10-09-2010, 16.10.51 | #1061 |
Cittadino di Camelot
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Abbassai tristemente gli occhi ma poi, con un sorriso amaro, li rialzai lentamente su di lui: “Padre, voi mi conoscete! Io ho un carattere… difficile, talvolta! E dire a qualcuno che per me è importante è…” esitai un momento, poi decisi di scaricare anche quel peso “Sapete chi fu l’ultima persona a cui dissi che volevo bene? Raphael… il giorno prima che morisse! E prima ancora l’avevo detto a mia madre! Non so… forse, inconsciamente, temevo che se avessi detto a Guisgard che l’amavo…” scossi la testa “Che stupida! Adesso lo sto davvero perdendo e senza neanche che… ma avrei dovuto dirlo! E avrei voluto… tante di quelle volte… ma sembrava sempre un’idea tanto sciocca in quel momento! E ormai è tardi…”
Rimasi per un attimo in silenzio, poi sorrisi vagamente divertita… “E’ stano come il tempo e gli eventi mutino il modo di vedere le cose, non trovate? Quando lasciai Carcassonne giurai che non vi avrei mai più messo piede, che niente e nessuno mi avrebbe convinta a tornare: avevo una vita ed un destino lì, ma desideravo fuggire… e adesso, invece... adesso che ho visto luoghi e conosciuto persone, che avrei la possibilità forse di avere una vita da qualche altra parte, sono di nuovo in partenza per Carcassonne… e per mia stessa volontà! Non trovate che vi sia dell’ironia in questo?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." Ultima modifica di Talia : 10-09-2010 alle ore 20.19.46. |
11-09-2010, 02.44.43 | #1062 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La notte.
In essa vivono gli incanti e i sospiri di desideri lontani: i sogni. Alcuni ciliegi in fiore, animati da quel leggero e fresco alito di vento, come colonne di un antico altare, racchiudevano quell'angolo di campagna. Mion si avvicinò e cominciò ad accarezzare alcuni di quei fiori sbocciati su di un ramo. "C'è un'antica canzone giapponese che parla di questi alberi..." disse "... un grande guerriero, Tempura Hamanogashi, un giorno ebbe l'ordine di seguire in guerra il suo shogun... all'alba di quella partenza, proprio sotto un ciliegio in fiore, salutò la sua amata Midori, promettendole che sarebbe ritornato da lei prima dello sfiorire di quell'albero... ma durante una battaglia, Tempura cadde ucciso... tuttavia Midori lo attese sempre con viva fiducia... uno spirito dei boschi, sottoforma di tasso, presente durante il loro saluto, impietosito rese quel ciliegio eternamente fiorito, lasciando Midori in fiduciosa attesa del suo amato... ed un giorno, proprio come aveva promesso, Tempura tornò da lei per condurla in un luogo lontano, dove si sarebbero amati per sempre..." Si voltò di scatto verso Morrigan. "L'oriente..." sussurrò "... ditemi... verreste davvero con me laggiù?"
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11-09-2010, 03.04.35 | #1063 |
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Morrigan era rimasta ad ascoltarlo, senza osare interromperlo. Non aveva più fiato per le parole, perchè una nuova, strana tensione le aveva quasi mozzato il respiro.
Da quella breve distanza, che tuttavia le sembrava infinita, incolmabile, era rimasta a guardarlo, seguendo ogni suo movimento, accarezzando con lo sguardo la sua mano che accarezzava il fiore. Aveva ascoltato con orecchio stupito la storia che lui le stava narrando... una storia che parlava di una bellezza e di una poesia che ella non aveva mai conosciuto prima di quel momento... parlava la lingua delle anime e dei fiori, mentre lei aveva conosciuto solo la lingua della violenza e della febbre... Lo ascoltò in silenzio, per perdere nemmeno una parola, sorprendendosi, istante dopo istante, di quella nuova emozione di cui si stava scoprendo capace. E quando Mion ebbe finito, Morrigan abbassò le ciglia e una lacrima silenziosa le solcò la guancia, rapida e quasi vergognosa di essere apparsa. "Il punto, mio signore, è che io... io non sono lei... non sono quella dolce fanciulla, e voi... voi sareste ingannato"
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11-09-2010, 03.10.17 | #1064 |
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Intanto, al carro, Guisgard restò turbato dopo aver ascoltato Elisabeth.
