03-05-2013, 16.23.53 | #1081 |
Disattivato
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Sorrisi guardando i due uomini.
"...suvvia come siete impressionabili... Siamo a Capomazda, dopotutto... Magari le voci che abbiamo sentito erano di pie monache che non devono essere turbate dalla vista di due uomini giovani e belli come voi..." Con un sorriso. Poi, alzai le spalle "...ma più probabilmente quelle donne non abitano qui... Anche mia madre invita sempre un sacco di amiche con cui recitare il Rosario...". Osservai le porte vicine per un momento, poi mi voltai verso i due uomini. "...Densesu, tenete la porta ben aperta, non mi fido delle cure degli uomini, dobbiamo cambiare quelle bende ma non voglio che le mie intenzioni vengano fraintese...". Feci un cenno a Mamyon di seguirmi nella stanza, li, come descritto dalla donna trovammo bende e acqua pulita. "...perfetto..." Sussurrai. "...forza cavaliere, giù, da bravo..." Aiutando Mamyon a sdraiarsi sul letto accanto alla grande finestra. "...certo che è messo proprio male..." Osservando la rudimentale benda intrisa di sangue. In poco tempo sistemai per quel che potevo la medicazione. "...ecco, così dovrebbe andare..." Dissi a Mamyon, sorridendo "... E ora riposa, ti farà bene..." Chinandomi a baciarlo dolcemente. Lasciai la stanza subito dopo. "...buonanotte Densesu, cercate di dormire un po'..". Chiusi la porta dietro di me, e solo in quel momento mi resi conto di quanto ero stanca in realtà. La stanza era spaziosa e luminosa e anche lì, come in quella di Densesu e Mamyon, c'era una tinozza con dell'acqua fresca. Ne approfittai immediatamente per lavarmi e cambiarmi d'abito. Ma dopo poco mi coricai, cadendo in un sonno profondo. |
03-05-2013, 17.23.17 | #1082 |
Cittadino di Camelot
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Annuii col capo, d'altronde quell'uomo aveva un chè di saggezza, qualcosa di celato e misterioso..quelle rappresentazioni di me e Velvò che stranamente avevano qualcosa in comune con quella leggenda e nelle sue stesse parole.."Mi affido alla vostra intelligenza e al vostro sesto senso messere, come vi dissi, io ho scelto Rollone..e vi ringrazio per avermi indirizzato nella giusta via...mi auguro, perchè mi sentivo spaesata, ora forse sarebbe meglio affrettarsi non pensate?Sir Velvò potrebbe allontanarsi troppo".
Pensai anche, stranamente, che Velvò mi aveva proprio indirizzato in questa casa...fu il fato o non era una casualità?
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
04-05-2013, 01.40.08 | #1083 |
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Presi la tazza dalle mani del monaco e la avvicinai al viso... aveva uno strano profumo... leggermente speziato...
Per qualche momento, osservai il fumo che saliva in ampie volute da quella tazza... poi riportai gli occhi sul monaco... “Vi sbagliate su di me...” dissi poi, con voce lieve “E’ vero, io non credo in ciò cui credete voi... ma ho sempre rispettato chi, invece, possiede quel dono. La mia anziana servitrice è spesso in pena per me e prega molto per me... io non penso che questo serva, ma rispetto ciò in cui crede. Io... sì, io credo in ciò che posso vedere e toccare e non credo nella manna dal Cielo... e non credo che aver fiducia in qualcosa di superiore porti gli uomini ad essere migliori... anzi... meschinità, sotterfugi, falsità e menzogne... solo l’Etica ci salva da tutto questo... l’Etica, e tutti quei fondamenti che ci permettono di agire correttamente, di agire mediando tra la propria libertà ed il rispetto per gli altri...” Sospirai e portai gli occhi verso la finestra sulla parete opposta... “Parole...” mormorai “La filosofia, come ciò in cui voi credete, rischia di restare nient’altro che parole... solo un’inutile discorso infiocchettato, se non supportato da fatti... ed i fatti, in tempi come questi, giocano tutti a nostro sfavore...” Per lunghi minuti rimasi così, in silenzio, con gli occhi tristi fissi sui vetri della finestra da cui