guisgard ebbe collocato la lancia, Morrigan ne strinse con slancio l'estremità inferiore... ... un lampo le attraversò la mente, un lampo di luce che accecò ogni pensiero... Morrigan dovette chiudere gli occhi... i colori erano tanti, erano troppi, e ruotavano intorno a lei, a lei che era troppo piccola per dominarli con un gesto della mano... Davanti ai suoi occhi, su una grande pala d'altare finemente disegnata, uno splendido angelo reggeva una grande spada di fuoco. Aveva uno sguardo bello e terribile al contempo, e Morrigan lo fissava incantata, mentre ancora nella mano stringeva con impeto la lancia, che improvvisamente divenne incandescente. La lasciò cadere al suolo, ma l'arma non produsse alcun rumore, perchè era di colpo scomparsa, e in quel momento Morrigan si rese conto che era tornata bambina, senza capire come ciò fosse stato possibile. Alzò gli occhi nuovamente verso la pala d'altare, e la figura alata adesso non impugnava più la spada, ma proprio quella lancia che lei aveva lasciato cadere. E la spada, invece, giaceva di fronte a lei, poggiata su una basamento di pietra liscia e scura. "Che cosa vedi?" chiese alle sue spalle la voce di suo zio Morven. Ma Morrigan ebbe paura di dire il vero, temendo che le sue parole sarebbero state prese per sciocca fantasticheria. "Nulla," mentì "solo una spada" A quelle parole la sala piombò nel buio più profondo, e la bambina sentì che qualcuno l'afferrava da un braccio e tentava di trascinarla via... "Sei posseduta dal demonio..." borbottò una roca voce maschile, minacciosa e scura, una voce che Morrigan non stentò a riconoscere. La stretta attorno al suo braccio si faceva così forte da farle male. "Vi prego," supplicò la piccola Morrigan, tentando inutilmente di sfuggire a quella morsa "vi prego, lasciatemi andare, signor..." "Sei posseduta dal demonio, come quella strega di tua madre!" la interruppe, accompagnando quell'esclamazione con una viscida risata "Avete tutti il sangue marcio... il sangue dei Cassis... sangue di uomini vili e di donne dedite ai commerci demoniaci! Non mi sorprende che tuo zio sia così vigliacco... chissà quale maleficio fate agli uomini della vostra famiglia! Ah, ma io saprò ben ripulire questo ducato... lo vedrete, sì... lo vedrete, tu e quella strega di tua madre!" Allora Morrigan cominciò ad urlare, ma dalla sua bocca non usciva nessun suono. Stupita, si sforzò di espellere ancora più fiato dai suoi piccoli polmoni, ma il suo urlo rimase muto. Allora si ricordò dell'angelo che aveva visto e nell'oscurità le parve ancora di scorgere la luce che emanava da quell'immagine. Allora si voltò, stese la mano nel buio fitto, e il suo pugno si strinse attorno all'impugnatura di una spada. Morrigan la sollevò con straordinaria facilità, come se fosse leggera come una piuma, e ruotando quell'arma al di sopra della sua testa, recise di netto la testa dell'uomo... Morrigan spalancò gli occhi, e la statua di San Michele incombeva su di lei, con la sua lancia e lo sguardo fiero. Samsagra lanciò un urlo straziante che le ferì le orecchie, che ancora non erano avvezze a sentire quella voce angelica e sovrumana, mentre un lampo di luce si condensava sulla sua lama. "Lui è vicino..." mormorò Morrigan, con gli occhi sbarrati dalla paura, come se avesse veduto un fantasma. Ma appena detto questo, dovette stringere ancor più forte la lancia, quasi a sostenersi, e si poggiò contro il basamento della statua, come se si sentisse venir meno, mentre una goccia di sudore freddo le scendeva sul volto fattosi improvvisamente pallido.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 02-06-2011 alle ore 00.06.45. |
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