02-02-2015, 02.08.06 | #111 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Gvineth sorrise a quelle parole di Elisabeth.
“Avete ragione, milady.” Disse annuendo. “In questo momento la vita di corte non è particolarmente tranquilla e neanche piacevole. Tornare a casa?” Sorpreso. “Spero non per quell'idiota di messer Guanto.” Scuotendo il capo. “Anzi, se andate via voi io davvero non ho motivo di restare, visto che la compagnia stasera non mi entusiasma affatto.” “Milord...” intervenne Tilde “... lady Elisabeth è la moglie del vostro fidato braccio destro... il comandante de Gur.” Gvineth fissò Elisabeth negli occhi per un momento. “Allora venite...” porgendo la mano ad Eisabeth “... vi porterò da vostro marito.” E condusse così le due donne nella grande sala in cui si stava servendo la cena. E c'erano davvero tutti. Lord Cimmiero, suo fratello Guanto con i suoi compagni, Altea, suo cugino Tommaso ed il nonno Mandus. Ma anche De Gur sedeva a quel tavolo. E nel vedere arrivare sua moglie, subito si alzò e le andò incontro, facendole poi prendere posto accanto a lui. Altea, intanto, col suo sguardo tradiva una viva inquietudine. E solo in parte Tommaso riuscì a cogliere quel suo stato d'animo. La cena cominciò e tutti iniziarono a mangiare. Ma durante il pasto uno dei servitori si avvicino ai due signori, Cimmiero e Gvineth, parlando loro sottovoce. “Un mendicante?” Seccato Cimmiero. “Sono stufo di tutti questi pezzenti che bussano a questo palazzo!” “Vuoi che lo faccia pestare a sangue dai miei uomini?” Chiese Guanto. “Spetta anche a me” fece Gvineth “decidere chi è benvenuto e chi no qui, giusto? Dopotutto non si è ancora deciso chi fra noi governerà Capomazda.” “Giusto...” annuì Cimmiero “... allora, cosa suggerite?” Fissando Gvineth. “Magari divertirà i nostri ospiti.” Mormorò questi. “E sia...” sbuffando Cimmiero “... fatelo entrare...” I servitori fecero entrare il mendicante. Era un uomo coperto di stracci, con un lungo e maleodorante mantello, un cappuccio consumato sul capo nel tentativo di tenerlo caldo ed una barba incanutita e incolta sul suo viso stanco e rugoso. “Nobili signori...” entrando e porgendo ai presenti una ciotola di legno “... fate la carità ad un figlio della sfortuna...” “Sta però a distanza dalla tavola, cane...” disse Cimmiero “... il tuo fetore è nauseabondo...” “Altrimenti ti slegheremo contro i cani.” Ridendo Guanto. “Un tempo gli ospiti erano sempre graditi in questo palazzo...” mormorò il mendicante “... quando qui dominavano i Taddei...” “Taci, bestia!” Gli intimò Cimmiero. “Rammentate...” sbottò il mendicante “... che ad oggi siamo tutti ospiti in questo palazzo... sia io, che voi...” “Come osi!” Esclamò Gvineth. “Insolente! Meriteresti una lezione!” “Si, una bella lezione la merita davvero.” Cimmiero guardando il mendicante. “Voi nobili signori contro un poveraccio come me?” Fece il mendicante. “Non è degno del lignaggio che ostentate...” mostrò di nuovo la sua ciotola “... fate la carità ad un figlio della sfortuna...” Ma Gvineth si alzò e con un calcio fece volare via la ciotola del mendicante. “Facciamolo danzare bendato fra torce o pugnali...” propose divertito Guanto “... almeno così darà un senso al suo arrivo qui, questo lurido porco.” I suoi compagni annuirono. “In verità” raccogliendo la ciotola il mendicante “sono venuto per raccontare a questa corte di quando conobbi l'Austero... e di quando incontrai, proprio in queste campagne, suo nipote, lord Guisgard... così, magari, mi sarei guadagnato la vostra generosità ed un pasto caldo...” A quelle parole del mendicante, Cimmiero, suo fratello e Gvineth si scambiarono lunghe occhiate inquiete. Poi Cimmiero spostò il suo sguardo sul mendicante, assumendo un'espressione sadica e beffarda.
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02-02-2015, 02.23.22 | #112 |
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“Da quando ho capito” disse Sarios a Clio “che il sangue e l'alto rischio spingeva la gente ad alzare la posta. Lo sai, sono un uomo d'affari io.” Annuì. “Naturalmente se tu impugni una lama ed il tuo sfidante due, beh, sai bene che ti vale come extra ed io posso offrirti un compenso più alto. Ovviamente anche i rischi che corri sono di più. Dunque decidi tu.”
