15-11-2011, 12.45.26 | #1171 |
Cittadino di Camelot
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"Bene bene..." dico avvicinandomi alla sedia dove è seduto l'uomo.
"Quindi sarebbe questo il volto del famigerato Giglio Verde? Lasciati dire che non è nulla di impressionante... Vedo solo stupidità affiorare dalla tua espressione, la stupidità di chi si pensa talmente forte o furbo da non rivelare nulla ai suoi aguzzini..." Estraggo il coltello dal piccolo fodero sul mio fianco sinistro, e comincio a giocherellare con la lama. "Vedi, a noi le tue informazioni non servono. I tuoi compagni non hanno scampo. Le nostre maglie sono talmente strette che non riusciranno mai ad abbandonare la città, e il popolo vi odia al punto che vi ucciderebbero essi stessi se doveste chiedere aiuto a qualcuno, rinunciando persino alla ricompensa che avrebbero dalle mie guardie. Siete soli." Mi avvicino all'uomo e con rapidi colpi di pugnale straccio la sua camicia, strappandogliela poi via con violenza. "La domanda da farsi è dunque: cosa farne di te? Oh, non parlerai, so bene che non parlerai. Sei un uomo d'onore, un uomo tutto d'un pezzo. Questa tua fedeltà va premiata, non credi? Quindi non ti ucciderò... Tu vivrai ancora a lungo, molto a lungo. Desidererai la morte, la chiederai, la bramerai, ma essa non arriverà. Guardie!" Gli uomini di guardia alla cella si mettono sugli attenti, in attesa del mio comando. "Strappate al nostro prigioniero i denti, non vorrei che gli venisse in mente di uccidersi mordendosi la lingua. Divertitevi con lui come meglio credete, fategli assaggiare un po' d'Inferno, visto che lui sembra credere che esista. Deve soffrire, e sapere che questo sarà solo l'inizio. Dopodiché, lavatelo, curatelo e nutritelo. Con il meglio che abbiamo. Voglio che resti in forze, così domani ricominceremo." Mi avvio a rapidi passi fuori dalla cella, lontano dalle orecchie del prigioniero e delle guardie, intercetto il Comandante della caserma e solo a lui confido le mie disposizioni. "Torturatelo per tre giorni. Siate efferati, crudeli, se vi dirà che vuole parlare, non ascoltatelo. Ogni notte lo pulirete, lo nutrirete e lo riporterete nella sua cella. E ogni notte lascerete volutamente un possibile indizio di fuga. Ogni notte metterete del sonnifero nel vino delle guardie, così che egli possa pensare che i suoi carcerieri hanno l'abitudine di abbandonarsi al sonno durante il loro turno. Appenderete le chiavi della cella alla parete, in alto a sufficienza da non dar l'impressione che siano state messe lì apposta per esser rubate, ma d'altro canto non troppo difficili da prendere se, libero mani e piedi dalla sedia, il prigioniero dovesse usare le sbarre della cella come appoggio per un'arrampicata. La terza notte, userete una tortura diversa: conficcherete nel muro della cella dei chiodi arruginiti e vi spingerete contro la schiena del prigioniero procurandogli sofferenze atroci. Poi, come sempre, lo pulirete, lo nutrirete, e di nuovo lo legherete alla sedia mani e piedi, al centro della cella e lontano dai muri. Durante la notte, vedendo le guardie assopite, con piccoli balzi della seggiola si avvicinerà al muro con i chiodi, e userà quelli più bassi per liberarsi dei legacci. Una volta libero, certamente tenterà di prendere le chiavi appese al muro... E se dovesse farcela, come io credo e spero, sarà libero. Prenderà una delle spade al fianco delle guardie, e cercherà di uscire dalla caserma. Quella notte voi vi premurerete di drogare le poche guardie delle prigioni, così che i loro riflessi siano lenti e le reazioni inadeguate a contrastare la forza della disperazione del prigioniero. Qualcuna delle nostre guardie potrebbe morire, ma è un sacrificio che siamo disposti ad accettare, nel nome della Repubblica. E' essenziale dare al prigioniero l'impressione che la sua fuga sia reale. Quanto alle guardie nel perimetro esterno, confido che il nostro amico saprà evitarle, sono cospiratori, abituati a muoversi nell'ombra. E in ogni caso darete istruzioni alle sentinelle di far finta di non aver visto nulla, quand'anche dovessero scorgere un'ombra uscire dalla caserma. Solo io, voi, e un manipolo ristretto di soldati attenderemo nell'ombra, vigili, pronti a seguirlo a piedi dovunque la notte lo conduca. Non porteremo armature o altro che possa fare rumore. Solo pugnali e spade corte, dovremo muoverci con la massima discrezione e silenzio. Ed ora, se è tutto chiaro, procedete. E vedete di non deludermi."
