18-02-2011, 15.45.58 | #1171 | |
Cittadino di Camelot
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Il sole. Il sole, accecante, caldo, il sole che dà vita e che rende tutto luminoso. Il sole che per troppo tempo era stato negato alla sua vista e alla sua pelle. Appena i suoi occhi si furono abituati alla luce, Gaynor cominciò a correree a chiamare la sua cavalla a gran voce. "Elinor! Elinor, amica mia, dove sei? So che non mi avresti mai abbandonata, so che sei qui!" E proprio in quel momento, Elinor sbucò fuori da una fitta rete di alberi e corse verso la padrona. Il cuore di Gaynor si allargò come improvvisamente imbevuto di un liquido d'amore... la sua Elinor era lì, la sua amica, l'ultimo legame con suo padre...
" Figlia mia, sappiamo entrambi che non mi resta molto da vivere, ma benedico il Signore per ogni minuto che ancora mi concede per poterti stare accanto. E' per questo che voglio farti un regalo che sono sicuro ti piacerà molto, un regalo che ti farà compagnia quando non potrò più fartene io... Vieni con me, è piuttosto ingombrante e non potevo portartelo dentro" il padre di Gaynor le sorrise facendole l'occhiolino "Ecco, guarda lì, e dimmi cosa ne pensi" Gaynor spalancò gli occhi alla vista di uno stupendo morello, dal pelo corvino e lucido, che era a qualche metro da lei, tenuto da uno stalliere. "Oh papà, ma è splendido! Posso cavalcarlo subito?" "Certo amore mio, ma dovresti dire che è splendida, è una femmina. Così ora non dovrai più lamentarti di Tristan, dicendo che non ci vai d'accordo perchè è un maschio" e fece seguire una sonora risata alle sue parole. "Papà, non mi basterebbe un'altra vita per dirti quanto ti voglio bene, anzi, non me ne basterebbero nemmeno altre due!" Al ricordo del padre, gli occhi di Gaynor si inumidirono e il solito pensiero le attraversò la mente. Papà, mi manchi così tanto... Lo aveva perso un anno dopo che le aveva regalato Elinor, un anno in cui erano stati vicini più che mai. Si riscosse dai suoi pensieri quando Elinor cominciò a strusciare il suo muso contro la sua faccia, gesto che Gaynor ricambiò con un bacio ed una carezza al suo nero mantello. "Andiamo bella, si riparte!" Saltò in sella, un po' impacciata dalla tunica e dal mantello che le aveva dato il Cavaliere Verde. Seguì gli altri al galoppo, cavalcando in silenzio fino a quando giunsero alle mura di Cartignone. Citazione:
"Morven, sono d'accordo anche io sul fatto che questo piano non può funzionare così come siamo messi. Per trovare abiti e strumenti adatti ci occorre tempo... se anche non volessimo portare strumenti, gli abiti da soli già ci tradirebbero. Voi e il Capitano siete vestiti da cavalieri ed io, con questa orribile tunica e il mantello, non potrei mai passare per una danzatrice. Per una zingara forse, ma la vedo dura." Si rivolse poi all'altro cavaliere. "Capitano - vi chiamo così come si è rivolto a voi Morven perchè non conosco il vostro nome - entrare tutti insieme non vedo come si possa fare... ci saranno di sicuro delle guardie fuori, ci serve un diversivo, altrimenti ci scoprirebbero in men che non si dica." Poi, come presa da un pensiero improvviso, continuò "E se andassimo avanti io e Iodix? Il mio viso lo conosce solo quel verme di Bumin, che adesso si troverà in chiesa, nessun altro mi ha vista. Dopotutto, io sono partita di qui insieme a Iodix e, se anche qualcuno ci ha visti, penseranno che siamo ritornati indietro così come eravamo partiti. Certo, più sporchi, ma dopo un viaggio a cavallo non si ritorna mai indietro immacolati. Possiamo avvicinarci alle guardie e distrarle, che ve ne pare?"
