16-11-2013, 17.43.34 | #1181 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“La galanteria” disse il sergente ad Elisabeth “è in uso solo con le persone oneste e non certo per le ladre! Questo è il carro con cui molto probabilmente hanno portato via il quadro e non certo un mezzo con cui dare passaggi a dame!” Urlò. “Ora voglio sapere la verità, chiaro? Se il quadro non sarà ritrovato, qualche testa cadrà e non sarà certo la mia! Dunque se ci tieni alla testa, allora raccontaci tutto! E cerca di essere molto convincente, donna!”
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16-11-2013, 17.55.52 | #1182 |
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Roberto guardò il disegno che Clio gli porgeva.
“Così, a primo impatto...” disse “... no, nulla di particolare... un ragazzo normale... nulla di che, direi...” “Che disegno è?” Avvicinandosi Selenia. “Oh, che curioso...” guardando poi il disegno. “Cosa?” Chiese Roberto a sua moglie. “Mi ricorda qualcuno...” fece lei “... si, non so... forse gli occhi direi... qualcuno, ma non rammento chi... chi è?” “Il figlio di de' Binardi.” Rispose Roberto. “Ah, ecco...” annuì Selenia “... allora somiglierà a suo padre...” “No...” scuotendo il capo Roberto “... è figlio adottivo...”
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16-11-2013, 18.01.06 | #1183 |
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“Si, milady...” disse l'uomo ad Altea “... è stato rubato mentre lo portavano al Palazzo Reale... non si sa come abbiano fatto, c'erano soldati ovunque...” scosse il capo “... ora qualcuno dice che è stato quel ladro, Mirabole... altri invece che è stato qualcun altro... fatto sta che il quadro sembra perduto ormai...”
Intanto continuava il clamore per le strade. E voltandosi verso la strada che dava sul palazzo dei Castelflorenzio, Altea si accorse che tutte le porte erano chiuse. Come se fosse disabitato. Nonostante Irene lasciasse sempre le finestre aperte per far entrare la luce.
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16-11-2013, 18.15.43 | #1184 |
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Talia si diresse così verso il Palazzo di Giustizia.
Galoppava rapida per una stradina secondaria, evitando così la confusione che invece regnava nel cuore della città. E poco dopo arrivò al palazzo dove si amministrava la giustizia. I soldati di guardia la riconobbero e subito la fecero entrare. Fu così condotta in una saletta. “Milady, il capitano arriverà subito...” disse un militare, per poi lasciarla sola. E dal corridoio, poco dopo, Talia cominciò ad udire delle voci. E una era di Jacopo. “Avete trovato il carro di quella vecchia?” Chiese ai suoi. “Non abbiamo ancora notizie certe. Ma non ci sfuggirà.” Rispose un soldato. “Dovete cercare un uomo con una cicatrice sul volto...” tuonò Jacopo “... sono certo che ci sarà stato lui su quel carro... lo voglio!” “E se fosse morto?” Intervenne Simone Missani. “Se fosse morto nel fiume dopo essere stato ferito da voi?” “Allora troveremo il suo corpo!” Replicò Jacopo. Ci fu poi un attimo di silenzio. Jacopo allora entrò nella stanza dove si trovava Talia ad attenderlo. “Talia...” fece lui “... come mai sei qui? C'è il caos in città... era meglio restare a casa per te...”
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16-11-2013, 20.03.47 | #1185 |
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Ero nei guai sino al collo avrei raccontato ogni cosa di quello che avevo udito e il poco che avevo visto,ma come raccontare il perché ero in quel carro?.....Velv me lo aveva detto che mi sarei cacciata nei guai !! " Mi state accusando solo perché mi avete trovata all'interno del carro ma dove avrei il quadro? E se avessi dei compari,per loro sarebbe stato meglio far di me un cadavere e non una testimone.Avevo chiesto all'anziana signora un passaggio prima che questa bloccasse la strada alla carrozza......allora ho deciso di prendermelo lo stesso...mi sono infilata nel carro.....una volta finito il caos e rimettendosi in moto il carro....mi sono accorta del quadro....a quel punto mi sono nascosta tra la roba sporca....se volete sapere come stanno le cose,alcuni soldati,quelli che sono tornati indietro erano fasulli...e poi c'era un uomo dall'accento arabo che ha parlato con la vecchia del carro che nella realtà era un uomo e Che se la rideva per essersi preso gioco di voi tutti....comunque la carrozza è andata fuori Sygma o almeno così mi sembra di aver visto....non so altro...."....Adesso si che avevo paura.....non mi avrebbero mai creduta...perché avrebbero dovuto farlo......
