11-02-2011, 12.28.19 | #1141 |
Viandante
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Bethan ed il cavaliere vermiglio si incamminarono verso nord.
"Al galoppo Verbena, al galoppo! Dobbiamo arrivare a Cartignone il prima possibile!" La sensazione che opprimeva il cuore di Bethan, ormai da giorni, stava diventando sempre più forte, in quella folle corsa verso Cartignone. "Saremo amiche per sempre!" "Gaynor! Oh, Gaynor, dove sei? Perchè ho la sensazione che tu sia in pericolo?" pensò Bethan, mentre la strada si srotolava sotto gli zoccoli dei cavalli. "Sir, facciamo presto Sir!" gridò Bethan al cavaliere che la seguiva "Non so voi, ma io sento che qualcosa non va!" Ultima modifica di Lady Bethan : 11-02-2011 alle ore 13.04.21. |
11-02-2011, 18.38.08 | #1142 | |
Cittadino di Camelot
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Battei appena le palpebre alle parole delle ancelle e, per la prima volta da quando erano entrate, osservai la mia immagine nello specchio... mi avevano infilata in un abito di una ricchezza quasi nauseante, candido e impreziosito da mille e più piccole pietre che lo illuminavano e lo facevano brillare... i miei capelli erano stati raccolti e intrecciati con fili di perle e piccoli fiori d’oro...
E quasi stentai a riconoscermi! Attraverso lo specchio colsi le occhiate delle tre donne alle mie spalle... non erano difficili da decifrare, non era affatto difficile capire cosa stavano pensando: era ciò che ben presto tutta Cartignone avrebbe pensato! Ai loro occhi ero tutto ciò che una dama di corte doveva essere, ai loro occhi ero fortunata perché niente mi mancava e niente mi sarebbe mancato mai... percepivo questi loro pensieri, coglievo i loro sentimenti... rimasi immobile e in silenzio, ma dentro la mia anima prese a urlare forte. In quel momento entrò Guxio... e di nuovo rimasi esattamente dov’ero: le sue parole, i suoi atteggiamenti affettati e falsi... tutto di lui era insopportabile per me. Accennò un gesto e le tre donne si dileguarono. E fu allora, quando anche l’ultimo lembo dell’abito dell’ultima fu scomparso e la porta fu richiusa, che lui mosse qualche passo verso di me... Citazione:
“Cosa?” mormorai dopo un momento, mentre lentamente indietreggiavo “No! No, questo... questo non faceva parte di nessun accordo! Questo è...” Mi bloccai... qualcosa era improvvisamente scattato dentro di me: sollevai la testa e inspirai forte... “Questo non avverrà mai!” dissi, tentando di infondere determinazione e disprezzo in ogni singola lettera “Mai!”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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12-02-2011, 02.00.52 | #1143 |
Cittadino di Camelot
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Mentre stava battendosi contro quei pazzi furiosi, Gaynor venne aggredita alle spalle, sentendo pochi secondi dopo la voce di una trasfigurata Lyan che le urlava contro. Quel demonio le strinse così forte i polsi che i due pugnali le caddero dalle mani. La sua forza era inaudita e, per quanti sforzi facesse Gaynor per scrollarsela di dosso, lei rimaneva aggrappata saldamente alla sua schiena.
"Maledetta serpe!" le urlò Gaynor, "Se pensi che ti renderò le cose facili ti sbagli di grosso!" E così dicendo, cominciò a correre all'indietro verso una delle colonne a cui fino a poco tempo prima erano legati i suoi compagni. L'impatto con la colonna fu forte e Gaynor ripetè il gesto fino a sentirsi le gambe tremare, nella speranza che quel piccolo mostro lasciasse la presa.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
12-02-2011, 03.45.23 | #1144 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La colonna scricchiolava forte.
