02-02-2011, 19.49.32 | #1071 |
Viandante
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"Non mi sono mai spinta così lontano" pensò Lady Bethan, quasi con sgomento.
Smontata da cavallo si aggirava ormai da ore, per quei luoghi sconosciuti, chiedendosi dove avrebbe potuto trovare un riparo per la notte... Il cavallo, ormai stanco, si rifiutava di proseguire il cammino e, pacifico, si stava abbeverando al torrente dalle acque cristalline. "Non sono mai stata una donna paurosa" pensò Bethan "Eppure... in questo posto avverto qualcosa di ostile". Così dicendo estrasse dal mantello un amuleto, una sorta di lunga collana dai grano rotondi e lucenti e si mise a bisbligliare, sottovoce, in attesa di prendere una deciose prima che calasse il sole... |
03-02-2011, 01.00.24 | #1072 |
Cittadino di Camelot
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Seguì un momento di immediata confusione.
Dukey gridò ed imprecò. Mollò di colpo la bambina, ma Lyan era così terrorizzata da non riuscire a muovere un passo via da lui, come Morven aveva sperato. Nel momento in cui Samsagra ritornò stretta tra le sue mani, il giovane si accorse che il nuovo scenario che gli si era presentato dinnanzi non era di certo migliore. I loro aggressori erano aumentati, l'ira di Dukey, ferito, non faceva altro che aggravare la loro situazione, e adesso anche Iodix era nelle loro mani, pronto ad essere sgozzato al primo passo falso. Le urla minacciose di Dukey gli risuonavano nelle orecchie, mentre le tempie gli pulsavano per la tensione. In quel momento di grande difficoltà, il Cappellano gli andò vicino, gli strinse un braccio e si rivolse a lui con voce accorata. "Gettate quell'arma, Morven!" lo supplicò "Avete tentato... ma sono troppi e ci tengono in pugno..." Quelle parole, dette con quel tono profondo, lo svegliarono e lo stordirono al contempo. Morven si girò lentamente a fissarlo, e i suoi occhi scuri, di colpo, di rivelarono vuoti e spenti, abbandonati da ogni luce. Il giovane guardò il religioso per un istante. Era pallido, e le labbra gli tremavano impercettibilmente... sapete cosa mi chiedete? lo sapete, voi? gettare quest'arma... separamene... quando questa spada è l'unica cosa che abbia davvero un senso nella mia vita... sarebbe molto più facile chiedermi di gettarmi su di essa, come face re Saul... Guardò ancora il Cappellano, con una piega di dolore che gli increspava il viso. "E' finita?" gli chiese con un filo di voce "E finisce così?" Chinò piano lo sguardo, e fissò Samsagra che brillava tra le sue mani... ... Samsagra... mio specchio, mio spada e mio scudo... Samsagra, non ho altra scelta... se ti abbandono, sorella mia, io sono un vigliacco... ma se non lo faccio, divento un assassino! Non per mano mia moriranno questi innocenti, e tu non ti macchierai mai di altro sangue che non sia quello dei tuoi nemici... cerca di comprendermi, Samsagra... io non ti lascio... se perdo te, perdo me stesso... ma alle volte la vittoria è nella sconfitta, il trionfo è nella rinuncia... e tu, mia amata Samsagra, tu non puoi essere impugnata da nessuno che tu stessa non abbia designato! Torna, quindi, nella tua immortale distanza, e sposa questa nuda pietra dove ti poserò. Non scegliere altro padrone, perchè io ho giurato di appartenerti... resta immobile e silenziosa, e se ne sarò degno, verrò io stesso a riprenderti! Così, con un profondo sospiro, Morven si chinò lentamente, e con un gesto delicato face aderire Samsagra alle pietre del pavimento. Quindi si sollevò, con un gesto doloroso e stanco, lanciò un muto sguardo al Cappellano, quindi, a testa alta, si rivolse a Dukey. "Ecco, fatto... siete contento adesso?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 03-02-2011 alle ore 19.30.18. |
03-02-2011, 02.59.19 | #1073 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Dukey rise forte.