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17-11-2013, 15.40.43 | #1186 |
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"Un ladro atipico......che potrebbe esser un chierico......sembra quasi....una favola" pensai' sorpreso. Emin descrisse in meglio il modo di agire del nostro ladro.....o meglio.....Malibore.
Aveva un suo codice e un suo modo di presentarsi alquanto pittoresco e carico di ermeneutica: "firmarsi con il linguaggio dei fiori". Rimasia riflettere per un pò, finché Emin non mi delucidò sulla prossima mossa che avrebbe fatto......trafugare, "il Verziere Orlesiano" presso il regno di Sygma.....le voci che circolano son quelle di un semplice quadro mistico, ma qualcosa di più profondo.....almeno era ciò che disse un monaco domenicano a pochi passi da noi.....
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"Covenant's Love"..... le dolci parole di colei che è entrata nel mio cuore..... |
17-11-2013, 15.48.35 | #1187 |
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Dopo aver ascoltato l'uomo rimasi in mezzo alla strada e istintivamente mi voltai verso Castelflorenzio...tutto era chiuso, quella casa ora sembra disabitata.
E se fosse stato Azable a rubare il quadro?...ma come faceva ad aver messo in scena quel quadretto nel Palazzo. Rientrai...faceva piuttosto freddo o forse era il mio stato d'animo irrequieto..."Vi prego, Ermiano, vado in camera mia...portatemi del bel the caldo..sento freddo." Mi stesi sul letto guardando il soffitto...ma che coincidenze strane..Altafonte doveva proteggermi da Azable e invece mi aveva fatto vivere dove vi era una sorta di suo quartier generale..e perchè poi proprio me...il quadro, le allucinazione, il fatto della collana. Perchè sfruttare me? E perchè Altafonte non aveva mai creduto alle mie parole, invece di indagare dava colpa alla mia suggestione, alla mia paura...avremmo parlato la sera, quando mi promise quella camminata..e mi avrebbe dovuto dire chi era e la sua storia.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
18-11-2013, 02.50.03 | #1188 |
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Capitolo XII: Ladri a Sygma
“<<Avete torto a dire così, signore,>> disse l'abate <<perchè fra qualche istante sarò per voi una prova di quanto asserisco>>.” (Alexandre Dumas, Il Conte di Montescristo) Padre Roberio se ne stava nella sacristia, camminando nervosamente avanti e indietro. Il quadro era stato portato via e la chiusa chiusa. Si sentiva impotente e la rabbia cresceva forte in lui per tutta quella assurda situazione. Ad un tratto però qualcosa attirò la sua attenzione. Un rumore sordo proveniente dalla navata. “Chi...” disse accostandosi alla porta che dava sul presbiterio “... chi c'è là?” Un momento di silenzio e poi un ombra si mosse. “Chi c'è?” Chiamò il sacerdote. “Rammento” all'improvviso una voce “quando alla fine di ogni messa, prima di concederci la Benedizione, elencavate gli annunci della settimana...” rise appena, per poi uscire dall'incerta penombra “... è rimasto tutto come allora qui...” mostrandosi al prete. “Chi siete?” Domandò Padre Roberio. “Alla destra dell'altare” disse l'uomo emerso dalla penombra “il Crocifisso davanti al quale mi inginocchiavo a pregare dopo l'Eucaristia... e a sinistra la Vergine Maria...” fissando il prete con i suoi occhi azzurri “... quando Ulisse tornò a casa, solo la sua vecchia servitrice lo riconobbe... a causa di una ferita... anche io ne ho molte... dentro... ed una fuori...” sfiorandosi il volto segnato da una cicatrice “... neanche voi riconoscete Ulisse ritornato? O forse dovrei dire il figliol prodigo...” “Quegli occhi...” mormorò il prete “... e quella voce... chi siete?” L'uomo non rispose nulla e posò sul tavolo della sacristia un sacchetto, dal quale fuoriuscirono pietre preziose di enorme valore. “Ciascuna di queste vale un quarto di milione, Padre...” fece lui “... per ricompensarvi delle offerte non raccolte a causa della chiusura della