11-06-2011, 19.26.04 | #1251 |
Cittadino di Camelot
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Mi spazientii.
Avvicinai al suo volto la luce della candela, accarezzandogli una guancia. Mi avvicinai e lasciai che il suo respiro rallentasse fino a diventare più lieve del battito di ali di una farfalla. Lo guardai annaspare a occhi sgranati, cercando disperatamente l'aria di cui aveva bisogno. Perse conoscenza. A un certo punto soffiai nuovamente dentro di lui. I suoi polmoni bruciavano di dolore. Fissai le sue pupille dilatate. "Quindi intendevi tradire Gouf ed eliminarlo?" Attesi che riprendesse fiato a sufficienza e continuai. "Non sono una persona paziente, se non risponderai dovrò rifarlo... che cosa vuole il tuo alleato? E soprattutto chi è?" Sospirai spazientita. "D'accordo... penso che la prossima volta che riprenderai conoscenza ti avrò cavato gli occhi." Sbuffai.
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12-06-2011, 11.48.19 | #1252 |
Cittadino di Camelot
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Appena ebbi finito di parlare con Luna, uscii dalle mie stanze in cerca di Icarius. Ma non lo trovai.
Chiesi a delle guardie e a dei servi dove fosse, ma nessuno lo sapeva. Pensai a dove poteva essersi recato in cerca di un po' di pace, quando passando davanti ad una porta sentii dei passi ed entrai. Icarius stava seduto su dei gradini in una grande sala ove si ergevano statue di quelli che dovevano essere stati gli Arciduca di Capomazda. Le grida provenienti dal cortile non erano ancora cessate, ma feci finta di niente e mi avvicinai lentamente ad Icarius e gli poggiai una mano sulla spalla. "Nobile Taddei, non dovete credere alle parole di quel cavaliere, non dovete pensarci, non ora. Una persona sta venendo qui, a Capomazda per aiutarci a ritrovare vostra moglie. Forse vi sentirete delusi quando la vedrete, ma vi assicuro che è la migliore." Mi fermai per dargli il tempo di capire. Vedevo chiaramente che era stravolto, gli occhi rossi di chi ha pianto... "Dobbiamo partire immediatamente, mylord. Se volete. Io nel frattempo che decidete, vado a chiamare Lho, che ci aiuterà anche lui nelle ricerche." Gli presi il viso tra le mani costringendolo a guardarmi negli occhi. "So che non posso pretendere una cosa del genere dopo tutte le bugie che vi ho detto, ma io devo sapere. Nobile Taddei, vi fidate ancora di me?" Attesi una risposta, ero angosciata e preoccupata. Sapevo che Lho ci sasebbe stato d'aiuto, ma non volevo che venisse, per paura. Ora Lho conosce veramente il mio animo, la mia vita, la mia vera essenza. Sa che io sono l'incarnazione terrena del male. Anche Icarius lo sa, ma forse no lo ha ancora capito. Gli occhi senza sguardo di Icarius confermarono i miei timori, ma rimasi comunque lì, ferma ed in silenzio, propensa ad ottenere una risposta alla domanda. Fiducia... No, non ne sono degna...
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13-06-2011, 01.38.00 | #1253 |
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Cimarow fissò Melisendra attraverso le sue pupille ormai sbiadite e dilatate.
Comprendeva, anzi sentiva, che quella donna non scherzava. Era davvero decisa a tutto. “Gouf…” disse con un fil di voce “… si… mi occorreva per… la sua bravura militare… non mi sono mai fidato… poi… poi…” cercando di riprendere fiato “… poi De Saint-Roche… lui sospettava di Gouf… mi disse… mi disse… che lui aveva un buon… movente per aver ucciso Nyclos… decidemmo allora… di eliminarlo… una volta caduta… Capomazda…” Scosse il capo, quasi a voler scacciare quel dolore che gli stava lacerando i polmoni e la gola. “Il… mio alleato… il mio alleato vuole distruggere i Taddei…” riprese “… non so perché… so solo che li odia… ne è quasi ossessionato… mi ha promesso il suo aiuto per conquistare Capomazda… ed in cambio uccideremo tutti i Taddei… non so altro… ora, in nome della pietà… che ci rende diversi… dalle bestie… dammi un pò… d’acqua…”
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13-06-2011, 02.14.17 | #1254 |
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Mi alzai e scostai le tende del baldacchino.