Gaynor, disperatamente, tentava di scrollarsi da dosso Lyan. Ma la forza con cui questa si teneva aggrappata a Gaynor era 4 volte superiore a quella di un uomo comune, mentre il peso del suo corpo sembrava aumentare sempre più. Ed alla fine, proprio l’innaturale peso della bambina finì per stremare Gaynor, facendola cadere a terra. “Ora conoscerai cosa si cela dopo la vita…” gridò Lyan, spalancando la bocca come a volerla mordere. All’improvviso, del sangue schizzò sul volto di Gaynor ed un attimo dopo la testa decapitata della demoniaca bambina rotolò ai suoi piedi. Gaynor sentì le mani di Lyan aprirsi pian piano e quella morsa che la cingeva come una tenaglia affievolirsi sempre più. “Come state, milady?” Chiese Guisgard. “Quel mostro fortunatamente non è arrivato a mordervi e ad infettarvi con il suo veleno! Ora, vi prego, raggiungete Cavaliere25 e l’altra ragazza che era con voi su quell’altare… mettetevi al riparo e cercate di restarci, stavolta!” Detto ciò, si lanciò di nuovo nella mischia. Goldblum si batteva come un leone, affiancato da Morven che non gli era da meno, nonostante avesse smarrito la sua formidabile Samsagra. Anche Belven mostrava un valore ed un coraggio non comuni. I fanatici Atari, di contro, si battevano con una determinazione ed una foga che sfioravano il fanatismo più estremo. Ma nonostante l’odio e la ferocia che dimostravano, alla lunga il migliore equipaggiamento dei cavalieri e l’ardore dei nani finirono per far pendere il piatto della bilancia verso questi ultimi. E più lo scontro continuava, più l’armata agli ordini del misterioso Cavaliere Verde faceva scempio dei suoi nemici. Nel frattempo, Cavaliere25 e Giselide avevano trovato un punto sicuro, lontano dalla furia della battaglia, dove nascondersi. Un attimo dopo anche il Cappellano, Iodix e il Vecchio delle Fosse li raggiunsero. “Messere…” ansimò, con gli occhi lucidi ed il volto stravolto dalla paura, Giselide a Cavaliere25 “… è… è stato terribile… io… ho visto la morte in volto…” Ad un tratto diverse grida echeggiarono in quel sacrilego tempio. Non più grida di battaglia o di dolore, ma di vittoria. “Dio sia lodato e benedetto!” Gridò il Cavaliere Verde ai suoi. “Abbiamo vinto!” A quelle parole tutti esultarono. “Ora, disarmate i pochi superstiti” ordinò il Cavaliere Verde “e rendeteli inoffensivi… li porteremo a Cartignone, dove saranno giudicati per i loro crimini.” “Si, ma non prima di aver strappato la lingua a questo cane!” Disse Guisgard puntando la spada contro Dukey. “Ci avete sconfitti” rispose questi gettando a terra la sua spada “e ci siamo arresi… ora vuoi farti forte contro un nemico disarmato?” “Credemi, su quanto ho di più sacro…” mormorò con uno sguardo di ghiaccio Guisgard “… non vedrai nessun tribunale se prima non mi dirai dove avete nascosto lady Talia…” Dukey rise forte. “Lady Talia non è più qui!” Rispose con un ghigno che sapeva di vittoria. “Anzi, a quest’ora forse starà già giurando davanti al clero di Cartignone il suo amore per sir Bumin!” E di nuovo quella sua insopportabile risata echeggiò in quel luogo di morte. “Maledetto bastardo!” Gridò Guisgard, prendendolo per la tunica che gli copriva la cotta di maglia. “State calmo, cavaliere!” Tentò di fermarlo il Cappellano, aiutato da Belven. “Picchiandolo non risolveremo niente!” “Bisogna tornare subito a Cartignone!” Esclamò Guisgard. “Bisogna rastrellare questo luogo e raccogliere tutto ciò che potrà essere utile al processo di questi eretici.” Intervenne il Cavaliere Verde. “Questi sono gli ordini di sua grazia il vescovo.” “Al diavolo… così giungeremo troppo tardi a