"Bravo, cavaliere!" Esclamò fissando Morven. "Scelta saggia!" In quel momento Lyan, ancora fra le braccia dell'uomo che la teneva in ostaggio, si voltò verso il gruppo degli eroi giunti da Cartignone. "Uccidine uno per me, Dukey..." mormoro "... che sia io a scegliere la prima vittima..." La sua voce era orribilmente mutata. Come se fosse generata da più voci sovrapposte. "No, dobbiamo sacrificarli per il rituale." Rispose Dukey. Lyan fissò ancora il gruppo e si abbandonò ad una profonda risata. "Attendiamo i vostri ordini per eseguire le disposizioni del maestro, milord." Disse uno degli uomini tatuati a Dukey. Questi annuì. Allora il gruppo fu separato. Gaynor fu strappata dai suoi compagni e condotta in un luogo segreto. Morven, il Cappellano, il Vecchio delle Fosse e Iodix invece, insieme a Guisgard trascinato da alcuni di quegli uomini tatuati, furono portati in una cella umida e legati con catene alle pareti. Ma non erano da soli. A quelle pareti infatti, e già da tempo, era stato incatenato anche Cavaliere25, che subito riconobbe alcuni di loro.
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03-02-2011, 03.41.25 | #1074 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Gaynor, separata dai suoi compagni, fu condotta in una cella semibuia.
All'improvviso nella cella si addensò un leggero fumo giallastro ed inodore. "Sii serena..." sussurrò una misteriosa voce "... non hai nulla da temere... ormai sei al sicuro... le tue sofferenze sono terminate... presto incontrerai pace e tranquillità senza fine..." Un istante dopo Gaynor perse i sensi. I prati di Imperion. Verdeggianti e attraversati dai colori dei fiori più belli. Gli stessi colori della giovinezza. Quella mattina Gaynor aveva indosso un magnifico vestito, con il quale era corsa al vecchio mulino. Le grandi pale scricchiolavano sotto l'impeto del vento. Quello stesso vento che gonfiava il suo vestito e che quasi le portava via il variopinto capello che avava sul capo. "Com'è bella la natura..." pensava mentre un grande sorriso illuminava il suo bellissimo volto. "Francesca" disse il bardo seduto sul grande sasso davanti all'ingresso del mulino "non aveva colpa... il suo amore per Paolo era puro ed innocente..." "Ma era Giangiotto il suo legittimo consorte!" Replicò il monaco che gli stava accanto. "Messer Amore non tira mai un dardo contro un bersaglio negato..." "Amore non ha limiti" mormorò il chierico "se non nella Fede, che sola ne legittima ogni diritto." "Io non voglio sposare Duncan..." sospirò rattristata Gaynor. Il bardo allora si alzò e salutò con un delicato inchino la ragazza. "Amor, ch'a nullo amato, perchè tu m'hai lasciato? Amor, che amar perdona, questo mai m'abbandona!" Recitava mentre svaniva nella sterminata campagna. Un sussulto, un ricordo, un sordo dolore. Gaynor aprì gli occhi e si alzò lentamente. Riconobbe dopo alcuni istanti la cella in cui era stata rinchiusa. Non aveva più i suoi abiti da paggio. Una lunga tunica, larga e nerissima, copriva ora il suo corpo ed un diadema intrecciato con foglie di mandragora cingeva il suo capo.
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03-02-2011, 04.38.51 | #1075 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nello stesso istante, in un'altra cella, i nostri eroi erano incatenati a delle umide pareti.