filtrava la luce del giorno... e pensavo a tante cose... pensavo al mio soggiorno lì e a ciò che dovevano pensarne a Sant’Agata... pensavo a Sygma e a Capomazda... pensavo a quella voce che avevo udito ed al sogno che avevo fatto nel mio stato d’incoscienza... pensavo a quel frate ed alle sue parole... ma più di tutto, più che a qualsiasi altra cosa, io pensavo a Guisgard: al suo gesto presso la fontana ed alla durezza delle sue parole poco dopo, pensavo a ciò che aveva appena detto il monaco su di lui, pensavo a quel suo sguardo che sapeva essere così dolce e rassicurante ma anche così tanto freddo ed enigmatico... e poi pensavo a quanto ero stata debole, pensavo alla facilità con cui avevo abbassato la guardia e a quanto dovevo essergli sembrata sciocca e fatua... e pensavo a quanto pericoloso poteva diventare per entrambi quel mio singolo momento di fragilità... Infine battei le palpebre e mi costrinsi a tornare in quella stanza... “Forse...” dissi allora al frate, con la voce di nuovo forzosamente glaciale “Forse dovreste andare in quel corridoio a dirgli che sto bene. Sapete, ha giurato di proteggermi ed è dunque solo per questo che quella mia sciocca caduta da cavallo lo ha così preoccupato, se è vero ciò che avere detto... dopotutto...” sorrisi amaramente “Dopotutto se mi fossi gravemente ferita, lui avrebbe dovuto fornirne spiegazione... senza contare poi il grave colpo che questo avrebbe inferto al suo cavalleresco ed arrogante orgoglio di cavaliere imbattibile!” Pronunciai quelle parole con voce bassa, fredda e sarcastica... senza tuttavia riuscire a celare del tutto quell’ingombrante sentimento che mi attanagliava pensando a lui...
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04-05-2013, 13.32.32 | #1084 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Frate Nicola ascoltò con attenzione ogni parola di Talia.
Ascoltò senza distogliere mai i suoi occhi da quelli di lei. Occhi penetranti ed indagatori erano quelli del vecchio frate. Occhi che però non lasciavano trasparire nulla, né sensazioni, né emozioni. E come quello sguardo, anche la sua espressione austera appariva impenetrabile. “Voi” disse poi alla ragazza “credete davvero a tutte queste sciocchezze che avete appena detto?” Accennò poi un vago sorriso. “Forse dovreste dirglielo voi... magari riuscirete a convincerlo... e a convincere voi stessa di ciò che avete detto...” e si avvicinò alla porta per far entrare Guisgard. "Quando si parte per cercare le cose della terra, allora bisogna seguire le regole e i tempi della terra. Ma quando cerchiamo le cose del Cielo, quelle che durano in eterno, allora le regole e il tempo degli uomini non esistono più." (Lao Tzu) Fine Prima Parte
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04-05-2013, 14.02.22 | #1085 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La Sinfonia dell'incantato Verziere di Chanty
Seconda Parte Capitolo Primo: Il Codex Nolhiano “<<Sai>>, disse l'Austero, <<intanto che il tempo passa e ti abitui potresti scrivere un libro di racconti sulla Terra promessa, su che effetto fa. Tanto, questo sul diavolo l'hai finito ormai.>>” (Igor Sibaldi, Il Frutto Proibito della Conoscenza) Università Cattolica degli Studi, Città di Capomazda. 2013. Il professor Asevol aveva appena terminato il suo seminario di Filologia Capomazdese. “Concluderà” disse poi ai suoi studenti “la dottoressa Morin.” Dalla platea si avvicinò allora una giovane donna, che prese posto fra il professore ed i suoi assistenti. “Buongiorno a voi.” Salutando gli studenti presenti. “Sono Maria Morin e faccio parte del Dipartimento di Storia Capomazdese, sezione Miti e Leggende del passato. La dialettica e la preparazione del professor Asevol sono senza dubbio straordinarie e dalle sue parole sembra emergere quel mondo antico con tutto il suo fascino intatto. Ma, al di là della bravura del vostro professore, noi tutti ovviamente sappiamo che la Gioia dei Taddei, così come il Fiore Azzurro sono poco