02-03-2011, 18.08.52 | #1241 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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La giostra era cominciata e tutti i cavalieri del regno vi avevano preso parte.
Squilli di trombe, stendardi al vento e le grida del pubblico animavano quell'avvenimento. E poi, alte lance, variopinti scudi, armature splendenti ed elmi piumati accendevano i sogni degli spettatori festanti. Belven, Cavaliere25 e Goldblum parteciparono alla giostra, già scelti dal popolo come propri campioni.
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03-03-2011, 03.47.33 | #1242 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Perché sei venuta qui? Dovresti essere ai festeggiamenti…” disse Guisgard senza voltarsi verso Talia “… per voi tutti inizia una nuova vita qui a Cartignone … e poi c’è tuo padre… ora che l’hai ritrovato è giusto che tu gli stia accanto…”
Legò lo scudo alla sella e controllò le redini attorno alla testa del cavallo. “Quanto al mio arrivo nella cappella…” continuò “… tu mi hai passato il pugnale di nascosto dalle guardie… quindi siamo pari... e riguardo alle parole d’addio, beh, credevo ci fossimo detti tutto nella cappella… ma si sa, in fatto di cortesia e modi cavallereschi io non sono mai stato un campione… sicuramente non come i cavalieri che frequentano la corte… sto partendo…” aggiunse, sempre senza voltarsi, con un tono che si fece più amaro “… qui non ho più nulla da fare… e non c’è niente che mi trattenga…” Smise finalmente di tirare le redini e di stringere la sella e mormorò: “E tu non mi conosci affatto come dici… nessuno mi conosce veramente… nessuno…”
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03-03-2011, 13.16.34 | #1243 |
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Abbassai appena gli occhi quando smise di parlare, poi li rialzai.
Eravamo così vicini... eppure lui era distante. “Magari hai ragione!” dissi, con la voce appena malferma “Forse non ti conosco davvero... però avrei voluto che me lo dicessi guardandomi negli occhi! Hai avuto tanto coraggio da quando ci siamo conosciuti ed io ho davvero creduto che tu fossi in grado di fare qualsiasi cosa...” Esitai per un attimo, mentre un lontano ricordo mi attraversava la mente, un ricordo che riguardava me e Eileen in una cappella ed un discorso pieno di sogni... Solo per un attimo fui lontana, poi tornai lì. “E ora... ora non posso pensare che tu non abbia neanche il coraggio di guardarmi in faccia mentre mi dici che te ne vuoi andare!” Feci una breve pausa, incerta se parlare ancora o se fuggire via... “Dici che non c’è niente a Cartignone che potrebbe trattenerti... e magari hai ragione! In fondo andartene da qui era quello che volevi fin dall’inizio, non è vero? Fin dalla prima volta che ci siamo incontrati, tu volevi andartene. Una volta...” soggiunsi con un sorriso triste “una volta mi dicesti che qui eravamo tutti matti... e, dato quello che è successo, forse, non avevi neanche torto! Nonostante ciò, sei venuto con me e io non lo dimenticherò mai! Non dimenticherò mai tutto quello che hai fatto... per me!” Indugiai un attimo su quell’ultima affermazione, mi sentivo lo stomaco sottosopra eppure, allo stesso tempo, una sorta di strana calma era scesa sul mio cuore... una serenità scaturita dalla consapevolezza, perché adesso finalmente sapevo quello che provavo. Mi morsi il labbro inferiore, incerta per un istante... ma c’era ancora qualcosa da dire e se non lo avessi fatto allora, non lo avrei fatto più. “Ho fatto un sogno non molto tempo fa...” ripresi dunque, più piano “Ho sognato che tu tornavi a Cartignone, e che tornavi per me! Ed ero felice in quel sogno... eravamo insieme, eravamo... eravamo innamorati, ed io ero felice! Mia madre diceva che se sogni una cosa tanto intensamente, poi quella si avvera! Beh... quel sogno era davvero, davvero intenso...” sospirai e tentai di sorridere “E quindi questo può significare solo che i precetti di mia madre non erano sempre infallibili, vero?” Improvvisamente restare lì divenne impossibile. Improvvisamente sentii che le ginocchia stavano per cedermi e che l’aria iniziava a mancarmi... Gli voltai quindi le spalle e feci qualche passo verso la porta... “Non temere, ho capito che non hai alcun interesse a restare e perciò non ti chiederò niente. Però, con il tuo permesso, continuerò a fare quei sogni... sebbene saranno l’unica cosa di te che potrò conservare!” Feci ancora due passi, poi di nuovo mi fermai... “Io ti auguro di trovare la felicità, sir Guisgard! Te lo auguro con tutto il cuore! E ti auguro di riuscire un giorno ad abbattere quel muro che hai eretto contro il mondo!” Inspirai, socchiudendo gli occhi un istante... poi rialzai la testa e mossi qualche altro passo verso la porta.
