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Vecchio 01-06-2011, 23.52.49   #1061
Melisendra
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Melisendra sarà presto famoso
Infilai rapidamente la porta e mi calai il cappuccio sul volto. Una volta in strada seguii una strada che mi avrebbe condotta là fuori dalle mura del borgo, nell'oscurità di un mondo che l'uomo non dominava. Camminai nel sottobosco, in mezzo all'erba umida, scostando i rami che mi impedivano il cammino e inzuppandomi l'orlo della veste.
Mi trovai presto circondata dal bosco. Una civetta lanciò il suo grido poco lontano. La luce della luna filtrò attraverso le foglie degli alberi e ne disegnò il profilo. Qualche movimento tra le fronde mi faceva indovinare la presenza di piccoli animali, mentre in lontananza un lupo ululò.
"Dove siete?" Bisbigliai.
Il vento scostò le fronde e mi aprì un varco. Seguii quel sospiro e giunsi in mezzo a una radura coperta di felci, in cui l'odore del muschio umido era così intenso da stordirmi.
"Mi sentite?" sussurrai nuovamente. E tutto intorno a me tremò. Mi sentii avvolgere, tirare e accarezzare, mentre il vento faceva fremere le felci come un mare in tempesta.
"Avrete ciò che chiedete..." sussurrai, sollevando un pugnale, pronta a scalfirmi la mano e far sgorgare quello che più li allettava. "Ma prima mostratevi."
Intorno a me il buio si strinse e balenò la luce. Una danza di luci, di fuochi azzurri. Il loro calore non bruciava. Danzavano in attesa della loro soddisfazione, quasi festosi, ma non dovevo ingannarmi, potevano diventare malevoli in un lampo.
Uno di questi sfiorò il mio viso, un altro lambì una mano. Stavano giocando.
Mi punsi appena e sgorgò una goccia, che cadde sul terreno. Le luci vi si precipitarono.
"E ora scatenatevi... chiamatelo! Fatelo venire da me!" gridai, pungendomi nuovamente e facendo scendere altre gocce. La pietra appesa al mio collo brillò nel buio.
I fuochi si scatenarono, mentre nell'aria echeggiavano risate d'ogni genere che sembravano portate dal vento. Le felci si agitarono fameliche mentre le luci continuavano la loro danza folle. Non c'era malvagità, non si preoccupavano di nulla, nè del bene, nè del male, solo di se stesse.
A un certo punto si posarono, quasi quiete, curiose tra le felci, illuminando flebilmente la notte e lambendo l'aria con le loro fiammelle.
Il cuore mi batteva forte. Strinsi il pugnale e lo tenni al mio fianco.
Osservai l'oscurità, ogni movimento della vegetazione che mi circondava. Il vento mi portò sensazioni conosciute e un tempo temute. La paura era scomparsa.
"Dove sei?" sibilai. "Dove sei, maledetto bastardo?" Mi scostai il cappuccio dalla fronte e sentii la mia voce echeggiare nella notte.
Qualcosa si muoveva, qualcosa era stato chiamato e presto sarebbe comparso davanti ai miei occhi, impalpabile come una nebbia sottile. Non avrebbe potuto nuocermi. I fuochi mi si strinsero intorno, come una barriera.
"Rispondi!!" Gridai furiosa. "Lo so che mi senti! Rispondi!"
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Vecchio 02-06-2011, 01.50.37   #1062
Guisgard
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La notte.
Era giunta silenziosa ed inesorabile.
Calata sul bosco, con la sua alchimia aveva mutato quel verdeggiante sfondo in una massa informe ed indefinita, i cui intensi ed ancestrali odori di terra e di umidità sembravano capaci di ammaliare i sensi.
In un simile scenario la mente e lo spirito abbandonano l’abituale visione del mondo e delle cose, per calarsi in una realtà incantata, dove il tempo e lo spazio assumono contorni irreali ed indefiniti.
Qui l’umana condizione conosce una dimensione differente, dove la cognizione di se stessa si altera inesorabilmente.
Stadi di conoscenza profondi e mutevoli si aprono, ospitando l’anima di chi vi approda e penetrando nei più reconditi meandri della coscienza umana.