più che favole. Sono miti elaborati dagli antiche per nobilitare la loro storia e la loro terra. Sono simboli, come il Vello d'Oro, Excalibur o Durlindana. Sono immagini e temi che alterano la storia, romanzandola e rendendola quindi più facilmente assimilabile al meraviglioso ed al sovrumano. Una tendenza comune a tutte le grandi civiltà del passato. Come quando una guerra, probabilmente nata per motivi commerciali, diviene, secoli dopo e grazie alla bravura di aedi e cantori, la Guerra di Troia, il più leggendario conflitto della storia. O come quando i romani, per mostrarsi degni del mondo greco, legano le loro origini con gli ellenici, inventando la leggenda dei due gemelli allattati dalla lupa. E gli esempi potrebbero continuare. Tuttavia oggi molti studiosi tentano di far luce su questi miti, cercando di capire cosa volessero rappresentare. Il mito di Giasone, gli Argonauti ed il Vello d'Oro, ad esempio, descrive forse una spedizione nel Mar Nero durante l'Età del Bronzo. Così come il mito delle discesa degli Eracliti, i figli di Ercole, nasconde la storica conquista dorica e la nascita della Grecia antica sulle rovine del mondo Miceneo. Per questo il Dipartimento vuole promuovere studi che possano decifrare l'origine e il significato di questi arcaici miti Capomazdesi. Cosa nasconde davvero la Gioia dei Taddei? Forse una serie di congiure da parte di nobili filosygmesi? O sentimenti di ribellione verso il dispotismo illuminato degli Arciduchi? E il Fiore Azzurro? Forse una sorta di arma che legittimava il potere? O un simbolo religioso, visto il ruolo della spiritualità nel Cosmos Capomazdese? Per svelare tutto questo, naturalmente per fini scientifici, il Dipartimento promuoverà una serie di campagne di scavo nei luoghi in cui sono stati ambientati quei miti... la città di Tylesia e quella di Sant'Agata di Gothia in particolar modo.” +++
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 10-08-2013 alle ore 03.59.04. |
04-05-2013, 23.10.43 | #1086 |
Disattivato
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La luce del sole pomeridiano filtrava dalla grande vetrata, illuimnando l'intera stanza.
Fogli, libri, un computer e un tablet erano sparsi disordinatamente sulla scivania. Tenevo stretto in mano un foglio, leggendolo velocemente, mentre sorseggiavo una tazza di caffè. Possibile che non sapessero fare un caffè decente, in quella città? E dire che, per tutto il resto, mi sembrava di essere passata dalle stalle alle stelle. L'università statale dove avevo studiato e dove stavo svolgendo la mia ricerca per la tesi di dottorato era totalemente diversa. E io che mi ero sentita spaesata quando mi avevano chiamato a Capomazda. Del resto, pensai, il mio stupore era ben fondato poichè raramente le università cattoliche affrontavano temi come quelli in cui ero specializzata. Ma la mia professoressa mi aveva spinto ad accettare la collaborazione e io ero partita di buona lena. Infondo, lasciare casa mia mi avrebbe fatto soltanto bene, vista la situazione. Posai il foglio e finii il caffè in un sorso. Non avevo intenzione di pensare ai miei problemi personali in quel momento. Dovevo concentrarmi, dovevo essere lucida e reattiva. Il trillo del telefono mi fece sobbalzare. Non risposi, attendendo che qualche impiegata lo facesse al posto mio. Poi mi resi conto che era ancora la pausa pranzo, e nel dipartimento non c'ero che io. "..Pronto, dipartimento di Antichità classiche, sezione mitologia e religione.." dissi nel mio capomazdese poco brillante, alzando gli occhi al cielo "...no, non c'è.. dovrebbe richiamare più tardi..A lei, arrivederci..". Riagganciai, scuotendo la testa. Infondo, non dovevo lamentarmi delle piccole incombenze come quella: nella mia università non avevo nemmeno una scrivania tutta mia, con tanto di vista sulla città e macchinetta del caffè (per quanto penoso) a portata di mano. Lì, le cose erano diverse. Infondo, pensai, avevano bisogno di me e delle mie ricerche. Tornai a