"Ah..." mormorò Guisgard mentre riprendeva i sensi "... la testa... sento che mi scoppia..." "Vi siete ripreso, mio signore! Che gioia mi sento nel cuore!" Esclamò Iodix. "Ah... ma perchè diavolo urli tanto...?" Lo riprese Guisgard. "Ho la testa che sembra un tamburo... ma dove siamo...?" Chiese tentando di guardarsi intorno. "Siamo stati catturati..." rispose il Cappellano "... Dukey vi ha colpito alle spalle ed in breve ci hanno circondato, costringendoci alla resa..." "Dukey?" Ripetè stupito Guisgard. "Cane maledett... ah... la testa..." "Non sforzatevi..." si raccomandò il Cappellano "... avete ricevuto un bel colpo..." "Quel maiale sa colpire bene a tradimento..." mormorò Guisgard massaggiandosi la testa. Si guardò poi di nuovo attorno con più attenzione. "Dove sono lady Gaynor e la piccola Lyan?" "Lady Gaynor è stata portata via..." rispose il Cappellano. A quelle parole Guisgard sentì il sangue gelarsi. "Dove?" Chiese. "Dobbiamo fare qualcosa o quei maledetti..." E a quelle parole del cavaliere un sinistro silenzio scese nella cella. "E Lyan?" Domandò Guisgard. Il Cappellano lo fissò. "Era una di loro..." rispose "... qualcosa di malefico è stato sempre insieme a noi, sotto le sembianze di quella bambina..." "Maledetti assassini!" Gridò Guisgard, tradendo rabbia mista a disperazione nelle sue parole. "Messer Morven aveva ragione e noi torto..." a capo chino il Cappellano "... egli aveva ben compreso la natura malvagia di quella bambina..." "Padrone, rammentate ora questo ragazzo? Era anche lui insieme a sir Belven al palazzo!" Fece Iodix indicando Cavaliere25. "Si, ricordo..." rispose Guisgard fissando il giovane arciere "... hanno preso anche te... che fine hanno fatto gli altri?"
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03-02-2011, 04.48.51 | #1076 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Bethan fissava il suo amuleto.
Silenziose parole uscivano dalla sua bocca, il cui suono sembrava ora confondersi, ora accompagnarsi al dolce scorrere delle acque del ruscello. Ad un tratto si udì il rintocco di una piccola campana, come se qualcuno stesse salutando l'avvento del crepuscolo. A giudicare dal rintocco, il luogo da dove quella campana suonava non doveva essere molto lontano. Infatti, dall'altra parte del ruscello, immersa nel folto fogliame del bosco, sorgeva una cappella diroccata. E da una delle finestre si scorgeva una lieve luce.
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03-02-2011, 10.27.38 | #1077 |
Viandante
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Una luce nell'oscurià.
Il suono di una campana. "Forse per stanotte siamo salve, Verbena!" disse stringendo a sè le redini del cavallo e dirigendosi verso la cappella. "Il Signore ascolta sempre le preghiere dei suoi fedeli, anche se peccatori!" Le ripeteva sempre il Vescovo, durante le sue frequenti confessioni. "Oh, se solo riuscisse a farmi dimenticare... Questa croce è troppo pesante da sopportare!" "Donna di poca fede!" le ripeteva il Vescovo, sovente "Nessuna croce sarai mai abbastanza pesante, in terra, come quella che Nostro Signore portò sulle spalle! Non perdete dunque la fede ed offrite ogni spina del vostro cuore per espiare i vostri peccati!" Bethan allontanò da sè i ricordi. La croce era ancora sulle sue spalle e la lunga cicatrice che le solcava metà della fronte e una tempia, era ben visibile, adesso che il vento le aveva mosso i capelli. Con Verbena al seguito si incamminò verso la luce, sperando di trovare ospitalità.... |
03-02-2011, 10.31.02 | #1078 |
Cittadino di Camelot
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Entrai in quella stanza... era ampia e riccamente arredata ma io non vi feci caso, tanto ero immersa in cupi e dolorosi pensieri...