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------------------------------ Un Cavaliere è devoto al valore, il suo cuore conosce solo la virtù, la sua spada difende i bisognosi, la sua forza sostiene i deboli, le sue parole dicono solo verità, la sua ira si abbatte sui malvagi ~~~oOo~~~ |
15-11-2011, 16.34.59 | #1172 | ||
Cittadino di Camelot
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Ricordo che da piccola, quando avevo appena pochi anni, mi capitava spesso di avere degli incubi.
“Ah!” Quella volta mi svegliai nel cuore della notte, di soprassalto, gridando... Passò qualche minuto... terribili attimi nei quali fluttuai in quel buio pesto, con il cuore che batteva forte per la paura, senza sapere dove fossi, senza sapere cosa c’era di vero in quel che avevo appena visto... Poi, finalmente, una luce apparve vicino a me... una luce aranciata, calda e rassicurante... e alla luce tremolante di quella candela vidi un volto... “Talia... Talia, che cosa succede?” Guardai quel viso e calde lacrime iniziarono a rigarmi le guancie... faticavo a spiegare ciò che avevo visto e la paura che avevo provato... “C’era un uomo cattivo...” iniziai a dire, singhiozzando “Lui arrivava qui e distruggeva tutto. Distruggeva Colaubain, bruciava il monastero e l’Istituto... e noi...” “Sssshhh...” mormorò suor Amélie a quel punto. Si sedette sul bordo del mio letto, appoggiò la candela e mi abbracciò teneramente. “Calmati, Talia... calmati. E’ stato solo un brutto sogno!” Io continuavo a singhiozzare forte, tanto forte che quasi mi mancava l’aria... avrei voluto spiegarle che non era stato un sogno come un altro, avrei voluto spiegarle quanto vero mi era sembrato quel sogno e il terrore che quell’incubo aveva insinuato nel mio cuore... e tuttavia non ci riuscii. Al contrario, più suor Amélie mi stringeva tra le braccia e più quell’indistinto senso di panico si allontanava... “Va tutto bene...” mi disse dopo un momento, tornando a guardarmi “E’ stato solo un incubo... ma sei al sicuro, qui! Non accadrà niente, sta’ tranquilla...” I suoi occhi si fecero più dolci del solito in quel momento, mi accarezzò piano i capelli, poi soggiunse: “E qualsiasi cosa accadrà, io ci sarò sempre! Ricordatelo, Talia... io ci sarò sempre!” Quel ricordo scivolò via dalla mia mente in un attimo, ma le parole di Soeur Amélie continuarono ad echeggiare tra i miei pensieri... Io ci sarò sempre... Sempre... E un cocente senso di disagio mi pervase di nuovo, perché la verità era che io invece non c’ero stata... io ero venuta meno a quella sorta di tacito patto, e proprio nel momento del bisogno... io, nel momento più buio e terribile, mi ero trovata lontana. Io non c’ero stata. Io ero tornata troppo tardi! Fissai con disprezzo Tafferuille balzare sul carrozzone... Ero arrabbiata. Ero arrabbiata con lui, ma più ancora ero arrabbiata con me stessa... io che avevo lasciato penetrare in me le sue parole... io che avevo lasciato che la collera prendesse il sopravvento e lacerasse, seppur per un momento, quella