Il cavaliere scrutò allora l'orizzonte. "Cosa volete dire?" Chiese. "Che stanno arrivando qui? Ne siete certa? Io non credo che..." Si interruppe, tornando a fissare lo sterminato paesaggio davanti a loro. Aveva compreso che Elisabeth non era una donna comune, ma dotata di una sensibilità sconosciuta ai suoi simili. Anzi, ella era una donna che oscillava tra il mondo reale ed un qualcosa di più misterioso e complesso. "Accanto a Cosimus vi è dunque una misteriosa presenza..." riprese a dire "... che lo protegge... e sta bene, allora toccherà a voi vederverla con lei... vi chiedo solo di darmi il tempo e la possibilità di sfidare quel maledetto in un duello le cui sorti dipendano solo dalla prontezza delle nostre spade..." Si voltò verso di lei, fissandola con lo sguardo animato da viva determinazione e chiese: "Potete farlo, milady?"
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11-09-2010, 03.28.44 | #1065 |
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Mion si avvicinò a lei.
"Io..." sospirò "... non cerco quella dolce fanciulla... forse non ho mai cercato veramente nessuna donna... la mia vita era troppo piena di battaglie, di duelli, di quella folle disciplina che tende ad una perfezione assoluta... ma stanotte... stanotte mi sto accorgendo che nella mia vita c'è un vuoto grande come un abisso..." E, dopo una leggera esitazione, quasi tremante, avvicinò la sua mano al volto di lei e bagnò il suo dito con quella lacrima. "Perchè... piangete, Morrigan?" Chiese.
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11-09-2010, 03.44.36 | #1066 |
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Lasciò che Mion raccogliesse quella lacrima, e per tutto il tempo di quel gesto, che le parve infinito, quasi trattenne il fiato, perchè lui non la vedesse tremare.
Era smarrita, confusa da quella situazione. Aveva sempre creduto che non ci fosse ormai nulla che non avesse già visto o sentito, ma si accorgeva solo in quel momento di quanto fosse stata stolta ed arrogante. Paradossalmente, pensava, aveva trascorso la maggior parte della sua vita a stretto contatto con gli uomini... i suoi comandanti, i capitani degli eserciti per cui aveva lottato, i suoi compagni in battaglia... per anni li aveva avuti così da presso, che quasi non li vedeva... passava tra loro indifferente, unicamente concentrata sul suo obiettivo, concentrata sul proprio odio... Invece, quell'uomo, che le stava di fronte, in quella notte, non assomigliava a nulla che fosse nei suoi ricordi... non assomigliava a nulla, e la sua anima, in quel silenzio, le sembrò così bella che Morrigan avrebbe voluto tendere la sua mano e toccarla. Ma in quell'istante ebbe paura, e si ritrasse. "Piango perchè nessuno mi ha mai parlato come voi avete fatto adesso... e piango perchè se voi sapeste cosa sono veramente, non lo avreste mai fatto"
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11-09-2010, 04.06.44 | #1067 |
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Morrigan parlava e Mion percepiva la sua paura.
"Ma paura di cosa?" Si domandava il formidabile spadaccino, abituato com'era a scrutare lo sguardo del suo nemico, fino a penetrare nei meandri più nascosti del suo animo. "Cosa siete veramente, milady?" Chiese Mion. "Io... vedo una bellissima donna... una donna che si mostra forte, determinata... ma che in realtà mi appare fragile, delicata, malinconica... come... come un sogno al momento di svegliarsi..." Si lasciò sfuggire un sospiro che quasi lo svuotò. "Cosa siete veramente? Vi... fidate di me a tal punto da dirmelo?" Esitò per un momento poi concluse: "Ma... di qualsiasi cosa si tratti... non cambierebbe nulla per me..."