Ad un tratto Melisendra avvertì qualcosa.
Un’angosciante sensazione di paura e morte.
Una sagoma, una figura prese forma nell’oscurità.
Due occhi si accesero in un volto celato dal buio.
Due occhi feroci che la fissavano.
Poi una smorfia, grottesca e terribile, simile ad un delirante ghigno.
“Uriel… è mio…”
Poi un eco lontano sembrò perdersi nell’immensità della notte, per mutare e svanire al passaggio di un lieve e freddo soffio di vento.
All’improvviso il caldo contatto di una mano le strinse il braccio.
“Non dovresti farlo…” disse Gouf giunto improvvisamente “… non più… altrimenti non ti libererai mai del tuo passato e delle sue miserie… non riesci a capirlo?”
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Vecchio 02-06-2011, 02.27.37   #1063
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La donna fissò Lho e Sayla.
“Si, ricordo i due sposi…” disse “… presero in prestito dei costumi, lasciando i loro abiti in pegno… ma non sono ancora tornati per riprenderseli.”
In quel momento entrò un anziano uomo, marito della donna.
Questa spiegò al marito il tutto e lui si voltò verso Lho e la sua giovane compagna di viaggio.
“Venite forse a nome di quei nobili sposi?” Chiese. “Si, i loro modi, il loro portamento ed il loro aspetto non potevano certo ingannare… erano di alto lignaggio e nobile sangue.”
“Infatti…” fece Lho “… essi erano l’Arciduca di Capomazda e la sua giovane sposa.”
“Per tutti i diavoli!” Esclamò sorpreso il vecchio, per poi fissare sua moglie. “Sua signoria e la Granduchessa nella nostra bottega!”
“Si, proprio così.” Annuendo Lho.
“Allora è ancora più imperdonabile la mia trascuratezza…”
“Di cosa parlate?”
“Ecco… l’altra notte un ladruncolo è penetrato nella bottega, fuggendo poi proprio col vestito di sua signoria… sono mortificato, perdonatemi…”
Lho lo fissò.
“Ora capisco il cadavere ritrovato con indosso gli abiti di lord Icarius…” rivolgendosi a Sayla “… ma chi sarà stato ad uccidere ed a ridurre in quello stato quel ladruncolo?”
In quel momento il menestrello che li aveva condotti nel borgo vecchio entrò nella bottega.
“Buonasera a voi, buon uomo!” Salutò.
“Finisco di parlare con queste persone e sono da voi, menestrello.” Disse il vecchio.
“Solo per chiedere, poi attenderò, non temete…” sorridendo il menestrello “… sto preparando una ballata e mi occorrono due marionette… ma non due marionette comuni… ecco, io devo rappresentare la storia di una celebre coppia, quindi mi occorrono un Admeto ed un’Alcesti, oppure un Tristano ed un’Isotta, o un Erec ed un’Enide, o anche un Lancillotto ed una Ginevra…”
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Vecchio 02-06-2011, 02.35.43   #1064
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Guisgard, messa a posto la lancia nella mano di San Michele, balzò giù e sorrise soddisfatto.
“Ecco, l’Arcangelo è ora armato come si conviene!” Disse ai due frati.
Si voltò poi verso Morrigan e vide quell’espressione stravolta sul volto della ragazza.
“Cos’hai?” Chiese. “Sembra tu abbia visto un fantasma!”
Si rivolse poi ai due frati:
“Fratelli, possiamo avere qualcosa di forte? Forse mia moglie non si sente tanto bene…” e aiutò la ragazza a sedersi su una panca posta lì vicino.
“Ecco, questo le farà bene…” disse uno dei frati, porgendo una piccola coppa a Morrigan “… è un liquore che facciamo noi qui… sono generazioni che noi frati conosciamo la formula… bevete e vi sentirete meglio, milady.”
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Vecchio 02-06-2011, 02.40.40   #1065
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Eccolo, davanti a me, con la sua risata beffarda e il consueto ghigno.
"Non sarà mai tuo! Hai capito, viscido verme? Mai!"
I fuochi intorno a me fiammeggiarono di furore, eccitati da tutto quel fluire di emozioni. Lo stavo sfidando apertamente.