La fiamma della candela si agitava inquieta. Riflettei sulle parole di Lord Cimarow. Forse davvero non sapeva altro. Forse quell'uomo incappucciato a cui non riusciva a dare nè un nome nè un'identità era... MI accigliai a quel pensiero. Mi chinai su di lui e gli sfilai l'anello che recava il suo stemma. "Se tu avessi avuto pietà per qualcuno, qualcuno proverebbe pietà per te..." Per un attimo vacillai a quel pensiero. Io avevo avuto pietà per qualcuno? Qualcuno avrebbe avuto pietà per me? "Non sarò io a toglierti la vita... lo faranno loro." Mormorai mestamente, mentre un vento invisibile agitava le tende e la fiamma cresceva a dismisura. Una vittima per la loro protezione. Ogni luna. E ora erano molto impazienti, l'odore del sangue li aveva svegliati e resi famelici. Tracciai su di lui il segno del sacrificio, fendendo l'aria con la punta del pugnale. "E' vostro..." Non ero pronta. La fiamma fu più rapida di qualunque mia aspettativa. Lasciai cadere la candela e, senza guardarmi indietro, me ne andai verso la porta. Il fuoco stava lambendo l'intero letto alle mie spalle, voracemente. Presto lo avrebbe avvolto. L'ultima cosa che sentii fu odore di carne bruciata. Non sapevo cosa sarebbe successo. Forse avrebbero dato fuoco a ogni cosa? Forse si sarebbero placati con il sacrificio. Correndo attraverso i corridoi raggiunsi la mia camera e mi chiusi dentro, gettai le mie cose e qualche vestito in una borsa da viaggio, nascosi bene l'anello e guardai fuori, ormai stava sopraggiungendo l'alba. In pena per l'incendio che forse si stava scatenando e per Freia che ormai non avrebbe dovuto tardare, mi misi a camminare avanti e indietro vicino alla porta, tendendo l'orecchio a ogni minimo rumore.
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13-06-2011, 02.56.10 | #1255 |
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L’incendio in breve divampò in tutta la stanza.
Il signore del castello giaceva nel suo letto, immobile, alla mercè di un dolore fisico e mentale. Egli aveva accarezzato, per lungo tempo, sogni di vittoria, potenza e vanagloria, ma ora tutto sembrava svanire ed incenerirsi, come i muri di quella stanza. Ovunque ora vedeva tenebre e fiamme e sentiva una cieca e primordiale paura stringergli il cuore. “E’ finita…” disse fra sé. “Dove sono i miei cavalieri? I miei servi e tutti coloro che hanno giurato di servirmi in questa impresa? Tutti nascosti come ratti ingrassati alla mia tavola!” Emise, forse per la collera mista a disperazione, un gemito che morì in uno stentato lamento. “Sei dunque cosciente, mio signore…” mormorò una voce gracchiante nella stanza “… per tua sfortuna…” “Chi è là?” Tentò di urlare Cimarow. “Sei un demone giunto al mio capezzale? Sei venuto a prenderti la mia anima? Avvicinati e mostrati a me!” “Sono la morte che giunge a prenderti, Cimarow…” avanzando Freia. Il suo volto grottesco sembra assumere agli occhi di Cimarow fattezza mostruose e terribili, simili a quelle di un demone. “Ripensa alle tue colpe, maledetto…” echeggiò la voce della vecchia. “Allontanati da me, maledetta!” Gridò Cimarow, reso ormai folle dal dolore e dalla paura. “Allontanati e lasciami morire in pace!” “In Pace? Tu non ne concedesti mai, maledetto!” Replicò Freia. “Anni di tormenti, di dolore e dannazione! Questo mi donasti, cane! Ancora le carni gridano le torture subite e l’anima gli strazi conosciuti!” Si avvicinò allora al letto e lo fissò con i suoi occhi spettrali. “Sei tu, maledetta!” Urlò Cimarow riconoscendola. “Si, sono io…” ridendo la vecchia “… ed il mio volto sarà l’ultima cosa che ricorderai di aver visto… addio, lord Cimarow… all’Inferno potrai trovare un regno su cui dominare ed anime dannate da tormentare…” Un attimo dopo Freia uscì. “Uomini, guardie!” A gran voce Cimarow. “Accorrete dal vostro signore! Accorrete, maledetti vigliacchi!” Ma il fuoco copriva la sua voce, generando lamenti e gemiti in quell’Averno di vampate e murature incandescenti. “Chi siete?” Delirando il barone. “Chi siete e cosa cercate? Via dal mio letto! Via dal mio capezzale! Andate via! Andate via! Via da me!” Un’ultima vampata avvolse tutta la stanza. Ad un tratto la porta si aprì ed una grottesca figura si mostrò a Melisendra. “Il sacrilego pasto è stato loro servito…” disse Freia fissando la ragazza “… ma ben sai che di tutto questo dovrai rendere conto…” Poi, per un breve ed indefinito istante, i suoi occhi sembrarono ammansirsi ed un lieve sorriso sorse sul suo volto rugoso e consumato dal tempo. “Andrai via…” fissando la borsa preparata da Melisendra “… si, è ora che tu vada… tra un po’ tutto il castello brucerà…”
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13-06-2011, 03.28.08 | #1256 |
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Ricambiai quello sguardo, mentre il sole ormai rischiarava l'orizzonte.
"A quanto pare sei più informata di me su ciò che intendono fare loro..." sollevai la mia bisaccia. Avevo bruciato i vestiti sporchi di sangue per precauzione, ma a quanto pare era stato inutile. "Hai idea di come posso trovare l'accampamento di Gouf? Non ho alcuna intenzione di seguire i suoi ordini e andarmene in convento." Mi coprii meglio col mantello. "Tu cosa farai?" Strinsi la cintura e assicurai il pugnale ad essa. Mi domandai cosa avrei detto a Gouf. Le strade erano insicure, certamente raggiungere l'accampamento poteva essere l'unico modo per riuscire ad arrivare a Capomazda senza farmi uccidere dai soldati e dalle bande mercenarie che ormai dovevano essersi sparse ovunque. Sospirai.