chiesa...” sorrise al chierico. “Non comprendo...” “Padre... davvero non mi riconoscete?” Il sacerdote lo fissò a lungo. “Durante la festa del vino” aggiunse l'altro “mi nascondevo sotto le tavole per prendere di nascosto un po' d'uva... e voi che mi sgridavate ogni volta...” “Bontà Divina...” sgranando gli occhi il prete “... tu... tu... sei tu, Guisgard?” “Padre Roberio...” I due si strinsero in un tenero abbraccio. “Ma tutti ti credevano morto...” tornando a fissarlo il prete “... cosa ti è successo?” Gli toccò la cicatrice. “E questa?” Guardò poi le pietre preziose sul tavolo. “E quelle da dove provengono?” “Padre, vorrei spiegarvi tante cose, ma ora non ho molto tempo...” mormorò Guisgard “... vi basti solo sapere che il quadro è al sicuro...” “Il quadro?” Ripetè il sacerdote. “Si...” annuì sorridendo Guisgard. “Sei tu...” incredulo il prete “... Mirabole!” “Si.” Sorridendo ancora Guisgard. “Allora riprenditi le tue pietre preziose!” Esclamò il prete. “Sono frutto di furti e rapine!” “No, padre...” scuotendo il capo lui “... sono un pegno della Fortuna che mi abbandonò anni fa... sono il mezzo con cui mi vendicherò dei miei nemici... ho pagato ciascuna di queste pietre con dolore e solitudine... e ora saranno della chiesa queste pietre.” “Ti stanno cercando.” Lo avvertì il prete. “Cercano un uomo con una cicatrice sul volto.” “Lo so.” “Cosa farai allora?” “Non temete.” Cercò di tranquillizzarlo lui. “Saprò cavarmela.” “Nessun altro ti ha riconosciuto?” “Forse...” sussurrò Guisgard “... ma ora devo andare, padre...” si inginocchiò “... beneditemi, vi prego... come quando venivo qui a sentire la messa...” “Possa Colui che vegliò sulla fuga di Davide” segnandolo Padre Roberio “posare la Sua protettrice su di te, figlio mio... ti benedico nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo... Amen.” Guisgard si alzò e lo abbracciò ancora. Lo fissò ancora una volta e poi svanì in quella stessa penombra da dove era emerso. Intanto, a Palazzo Lorena, Altea era tornata nella sua stanza. Poco dopo giunse Ermiano con un tè caldo per lei. L'uomo però appariva inquieto, nervoso. Di tanto in tanto guardava verso la finestra e poi l'ora sull'orologio a pendolo. Qualcosa lo preoccupava. Ed ogni istante sembrava affliggerlo di più. “Ecco il vostro tè, milady...” disse porgendo alla dama una tazza di porcellana “... zollette? O preferito del latte? Vi ho portato anche dei pasticcini al burro...”
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18-11-2013, 02.57.33 | #1189 |
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Emin fissò prima quel domenicano, poi Parsifal e e di nuovo quel chierico.
“Perchè” disse a questi “dite che non si tratta di un semplice quadro?” “Perchè il Verziere Fiesolano” rispose il domenicano “è come una mappa... anzi, un codice per essere più precisi...” “Un codice?” Ripetè Emin. “Si...” annuì il chierico “... un codice in cui è stato racchiuso un segreto millenario...” “Non comprendo...” fece Emin. “Quel quadro” fissandoli il domenicano “racchiude un segreto...” “Quale?” “Il luogo in cui si trova il leggendario Fiore Azzurro...” A quelle parole del religioso, Emin si voltò a guardare Parsifal.
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18-11-2013, 03.10.47 | #1190 |
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Il sergente ascoltò ogni parola di Elisabeth e alla fine restò a fissarla con aria sospettosa.
“Vedremo” disse poi “se questa tua storia convincerà il viceprocuratore... portatela via!” Ordinò ai suoi. La caricarono così su un cavallo, con i polsi legati e la condussero fino al Palazzo di Giustizia. Qui fu rinchiusa in una cella in attesa di essere portata davanti al viceprocuratore. “Cosa hai fatto?” All'improvviso una voce alle sue spalle. “Hai rubato? O forse ucciso?” Era una mendicante anch'ella incarcerata. “Beh, qualsiasi sia il tuo reato, perdi ogni speranza... qui non vi è giustizia...”
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