inossidabile maschera che con tanta cura e con determinazione mi ero costruita... Per un attimo quelle sue parole provocatorie e cocenti fecero vibrare ogni singola corda in me... per un istante una velenosa risposta mi bruciò sulle labbra... ma fu solo per un attimo, poi di nuovo il volto dolce di suor Amélie fluttuò verso di me... Sempre... E tacqui! No, non glielo avrei permesso. Non avrei permesso né a Tafferuille né a nessun altro di rovinare tutto. Il mio piano, il mio meraviglioso piano di... da qualche parte nella mia mente risuonò la parola ‘vendetta’, ma la zittii immediatamente... il mio meraviglioso piano ‘di giustizia’ -mi ingiunsi di pensare- stava procedendo a gonfie vele... Tafferuille non me lo avrebbe rovinato, nessuno lo avrebbe fatto! Inspirai e, sfoderando il più gentile dei sorrisi, mi voltai verso gli altri... Citazione:
Risi appena, come se trovassi ciò deliziosamente divertente... quindi lasciai che Tissier mi aiutasse a salire sul carro e soggiunsi, più piano come se mi rivolgessi agli altri ma in tono perfettamente udibile anche da dove si trovava l’uomo mascherato: “E comunque... può dire quello che vuole di me, ma lui è e resterà un attore da quattro soldi che non ha neanche il coraggio di mostrare la faccia!” Il viaggio verso il teatro fu breve... o forse parve breve a me, che avevo la mente totalmente da un’altra parte... Poi finalmente lo spettacolo! Citazione:
Gli spettatori... per un attimo mi mancò il fiato a vedere la platea piena e il luccicare di tutti quegli occhi puntati su di me... una platea vera, un teatro vero... per un attimo il mio sguardo corse tra quei visi, poi salì più in alto verso i palchi... per un attimo. Sospirai, come se ogni mia gioia fosse negli occhi di qualcuno che non era lì... “Oh, Renart...” mormorai allora, in un languido sussurro perfettamente udibile anche dalle ultime file “Oh, Renat, che ingrata vita è questa... tu, mio adorato, costretto a partire con la tua compagnia di ventura... ed io? Che cosa ne sarà di me, costretta a starti lontana? Cosa ne sarà di me, quando non potrò vedere il tuo caro volto, quando non potrò udire la tua voce...” ancora un sospiro “Oh, Renart... Renart... non lo sapevo, io, prima di incontrare te, che si può vivere anche a due dita da terra... non lo sapevo. Ed ora, ora che lo so, ora che mi sono sufficienti i tuoi occhi per sognare e la tua sola presenza per esser felice, ora tu parti, vita mia... Che cosa ne sarà di me? Da che cosa, domani, potrà trarre vita il mio povero cuore?”
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
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15-11-2011, 18.44.33 | #1173 |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Dove il sole è più cocente, e il mare più limpido..
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Il palazzo era buio e freddo.. Stringevo forte il mio pugnale.. Mi avvicinai al ragazzo dai capelli rossi che era con noi e gli chiesi sussurrando:
<<Dove dobbiamo andare? e che dobbiamo fare?>> Ero tesissimo..