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13-06-2011, 03.48.59 | #1257 |
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“Prendi tuo figlio e lascia queste terre.” Disse Freia fissandola con sguardo severo. “Lascia quell’uomo al suo destino. E’ colpevole di questo dramma nella stessa misura in cui lo era Cimarow. Cos’hai ancora che ti lega a quel cavaliere?” Domandò la vecchia. “Tra un pò ci sarà una terribile battaglia… sei ancora in tempo… non è troppo tardi per vivere la tua vita ed essere felice con tuo figlio…”
Si portò allora un velo nero sul capo, mentre il fumo e le fiamme avevano già allarmato tutti. “Questo castello tra non molto illuminerà la brughiera con le sue fiamme…” aggiunse “… il mio posto è qui… la mia anima dannata appartiene a questo luogo ormai… ma tu no… va via e dimentica tutte le maschere di questa oscura tragedia… io sono Medea ed ho sacrificato ogni cosa per le mie colpe… ho saziato la mia vendetta uccidendo tutto ciò che più amavo… ma tu no… tu hai altro nome da quello di Medea ed il tuo destino non è segnato… non ancora... va via… via da tutto ciò…”
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13-06-2011, 04.25.19 | #1258 |
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"Non so quale dio parli attraverso la tua bocca, Freia... ma certamente non è la Follia." Le strinsi affettuosamente la mano. "Dici cose giuste e forse sono io ad essere folle, ma non sarò mai felice o in pace se almeno non ci avrò provato... a contrastare le tenebre del cuore di Gouf e quelle che minacciano di travolgerci."
Aprii la porta. "Non so cosa tu abbia fatto, ma spero che tu riesca a perdonare te stessa prima della fine... in fondo seguiamo semplicemente il nostro destino e ne paghiamo il fio ogni giorno. Addio, Freia." Calai il cappuccio sugli occhi e infilai la porta. Corsi giù dalle scale, fino alle scuderie, mentre intorno a me tutti correvano verso l'ala dove era scoppiato l'incendio. Trovai un cavallo e con un po' di fatica lo sellai. Il ponte levatoio era stato abbassato a causa dell'incendio e ne approfittai. Mi voltai un'ultima volta, mentre una colonna di fumo si alzava, formando bizzarri disegni nel cielo ormai rischiarato dalla luce del giorno. Spronai il cavallo e mi diressi al crocevia. La brughiera spettrale, poi la foresta. Potevo solo seguire le tracce lasciate dal numeroso esercito in movimento. Ma prima o poi quelle tracce si sarebbero divise e io non avevo idea su quale fronte si trovasse Gouf. Ma ci avrei pensato una volta giunta al bivio. Cercai di rasserenarmi, per quanto fosse possibile dopo aver ucciso un uomo e bruciato un intero castello. Non era il momento per i sensi di colpa. Ma il dubbio rimase. Un giorno avrei invocato io pietà. Allontanai quelle idee macabre e strinsi le briglie. Mi concentrai sulle tracce.
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13-06-2011, 04.38.30 | #1259 |
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La brughiera poi la foresta.
Melisendra attraversava quei luoghi mentre alle sue spalle finiva in cenere l’effimero sogno di Cimarow. Giunse così su ciò che restava di un qualche villaggio. Era stato distrutto e divorato dalle fiamme. Corpi carbonizzati e straziati erano rivolti tra la polvere e la melma. Forse non si erano arresi alle truppe di Gouf, o forse a quelle di Ivan de Saint-Roche. La Luna rifletteva pallida ed immutabile, mentre in lontana sembravano salire verso il cielo sordi boati. Forse erano i pilastri di quel mondo che cominciavano a cadere. Poi, finalmente, un vasto accampamento. Tantissime fiaccole ne illuminavano le tende. Ad un tratto Melisendra sentì dei cavalli giungere da un sentiero laterale all’accampamento. Portavano un pugno di uomini. E tra essi vi era Ivan de Saint-Roche, che subito, riconosciuto dalle sentinelle, fu condotto in una delle innumerevoli tende di quell’accampamento.
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13-06-2011, 04.48.26 | #1260 |
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Zimail fissò Dafne, per poi scuotere il capo.
“Il bosco è un luogo selvaggio, dove è sempre possibile fare brutti incontri.” Disse il vecchio. “E poi al villaggio ci sono soli pastori e contadini… gente semplice ed umile… non troverete nessuno disposto ad aiutarvi… se solo Pasuan avesse la vista…” Si avvicinò di nuovo a Hubert. “La febbre continua a salire…” mormorò “… purtroppo abbiamo ben poca scelta… ci occorrono quelle erbe…” guardando preoccupato Dafne “… è inutile indugiare oltre… vi accompagnerò io nel bosco…” “Ma come?” Stupita la donna che era al suo servizio. “E’ troppo rischioso!” “Anche lasciare il bambino in queste condizioni è rischioso…” fissandola Zimail.
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