Cartignone!” Gridò con rabbia Guisgard. “Calmatevi, messere!” Disse il Cappellano. “Questi uomini obbediscono solo agli ordini che hanno ricevuto.” “Anche a me si gela il sangue delle vene” rispose il Cavaliere Verde “a sapere quella sfortunata ragazza vittima di quei fanatici… e Dio non voglia che sia troppo tardi quando giungeremo a Cartignone…” “Non mi interessa degli ordini che avete ricevuto!” Replicò Guisgard. “Anzi, per quanto mi riguarda potete tutti andare in malora!” “Cavaliere!” Lo riprese il Cappellano. “Siamo tutti sotto gli ordini di sua grazia!” “Non io!” “Non dite sciocchezze e…” “Cavaliere…” disse il Cavaliere Verde, interrompendo con un cenno il Cappellano “… chi siete voi? Parlate da prode, ma anche da irriverente…” “A me interessa solo salvare lady Talia da quella trappola!” “Allora se vi affidassi il mio cavallo più veloce…” “Non attendo altro!” Rispose Guisgard. “Ne siete certo?” Domandò il misterioso cavaliere. “Vi ritrovereste da solo contro un’intera città…” “Mostratemi quel cavallo… abbiamo già perso troppo tempo!” Rispose Guisgard.
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12-02-2011, 04.23.00 | #1145 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Nel frattempo, sulla via che conduceva a Cartignone, Bethan ed il Cavaliere Vermiglio galoppavano veloci verso la città.
"Anche io, milady, avverto ciò che dite..." disse il cavaliere "... il cielo è intriso di un velo purpureo che sembra annunciare sangue sulla città..." Ed un freddo vento cominciò a soffiare attorno a loro, quasi destato dall'oscuro presagio del Cavaliere Vermiglio. Ed il sinistro sibilo portato dal vento li accompagnò per tutto il loro cammino, fino a quando sembrò dissolversi al suono delle campane di Cartignone, che annunciavano le nozze fra Talia e Bumin. "Siamo giunti..." indicò il Cavaliere Vermiglio a Bethan "... quella è senza dubbio Cartignone..."
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12-02-2011, 05.19.30 | #1146 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quella risata.
Sembrava fuoriuscire dalle pietre del castello, da quelle delle case e dalla terra stessa di Cartignone. Una risata giunta direttamente dall’Inferno. Una risata che pareva voler tormentare tutti coloro che ascoltavano il suo sinistro eco. “Mai…” ripeté divertito Guxio “… vedete, milady… la notte è magica… si veste delle sue tenebre e copre e confonde… la luce è lontana… e tutti coloro che attraversano il suo manto si sentono in balia di forze spaventosamente potenti…” Accarezzò di nuovo i suoi capelli ed un’ombra di ambigua bramosia attraversò il suo sguardo. Ma proprio in quel momento si udirono le campane suonare. Suonavano a festa e tutta la città attendeva quell’evento. “E’ tutto pronto, milady.” Disse un paggio entrando nella stanza. “Il momento è giunto…” mormorò compiaciuto Guxio “… il popolo vi attende… e con esso il vostro sposo…” Talia allora, scortata dal suo seguito di ancelle e valletti, cominciò ad attraversare il grande corridoio detto Delle Statue, mentre squilli di trombe salutavano la cerimonia. Il corridoio era adornato da diverse statue, raffiguranti eroi ed eroine dei miti antichi. E così, lo sguardo di dolore di Talia sembrava confondersi ora con l’angosciante sguardo di Didone, ora con quello disperato di Arianna. I suoi occhi parevano racchiudere il tormento di Medea e la cupa tristezza di Eco. Come una novella Dafne, Talia voleva fuggire da un nemico che sembrava averla ormai nella sua morsa. E come Penelope fissava l’orizzonte lontano, in attesa di un ritorno che sembrava tanto desiderato quanto impossibile.