Mi chiedevo se il principe avesse compreso il mio velato appello... ero certa che quel ricordo, che aveva attraversato la mia mente, fosse da qualche parte celato anche nella sua, ma sarebbe stato questo di aiuto? Guxio ci teneva in pugno e se, come credevo, i suoi adepti erano molti e disseminati ovunque, cosa avremmo potuto fare io e lord Frigoros da soli? Eravamo soltanto due ostaggi in una gabbia dorata! E in quel momento sentii più forte che mai la mancanza di mio padre... dov'era? Cosa gli era successo? Sospirai... perché non avevo chiesto a Guxio cosa ne aveva fatto di lui? Quella domanda mi era bruciata sulle labbra a lungo, eppure non l'avevo posta... probabilmente, riflettei, soltanto perché la paura di scoprire che gli avevano fatto del male mi era sembrata più orribile di quella dolorosa incertezza. Mi aggirai per la stanza per qualche tempo, come in gabbia... infine mi sedetti allo scrittoio, presi un foglio e stappai l'inchiostro. La mia mano dondolò a mezz'aria per qualche momento mentre riflettevo, poi iniziai a scrivere rapidamente... ' Guxio, ho fatto ciò che volevi, chiedendo al principe di poter sposare Bumin. Ho dimostrato buona disposizione, per cui desidero vedere questa buona disposizione al nostro accordo anche da parte tua. Per tale motivo, voglio che liberi alcuni degli ostaggi. Voglio vederli, lontani dai tuoi uomini e in buona salute... dopo di che, avendo visto la tua fedeltà al nostro patto, celebreremo quel matrimonio e libereremo anche gli altri. Questa richiesta mi sembra assolutamente legittima e non prevede rifiuti. Talia ' Rilessi quelle poche righe ancora una volta, chiedendomi se non stessi tirando troppo la corda... ebbure conoscevo abbastanza bene Guxio da sapere che la situazione era già sufficientemente disperata. Così piegai il foglio e lo sigillai, poi chiamai uno dei servitori e gli chiesi di consegnare quella missiva al chierico Guxio. Fatto ciò, mentalmente spossata, mi accostai al letto e mi sdraiai sulla coperta soffice, scivolando immediatamente in una sorta di grigio torpore.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
03-02-2011, 11.02.58 | #1079 |
Cittadino di Camelot
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Si pultroppo hanno preso anche me ma devo uscire subito immediatamente da qui devo andare a salvare una fanciulla a me cara la devo salvare a tutti i costi se no la mia vita sarà in pericolo dissi guardando gli altri dobbiamo trovare un modo per uscire di qui e anche in fretta se non vogliamo morire in questa umida cella.
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fabrizio |
03-02-2011, 19.43.30 | #1080 |
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"Lo sapevo... lo sentivo... se solo fossi riuscito a spiegare..."
Quello di Morven non fu che un mormorio appena accennato. Non sollevò nemmeno il capo, ma continuò a fissare la scura pietra che lastricava il suolo di quella ignobile prigione. Non aveva più voglia di pensare a nulla... gli sembrava che ogni sua azione, ogni suo pensiero, ogni suo slancio... tutto, tutto, tutto in questa viaggio, fin dal principio... fosse stato inutile. Persino il pensiero del suo amico Guisgard e della sua salute, che tanto lo aveva preoccupato quando Dukey lo aveva colpito, persino quell'ansia non riusciva a risollevarlo dal suo sconforto. Soltanto vedendo Cavaliere25 in quella cella ebbe un bagliore di interesse... "Cavaliere..." disse, con appena un accenno di gioia nella voce "Siete vivo... dov'è il capitano Belven? Dove sono gli altri?" Ma subito la sua espressione ricadde nella malinconia. "Ma che importa... se sono morti almeno la sorte ha risparmiato loro una simile tortura... noi stessi, noi che siamo vivi... a che giova?" Fissò Guisgard in silenzio per un istante. Quando l'aveva incontrato, aveva subito provato grande ammirazione per quell'uomo, e aveva sperato di poter combattere al suo fianco, per imparare qualcosa da un cavaliere che sembrava nascondere molte virtù, sotto la dura corteccia della sua guasconeria. Fissò Guisgard perchè per un istante sperò che egli sapesse trovare ancora una volta le giuste parole, quelle parole in grado di dare una volta ancora un senso a quell'avventura, o almeno un senso alla loro morte. "Ditemi, Guisgard... è così che finisce? Nelle storie che ci raccontano, i maestri d'arme ci insegnano che dovremo affrontare il nemico... i nostri migliori contro i loro, e vincano quelli che più l'hanno meritato... ma questa posto, questa battaglia, non somigliano affatto a quei racconti... ditemi, dunque... come finisce questa storia?"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |