10-06-2011, 04.41.41 | #1211 |
Cittadino di Camelot
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Scusami, le aveva detto.
Morrigan si domandò se sarebbe bastato. Continuava a non comprendere perchè lui si ostinasse a tenerla sempre distante. Giunti al punto in cui erano, avrebbero dovuto fidarsi l'uno dell'altra. Che a Guisgard piacesse o meno, lei aveva visto dentro i suoi ricordi come nessuno prima di allora, e ciò che era mancato alla sua visione gliel'aveva suggerito il suo istinto di donna... perchè, allora, perseverare in quell'atteggiamento? Sollevò lo sguardo a fissarlo, ed era la prima volta che lo faceva da quando avevano avuto quell'incidente nel bosco. Forse per questo motivo ebbe uno strano sussulto incrociando i suoi occhi, e forse quel sussulto lo ebbe anche lui... perchè avevano condiviso un momento che ancora turbava Guisgard nel profondo... un incidente di cui non avrebbero mai più dovuto parlare, ma che in quello sguardo, per un istante, passò come un riflesso tra i loro occhi. Fu proprio per cancellare quella visione che Morrigan abbassò le ciglia, pensosa. "Talvolta parli come se la battaglia dovesse ancora iniziare e tu pensassi di essere sconfitto in partenza..." Tornò a fissarlo, con una luce diversa negli occhi e uno strano bagliore. "... ma sei errore, Guisgard... perchè stiamo già combattendo da un pezzo, e tu... tu non perderai" Mentre gli diceva quelle parole, sentì crescerle dentro una forte emozione... tu non perderai... perchè gente come noi non ha niente da perdere... abbiamo una vita e una missione, ma la missione è la nostra vita... quindi non esiste molta scelta... riuscire a compierla è tutto... il resto non ha significato... per questo non possiamo perdere... Quel pensiero la turbò profondamente, e pensò che non desiderava che Guisgard scorgesse in lei quell'emozione. Così si voltò di colpo e si allontanò da lui di qualche passo. In quel punto la luce delle torce non arrivava, e lei sarebbe diventata poco più di un'ombra. Adesso che lui non poteva più vederle gli occhi, si sarebbe sforzata di mutare tono di voce, e imponendosi di essere fredda e decisa, sarebbe riuscita a nascondergli i suoi veri pensieri. "Io non ho bisogno di chiedere a Ravus nulla, in maniera diretta!" esclamò d'un tratto, come se non avessero parlato d'altro fino a quel momento e quello fosse l'unico argomento di interesse "Mio zio, pur essendo più devoto di un chierico, non si è mai accorto dell'opera della mia magia... non credo che un abate possa fare di meglio! Ma il problema qui non è Ravus, nè il modo in cui io intendo operare... il problema sei tu, Guisgard! Sei tu, che non riesci a fidarti di me..."
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" |
10-06-2011, 04.45.51 | #1212 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Gouf la fissò quasi indispettito.
“Tra non molto io lascerò questo castello…” disse “… ma lord Cimarow e forse Ivan de Saint-Roche resteranno qui ad attendere l’esito della battaglia… non voglio che tu resti in questo posto, saresti in balia e alla mercè di quegli uomini…” L’aiutò a restare in pedi, per poi metterla a sedere sul letto. “Si, di te non mi interessa più nulla” mormorò “e forse non ci rivedremo mai più… ma sei la madre di mio figlio e voglio che tu possa tornare da lui… ho fatto preparare il tuo cavallo e dato ordine a due servitrice di venire con te… non andrai però a Poggio del Sole, non ora almeno… le strade saranno i luoghi che ospiteranno le battaglie più feroci… taglieremo ogni collegamento tra Capomazda ed il resto del regno, fino ad isolarla da tutto e tutti… tu invece prenderai la direzione ad ovest di questo castello… lì vi è un convento di monache… ti ospiteranno fino a quando potrai tornare a Poggio del Sole… da quel momento in poi ciò che farai della tua vita non sarà più affar mio…”
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10-06-2011, 05.04.42 | #1213 |
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Intanto, nella Sala Ducale, Izar era con Monteguard e l’abate Ravus, quando si udirono delle grida provenienti dal cortile.