Aprii nuovamente la bocca per gridargli la mia rabbia, ma lo sentii scivolare via. Cercai di trattenerlo.
"Dove credi di andare?!"
Sentii qualcosa sfiorarmi il braccio e percepii gli spiriti agitarsi e fuggire. Il cerchio si era rotto.
La visione evocata si dissolse e gli spiriti tornarono nel loro mondo con una forte folata di vento che mi lasciò al buio, mentre a poco a poco mi riabituavo alla luce fioca della luna.
"Torna qui!! Devi ascoltarmi!" Gridai. Il mio sangue aveva nutrito gli spiriti e loro avevano nutrito me. Gridai la mia rabbia col vento. Ogni sferzata di vento mi faceva sentire più leggera. La mente si stava perdendo in quel sollievo. Feci tremare le fronde degli alberi.
Mi accorsi che era stato Gouf a parlare, comparso da chissà dove. Mi stringeva il braccio.
Placai i venti e mi scrollai dalla sua presa.
"Lasciami! Che cosa ci fai qui?" lo scrutai, agitata come una gatta selvatica.
"Non scappo più dal passato."
Mi osservai la mano al chiaro di luna. Scintillava di sangue rappreso, ma di ferite nemmeno il segno. Avrei dovuto versare sangue ogni luna per preservare la benevolenza degli spiriti.
Il pugnale mi cadde di mano. Finii seduta in mezzo alle felci, respirando come se avessi fatto una lunga corsa. Osservai Gouf di sottecchi, quasi risentita. Non avrebbe dovuto seguirmi.
Lontano una civetta lanciò il suo grido nella notte.
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Vecchio 02-06-2011, 02.55.50   #1066
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Gouf la fissò Melisendra per alcuni istanti senza dire nulla.
“Perché sei venuta qui? Quel bambino non ha bisogno di te…” disse poi Gof “… a lui occorre una madre che lo curi, che lo protegga, che lo ami… non una come te, capace solo di metterlo in pericolo… sei venuta dunque fino a quaggiù per coinvolgerlo nei tuoi incanti? Una gatta sarebbe miglior madre di te!” Aggiunse con disprezzo. “Non avevi il diritto di entrare così nella sua vita… dovevi portargli amore e gioia, non le tue stregonerie… lascia questo luogo e torna nelle strade, a compiacere e servire i potenti ed i malvagi che fino ad ora ti hanno offerto protezione e ricchezza… va, torna da loro e ripagali con l’unica cosa che possiedi… dona loro il tuo corpo e la tua bellezza… vattene, perché non hai il diritto di far soffrire quel bambino…”
Un eco sordo ed inquieto sembrò ingoiare le parole di Gouf, mentre i suoi occhi neri e vivissimi si confondevano con le tenebre che avvolgevano entrambi.
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Vecchio 02-06-2011, 03.41.57   #1067
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Mi sdraiai tra le felci, cercando di placare l'affanno. Sopra di me solo gli scuri occhi accusatori di Gouf e una volta di foglie che sussurravano una leggera brezza.
Improvvisamente tutto passò. Il respiro si fece regolare.
Socchiusi gli occhi per il sollievo.
Pensai alle dure parole di Gouf. Come osava giudicarmi? Cosa gli dava il diritto di scegliere per me o per Uriel?
MI rimisi a sedere e mi alzai. Scrollai il mantello e mi voltai verso Gouf.
"Preferisco essere la cattiva madre di un bambino vivo e libero, piuttosto che la brava, buona e amorevole madre morta di un bambino destinato a vivere di orrori per il resto della sua vita..." esitai "ma forse... questa parte non ti è nuova." Lo guardai con rammarico. Le sue parole mi avevano ferita.
"Se non fossimo venuti qui non avrei mai saputo che l'aveva trovato."
Raccolsi il pugnale e lo consegnai a Gouf. In fondo glielo avevo sottratto.
"Ora sa che prima di prendere Uriel dovrà uccidere me. Non gli basterà arrivare qui e mettere a ferro e fuoco ogni cosa, come fece quando prese me. Non ci sono solo pedine intorno a lui e proprio lui mi ha insegnato questo gioco."