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11-09-2010, 04.33.30 | #1068 |
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Morrigan lo fissò un istante, come se lo volesse studiare, esitante sul sottile confine che separava il suo desiderio di celarsi da quello di fidarsi.
Si lasciò sfuggire un gemito di sottile dolore, mentre dentro di lei quei sentimenti finivano di scontrarsi in un duello mortale, quindi si stacco da lui, camminò piano verso l'albero che Mion aveva carezzato, e si sedette sull'erba morbida. "Quelle come me, tra la mia gente, al Nord, le chiamano streghe..." cominciò allora con tono amaro "E quelle come me, nessuno le può amare, nemmeno coloro che ti hanno messo al mondo! Strega... da bambina io non sapevo nemmeno cosa significasse... sapevo soltanto che, se lo volevo, potevo distruggere un oggetto con uno sguardo... era solo un gioco... ma un gioco crudele, e io non ho mai smesso di giocarlo! Ero il corvo nero di tutte le battaglie, ogni capo mi voleva con sé sul campo... portavo la morte dentro gli occhi, e non avevo sguardi di pietà per nessuno! Poi, qualche mese fa, durante l'ultimo scontro combattuto dall'esercito in cui militavo, il nemico ci sbaragliò con una violenza inattesa... non ci hanno dato scampo! Nel bruciare della battaglia ho visto uomini perire nel modo più atroce, e coloro che avevo chiamato compagni, morire invocando benedizioni che non sono mai arrivate... gli dei avevano smesso di ascoltarci. Io riuscii a sfuggire, ma non sapevo dove andare... maledissi la mia sorte ed il mio dono, che non era valso a salvare nessuno...arrivai al limite della disperazione! Lungo il mio cammino senza meta trovai un convento. Là mi accolsero, mi aiutarono, mi permisero di vivere tra loro senza chiedermi nulla, fingendo di non vedere cosa fossi veramente. Là incontrai Lady Elisabeth, che mi prese con sè... il resto lo sapete da voi" Tacque un istante, poi rivolse il viso all'uomo che l'aveva ascoltata con paziente silenzio fino a quel punto. "Vedete, dunque, cosa sono? Voi, così nobile e fiero, così leale nel combattimento e nella vita, di certo inorridirete di fronte a questi occhi che hanno portato tanta rovina... voi avanzate nella luce, Mion, e io sono nell'ombra... voi sentite la vita nelle cose che vi circondano, ed io gioco con la morte... come potrei, io, restarvi accanto?"
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11-09-2010, 04.47.58 | #1069 |
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Mion si avvicinò al ciliegio e si sedette accanto a lei.
Appoggiò i gomiti sulle ginocchia piegate e la fissò con tenerezza. "Eppure i vostri occhi a me trasmettono solo belle sensazioni..." disse sorridendo "... vi sembrerà sciocco... ma io vi fisso di continuo... e fisso il vostro bellissimo sguardo... e non vi è niente di oscuro o di malefico nei vostri occhi... anzi..." In quel momento un petalo si staccò dal ciliegio e si posò sui capelli di Morrigan. Mion allora con la mano cercò di prenderlo, ma senza accorgersene si ritrovò ad accarezzare i lunghi capelli della ragazza.
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11-09-2010, 04.57.54 | #1070 |
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Morrigan sussultò, sentendosi sfiorare, ma poi, lentamente, si abbandonò alla piacevolezza di quel gesto delicato.
Prima di Mion, l'unica persona che l'aveva sfiorata con affetto era stata Elisabeth, il giorno in cui l'aveva chiamata figlia. Prima di Mion e del suo tocco, non aveva altra memoria di una carezza. Abbandonò il capo sulle braccia, che tenevano strette le sue ginocchia contro il petto. Socchiuse gli occhi e sorrise appena. "Voi non avete paura di me, Mion?", chiese piano, mentre si perdeva nella piacevole confusione di quel momento.
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