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." |
03-03-2011, 13.39.42 | #1244 |
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mi preparai per fare la giostra mi sentivo carico e pieno di energia intanto guardavo i miei compagni ero felice di essere insieme a tutti loro
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fabrizio |
04-03-2011, 03.26.34 | #1245 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Guisgard restò qualche istante a fissare il suo cavallo, mentre Talia stava andando via.
“Avevo giurato a me stesso che non sarebbe più accaduto…” mormorò “… perché? Chiedo a tutti i santi del Paradiso perché? Maledetto il giorno in cui giunsi in questa terra! Voglio andar via… via da tutto e da tutti… a trascorrere da solo ogni altro giorno che mi resta da vivere…” Poi si voltò di scatto verso Talia. Fece qualche passo verso di lei, fino quasi a costringerla con la schiena contro una delle colonne. Allora le afferrò le braccia stringendole, quasi a volerle strappare il vestito. Il suo corpo era contro quello di lei. Sentiva il suo respiro su di lui ed il cuore di lei battere forte. “Non voglio sogni! Ne ho fatti già tanti ed ogni volta li ho visti svanire nel nulla! E non voglio che tu ora vieni qui perché ti senti in debito di riconoscenza!” Disse senza distogliere il suo sguardo da quello di lei. “Si, sarei andato via… via da questo posto e da te… perché? Perché ti amo, Talia! Ti amo come non ho amato mai! E stare qui, sapendo che tu non provi lo stesso per me… che non potrò mai averti… questo… questo mi fa impazzire! Nella cappella ho avvertito la tua freddezza… ed io… io…” esitò qualche istante “… odio Cartignone ed il mondo intero! E odio la mia stessa vita, perché so che non mi basteranno tutti i suoi giorni per poterti dimenticare!” Strinse ancora a se il corpo di lei. Era lì, davanti a lui. Senza difese, fra le sue braccia. Avrebbe potuto farla sua in quello stesso istante. Ma poi, all’improvviso, le sua mani lentamente cominciarono a lasciare le sue braccia. “Perdonami…” sospirò “… perdonami, ti prego… ti giuro che non accadrà mai più una cosa simile… perdonami, non volevo… ora vado… addio, Talia…” Raggiunse il suo cavallo e prendendolo per le briglie uscì dalle scuderie. Un vento freddo si era alzato e come un lamento si diffondeva sulla campagna prossima al crepuscolo. Due bambini e una bambina giocavano poco distanti. “Bumin, sono Guisgard e non sposerai lady Talia perché io ti ucciderò!” Gridò il bambino. “Ah, muoio…” fingendo di morire l’altro. “Oh, Guisgard! Mi hai salvata!” Esclamò gioiosa la bambina. Il cavaliere fissò per un momento quei bambini ed i loro giochi, nel sibilo malinconico di quel vento freddo. Tanto freddo da far male al cuore.
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04-03-2011, 04.44.40 | #1246 |
Cittadino di Camelot
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Rimasi immobile con la schiena contro quella colonna mentre usciva... mi sentivo strana, come se la mente mi si fosse inceppata su quelle sue parole. Parole dure, cariche di rabbia...