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" |
15-11-2011, 20.14.10 | #1174 |
Cittadino di Camelot
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Chiusi gli occhi e riuscii ad avvertire il live fremito delle ali dell' ape....era viva e stava bene.......potevo pensare rimettermi in piedi...e cosi' ad occhi chiusi.......pensai allora alla mia terra.......all'odore della pioggia quando bagna le foiglie cadute dagli alberi....il rumore dell'acqua che scorre nei fiumi.....un alito di vento investi' il mio corpo e come ad ogni rinascita ogni parte del mio corpo corperto dalle bruciature divenne vivo e integro come sempre........il dolore scomparve.....riaprii gli occhi per vedere tre volti sbigottiti......sentii le mie labbra stirarsi come in un debole sorriso......e mi alzai, mi misi in piedi con un po' di fatica....ogni volta, l'energia sembrava abbandonarmi....ma questa volta non mi feci abbattere da questa mia debolezza.....mossi alcuni incerti passi nella stanza.....avevo bisogno di riprendere coscienza e di riunirmi al mondo animale......mi voltai verso di loro....." Mi state guardando, come si guarda un morto che riprende vita....volete sapere la verita', ve ne ho dimostrato il potere......posso trasformare le ossa in acqua, perche' cosi' ogni passaggio divanta possibile al corpo umano....posso chiedere al vento di gelare l'animo umano.......posso chiedere alla mia parte animale...di unirsi a me.......ma devo essere consapevole di cio' che faccio.......non potr' mai..agire nelle tenebre dell'ignoranza.......ora, ve lo chiedo per un ultima volta...chi siete e come avete saputo di me......."..........ero stanca, Emile era sparito nel nulla,infondo era meglio cosi'..non sapevo neanche io fossi vissuta solo un'altra giornata......speravo almeno che con lui la vita fosse piu' clemente....
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16-11-2011, 02.41.42 | #1175 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Orlando restò turbato da quel biglietto e per qualche istante sembrò quasi incapace di destarsi da quella sensazione.
“Dunque…” mormorò fissando quel misterioso biglietto “… questo è il covo del Giglio verde…” Cominciò allora a guardarsi intorno, come a voler trovare segni e indizi del misterioso padrone di quel luogo. Ad un tratto qualcosa gelò il sangue dei due novelli sposi. Un grosso lupo bianco apparve sulla soglia della porta. Li fissava con il suo sguardo di ghiaccio. “Non…” disse Orlando ad Altea “… non fare gesti bruschi… e non fissarlo negli occhi… per loro è come sfidarli…”
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16-11-2011, 02.48.13 | #1176 |
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Mounth restò sorpreso dal repentino gesto di Parsifal.
L’arco del ragazzo era a pochi centimetri dal suo volto e da quella distanza non avrebbe avuto scampo. Intanto, Fountaine ed i suoi due assistenti erano riusciti ad avere la meglio sui compagni di Mounth e a metterli in fuga. “Ottimo lavoro, ragazzo.” Disse il cacciatore di taglie avvicinandosi a Parsifal. “Allora, cosa mi dici, Mounth?” Rivolgendosi poi al suo rivale. “E sia…” mormorò questi “… avete vinto…” “E vorresti cavartela così?” Ridendo Fountaine. “Hai dimenticato le regole del codice cavalleresco? Ora sei alla mercè di messer Parsifal… e sta a lui decidere sulla tua vita…” rise “… è tutto tuo, ragazzo.” Fissando Parsifal. “Decidi tu quale sia la sua sorte.”
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16-11-2011, 02.53.55 | #1177 |
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Cavaliere25 era riuscito a tramortire una delle due guardie e a fare entrare poi gli zingari nel palazzo.
“Ora devi solamente attirare qui l’altra guardia…” gli disse uno zingaro “… raggiungila e con uno stratagemma falla avvicinare al portone. Noi ci nasconderemo dietro il porticato ed attenderemo il suo arrivo.” Detto questo, gli zingari si nascosero dietro il porticato. Con loro vi era, travestito, anche Daniel. “Ora bisogna mettere fuorigioco l’altra guardia.” Spiegò il ragazzo dai capelli rossi allo scudiero di Guisgard. “Fatto ciò, entreremo in azione per liberare la donna che tengono segregata.”