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12-02-2011, 11.17.30 | #1147 |
Cittadino di Camelot
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Guardai la fanciulla e dissi ora avete capito cosa voleva dire il vostro sogno è stato davvero una brutta esperienza la colpa è mia dissi guardandola e abbracciandola a me poi continuai vostro padre sarà già alla vostra ricerca e appena vi troverà io sarò carne per i suoi denti
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fabrizio |
12-02-2011, 13.05.45 | #1148 |
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Procedevo lentamente per quel corridoio ed ogni passo mi costava un’enorme fatica...
Avevo percorso altre volte quella via ma mai il mio umore era stato tanto tetro, mai ero stata tanto triste e spaventata, mai prima di quel momento avevo avuto la sensazione che ciascuna di quelle statue mi osservasse e riversasse su di me ogni suo dolore... Inconsciamente i miei passi si facevano sempre più lenti di attimo in attimo, mentre i miei occhi iniziarono a saettare sempre più spesso fuori dalle alte finestre che si aprivano tra una statua e l’altra: correvano fuori, scorrevano per un attimo l’orizzonte e il cielo terso, un breve attimo di speranza, un attimo di gioia... poi di nuovo quel corridoio... un altro passo... e poi ancora fuori dalla finestra successiva... E tuttavia, seppur tanto lento e doloroso, il percorso verso la meta mi parve estremamente breve... in un attimo mi ritrovai di fronte all’ampia porta in fondo... con orrore la osservai aprirsi di fronte a me e colsi il brusio sommesso provenire dall’altra parte... E rimasi lì: impietrita sulla soglia... incapace di procedere ma impossibilitata a fuggire.
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12-02-2011, 15.57.46 | #1149 | |
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“Come state, milady?” Chiese Guisgard. “Quel mostro fortunatamente non è arrivato a mordervi e ad infettarvi con il suo veleno! Ora, vi prego, raggiungete Cavaliere25 e l’altra ragazza che era con voi su quell’altare… mettetevi al riparo e cercate di restarci, stavolta!”
Senza nemmeno aspettare la risposta di Gaynor, Guisgard si rituffò in quella baraonda. Alla vista della testa mozzata di Lyan, che nella morte aveva ripreso i lineamenti dolci e delicati della bambina a cui lei si era così tanto affezionata, la ragazza scoppiò in un pianto dirotto. Tutta la fatica, la tensione e la paura accumulate fluirono in quelle lacrime, che cadevano copiose sul suo viso, calde e salate. Guardava Guisgard e il suo cuore perdeva qualche battito ogni volta che incontrava i suoi occhi blu. E' il fantasma di Lancelot che mi perseguita... Il mio cuore era come morto, e adesso questo cavaliere arrogante e scontroso l'ha risvegliato... un cavaliere secondo cui la mia presenza è stata più un intralcio che altro. Non credo che mi abbia mai nemmeno degnata di uno sguardo che fosse poco più che fugace. Maledetto il giorno in cui ho incrociato Cartignone sulla mia strada! D'improvviso Gaynor si sentì sola come mai in vita sua. Nessuno che la confortasse, nessuno che la capisse, nessuno che la abbracciasse stretta e le dicesse di non aver paura. Nessuno come Lancelot, o come Bethan... "Bethan, svelta, entra dentro!" Gaynor prese l'amica per il braccio e la tirò dentro la sua stanza. "Vieni alla finestra e guarda giù... lo vedi quel cavaliere bruno che sta parlando con mio padre?" Bethan annuì, soffermandosi a guardare con interesse l'oggetto della loro conversazione. "Beh... mi sono innamorata di lui!" confessò Gaynor tutto d'un fiato. L'amica la guardò stupita, ma Gaynor non le diede neanche il tempo di rispondere. "Oh, Bethan, non