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
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18-02-2011, 16.37.49 | #1172 |
Cittadino di Camelot
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In piedi, le mani in mano, la schiena rigida... mi sentivo tanto male che quasi faticavo anche a respiare, ormai.
Il sacerdote era di fronte a me, con gli anelli in mano e mi fissava con un'espressione che non riuscivo a decifrare bene, ma che avrei detto essere tra il confuso e il seccato... Di quando in quando mi parava mi facesse un piccolo cenno, come ad incitarmi a parlare... eppure la voce sembrava rifiutarsi di uscirmi di gola! "Io..." tentai di nuovo, pianissimo "Ecco, io..." Esitai per l'ennesima volta... E fu allora che udii un rumore secco alle mie spalle, come se le porte della cappella si fossero spalancate violentemente. Mi voltai di scatto, dunque, e vidi una figura comparire sulla soglia... non riuscivo a distinguere chi fosse, poiché la potente luce proveniente dall'esterno lo illuminava alle spalle, lasciando il suo volto in ombra. Comparve sulla soglia e nella cappella il silenzio si infittì, mentre la sua ombra si allungava per tutta la navata fino a noi, giungendo quasi a sfiorare il lembo del mio abito... Poi parlò. Trattenni il fiato per la sorpresa... mentre un leggerissimo sorriso mi increspava le labbra.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
18-02-2011, 21.16.10 | #1173 |
Viandante
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Gaynor ed Elinor, fra la nebbia.
Lacrime di Gaynor sul manto della cavalla. Lacrime, dolore e nebbia. Questa fu la visione di Bethan, una volta entrata nella cappella. "C'è dolore ovunque, qua" pensò. Osservò la sposa all'altare e ne avvertì il terrore e la sofferenza. Bethan maledisse quel dono particolare che la vita le aveva fatto, lo stesso dono che aveva ereditato da sua madre. Ogni giorno avvertiva in maniera nitida i sentimenti delle persone, quasi come se li stesse vivendo sulla sua pelle e, di tanto in tanto, comparivano le visioni. Sapeva che Gaynor stava soffrendo e lottando contro qualcosa e avrebbe voluto vederla comparire lì, adesso, per poterla riabbracciare. Bethan sapeva anche che qualcosa di immensamente grave e diabolico aleggiava fra la folla. Poteva avvertirne la presenza in ogni angolo della città... Quando il cavaliere vermiglio le strinse un braccio si accorse che la cerimonia era stata interrotta da qualcuno. Solo allora si riscosse dalle sue visioni e, all'unisono con la sposa, inconsapevolmente, tirò un sospiro di sollievo. |
19-02-2011, 01.11.26 | #1174 |
Cittadino di Camelot
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Morven ascoltò in silenzio le risposte di tutti i suoi compagni.