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16-11-2011, 03.08.18 | #1178 |
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Il prigioniero, a quelle parole di Lancelot, rise.
Era una risata beffarda, di chi conosce la morte e non la teme. “Ti senti forte, vero, capitano?” Disse fissando Lancelot negli occhi. “Non credo che tu sia tanto stolto da sperare di farmi parlare… ma sappi che se anche mi uccidessi, mille altri Gigli Verdi fiorirebbero da questa terra resa lercia dai vostri vuoti valori di libertà ed uguaglianza.” Rise di nuovo. “Sai, capitano… c’eri quasi riuscito… si, davvero… eri quasi riuscito a farmi rinnegare la mia Fede… ama il prossimo tuo, dicono i Vangeli… ma fissando te e tuoi uomini mi viene soltanto il voltastomaco…” il suo sguardo fu attraversato da un lampo “… i miei compagni verranno a cercarmi… ed allora, capitano, rotolerai all’Inferno con un tonfo tanto rumoroso da svegliare anche il più addormentato dei diavoli… ed allora capirai che l’Oltretomba esiste… e laggiù è già stata scritta la tua condanna…” “Taci, cane!” Colpendolo con forza uno dei soldati. Uscito dalla stanza, Lancelot spiegò il suo piano al Comandante della Caserma. “Geniale, capitano!” Esclamò l’ufficiale. “Il vostro piano è semplicemente perfetto! Così sarà quel bastardo a condurci dai suoi compagni!” E sul suo volto si formò un’espressione compiaciuta. “Solo una domanda, capitano… credete che quell’uomo sia proprio il Giglio Verde? Il capo della banda?”
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16-11-2011, 03.15.45 | #1179 |
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I tre uomini fissarono turbati Elisabeth.
Ma proprio in quel momento qualcuno bussò alla porta. I tre si scambiarono rapide occhiate che tradivano incertezza e timore. “Chi è?” Avvicinandosi uno dei tre alla porta. “Soldati.” Rispose la voce da fuori. “Stiamo controllando tutta la zona. Nei paraggi potrebbero esserci dei criminali in fuga. Aprite, in nome della Repubblica.” “Mi raccomando, madame…” disse l’uomo ad Elisabeth “… non fate scherzi… ai soldati diremo che siamo dei cantastorie e che vaghiamo di città in città. Niente scherzi o vi pianto il pugnale nella schiena.” L’uomo stava infatti dietro ad Elisabeth, pronto a colpirla a morte al minimo errore da parte della donna. Fissò poi il suo compagno ed annuì. Quello allora aprì la porta per fare entrare i soldati.
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16-11-2011, 04.40.07 | #1180 |
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Per le vie di Ostyen.
La volpe correva in quella foresta di pietre lastricate e ciottoli levigati, mentre i segugi, fiutando le sue tracce, la inseguivano senza sosta. Ad un tratto un piccolo ponticello, sotto il quale scorreva un corso d’acqua. Con un agile balzo il fuggitivo lo scavalcò, per poi aggrapparsi alle travi in ferro che sostenevano la muratura inferiore, posta al disotto del piano della strada. I soldati passarono oltre, dando così al fuggitivo un breve ma decisivo vantaggio. Tornò sulla strada e proseguì in un piccolo vicolo laterale. E giunto ad una porta vi entrò, ritrovandosi in una sorta di magazzino sotterraneo. “Benvenuto a te, amico mio!” Esclamò all’improvviso una voce. “Mille volte benvenuto!” “Abbassa la voce!” Voltandosi il fuggitivo, mentre era impegnato a serrare bene la porta di quel magazzino. “Come ti chiami?” Domandò l’uomo del magazzino, avvicinandosi barcollando al fuggitivo. “Non urlare!” Intimò questi. “Ah, capisco…” mormorò l’altro “… sei un