15-06-2018, 02.29.06 | #1111 |
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Alla fine si convinse e accettò di andare vedere.
Poi mostrò il piatto vuoto ed io guardai Elv con disappunto per i modi che aveva usato. Riempii il piatto, ma controvoglia, perché avrei preferito di certo che usasse delle maniere più consone. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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15-06-2018, 02.52.07 | #1112 |
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Gwen riempì ancora il piatto di Piecourt, con Elv che trattenne una risata.
Anche Therese guardava divertita l'ometto che mangiava. "Ah, davvero buono..." disse massaggiandosi la pancia Piecourt. "Che forma aveva l'alone che avete visto?" Chiese Elv. "Una palla..." rispose l'ometto "... era una grossa sfera con una sorta di scia anch'essa luminosa dietro..." bevendo per digerire. "Sono sempre più convinto che sia una cometa o qualcosa di simile." Mormorò Elv. "Non vi intendete di queste cose..." seccato l'ometto "... cosa volete saperne voi di comete? E di Angeli poi? Io sin da piccolo invece guardavo gli Angioletti dipinti nella chiesa del villaggio." "Non credo che quegli Angioletti assomigliassero a sfere luminose con tanto di scie." Ridendo Elv.
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15-06-2018, 02.57.29 | #1113 |
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Ah, ora rideva pure.
Che simpatico. Continuarono a parlare di quell'affare luminoso e l'ipotesi dell'angelo perdeva sempre più terreno, anche se quello non voleva convincersene. Sul serio, come poteva una sfera somigliare ad un angelo? Menomale che Elv doveva essere quello inesperto... Andai a sedermi accanto a lui insieme a Therese, gustando un po' di quella parvenza di famiglia che iniziava davvero a piacermi. Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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15-06-2018, 16.47.09 | #1114 |
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Sorrisi a Guisgard, accomodandomi su una sedia, fissando un punto indefinito davanti a me.
“Si.. vi racconterò ogni cosa...” sospirando. Dovevo ricordare, dovevo riuscire a rivivere quel momento. Avevo pagato a caro prezzo quelle informazioni, pensai, guardando la mia mano che non c’era più. Non c’era più! Non c’era davvero più? Ancora non mi ero ancora abituata all’idea, mi sembrava così assurdo, come se non fosse vero, come se fosse solo rotto, legato com’era. Non dovevo pensarci ora. Sospirai. “Dunque...” Alzando lo sguardo verso Guisgard, con la penna in mano “Sembrava che la bestia fosse stata uccisa, quindi ero uscita a cavalcare..” mentii, ma fu l’unica bugia, perché poi raccontai ogni cosa per filo e per segno. Il cavallo che si imbizzarriva e mi lasciava a piedi. La sagoma trasparente nel bosco, alta due metri ed enorme. Il rumore. Il mio essere armata. La paura. Il non essere stata in grado di scappare. La luminescenza. L’attacco. La presenza. La paura, il dolore. Infine lo sparo.... Ogni dettaglio, ogni piccolo frammento. Tenevo gli occhi chiusi mentre parlavo, rivivendo quel momento. Poi li riaprii, sospirai e guardai il mio braccio martoriato. “Questo è quanto, spero di non aver dimenticato nulla!” Sorrisi, guardando l’inviato del vescovo.
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Lei si innamorò, sopra ad un cespuglio di rose, e poi rispose... Sì! |
15-06-2018, 16.47.58 | #1115 |
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Mi resi conto di star trattenendo il fiato, in quella attesa alimentata dalla vicinanza.