Era evidente che c'era in tutti loro grande scetticismo nei confronti del suo piano, ma la loro situazione era così disperata che non potevano certo andare tanto per il sottile. Qualunque piano, elaborato tanto in fretta, non avrebbe potuto essere mai sicuro e non avrebbe potuto essere mai perfetto. "Ma noi non dobbiamo dare alcuno spettacolo, nè esibirci in alcun modo. Non ci occorrono strumenti, ci basta riuscire a superare le guardie ed entrare in città. Se riusciamo in questo, una volta dentro ci mescoleremo alla folla che sicuramente in questo momento gremisce le strade. E pensateci bene... questo matrimonio è una grande occasione. Pensate a quanti artisti girovaghi, gitani e saltimbanchi saranno giunti a Cartignone, nella speranza di poter guadagnare qualche spicciolo, magari allietando la gente tra le piazze. Orsù, abbiate un po' più di spirito d'iniziativa, e ricordatevi che ci basta superare i controlli ed entrare in città! Il nostro Iodix veste già da giullare, e non potrebbe avere abito più consono... il nostro Goldblum... be', egli in realtà potrebbe indossare qualsiasi cosa... è la sua razza e il suo aspetto che fanno di lui la meraviglia da mostrare ai buon popolo di Cartignone!" Fissò Gaynor per un istante, come se esitasse nel continuare ad esporre interamente il suo pensiero. "Quanto a voi, milady... chiedo perdono, ma, con rispetto parlando, sotto quel mantello voi indossate ancora quella tunica che, come avete detto voi stessa, lascia ben poco spazio alla fantasia degli uomini. E voi siete una dama raffinata ed intelligente, e, abile come tutte le belle donne, saprete bene cosa fare per abbellirvi. Avete la tunica e avete il mantello, trovate un modo aggrazziato per drappeggiarveli addosso..." Staccò quindi un fiore che faceva capolino tra l'erba alta e glielo porse. "E qualche fiore compiacente rubato a questo prato potrebbe essere il tocco finale" Le sorrise, quindi si rivolse a Belven, rammentandosi di ciò che il cavaliere gli aveva fatto notare. "Quanto a me... ebbene, capitano, avete ragione. Ma aspettate soltanto un secondo" Si levò in piedi, si sfilò i guanti e rapidamente cominciò a slacciarsi i pezzi dell'armatura. I bracciali, gli spallacci, il pettorale... in breve a Morven non rimasero indosso che la camicia chiara e i calzoni. Poi chiese a Goldblum di passargli uno dei suoi pugnali, prese con una mano i capelli che teneva legati con un nastro, e con l'altra mano recise di netto quella coda. I capelli neri si arricciarono subito sul suo collo scoperto, dandogli un aspetto ancor più adolescenziale e innoquo. Il giovane si voltò allora verso Belven. "Ma chi riconoscerebbe Morven di Cassis, adesso?" Raccolse i pezzi della propria armatura, li porse a Belven. "Conservatela per me, nelle bisacce del vostro cavallo. Voi dovrete restare qui, signore. Il cavaliere Verde ed i suoi uomini saranno già sulla via per Cartignone, e quando arriveranno dovranno trovare qualcuno qui che sia al corrente di quanto sta accadendo e del nostro piano. E noi avremo bisogno di un uomo di fiducia che attenda il nostro segnale per irrompere in città... se tutto andrà per il meglio, è ovvio!" A quel punto, sperò che il suo discorso fosse stato più chiaro e convincente. Il tempo passava e loro non potevano sprecarlo oltre. Guardò Gaynor. Di tutti i suoi compagni era quella che più lo preoccupava. Perchè aveva un animo indomito e allo stesso tempo sembrava tormentata. Questo suo tomento, temeva Morven, forse l'avrebbe potuta spingere a compiere qualche gesto avventato, forse perfino a mettere a repentaglio la sua stessa vita. E lui, questo, non poteva permetterlo. "Signora," le disse piano, a quel punto "è nobile da parte vostra offrirvi di andare con Iodix, ma voi capite bene che questo non lo posso permettere. Scusate la franchezza con cui vi parlo adesso, non sono nè vostro fratello, nè vostro marito... ma voi non andrete da nessuna parte senza di me e senza la mia spada!"
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
19-02-2011, 02.37.32 | #1175 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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I cavalieri, aiutati dai prodi nani, cominciarono ad appiccare il fuoco a quel luogo ormai maledetto.