Mi guardai i polsi... il modo in cui mi aveva stretta... Poi mi riscossi e corsi fuori dalla scuderia... “E io odio te...” dissi, riafferrandolo per la manica “Ti odio perché sei presuntuoso e testardo! Ti odio perché non pensi che per te! Ti odio perché sei ostinato... tu e i tuoi colpi di testa, tu e il tuo credere di sapere sempre tutto...” La voce mi tremò forte... socchiusi gli occhi un istante, ma non potei trattenermi. E improvvisamente lo abbracciai... “Ti odio perché te ne vuoi andare!” mormorai, guardandolo negli occhi “E perché non ti sei soffermato neanche per un istante a chiederti cosa davvero io provassi...” Appoggiai un momento la fronte contro la sua camicia, mi sentivo gli occhi lucidi... poi tornai a guardarlo... “Non puoi credere davvero che io sia qui per gratitudine!” mormorai “Non puoi credere che non ci sia niente altro...” Lo osservai ancora per un istante, poi lentamente mi avvicinai e gli posai un bacio sulle labbra.
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04-03-2011, 21.32.15 | #1247 |
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Non era più tornato.
Il sogno era andato via, e con lui la visione di Zulora... Morven continuava ad interrogarsi e a tormentarsi a quel ricordo. Aveva sentito dire che al momento della morte spesso sopraggiungono visioni veritiere. Ma lui non voleva credere a ciò che aveva visto… Zulora… morta… morta per sua stessa mano… morta dal dolore… un dolore di cui lui era stato in parte responsabile… no, non lo poteva accettare! Si mise a sedere sul letto, cercò di sollevarsi per vedere un po’ di azzurro dalle strette e alte finestre di quella sala. La ferita non era stata mortale, ma era profonda e gli procurava parecchio dolore. Ma più della sofferenza fisica, ciò che lo rendeva impaziente e teso era quella forzata immobilità. Aveva sentito le campane suonare a festa a Cartignone, e aveva udito i cori gioiosi per le vie. Sapeva che i suoi compagni si erano impegnati in una giostra, e avrebbe desiderato sopra ogni altra cosa potersi udire a loro. Ma non poteva. Non lo permetteva l’infermità del suo corpo, e non lo permetteva il caos dei suoi pensieri… il caos… lui, che si era sempre sforzato di cercare l’ordine sopra ogni cosa! E adesso l’ordine era imperativo. Doveva dare un ordine alla sua vita. Ripensava ai giorni passati, i lunghi giorni da quel mattino in cui aveva per la prima volta incontrato Belven. Aveva sentito subito che qualcosa si preparava per lui. Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita. Con la mano carezzò il fodero di Samsagra, che era riuscito a riprendere e portare con sé. Non l’abbandonava mai. Non l’avrebbe abbandonata mai più, l’aveva giurato. Cercò ancora uno spicchio di azzurro a cui aggrapparsi, un po’ di azzurro che potesse tingere i suoi occhi neri. Quanti giorni, quanto tempo… quando si è giovani il tempo non ha mai alcun valore, e per lui soprattutto non ne aveva mai avuto. Ma non era più così. Aveva visto tanto, aveva visto troppo, troppo per poter pensare di sprecare una sola ora in più. Girò il capo a cercare nella stanza lo sguardo attento di chi lo fissava da un pezzo in silenzio. “E così è già partito… francamente me lo aspettavo. E’ nella sua natura, o nella natura che ha imposto a se stesso” Tornò a guardare fuori. “Siete stato un bravo compagno, Iodix. Sono sicuro che il vostro signore, in Cornovaglia, vi accoglierà con gioia, sapendo quanta parte avete avuto in questa storia!” Si voltò, prese un foglio che aveva poggiato accanto alle ricche coltri sulle quali riposava. “Ma ho un ultimo favore da chiedervi… pazientate solo qualche minuto, amico mio, non vi farò perdere tempo” E presa una penna, cominciò in fretta a vergare il foglio con la sua scrittura