“Icarius de Taddei! Mi sentite? Uscite allo scoperto e mostratevi a me ed al vostro popolo!” Disse un cavaliere che avanzava tra lo stupore generale. “Avanti, mostratevi ora, vi attendo!” “Che storia è questa?” Esclamò sorpreso Izar. Tutti e tre allora uscirono nel cortile, dove le guardie avevano già circondato quel misterioso cavaliere. “Mi mandate contro i vostri sgherri? Così volete zittirmi, milord?” Gridò il cavaliere. “Eppure sono stato qui giorno e notte… ho anche partecipato alla giostra per la vostra incoronazione! Ora invece mi fate circondare dai vostri uomini!” “Ora lo riconosco…” mormorò August “… quel cavaliere ha partecipato alla giostra come egli stesso afferma…” “Sono il Cavaliere Custode!” Gridò. “Mi riconoscete? Ho fatto voto di non rivelare a nessuno il mio nome… per poter difendere e custodire i valori di queste terre! Ed in nome di quei valori vi dico… siete indegno di governare Capomazda! Indegno sia davanti al re, sia davanti a Dio Onnipotente! Avanti, venite fuori!”
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10-06-2011, 05.17.50 | #1214 |
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Guisgard ascoltò in silenzio ed a capo chino Morrigan.
“Si, forse hai ragione…” disse quando lei ebbe finito di parlare “… scusami… mi sei stata compagna in questa storia ed ora sarebbe ingrato ricambiarti con dubbi e titubanze… vuoi davvero parlare tu con l’abate Ravus? Allora io attenderò… attenderò ciò che scoprirai…” La fissò. “Sai che forse potrebbero condannarmi a morte a causa di quella verità che tanto cerchiamo? Se così accadrà, tu però resterai fuori da tutta questa storia… capito, Morrigan?” Ad un tratto udirono delle grida provenienti dall’altra parte del cortile. In quel momento un bambino sbucò da uno dei viali laterali. “Ehi, tu! Fermati!” Gridò Guisgard. “Dite a me, messere?” “Si, avvicinati!” “Cosa vi occorre?” “Cos’è il trambusto che si sente?” Chiese Guisgard. “E’ apparso un cavaliere che sta minacciando sua signoria…” rispose il bambino. “Che cavaliere?” “Non so, nessuno lo sa… ha un elmo che gli copre il viso…” raccontò il bambino. Guisgard fissò turbato Morrigan. “Presto, andiamo a vedere!” Disse alla ragazza e tutti e tre raggiunsero la parte del cortile dove si trovava il misterioso cavaliere.
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10-06-2011, 05.19.11 | #1215 |
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Improvvisamente il dolore che mi lacerava cessò.
Rimasi un attimo sorpresa e meditai su ciò che aveva detto Gouf. "Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia." Replicai con tono asciutto. "Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?" finsi un altro capogiro e mi lasciai nuovamente sorreggere. Mi staccai da lui e mi sedetti, meditabonda. "Ma forse... stavolta hai ragione..." abbassai gli occhi, mentre avrei tanto voluto dare sfogo alla mia rabbia verso la sua testardaggine. "Non mi sento bene... tutto questo..." sussurrai con una voce che non celava la mia disperazione. "Ti prego, lascia che parta domani all'alba... andrò in quel convento fino a quando non potrò raggiungere mio figlio." Lo scrutai di sottecchi, mentre nella mia mente un piano prendeva forma.
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10-06-2011, 05.35.29 | #1216 |
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Gouf restò un attimo in silenzio.
"Non è necessario che ti preoccupi per me... sono andata avanti a lungo senza il tuo aiuto o quello di chicchessia. Non ho mai fatto quello che mi dicevi, perchè mai pensi che inizierò proprio ora?" Quelle parole di lei attraversarono lentamente la sua mente. Tentò di farle scivolare via, ma sembravano addensarsi dentro di sé e raschiare fino in fondo alla sua anima. “Diglielo, Melisendra… diglielo che verrai con me di tua spontanea volontà!” Ed altre parole, emerse dal passato, tornarono a tormentarlo. “Che sciocco…” disse fra sé “… la gente non cambia… come i sentimenti non nascono dal nulla… non in una notte senza Luna e senza stelle…” “Hai ragione…” mormorò fissando Melisendra “… sei sempre stata capace di badare a te stessa e saprai farlo anche ora… non credo ci sia altro da dire…” In quel momento un corno echeggiò nel cortile. Era il segnale. “E’ ora che vada…” disse Gouf, proprio mentre un tuono sembrò scuotere il cielo “… addio, Melisendra…” Si voltò ed uscì dalla stanza, lasciando dietro di sé un vago ed angosciante senso di solitudine. Un’ombra allora apparve sull’uscio della porta. Era Freia.
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10-06-2011, 05.45.04 | #1217 |
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Icarius fissò con tenerezza Sayla.