concentrarmi sugli appunti che tenevo in mano, quando sentii il mio smartphone vibrare vigorosamente. "..Che c'è adesso.." sussurrai, prendendolo tra le mani. Un sorriso nostalgico mi si piazzò sul viso. L'allenamento di quella sera era stato anticipato. Già, peccato che io mi trovavo a centinaia di chilometri da casa. Evidentemente il mio maestro aveva mandato un messaggio collettivo, includendo anche me. Risposi. Magari! Volerei lì se potessi. Mi mancate tutti. Buona serata, saluti da Capomazda. Pensai per un momento a quanto mi mancasse combattere. Certo, da quando ero arrivata andavo regolarmente in palestra per evitare di perdere tutti i progressi che avevo fatto nell'anno precedente, ma non era affatto la stessa cosa. Sospirai, mi ero disratta di nuovo. Guardai l'ora e per poco non saltai sulla sedia: era tardissimo. E io che pensavo di avere anche il tempo di esaminare quell'antico codice che mi avevano lasciato sulla scrivania. Decisamente, l'avrei fatto in serata. Raccolsi tutte le mie cose e mi diressi nell'ala dell'università in cui si trovavano le aule. Seguii i corridoi con cui non avevo molta familiarità, e mi feci guidare dai cartelli per raggiungere l'aula che cercavo. Percorrendo il grande corridoio dell'ala est, mi imbattei in una bella locandina, che invitava gli studenti al seminario di filologia capomazdese. Normalmente non mi sarei interessata di tali questioni, ma sapevo che la dottoressa Morin doveva tenere un intervento in un seminario di quel tipo. Non mi sbagliavo, infatti, il suo nome era indicato tra gli oratori. Più tardi le avrei chiesto come fosse andato. Da quando ero arrivata a Capomazda, lei era sempre stata gentile e disponibile con me, e mi era stata subito simpatica. Del resto i nostri studi, seppur in contesti diversi, non erano poi così distanti. Finalmente trovai l'aula, in perfetto orario. Trassi un profondo respiro prima di entrare. Nel varcare la soglia, lanciai uno sguardo agli studenti che riempivano l'aula. Possibile che siano così tanti? E' così seguito questo corso? Aiuto.. Raggiunsi la cattedra e vi posai sopra la borsa. Per un momento rimasi con la testa bassa, dovevo prendere gli appunti, sistemare la chiavetta nel computer per proiettare la presentazione che avevo preparato, ma più che altro ero terrorizzata. Era la prima volta che tenevo una lezione da sola, e soprattutto in una lingua che non era la mia. Tuttavia, dovevo parlare dell'argomento della mia tesi di laurea, e questo facilitava non poco le cose. "..Buongiorno a tutti.." dissi poi, con convinzione, quando l'orario di inizio scoccò, implacabile. "..Come avrete saputo, oggi il professore non ha potuto esserci e ha chiesto a me di tenere questa lezione.. Immagino che non mi abbiate mai visto, sono la dottoressa Lester e collaboro con il dipartimento di Antichità Classiche..". Vidi molte facce guardarsi intorno, perplessi. "...no, tranquilli.. non ho sbagliato aula.. so che questo è il corso di Storia della guerra tra Capomazda e Sygma.. il professore mi ha invitato perchè ho studiato a lungo qualcosa che sicuramente voi non avete trattato..". Un piccolo sorriso ironico mi incorniciò il volto. Ci scommetto.. "..Dunque.." dissi distrattamente, facendo partire la presentazione elettronica "..Come potete notare il tema della nostra lezione sarà il seguente: "Tracce del culto di Morfeo a Sant'Agata di Gothia".. so che può sembrare impossibile, ma sono state trovate delle testimonianze di questo antico culto nella città contesa, proprio al tempo della conquista Sygmese della città.. data l'eccezionalità della questione, occorre capire bene con che cosa abbiamo a che fare... Mi auguro di riuscire a spiegarvi lo stato e l'orientamento degli studi in questo senso e, magari, di fornirvi qualche spunto per le vostre ricerche.." sorrisi "...Vi chiedo scusa per la mia pessima pronuncia, ma sono qui da poco..". Iniziai, quindi, la mia presentazione. Parlai del ritrovamento del ciondolo contenente papavero