L'aria della notte mi sfiorò i capelli come in una carezza. Potevo sentirli, nascosti da qualche parte che ci osservavano, come timidi bambini curiosi. Quasi sorrisi.
Tornai a guardare Gouf negli occhi. Ero più delusa che arrabbiata.
"Se questo è quello che pensi di me... non vedo cos'altro abbiamo da dirci."
Mi voltai in direzione del borgo e iniziai a scostare rami per aprirmi un varco.
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Vecchio 02-06-2011, 03.58.13   #1068
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Gouf la seguì e la raggiunse.
Le afferrò un braccio per fermarla e la schiaffeggiò.
“Credi davvero di poterlo fermare o intimorire con questi giochetti di prestigio? No, sai bene che non puoi…” disse “… lui è troppo potente… ma è lontano … ormai sono anni che non si mostra… forse sarà morto, chi può dirlo… ma tu continui a vivere con questa paura… l’hai reso un fantasma… un fantasma destinato a tormentarti in eterno… e vuoi rendere vittima di questa ossessione anche tuo figlio…” la fissò con durezza “… sei una sciocca, Melisendra… una sciocca… se anche quell’uomo fosse vivo… se dovesse ritornare dall’Inferno, non potrebbe mai far del male a te ed al bambino… perché io non lo permetterò…”
Prese il pugnale dalle sue mani e lo fissò.
Il simbolo del gufo sembrava scintillare in quell’inquieta notte senza sogni.
Tornò a fissarla per qualche altro istante, poi scosse il capo e tornò verso la locanda.
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Vecchio 02-06-2011, 04.08.45   #1069
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Pasuan restò col piccolo Ubert in braccio senza dire nulla.
Lo cullava dolcemente ed il bambino sembrava tranquillo fra le sue braccia.
Avvertì un senso di pace e per un momento tutti i suoi pensieri più tristi e le sue preoccupazioni svanirono.
Ma durò solo un istante.
Qualcosa attraversò la sua mente e lo turbò.
“Riprendi Ubert con te…” disse “… potrei farlo cadere… riprendilo! Hai sentito? Devi riprenderlo! Hai affidato il tuo bambino ad un povero cieco… che razza di madre sei!”
A quei suoi urli, la madre e Mian rientrarono nella stanza.
“Cosa succede?” Domandò sua madre.
“Mamma…” mormorò Pasuan “… voglio andar via… voglio tornare a casa… e voglio tornarci ora…”
“Si, tranquillo…” sussurrò sua madre “… il medico ha detto che puoi lasciare l’infermeria… Dafne sta raccogliendo le tue cose, così potremmo tornare a casa tutti insieme…”
“No, non voglio che lei venga con noi…” disse Pasuan “… non mi servono i suoi sensi di colpi e la sua pietà… non voglio vederla mai più… mai più…” e nel pronunciare queste parole strinse con rabbia le lenzuola fra le sue mani.
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Vecchio 02-06-2011, 04.27.51   #1070
Melisendra
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Mi sfiorai la guancia e mi adirai.
"Gouf!" Lo seguii.
Gli sbarrai la strada e feci qualcosa di cui non credevo di essere capace.
L'edera rampicante che si era avvolta lungo i tronchi e i rami degli alberi iniziò a crescere, rapida e sinuosa come un serpente. Avvolse le gambe e le braccia del Cavaliere del Gufo, immobilizzandolo.
Ero stupita. Osservai l'edera senza nascondere la mia sorpresa. Gli aveva avvinto i polsi e strisciava verso il petto. Accarezzai le foglie, che smisero di crescere.
"Non ti azzardare a rifarlo..." Gli sussurrai, avvicinando il mio volto al suo.
Lentamente presi la sua spada e il mio sguardo si spostò da lui alla lama e viceversa.
Mi avvicinai nuovamente a lui e lo baciai. Un lungo bacio. Quindi mi allontanai di un passo sollevai la spada e quando la riabbassai tranciai di netto i rampicanti. Caddero a terra, immobili.
"Non puoi farci niente... non è morto. Non è nemmeno così lontano..." appoggiai la pesante spada e mi massaggiai un polso.
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