spigolosa ma elegante. “Guisgard, solo poche righe per ringraziarvi. So che siete troppo sdegnoso per accettare un leale ringraziamento, ma il Cielo sa quanto è stato importante per me incontrarvi. Prima di voi ero solo un ragazzino che sapeva usare troppo bene la spada… poco cervello e poca pazienza. Prima di voi non sapevo che si potesse davvero indirizzare le proprie azioni al servizio di una causa. Pregavo Dio e pensavo che questo bastasse a salvarmi l’anima… ma vedendo voi, che vi siete così prestato ad una causa non vostra con tanta dedizione e lealtà, ho capito che in verità non ho mai servito che la mia fanciullesca vanità, che voleva che mi vedessi come Parsifal, o come uno dei tanti eroi dei libri che da bambino ho ammirato. Adesso la mia strada mi porta ad affrontare le sfide cui sono stato da tempo chiamato, e che per paura ho evitato. Il mio ducato è stato usurpato in modo vile e basso, e molti dolori sono stati inflitti a coloro che mi erano più cari. Adesso so che il mio posto è in Francia, a Cassis, a combattere per ciò che è mio, a combattere per ciò che è sacro. La terra, la terra natale… come un giorno aveste a dire voi, il legame di un uomo con la propria terra è un patto sacro, scritto nel sangue. Ci sono tante cose che avrei voluto chiedervi… tante cose che vi avrei chiesto di insegnarmi… cose che non conosco, e sulle quali il mio cuore si interroga costantemente… domande che solo possono essere rivolte ad un padre, o un fratello, o un amico sincero… Che cos’è la passione? E quali passioni guidano la nostra spada? Cos’è il coraggio, e cos’è la prudenza? E quale saggezza può aiutarci a distinguerle? Impareremo mai dalle sconfitte e dalle vittorie dei nostri nemici? Esiste un modo per dimenticare i rimorsi? Qual è la differenza tra il ricordo e il rimpianto?... ma voi siete già lontano, e forse non risponderete mai a queste mie domande. Ma dalla vostra spada e dall’esempio del vostro coraggio io cercherò di trarre ogni possibile insegnamento, e qui su questo foglio, davanti a voi e davanti a Dio, giuro di riprendere ciò che è mio di diritto. Così, caro amico, mi permetto per una volta di chiamarmi fratello, e di invitarvi, quando avrete risolto ogni vostro problema in Cornovaglia, a raggiungermi nelle mie terre, a Cassis… nel mio castello, dove io avrò dimora e potere con la grazia del Signore. Servo vostro, nel cuore e nella spada, Morven, quindicesimo duca di Cassis” Piegò il foglio con cura, e lo porse a Iodix. “Datelo al vostro signore Guisgard, ve ne prego” Poi, un attimo dopo, prima che Iodix potesse dire nulla, parve rammentarsi di qualcosa e riprese subito: “Iodix, quella spada che io vi ho dato, quando eravamo in quel luogo orrendo… quella spada, vi prego, datela a Guisgard. E’ vecchia, lo so, ma è un’arma preziosa. E’ appartenuta ad un uomo onesto e coraggioso… il migliore amico che io abbia mai avuto. Gli porterà fortuna…. Ditegli questo da parte mia” Poi chiuse gli occhi un istante, come inseguendo un ricordo lontano, ma li riaprì subito, per cercare ancora un volta il cielo.
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"E tu, Morrigan, strega da battaglia, cosa sai fare?" "Rimarrò ben salda. Inseguirò qualsiasi cosa io veda. Distruggerò coloro su cui avrò poggiato gli occhi!" Ultima modifica di Morrigan : 05-03-2011 alle ore 02.29.32. |
05-03-2011, 02.41.41 | #1248 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Farò quanto mi avete chiesto!
Vi giuro, darò a Guisgard questo!” Disse Iodix indicando il foglio datogli da Morven. Si avvicinò poi al letto del compagno ferito ed aggiunse: “Amico mio, voi pensate solo a ristabilirvi. Questo adesso conta e questo sento di dirvi!” Lo salutò e si congedò da lui per tornare dal suo padrone.