essiccato e un lembo di pergamena. Mostrai il suo "gemello" molto più antico. Tradussi l'invocazione a Morfeo e condussi una veloce analisi paleografica della pergamena stessa in cui era contenuta, spiegai così il perché quella preghiera non poteva essere retrodata in un'epoca in cui il culto del dio era diffuso. Parlai dell'inchiostro particolare, di quanto fosse pregiato e di come questo avesse fatto pensare che il ciondolo appartenesse ad un membro della nobiltà. Ma anche di come il ritrovamento, da solo, non autorizzi a pensare che il culto fosse diffuso, ma che potrebbe trattarsi di un caso isolato, così come quel ritrovamento potrebbe essere il primo di molti, ma finché le ricerche non continueranno non si potrà delineare un quadro preciso. "...Inutile dire.." dissi infine "...che stupisce trovare un reperto tale in un contesto come questo... E molti hanno tentato di trovate una spiegazione... Tuttavia, occorre tener conto di una cosa... Noi non sappiamo se questo ciondolo sia da inserire in un contesto capomazdese o sygmese, infatti, come ben saprete, le due potenze rivali si contesero la città di Sant'Agata di Gothia nel periodo in cui fu scritto questo amuleto... È scontato dire che le considerazioni su di esso cambiano radicalmente a seconda dell'ipotesi che si prende in considerazione... Le nostre, al momento, non sono che supposizioni e solo ulteriori ritrovamenti potranno far luce sulla questione...". Respirai profondamente, mentre anche le sequenze della mia presentazione digitale si esaurivano. "...grazie dell'attenzione... Se avete domande o riflessioni da fare, chiedete pure..." osservando con sguardo benevolo gli studenti seduti davanti a me. |
05-05-2013, 00.25.17 | #1087 |
Cittadino di Camelot
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Quella mattina era veramente uggiosa sopra il cielo di Oxford, attraversai di fretta la zona universitaria e percorsi quasi correndo St. James Road..eravamo in ritardo.
Suonai alla porta e la madre di Josephine aprì frettolosamente..dovevo attendere visto che la mia amica era, come sempre, perplessa su cosa portare soprattutto in fatto di vestiti, sbuffai, presi il cellulare e nel frattempo chiamai un taxi. Mi sedetti al tavolino da the, rassicurando la madre della mia migliore amica "Non si deve preoccupare Mrs. Johnson, andiamo a Capomazda per perfezionare i nostri studi di Storia Antica e sui Miti e Leggende. Il nostro professore, Teacher George Parker, ci ha così affascinato su questa Leggenda del Fiore Azzuro, della Gioia dei Taddei, la guerra tra Capomazda e Sygma che vogliamo approffondire gli studi e scoprire se veramente si tratta di Leggenda o anche vi sta della realtà." Per fortuna ero una delle migliori studentesse del professore e mi spronò a partire e a dire il vero potevo anche permettermelo quel lungo soggiorno. Mio padre discendeva da una antica Casata di conti...i Trevor...ed era pure lui uno dei migliori professori nelle Università di Oxford. Mia madre, invece, nonostante fosse pure lei una esperta di Arte aveva scelto di dedicare la sua vita alla famiglia, ma mi aveva sempre spronata negli studi..e forse a non commettere il suo errore. Ma vi era altro..nella biblioteca della nostra antica dimora vi stavano da sempre dei libri su questi Miti poichè si narrava una antenata in tempi molto antichi, fosse andata alla ricerca del Fiore Azzurro..che lo avesse trovato non si sapeva certamente. Quando Josephine fu pronta salimmo sul taxi e ci dirigemmo verso l'aeroporto dove la mia famiglia mi aspettava coi bagagli. Ci salutammo calorosamente, ci dirigemmo verso il check-in, prendemmo la navetta e poi salimmo sull' aereo. Ero emozionata per questa avventura e Josephine molto più di me.."Ecco!" mi rivolsi a lei ridendo "Inizi già a fare castelli in aria.D'accordo che a te non interessa molto studiare tutto questo e mi accompagni solo per curiosità e conoscere nuovi posti, ma ricordati che non lascerò Capomazda senza avere studiato