fare quella faccia, lo amo così tanto! E anche lui mi ama, mi ha chiesto di fuggire con lui ed io... io gli ho detto si!" Lo sguardo di replica di Bethan era a dir poco confuso, ma all'improvviso scoppiò a ridere e le note della sua risata argentina risuonarono per tutta la stanza. "Ragazza mia, tu sei tutta matta, ma adesso siediti con me sul letto e raccontami tutto, senza tralasciare niente..." disse Bethan, facendole l'occhiolino. Sembrava trascorso un giorno da quella conversazione e non cinque anni... cinque lunghi anni che avevano avuto il sapore amaro della prigionia. Oh Bethan, perchè sono scappata senza dirti nulla? Mi dispiace, amica mia... come vorrei abbracciarti di nuovo! I pensieri di Gaynor vennero interrotti da un coro di grida esultanti. I cavalieri che erano venuti a salvarli avevano avuto la meglio sui nemici... erano tutti salvi! Dio mio, ti ringrazio! Fece per ringraziare il cavaliere in capo a quel piccolo esercito, ma si fermò per ascoltare quanto stavano dicendosi Guisgard e Dukey. Citazione:
Scacciò le lacrime che le erano risalite agli occhi e, facendosi coraggio, cominciò a parlare. "Sir Guisgard, è chiaro che per voi conta solo salvare lady Talia dal suo destino, ma dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo tutti questi interminabili giorni, non esiste al mondo che voi ve ne andiate da qui da solo. Io non posso stare qui, devo allontanarmi da tutto, da Cartignone e anche da voi!" Rivolgendosi poi al cavaliere vestito di verde, Gaynor continuò. "Siamo tutti stremati, non ce la facciamo più...io sono ferita, sporca, ho sangue mio e altrui su tutto il corpo, non mangio e non dormo da non so più quanto tempo, ho sopportato quanto è umanamente possibile per una donna sopportare e voi ora mi dite che non possiamo andare via di qui perchè bisogna raccogliere prove contro l'infedeltà di queste bestie? Suvvia, siete in tanti e questo compito non sarà poi tanto più gravoso con quattro o cinque persone in meno, pesone che non so poi quanta forza ancora abbiano per poter stare in questo luogo infernale. Io non posso parlare per tutti, ma per quanto mi riguarda fra pochi minuti uscirò fuori di qui sulle mie gambe, andrò alla luce del sole e chiamerò la mia cavalla che sono certa stia qui fuori aspettandomi. Potrete fermarmi solo con una spada e delle catene, perchè non intendo stare qui oltre il tempo necessario a dire e fare un paio di cose. La prima è questa..." Gaynor si interruppe per avvicinarsi a Dukey, lo guardò fisso e gli sputò in faccia. "Non è sicuramente il gesto più elegante che una dama possa fare, ma è quello che merita una bestia lasciva come te." Camminò poi in direzione di Iodix e del vecchio delle fosse. Al giullare fece una carezza e lo baciò in fronte, mentre al vecchio si rivolse con tono docile e rispettoso: "Mio signore, all'inizio di questa avventura vi ho presentato come mio servitore, ma se volete da questo momento sarò io al vostro servizio. Non credo sia più tempo per voi di spaccarvi la schiena al sole, seguitemi, e tutto quello che è mio sarà vostro. Ho perso un padre, ma c'è qualcosa in voi che me lo ricorda e che vi ha reso molto caro ai miei occhi."
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14-02-2011, 13.25.03 | #1150 |
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Bethan osservò le imponenti mura di Cartignone e provò una fitta di ansia.
"E adesso? Come faremo a trovare Gaynor e sua figlia?" chiese al cavaliere che le stava accanto. Poi, riflettendo bene aggiunse: "La locanda! Tutti i viandanti passano dalla locanda! Rechiamoci là e proviamo a chiedere informazioni!" Così, spronando i cavalli al galoppo, entrarono finalmente in città. |