Poi quel ‘sì ‘ di lui e tornai a respirare, per poco, prima di sentire le sue labbra sulle mie. Non c’era più la pioggia, o il porticato, ma soltanto le sue braccia che mi tenevano stretta e le sue labbra che si mischiavano alle mie, diventando una cosa sola. Non mi importava di essere vista, magari persino da mio zio, non mi importava poiché ciò che contava era l’essere abbracciata a Cales, finalmente, era arrendermi a lui e al contempo era donarmi a lui, ricevendo lo stesso in cambio. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
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15-06-2018, 16.52.36 | #1116 |
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Trascorsero così il resto della tarda mattinata e parte del primo pomeriggio così, seduti in quella camera come fossero una famiglia, chiacchierando con Piecourt.
Ed infatti lo stesso padrone della fattoria credette che Gwen, Elv e Therese fossero una famiglia. E forse lo erano davvero. Ad un certo punto Piecourt si alzò sazio e soddisfatto. "Ora ripasate..." disse ad Elv "... io andrò dalle mie mucche per portarle nella stalla. Domani andreamo in cerca di Angeli." Ridendo.
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15-06-2018, 17.02.32 | #1117 |
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Si baciarono.
Per un tempo indefinito, stretti, l'una all'altro, sotto quello stretto porticato in quella stradina secondaria, con la pioggia che batteva sulle tegole e scivolava tra i ciottoli a terra. Un bacio vero, intenso, con cui Cales assaporava le labbra di Dacey. Un bacio caldo, avvolgente, intimo. La stringeva a sé, con le mani che scivolavano sulla schiena della ragazza. Piano lui aprì gli occhi, cercando quelli di lei, senza lasciare le sue labbra.
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15-06-2018, 17.02.57 | #1118 |
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Il resto della mattinata fu inaspettatamente piacevole.
Sentivo che quella situazione, quella che ci vedeva tutti e tre insieme, era tutto ciò di cui avevo bisogno. Già pregustavo il momento in cui avremmo trovato un posto tutto nostro in cui vivere e trascorrere serenamente la nostra vita familiare. Solo noi. Ridacchiai di nascosto poi alle ultime parole dell'uomo, prima che uscisse. "Lo hai convinto davvero." Inviato dal mio LG-D331 utilizzando Tapatalk
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15-06-2018, 17.08.39 | #1119 |
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Eravamo complici in quel bacio passionale, unico.
Che rendeva vivi. Che colorava quella giornata di pioggia. Che faceva dimenticare i problemi mettendo in risalto solo quel perfetto momento insieme. Ero felice e sorrisi nell’incrociare gli occhi di Cales, restando sulle sue labbra, volendole ancora e ancora. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
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15-06-2018, 17.12.23 | #1120 |
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Veloce, velocissimo percorreva i prati, le radure, scavalcando crostoni rocciosi, selve di alberi e cespugli di bacche selvatiche.
Rapido, silenzioso scavalcava dossi e fossati, quasi volando tra i rami fitti e frondosi, sguazzando nelle paludi e risalendo la boscaglia. Il predatore conosceva quei luoghi come nessun altro. Li conosceva da sempre, era il suo territorio e noi eravamo le sue prede. Il bambino correva, affannando, inciampando ma alzandosi sempre. I vestiti lacerati tra i rivi, gli sterpi, le ginocchia sbucciate, le mani sanguinanti. Correva con tutto il fiato che aveva in gola. Ad un tratto gli mancò la terra sotto i piedi e scivolò in un fossato, fino alle acque fangose di un fiumiciattolo. Rapido si alzò ancora, per riprendere la corsa, ma ad un tratto un rumore metallico e in quel clangore il ragazzino gridò, cadendo in acqua. Il piede era stretto in quella morsa dai denti di ferro, strappando la carne e segando l'osso. Intanto al palazzo presbiterale Guisgard ascoltò le parole di Destresya, senza smettere di lavorare al suo schizzo. “Grazie, milady...” disse infine alla dama “... mi spiace avervi fatto rivivere quei momenti.” Ad un tratto un soldato arrivò. “Eminenza...” fissando il presbitero “... la bestia ha colpito ancora... un ragazzo...” Guisgard mostrò il suo schizzo.
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