accuratamente e doverosamente e dato un ottimo esame..chissà magari scoprirò pure dove si trova il Fiore Azzurro" le feci l'occhiolino. Decollammo, ero in preda a un fervore d'animo, dopo un pò guardavo le nuvole quasi svanire e tutto fu limpido, sotto di noi vi stava una città..eravamo arrivate finalmente a Capomazda. Atterrammo, prendemmo i nostri bagagli e mostrammo a un taxista un biglietto con un nome ed una via, egli ci fece cenno di salire. Saremmo state ospiti durante il nostro periodo di una amica di una mia zia la quale dimorava pure in una villa antica e aveva nobili passati. Ovviamente i miei genitori avevano pensato a darci una ottima sistemazione. Poco dopo ci trovammo di fronte ad una grande villa antica e suonai il campanello.
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05-05-2013, 21.29.57 | #1088 |
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Il traffico era stressante...la gente sembrava impazzita e non vi era ne mattina ne pomeriggio......raggiungere la Clinica era impossibile.....eppure le viuzze conosciute diventano un toccasana in certi momenti.......bene...parcheggiato, borsa carpetta...pc..camice e che diamine, tra un po' mi sarebbe stata utile una valigia, raggiunsi il mio studio....." Elina buongiorno..lunedi' di inferno anche per te immagino......le cartelle che le ho richiesto spero stiano sulla mia scrivania....desidero guardarle prima degli interventi......buon lavoro allora...."...entrai nello studio...chiusi la porta alle miei spalle......il mio mondo....accesi il pc......andai in bagno e mi cambiai......sembravo un Folletto verde......il camice bianco spezzava un po' la cosa......stavo ridendo .....quando gli occhi mi caddero su una busta gialla posata sulla mia scrivania....la presi tra le mani e l'aprii col mio tagliacarte preferito..l'abbassalingua.....riconobbi la carta.....ed il suo colore....aprii il foglio scritto accuratamente........come esperta di simbologia e di vecchie leggende dovevo recarmi all' Universita' Cattolica di Capomazda........era stata la mia passione ed ora potevo prendermi qualche giorno di ferie......" Elina....guarda cosa mi e' arrivato......un invito...niente appuntamenti per i prossimi giorni...e tu verrai con me....".......rientrando in studio......mi ritrovai esultante come una ragazzina....
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06-05-2013, 02.37.31 | #1089 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La lezione di Clio terminò e nell'aula ci fu un basso brusio.
Qualche studente scambiò veloci considerazioni con la bella professoressa, ma in breve l'aula cominciò lentamente a svuotarsi. E mentre Clio raccoglieva dispense, fotocopie e dvd contenenti materiale vario della lezione, sentì qualcuno battere le mani. “Davvero una lezione affascinante.” Disse un uomo seduto negli ultimi banchi della prima fila. “Mi piace il modo in cui descrivete argomenti che nove su dieci finirebbero per annoiare.” Rise. “A me facevano morire dal sonno all'università. Ora invece neanche mi sono accorto del tempo che passava. Lei ha un dono non indifferente. Mai pensato di fare la presentatrice di quei programmi scientifici su National Geografhic? Quelli in cui si parla di storia, archeologia e scienza, mischiandole con argomenti assurdi, tipo alieni, sette sataniche e continenti perduti?” Scosse il capo divertito. “Beh, credo sia il caso di presentarmi... sono Luke Odis, fumettista e sceneggiatore. Mi hanno indirizzato da lei, diciamo così, quelli della Facoltà di Storia... Lettere Classiche... in verità a me serve un Cicerone, per documentarmi su usi e costumi dei tempi antichi, visto che sto lavorando ad una nuova saga in stile gotico... non mi andava di mettere su il solito polpettone fantasy e dark... e così ho deciso di documentarmi... ho chiesto un po' in giro, soprattutto ad amici che lavorano nel campo universitario e tramite uno di loro ho conosciuto il professor Asevol. E proprio lui mi ha fatto il suo nome...”
