06-03-2015, 01.39.55 | #1071 |
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Gli sorrisi, seguendo con lo sguardo i suoi gesti.
Avevo davvero fame, ma ero lieta di non dover uscire. Quel camino scoppiettante era molto più invitante. Ascoltai rapita la descrizione della mela, che naturalmente avevo già assaggiato nei due anni che avevo passato a Capomazda, ma erano mesi che non ne mangiavo. Non dissi nulla, limitandomi ad assaporare quello spicchio che mi stava offrendo. Ma nel farlo, per un breve istante, le mie labbra sfiorarono la sua mano, mentre i nostri occhi erano come incatenati. Abbassai lo sguardo, per poi sorridere. "È davvero deliziosa..." mormorai "Grazie..". Non riuscii a dire altro, mi chiesi se i miei occhi non stessero parlando anche troppo. |
06-03-2015, 01.46.12 | #1072 |
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Clio assaggiò lo spicchio di mela, dolce e compatto dalla mano di Icarius.
“E' chiamata la Regina delle mele...” disse sussurrando il pastore, mentre solo i bagliori del fuoco illuminavano, lievemente e dolcemente, quella stanza “... viene raccolta ancora matura in modo da diventare rossa col tempo, una volta a terra...” sorrise appena e solo per un momento “... diventa rossa e dolce allo stesso tempo... come le tue labbra...” e col dito lievemente accarezzò le labbra appena schiuse della ragazza.
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06-03-2015, 01.48.18 | #1073 |
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Rida si voltò verso Gwen.
“Dimmi...” disse la donna “... ti ascolto. Cosa c'è?” Intanto per le strade di Capomazda vi era fermento e molti incitavano a gran voce il nome di Cimmiero, nuovo signore del ducato.
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06-03-2015, 01.54.41 | #1074 |
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“No, non è molto distante da qui, cavaliere.” Disse Don Nicola a Galgan. “Seguite quel sentiero fino a raggiungere un pianoro erboso. Troverete una viuzza segnata da salici. Imboccatela fino ad intravedere una piccola Cappella dedicata alla Vergine col Bambino. Accanto ad essa c'è un viottolo seminascosto da una grossa quercia. Seguitelo e giungerete al Cimitero.”
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06-03-2015, 02.09.32 | #1075 |
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Pirros sorrise a Tessa.
“Vi seguirò, dunque.” Disse rianimato sia dalla proposta della ragazza, dunque dalla possibilità di salvarsi il collo dai sicari di Cimmiero, sia dall'interesse nei suoi confronti che leggeva negli occhi di lei. Il bel militare dai capelli chiari era riuscito ad aprire una breccia nell'austero cuore di Tessa, interessato fino ad allora solo al sapere dei libri ed al fascino della conoscenza.
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06-03-2015, 02.16.55 | #1076 |
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Lo ascoltai in silenzio raccontare di quella mela in modo tanto delicato.
Non mi era mai apparsa tanto buona, dolce, inconfondibile, capace di parlarmi di Capomazda e dei suoi frutteti. Ma il cuore batteva sempre di più a stargli così vicino. Stavo giocando col fuoco, e lo sapevo benissimo. Poi quel gesto, delicato, leggero eppure così rovente. Non so come riuscii a restare immobile, anche se mi sembrava di tremare. Chiusi gli occhi, per poi riaprili e trovare i suoi, così vicini ai miei. |
06-03-2015, 02.29.59 | #1077 |
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Il sapore di quella mela.
Era dolce, denso, scivolando delicatamente col suo gusto così particolare ed ammaliando i sensi di Clio. Poi il dito di Icarius, così lieve ma audace, appassionato, quasi giocando prima sulle morbide labbra della ragazza, poi fra esse, fino a sfiorare col suo tocco leggero, eppure continuo, la lingua di lei. Per un momento poi Clio chiuse appena gli occhi e nel riaprirli trovò quelli del pastore, luminosi e sognanti, vicinissimi ai suoi. Poteva sentire il suo respiro, i suoi sospiri e allora la bocca del giovane gli apparve ormai sulla sua. E la baciò. La baciò piano, dolcemente, come accarezzandole le labbra con le sue. “Scusami...” fermandosi Icarius e facendosi indietro “... scusami, ti prego... non accadrà più...”
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06-03-2015, 02.52.41 | #1078 |
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Quegli occhi, così azzurri, così intensi, eppure con quel l'espressione incerta che non vi avevo mai letto, ma che trovavo così adorabile.