L'atmosfera era già infuocata in quel posto. Tutti apparivano tarantolati per l'eccitazione e la possibilità di guadagnarsi un gruzzolo su un pronostico che sembrava ampiamente probabile. E nel guardasi intorno, tra i presenti, Clio notò due individui che sembravano far parte di quella ressa. Uno aveva corporatura e statura normali, mentre quello che gli stava accanto appariva di una stazza quasi spropositata, tanto da valere almeno il doppio di un uomo normale.
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02-02-2015, 02.53.02 | #113 |
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Sorrisi a Sarios.
"Come ho detto, ottima scelta..." Annuii. Restai pensierosa a decidere il da farsi. Ero sicuramente più capace nell'usare una spada più che due pugnali, ma era altrettanto vero che due lame erano la cosa migliore per contrastare altre due lame. A meno che... "Vada per una spada, allora..." Togliendo la giacca "Ma mi servirà un piccolo scudo...". Le bende sulle mani non sarebbero servite, così le sciolsi, guardandomi distrattamente attorno. Notai due uomini tra la folla. "Non mi dire..." Mormorai pianissimo. Quanti uomini di quella stazza potevano esistere ed essere a Miral? Decisamente avevo fatto bene a non fidarmi di quei frati. C'era sotto qualcosa, certo poteva essere una coincidenza, ma non era qualcosa a cui credessi. |
02-02-2015, 03.10.02 | #114 |
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Sarios annuì a Clio e andò a prenderle uno scudo.
Era di piccola fattura, ma ben definito, solido e non troppo pesante. L'ideale insomma per un rapido scontro corpo a corpo. Intanto, tra i presenti, i due uomini erano ancora là, apparentemente presi dal contesto e dall'attesa spasmodica che attanagliava tutti per l'imminente battaglia. Ed infatti, pochi istanti dopo, nella piccola arena fece il suo ingresso il favorito. Matros, l'abile spadaccino basco con le sue due letali lame. Ed il suo arrivo fu salutato dall'entusiasmo generale. Sarios allora chiamò a sé i due contendenti e diede inizio alo scontro. Scontro che sembrava interessare non poco i due misteriosi uomini mischiati tra i presenti.
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02-02-2015, 03.28.05 | #115 |
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Bendai il gomito del braccio sinistro e imbracciai lo scudo, era leggero, comodo, non troppo ingombrante.
Provai a dare un paio di colpi a vuoto, e comunque funzionava bene. Lanciai un'altra occhiata a quegli uomini, ma un attimo dopo mi dimenticai di loro. Sarios aveva richiamato l'attenzione di tutti, e il favorito era già nell'arena. Così vi entrai, ancora una volta. Mentre Sarios parlava chiusi gli occhi, e tutto il mondo scomparve, mentre il cuore iniziava a battere più forte, ma quella fitta dolorosa, si fece silenziosamente da parte. Salutai il mio avversario come si conveniva, e mi misi in guardia. Lo scudo leggermente avanti, la mano destra armata accanto al viso. E poi lo scontro cominciò. Un combattimento come quello era molto diverso da uno scontro in battaglia, o da un duello all'ultimo sangue per l'onore. Lì non si trattava di uccidere, ma di guidare chi stava guardando in un percorso da cui era molto difficile tirarsi indietro. E lo si faceva attraverso il sangue, lo spettacolo. Non bisognava uccidere l'avversario ma portarlo allo stremo. Perché è nel momento peggiore che si lotta come non si è mai fatto prima. La spada e lo scudo lavoravano all'unisono, come se anche io stessi lavorando a due mani, schivavo un colpo mentre colpivo basso, un passo, un colpo, un altro, un colpo di scudo per andare sul fianco e colpire, una finta alta, per poi andare basso alla coscia. I pensieri si annullavano, il mio corpo sapeva cosa fare, il combattimento assorbiva ogni mia energia, ogni mio respiro, ogni battito del mio cuore. E lo adoravo. |
02-02-2015, 03.42.06 | #116 |
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Lo scontro cominciò.
E tutto intorno ai due contendenti si ammutolì, svanì, nonostante grida, urla, risate ed incitamenti dai presenti che assistevano a quella lotta. Il basco aveva uno sguardo sottile, lucido, vivo, rapido, come se studiasse di continuo la sua preda. Così squadrava Clio. E la lotta continuava. Come una danza, dai movimenti quasi bilanciati, regolati da un equilibrio sottile ed invisibile ai più, eppure chiaro, delineato nelle menti dei due sfidanti. Le lame del basco erano veloci e sibilanti, scagliandosi contro lo scudo di Clio o fendendo l'aria ad ogni schivata della ragazza. Ma lei non si tirava indietro. Rapida schivava, ma altrettanto velocemente rispondeva colpo su colpo. I corpi di quei due contendenti arrivano quasi a sfiorarsi ad ogni attacco, per poi allontanarsi un attimo dopo e riprendere ancora con quelle movenze di battaglia. Il basco tentò allora un colpo alto, ma lo scudo di Clio lo annullò, lasciando la guardia dello spadaccino per un attimo scoperta e permettendo alla ragazza un colpo basso, sulla coscia di lui. Il pantalone del basco si lacerò ed una lunga ferita si aprì sulla coscia dello spadaccino, facendolo prima vacillare e poi accasciare al suolo, lasciando cadere una delle sue due lame. Nessuno era mai riuscito a disarmare quel basco. E Sartios proclamò la fine dello scontro e la vittoria di Clio.