"Presto le fiamme divoreranno ogni cosa..." disse il Cavaliere Verde "... meglio affrettarci a lasciare questo luogo." "Si, le fiamme cancelleranno i resti materiali di questo tempio di morte…” intervenne il Cappellano “… ma purtroppo il ricordo degli orrori che si sono consumati al suo interno resteranno per sempre come un marchio nella memoria delle gente…” “Si, ma saranno le fiamme dell’eterna dannazione a consumare i responsabili di questi misfatti.” Replicò il misterioso cavaliere. Poi, ascoltato il discorso tra Cavaliere25 e la giovane Giselide, disse: “Anche se quei fanatici non infestano più il bosco, sarebbe comunque rischioso avventurarsi da sola. Damigella…” fissando Giselide “… sono padre anche io e posso comprendere la pena che sta provando ora il vostro… ma nulla può egli desiderare più di sapervi al sicuro. Ascoltate… voi verrete con noi a Cartignone, dove eseguiremo gli ultimi ordini di sua grazia il vescovo… e quando tutto sarà finito vi riporterò io stesso a casa vostra. Fidatevi, è la soluzione migliore.” Giselide fissò Cavaliere25 e poi il Cavaliere Verde. “Vi ringrazio, milord!” Rispose sorridendo. “Farò come mi avete detto!” “Bene.” Annuì il Cavaliere Verde. “Allora non vi è più altro qui per noi. Prepariamoci a partire!” Ordinò poi ai suoi uomini. “Avete fatto un bellissimo gesto, cavaliere.” Disse il Cappellano. “Grazie, monsignore…” rispose il Cavaliere Verde “… ora mi preme solo ritornare il prima possibile a Cartignone… e voglia Iddio che non sia troppo tardi…” “Abbiate Fede, amico mio.” Lo rincuorò il chierico. Poco dopo partirono tutti alla volta di Cartignone.
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19-02-2011, 02.49.13 | #1176 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, fuori le mura di Cartignone, un gruppo di temerari discuteva su come entrare in città.
"E sia, amico mio..." disse Belven fissando Morven "... non abbiamo molta scelta ed il vostro piano, per quanto appaia rischioso, è forse la nostra unica possibilità... faremo come avete detto..." "Allora prepariamoci ad entrare!" Esclamò Goldblum. "Il tempo è tiranno ed ogni istante potrebbe essere l'ultimo che ci resta per fermare i piani di quei maledetti assassini!" "Fermare quegli eretici è certo la volontà di Dio! E per questo di coraggio, oggi, ne avrò anche io!" Recitò Iodix. "Allora è deciso!" Esclamò Belven. "Io aspetterò qui l'arrivo dei nostri compagni. Voi 4 invece date inizio al nostro piano ed affrettatevi ad entrare in città!" Fissò poi Gaynor ed aggiunse sorridendo: "Milady, benchè il rango di capitano mi dia lustro e onore, voi potete chiamarmi Belven."
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19-02-2011, 04.44.12 | #1177 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Quell’ombra si proiettava fino a raggiungere l’abside, sfiorando, come un delicato abbraccio, l’abito nuziale di Talia.
I suoi occhi per primi incontrarono quelli di lei. Per un attimo indefinito, come se il tempo e la vista stessa si fossero d’incanto fermati, quegli occhi furono uniti dal medesimo sguardo. Cosa si può leggere negli occhi di chi si ama? Questo mi domandi, mio giovane signore? I sogni. Si, i sogni. Perché i nostri sogni più belli, quelli capaci di attraversare e riempire una vita intera, li possiamo riconoscere solo negli occhi di chi amiamo veramente. Il cavaliere, ancora abbigliato come un umile e devoto pellegrino, fissava quella donna sull’altare, con quel suo abito bianchissimo. Aveva sognato, invocato, cercato quegli occhi con un ardore ed una forza impensabili. Ed ora che li aveva ritrovati quasi nient’altro sembrava avere senso per lui. E sarebbe rimasto a fissare quegli occhi per sempre se un gesto, rapido e deciso, non l’avesse destato da quell’incanto. “Carogna…” mormorò con rabbia Bumin, estraendo la sua spada. “Guardie, arrestate quell’uomo!” Ordinò fuori di sé Guxio. “No, indietro!” Gridò ai soldati Bumin. “Sarò io che regolerò la faccenda con questo maledetto!” I due si fissarono come due bestie feroci che si preparano allo scontro. “Avrei dovuto ucciderti quella sera davanti alla locanda…” disse Bumin. “La sorte ti sta dando un’altra occasione…” rispose Guisgard con la spada in pugno “… ma bada di non sprecarla… perché io non regalo mai due volte la vita ad uomo…” Le due voci allora si unirono in un unico grido di rabbia e odio, per poi lasciare il posto al rumore delle loro lame che si scalfivano a vicenda. Nella cappella timore e meraviglia dominavano fra i presenti, mentre i due contendenti duellavano. E l’ardore di quello scontro li spingeva a destra e a manca, tra le panche, lasciate libere dai fedeli spaventati, e le colonne che separavano la navata centrale da quelle laterali. Fino poi a portarli sulle scalinate dietro la cripta e a giungere sul matroneo, dove le monache impaurite gridavano e recitavano i Divini Misteri del Santo Rosario, come a scongiurare gli esiti di quella fatale tenzone. “Non portate la morte nella Casa del Signore!” Gridò dalla navata il sacerdote. Ma i due non udivano altro se non l’odio che li animava. “Quello è un duello all’ultimo sangue, milady…” disse il Cavaliere Vermiglio a Bethan, cercando di tenerla fuori dalla grande ressa che quello scontro aveva generato tra i presenti “… e non finirà fino a quando uno dei due non avrà trovato la morte…”
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19-02-2011, 11.43.41 | #1178 |
Cittadino di Camelot
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Guardai Giselaide e dissi è la soluzione migliore guardandola sorridendo sarete cosi al sicuro insieme a noi ora prepariamoci per partire sarà una lunga camminata
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fabrizio |
19-02-2011, 17.08.48 | #1179 | |
Cittadino di Camelot
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La sua voce fu la prima cosa che riconobbi... poche parole, due sole frasi, eppure furono sufficienti. Fu in quel preciso istante che, come per magia, la mia anima smise infine di gridare e un serafico senso di gioia iniziò a pervaderla.
Lentamente, poi, la mia vista si abituò alla potente luce che illuminava il cavaliere alle spalle e allora lo vidi, vidi il suo volto e i suoi occhi e in quel momento niente più ebbe importanza... Bumin, Guxio, quella cerimonia, le sorti di Cartignone... niente esisteva più, niente più mi spaventava. E rimasi in quegli occhi per un tempo indefinito... non avrei saputo dire se fossero passati pochi istanti o molti giorni, quando infine lui distolse i suoi, come distratto da qualcos’altro... Citazione:
Avrei voluto spiegargli... avrei voluto raccontare tutto al mio principe... ma i due cavalieri avevano iniziato a duellare e io non riuscivo a staccare gli occhi da loro. Trattenevo il respiro ad ogni attacco e sussultavo ogni volta che Bumin avanzava, un paio di volte fui sul punto di lanciarmi su di loro e tuttavia rimasi immobile per timore che un mio solo movimento potesse distrarre Guisgard dallo scontro... Ben presto, però, non potei più sopportare quella tensione... “Basta, falli smettere!” gridai con voce rotta a Guxio, che era in piedi ad una certa distanza da me e Frigoros “Per carità, falli smettere! Mi avevi giurato che avresti risparmiato la vita di Guisgard! Mi avevi detto che non gli sarebbe accaduto nulla, se io ti avessi ubbidito! Fallo, allora! Ordina a Bumin di arrendersi!!”
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21-02-2011, 04.27.22 | #1180 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Così, dopo aver dato fuoco al terribile covo degli Atari, la compagnia guidata dal misterioso Cavaliere Verde si mise in cammino verso Cartignone.
Con quegli uomini vi erano anche Cavaliere25 e la giovane Giselide. "Non credevo potesse esistere tanta malvagità a questo mondo..." mormorò la ragazza fissando le fiamme che avvolgevano ciò che restava di quel luogo di morte. Ed una informe immagine si formò, per un attimo, dal nerissimo fumo che si liberava da quell'immane rogo.
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