Ulisse senza nome… beh, io ne ho uno invece… di nome intendo…” mentre beveva dalla sua bottiglia. Era visibilmente ubriaco. “E sai qual è il mio nome? Avanti, chiedimelo! Dai, coraggio, chiedimelo!” Il fuggitivo gli fece cenno di star zitto. “Allora mi presenterò lo stesso… ah, ma vedo che sei uno spadaccino, amico mio…” fissando la spada del fuggitivo “… allora faremo un patto… io ti insegnerò a recitare… e tu invece insegnerai me a tirare di spada… ma prima voglio presentarmi… sono Tafferuille… si, il grande Tafferuille… mi ha detto che sono un attore da quattro soldi, sai... senza neanche avere il coraggio di mostrare la faccia, mi ha detto… e sai perché porto questa maschera?” Il fuggitivo fece di non con la testa. “Allora ti faccio vedere io perché porto questa maschera…” disse Tafferuille, per poi togliersi la maschera e mostrare il suo volto. Fissava il fuggitivo con quei suoi occhi azzurri, imprigionati in un volto sfigurato e deforme. Il fuggitivo chinò lo sguardo e scosse il capo. “Sono Tafferuille…” barcollando per il magazzino “… Tafferuille… lo senti il pubblico? Tafferuille…” un attimo dopo, ubriaco fradicio, crollò al suolo. “Ehi, tirati su, amico!” Avvicinandosi a lui il fuggitivo. Ma in quel preciso momento si udirono dei passi provenire dalla strada. “I soldati…” mormorò il fuggitivo. Intanto, sulla scena, Talia era apparsa al pubblico. La sua bellezza e freschezza animarono subito l’attenzione di quel pubblico troppo incline ad annoiarsi e a protestare subito. E a quei tempi, amici lettori, bastava un nonnulla per far fallire una commedia e trasformarla in un concerto di frizzi e lazzi, con conseguente rovina per la compagnia di attori in questione. L’ingresso di Colombina, come detto, era bastato ad attirare l’attenzione di tutto il pubblico in sala. La meravigliosa musa comica aveva sospirato per il suo amato ed attirato lo scaltro Arlecchino. Questi era fermo presso la leva di una botola destinata a Renart, permettendo così poi al suo padrone di corteggiare indisturbato la bella Colombina. “Ma dov’è Tafferuille?” Agitato Essien dietro le quinte. “Tocca a lui! Che il diavolo se lo porti!” Disperato allora si voltò in cerca del suo attore. E lo vide proprio mentre si aggirava dietro l’impalcatura. “Vuoi rovinarmi?” Avvicinandosi a lui Essien. “Dov’eri? Ad ubriacarti, vero? Avanti, vai in scena!” E afferrandolo lo lanciò poi dall’altra parte del sipario. Così, senza essersene quasi reso conto, Tafferuille si ritrovò davanti al pubblico. Rimase così, quasi sconcertato a fissare la platea. Nel vederlo così, scombussolato ed incerto, il pubblico lo accolse con chiassose risate. Tafferuille allora restò ancora più sorpreso di fronte a quell’ovazione per la sua giullaresca assurdità. “La battuta!” Disperato Essien da dietro il sipario. “Perché non pronuncia la sua battuta d’ingresso?” Tafferuille allora si voltò verso Talia. La ragazza appariva dotata di una bellezza ed una raffinatezza non comuni. I lunghi capelli chiari e castani, a cui le luci del teatro donavano riflessi dorati, scendendo come grappoli biondi e maturi, incorniciavano a dovere una testa ed un collo assai vicini alla perfezione. Il viso ovale racchiudeva a sua volta uno sguardo vispo, illuminato da vivaci occhi che Tafferuille, stando qualche passo distante, immaginò azzurri o verdi. “La battuta, dannato ubriacone!” Mordendosi la lingua Essien e quasi tirando giù il sipario per la disperazione. “Se non comincia saremo tutti rovinati!”
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