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AMICO TI SARO' E SOLO QUELLO... E' UN SACRO PATTO DA FRATELLO A FRATELLO Ultima modifica di Guisgard : 02-02-2015 alle ore 04.22.29. |
02-02-2015, 04.01.44 | #117 |
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Vincere o perdere non era mai stato importante per me in quegli scontri.
Contava il combattimento, il furore, la fatica e il dolore. Emozioni talmente forti da sovrastare tutto il resto. Ma mentre si combatte, scatta qualcosa difficile da spiegare a parole, che non ci fa arrendere, non ci fa rendere conto dei tagli e della stanchezza, qualcosa che punta solo alla vittoria, alla vita. Così, quando sentii la mia lama affondare nella carne, e il basco perdere l'equilibrio e una delle sue spade, mi parve come di risvegliarmi da un sogno. Sentii la voce di Sarios che mi proclamava vincitrice e chinai il capo, inspirando profondamente. Adoravo quella sensazione, il respiro che tornava normale, l'indubbia soddisfazione della vittoria. Alzai la mano, come a salutare il pubblico, e poi rinfoderai la spada per tendere la mano al mio avversario. "Messer Matros... è stato un onore combattere con voi.. spero mi permetterete di offrirvi da bere.." cordialmente, con un rispettoso cenno del capo. Preferivo combattere con qualcuno che mi avrebbe messo a dura prova, e la cattiveria gratuita la lasciavo al campo di battaglia, o ai duelli per vendicare un'offesa, ma rispettavo profondamente i miei avversari in quella piccola arena. Ormai non mi importava più che avrebbero servito vino scadente, una bel bicchiere ricolmo era più che allettante. |
02-02-2015, 04.09.09 | #118 |
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Il basco annuì a Clio, come a volersi complimentare, ma poi uscì da quella piccola arena.
“Matros” disse Sartios “non beve e non si intrattiene con i suoi sfidanti. Non può neanche parlare. Infatti la lingua gli fu mozzata dal suo maestro, durante un allenamento quando lui aveva una decina d'anni. Hai battuto un grande e temibile avversario, ragazza.” Facendole l'occhiolino. “Queste te le sei meritate.” Dandole un sacchetto colmo di monete sonanti. C'era chiasso lì dentro. Tutti urlavano. Alcuni felici per aver vinto quanto scommesso, molti altri per la delusione di aver invece perso. E scoppiò, come al solito, una rissa. Intanto, i due misteriosi uomini visti da Clio sembravano essere svaniti nel nulla.
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02-02-2015, 04.18.07 | #119 |
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Guardai l'uomo andare via.
"Non beve e non parla.." mormorai "Che spreco.." ma poi guardai Sarios e tornai a sorridere. "Grazie, vorrà dire che berrò da sola.." prendendo il sacchetto che mi prorgeva, per poi nasconderlo bene in una tasca interna della giacca che posai sulle mie spalle scoperte. C'era un gran chiasso intorno a me, ordinai del vino e mi sedetti in disparte. D'un tratto quelle canaglie iniziarono una bella rissa. Di norma mi ci sarei gettata volentieri, ma avevo avuto la mia parte quella sera, così preferii restare ad osservarli con un vago sorriso divertito, mentre recuperavo completamente le forze. Solo allora mi ricordai di quegli strani uomini, ma sembravano svaniti nel nulla. Alzai le spalle, seguendo il filo dei miei pensieri. Speravo solo non mi portassero guai. Mi alzai, dovevo andare a casa e sfruttare la stanchezza per il combattimento, che si sarebbe manifestata dopo un po' di tempo, per riuscire a dormire. |
02-02-2015, 04.25.08 | #120 |
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Clio si alzò, ma prima di raggiungere l'uscita non poté fare a meno di ascoltare una discussione tra Sartios ed uno dei suoi.
“Anche stasera abbiamo fatto un buon gruzzolo...” disse “... peccato solo di non essere riuscito a convincere quel tipo a partecipare ai nostri incontri. Diamine, l'hai visto quello? Era un gigante. Non ho mai visto nessuno così grosso. Ercole non doveva essere troppo diverso. Uno così potrebbe abbattere un toro a mani nude.”
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