Quel contatto leggero, appassionato, che giocava con le mie labbra. Oh come avrei voluto poterlo assecondare in quel suo gioco pericoloso, pensai, mentre un fremito mi attraversava la schiena. Ma non potevo, dovevo essere certa che fosse lui, e non avevo che dubbi e indizi. Poi quel bacio. Un bacio che interruppe di netto i miei pensieri. Un bacio capace di farmi fremere come non accadeva da molti mesi. Un bacio dolce, leggero, ma non per questo meno appassionato. Un bacio a cui non mi sottrassi. Ma poi fu lui a staccarsi da me, facendomi spalancare gli occhi di botto, in un irrazionale moto di insoddisfazione, per poi tornare alla realtà, cercando la sicurezza nel mio respiro. Bravo, nani, sei più in gamba di me... Sorrisi, osservandolo mente farfugliava delle scuse. E dire che io avevo anche sperato che il bacio gli facesse tornare la memoria. Ma la vita non è una favola, dopotutto. Così, mi limitai a scuotere la testa. "Non devi scusarti..." Sorrisi dolcemente, sfiorando con una carezza quella guancia che in qualunque altra situazione avrebbe accolto la mia collera. Ma come potevo prendermela con lui? Con quegli occhi sognanti? Con quei modi gentili? Sapevo che prima o poi sarebbe successo, avevo giocato col fuoco fin dall'inizio, sperando che lo aiutasse a ricordare. |
06-03-2015, 03.04.11 | #1079 |
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Icarius scosse il capo, quasi a voler scacciare l'impeto, il desiderio che aveva di lei.
Quell'irrefrenabile istinto di stringerla a se, di avvertire il corpo di lei contro il suo, di giocare a scoprire le sue forme e fattezze, come a voler dare volto e senso alla sua immaginazione, alla sua fantasia. Guardò allora il fuoco del cammino scoppiettante, che ardeva come forse solo il suo sangue nelle vene poteva bruciare. “Sono un idiota...” disse piano, senza alzare gli occhi su Clio “... ti ho baciata e forse tu... forse tu pensavi a lui... pensavi a voi due qui... con tutto qui che ti parla di lui... persino il mio volto, i miei occhi, la mia voce...” si guardò intorno, in preda alla malinconia e alla rabbia “... io impazzisco se penso che qui... magari proprio davanti a questo camino... se tu e lui...” scosse il capo e tacque.
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06-03-2015, 03.17.03 | #1080 |
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Capitolo V: Ateismo Occulto
“Non tutto è perduto; la volontà indomabile, il disegno della vendetta, l'odio immortale e il coraggio di non sottomettersi mai, di non cedere: che altro significa essere sconfitti?” (John Milton, Paradiso Perduto) “Io...” disse Lia ad Elisabeth “... io...” per poi esplodere per la rabbia e la disperazione “... io... io avevo creduto a vostro marito... alle sue promesse... aveva detto di amarmi, che mi avrebbe fatto diventare una gran dama... ma è... è fuggito via... lasciandomi qui da sola, in mezzo ai pericoli!” Era fuori di sé. “Vipera!” La insultò Tilde. “Sei una vipera in seno!” “Calmatevi.” Il Priore Tommaso a Tilde. “Insultarla non risolverà i nostri problemi.” Guardò Elisabeth. “Credo di poter dire che restare in questo castello è come consegnarci al carnefice. Verranno a prenderne possesso per darlo a qualche fedele del nuovo duca. Dobbiamo dunque lasciare questo posto e cercare un luogo sicuro. E lì penseremo al da farsi.” Intanto, al Palazzo Ducale di Capomazda, da secoli invalicabile dimora dei nobili Taddei, simbolo del loro potere e santuario della loro Fede, una fiera e ambiziosa figura, simile ad un lupo che aveva appena sbranato capretti e sgozzato agnelli, se ne stava seduto ad un robusto tavolo in noce, con davanti una bottiglia di vino. “Al diavolo...” disse Cimmiero, riempiendo l'ennesimo bicchiere di vino “... muovere l'agguato a quel caprone di Gvineth era solo il meno da fare... cosa faremo quando il vescovo saprà ciò che abbiamo fatto? Che valore avrà la mia testa se su di essa non sarà lui a posare l'Anello Aureo che coronò le teste dei Taddei?” “Calmati.” Fissandolo suo fratello Guanto. “Abbiamo ancora tempo.” “Si, tempo che ci separa dalla gogna!” Gridò Cimmiero. Qualcuno bussò. “Cosa vuoi?” Cimmiero al servitore appena entrato. “Qualcuno chiede di essere ricevuto, milord.” “Chi diavolo è?” Chiese il nuovo duca. “Uno dei mercanti che avete incontrato giorni fa.” Rispose il servitore. “Dice che è cosa urgente. Ed è nel vostro interesse ascoltarlo.” Cimmiero guardò Guanto e poi fece cenno al servitore di fare entrare il mercante. Nella sala arrivò così Samondo. I lettori lo ricorderanno in quanto giunto a Capomazda con Clio e gli uomini di Azable il collezionista. “Ebbene?” Guardandolo Cimmiero. “Vengo a nome del mio signore, messere Azable.” Fece Samondo. “Vi ascolto.” Annuì Cimmiero. “Possiamo aiutarvi.” “Aiutarci?” Ripetè Guanto. “Voi? E come? Siete solo mercanti!” “In verità” mormorò Samondo “non proprio...” “Avanti, parlate...” incuriosito Cimmiero.
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