“Quando ti guardo” disse con un sorriso amaro “mi rammenti quella giornata al Borgo Vecchio… la cavalcata con Talia, il mio scherzo… poi arrivasti tu… ti mentii, dicendoti che non ero il duca… non potevo fidarmi di tutti quelli che incontravo… poi la notte alla locanda dove ti facemmo curare…” Sospirò come a voler ingoiare lacrime e pene. “C’è qualcosa nella brughiera…” continuò “… quel lamento spettrale ed angosciante, gli incanti del Borgo Vecchio durante il ballo in maschera… poi quella Pieve…” tornò a fissare Sayla “… e giungesti tu… perché? Perché venisti là? E quei tuoi strani abiti… sento che nascondi un segreto… non voglio obbligarti a rivelarmi nulla… ma se sai qualcosa che possa aiutarmi a ritrovare mia moglie, allora, in Nome del Cielo, aiutami! Sin dal primo istante ho sentito che celavi qualche segreto… conoscevi me e Talia senza averci mai visti… e poi la naturalezza con cui vivevi ciò che accadeva intorno a te… io non voglio sapere tu chi sia… ma se puoi aiutarmi, ti prego… fallo…” Si alzò di scatto e prese un grosso volume. “Talia nella Pieve mi parlò di questo antico codice…” aprendolo Icarius “… è conosciuto come Le Angosce di Santa Lucia… lo stavo sfogliando mentre ti attendevo… credo sia una specie di manuale di demoni… ed ho trovato la citazione riportata sulla statua di Santa Lucia nella Pieve…” “Nel cuore dimora l’amore, quello vero. E tu, reo, il volto vedrai del diabolico sparviero. La punizione sarà per te l’Acefalia e sarai dannato. E il corpo, come l’anima, dalla colpa verrà sfigurato.” E letta quella citazione, Icarius si voltò a fissare Sayla, quasi ad attendere dalla ragazzina una qualche risposta a quel misterioso dramma. Ma ad un tratto nella biblioteca si udirono delle grida giungere dal cortile. Erano quelle del misterioso Cavaliere Custode.
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10-06-2011, 06.01.17 | #1218 |
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Non ci credevo. Lo avevo lasciato andare via senza nemmeno cercare di trattenerlo, senza suppliche, senza nemmeno l'ombra di una lacrima, di un tentennamento.
Per un attimo mi sentii vuota. Di nuovo sola. Smarrita in un mondo troppo grande. Mi scossi. Non dovevo distrarmi. "Freia... procurami un infuso di artemisia e un estratto di belladonna. Bada di non farti scoprire..." Osservai Gouf nel cortile e cercai di non farmi prendere dal rimpianto. Chissà dove avrebbero posto l'accampamento. Poco ma sicuro, in convento non ci sarei andata! "Scopri dove si trovano le stanze di Sir Saint-Roche..." Lanciai un'ultima occhiata fuori dalal finestra e sospirai.
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10-06-2011, 06.31.14 | #1219 |
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Freia lanciò un’enigmatica occhiata a Melisendra, per poi andare via scuotendo il capo.
Passarono diversi minuti senza che la vecchia ritornasse da lei. Il temporale, nel frattempo, sembrava perdere consistenza e la pioggia cominciò, pian piano, a scendere con meno intensità. I boati che scuotevano quel Cielo, lacerandolo con lampi e folgori, si allontanavano lentamente, divenendo sempre più deboli. Nel cortile allora l’esercito si riorganizzò e si rimise in azione il mostruoso ariete trainato dagli schiavi. Gouf raggiunse la testa delle sue armate e diede ordine di partire. Si voltò una sola volta verso la finestra dalla quale Melisendra osservava ogni cosa. Poi, al comando delle sue truppe, uscì dal castello. “Ecco quel che mi hai chiesto…” disse Freia entrando nella stanza “… la stanza di quell’uomo è all’ultimo piano della torre Nord…” Il ponte levatoio fu rialzato ed un senso di angoscia e malinconia si diffuse nel cortile ormai vuoto.
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10-06-2011, 06.48.59 | #1220 |
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Talia fissava il verziere, attratta da quel singolare ed intenso bagliore.
Cercava di comprenderne la natura, ma quella luce restava tanto misteriosa quanto indefinita. Poi, all’improvviso, una nuvola attraversò il cielo e tagliò, per un breve momento, i raggi del Sole che scendevano quasi a picco sul giardino. Il chiaro scuro allora mostrò, per quel breve momento, ciò che aveva generato quel riflesso. Erano due lunghe fila di lance parallele conficcate nel terreno, che attraversavano il verziere fino a perdersi nel suo lussureggiante ed idilliaco scenario. Ma ciò che turbò ed inquietò Talia erano gli elmi posti su ciascuna lancia. Erano tutti diversi fra loro, per stile e fattezze e ciascun elmo presentava un danno. Così vi erano elmi perforati, ammaccati, tagliati, lacerati e così via. Quella visione sembrava essere in netto contrasto con lo scenario dai tratti fiabeschi che animava il palazzo, il cortile ed il giardino. Come se qualcosa di oscuro ed inquietante si celasse nel ventre di quell’incantato mondo che circondava ed ospitava la principessa di Sygma.
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