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06-05-2013, 03.00.09 | #1090 |
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La penna scorreva rapida sul foglio di carta lievemente ruvido, grattando appena e producendo quel rumore per me tanto gradevole.
Amavo scrivere... avevo bisogno di scrivere... mi era sempre sembrato che, mettendole nero su bianco sui miei quaderni, molte delle mie idee riuscivano poi a trovare un ordine ed un senso. E spesso li trovavano autonomamente. E su quei quaderni scrivevo e appuntavo qualsiasi cosa: impressioni, opinioni, fatti rimarchevoli, stati d’animo che altrimenti sarebbero stati troppo fuggevoli per essere compresi. Sollevai la penna per un istante e portai gli occhi fuori dal finestrino, osservando distrattamente il paesaggio che correva fuori... Il medico sollevò gli occhi dai suoi fogli e mi osservò... “Signorina...” iniziò poi a dire, con quella sua tipica voce calma e profonda “Signorina, da quel che vedo... da ciò che ho potuto appurare, durante i nostri incontri... lei non è malata!” Lo osservai in silenzio, impassibile. “Ciò che le è capitato...” continuò l’uomo “...può essere imputabile a molti fattori: lo stress in primo luogo, e poi la suggestione. Ha ammesso lei stessa di aver compiuto molte ricerche... come dire... particolari, per il suo lavoro. Ciò nonostante, io non credo che vi sia minimamente ragione per ritenere che il suo stato sia imputabile ad una patologia!” “Faccio ancora quei sogni...” dissi. “Sempre lo stesso sogno?” chiese. “Sogni simili!” risposi. “Ha ripreso a scrivere?” “No... non come vorrebbe il mio editore!” “Scrive ancora soltanto sui suoi quaderni?” “Si!” Lui mi fissò... “Senta...” disse poi “Le darò un consiglio: cambi aria! Lasci la città, vada da qualche parte dove non è mai stata, faccia nuove esperienze... si rilassi, e vedrà che anche quei sogni presto svaniranno e riprenderà a scrivere.” Lo osservi per qualche momento, poi mi alzai... “Grazie, dottore!” dissi, tendendogli la mano. “Buona fortuna!” rispose, alzandosi a sua volta e stringendola. Il fischio del treno mi destò da quel ricordo. Una voce metallica di donna giunse, poi, da un altoparlante per informare i passeggeri che eravamo giunti al capolinea. Eravamo a Capomazda. Con un sospiro, richiusi il quaderno e lo riposi nella borsa, insieme alla penna... poi presi dalla rastrelliera il trolley di vernice bianca, lo posai a terra e lentamente mi avviai verso la porta centrale, proprio mentre il treno si fermava ed apriva le porte. La stazione centrale di Capomazda era una struttura moderna in ferro e vetro, un’umanità disparata correva su e giù per i binari, si accalcava, premeva contro le barriere... io, con la borsa sulla spalla e trainando il trolley, mi diressi verso l’uscita. Avevo quasi raggiunto l’ampio e luminoso atrio che dava sull’esterno, quando qualcosa attrasse la mia attenzione... diversi giornali erano appesi di fronte ad un’edicola, e su di essi campeggiava un’immagine ed un titolo a caratteri cubitali... il mio sguardo fu attratto da alcune parole... “mistero”, “morte sospetta ed inspiegabile”... e poi un nome... un nome che, da solo, bastò a bloccarmi dov’ero... “Me ne dà uno, per favore?” dissi, avvicinandomi alla donna nel chioschetto ed accennando ai giornali “Quanto le devo? Ecco a lei! Grazie... buona giornata...” E, con il giornale tra le mani, mi allontanai in fretta.
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