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05-03-2011, 04.33.57 | #1249 |
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Le sue labbra…
Il suo profumo… La carezza dei suoi capelli… Il caldo e dolce battito del suo cuore sul petto di lui, che univa entrambi in un unico ed eterno battito d’amore… Quel bacio, come la più magica delle meraviglie d’amore, in un attimo cancellò tutte le sofferenze, le fatiche ed i tormenti di quel cavaliere. Le sue braccia allora cinsero il corpo di lei ed un tenero abbraccio li unì nel purpureo manto del tramonto. Talia fissava la sera… La sera, fresca e chiara di stelle, che ricopriva la campagna addormentata sotto l’alone d’argento della Luna. “Quanti sogni vedi, amore mio?” Chiese Guisgard stringendola a se, nel suo mantello che li avvolgeva entrambi. “Quanti sogni hai? Dimmelo, ti prego… affinché io possa rincorrerli tutti e realizzarli per te…” La teneva stretta al suo petto, stringendola fra le sue braccia e fissavano entrambi le meraviglie di quella sera, mentre i capelli di lei, sospinti da una leggera brezza, accarezzavano il suo volto. “Talia, sii solo mia…” aggiunse “… ed io ti porterò lontano… dove il mondo finisce ed il Cielo e il mare si incontrano… dove non si invecchia e l’azzurro della giovinezza splende per sempre… in un luogo in cui il vento, il Sole e la Luna verranno a renderti omaggio ogni giorno… un luogo che attende la sua principessa da sempre… sii la mia principessa… la principessa del mio mondo e di tutti i miei sogni... dimmi di si ed io ti farò vivere il mondo ed il Cielo, con tutte le meraviglie racchiuse in essi…” Colse allora una bellissima rosa rossa da un cespuglio e la pose fra i capelli di lei. Poi si alzò, portandola con se nello spiazzo circostante. “Vuoi ballare, milady?” Domandò divertito. E cominciarono allora a danzare nella sera, tra lo scintillio delle stelle e la luminosa carezza di quella pallida Luna. Il mantello di lui ed il bianco vestito di lei volteggiavano nella quiete della campagna, assopita nei mille e più meravigliosi sogni che possono costellare l’avvenire. E danzavano felici, in un bagno di luminose lucciole che, simili a infiniti frammenti di stelle cadute da quel firmamento incantato, sembravano benedire ogni loro sospiro.
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06-03-2011, 22.12.16 | #1250 |
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Gaynor decise di non aspettare il nuovo giorno per andar via da Cartignone. Aveva parlato a lungo con Bethan, che tra le tante cose le aveva anche riferito che, dopo la sua fuga, Duncan aveva smosso l'intera città per ritrovarla, pazzo di dolore e non di rabbia. Gaynor le parlò di come Guisgard fosse riuscito a rimettere insieme i cocci del suo cuore dopo che Lancelot lo aveva mandato in frantumi, e di come poi avesse disilluso i suoi sogni e mortificato la sua dignità offrendole parole di compassione di cui lei non aveva bisogno.
"Non c'è luogo in cui io possa andare per trovare una pace che forse non è di questo mondo. Ovunque io andassi, i miei fantasmi mi seguirebbero e non mi permetterebbero di essere libera come io intendo essere. Un castello tutto mio, un titolo nobiliare e agiatezza non possono compensare una vita senza amore... il mio cuore è oramai arido a causa di tutti i sogni disillusi, e mi spieghi che senso avrebbe continuare a vagabondare se non vi è la speranza di trovare qualcosa di migliore? E' per questo, amica e sorella mia, che io tornerò ad Imperion, tra la mia gente, tra coloro che mi hanno soffocata forse per troppo amore e non per cattiveria. Tornerò a casa mia, adesso, subito... Voglio dimenticare Cartignone, l'orrore che ho visto e che ho vissuto, il male che mi è stato fatto, voglio dimenticare tutto... tutto quanto..." Dopo aver salutato Bethan con la promessa che si sarebbero riviste presto, Gaynor uscì dal palazzo e corse verso le scuderie, da Elinor. Quando la vide, le accarezzò il nero e lucido manto e salì in sella. "Amica mia, si torna a casa! Vai, e che Dio sia con noi!" Uscendo dalle scuderie, alla luce delle stelle vide due figure che stavano danzando, ignare di tutto tranne che della loro felicità. Erano Guisgard e Talia, e alla loro vista Gaynor capì che andarsene quella notte stessa era stata la scelta migliore. Le era dispiaciuto non aver salutato nessuno, ma non poteva restare in quel luogo un minuto di più. Lanciò Elinor al galoppo e pian piano le luci di Cartignone divennero sempre più piccole, fino a sparire del tutto nel buio della notte.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |