18-04-2013, 13.24.53 | #121 |
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GIULIA FARNESE, LA DAMA DEL LIOCORNO.
Nata nel 1475 a Canino (Viterbo) da Pier Luigi Farnese e Giovannella Caetani, Giulia Farnese è passata alla storia come una delle donne più affascinanti e misteriose della sua epoca. Vero e proprio emblema della femminilità rinascimentale, in vita fu assunta a modello ideale di bellezza da molti pittori. Tanto più appare singolare il fatto che di lei non sia pervenuto a noi alcun ritratto certo. La leggenda vuole che lo stesso Raffaello si sia ispirato a lei per dare il volto alla celebre Dama con il liocorno , essendo la bella Giulia e la sua casata, tradizionalmente associati alla figura del mitologico animale. Ma questa è solo una delle numerose ipotesi. Appartiene invece alla storia che fu l'amante di Alessandro VI e per questo era usualmente indicata dai cronisti del tempo come Concubina del Papa o addirittura con l'espressione - colorita quanto blasfema - di Sponsa Christi . Fu sorella di Alessandro Farnese, destinato a passare alla storia come papa Paolo III. Ed è fatto ormai risaputo che nella sua nomina a cardinale da parte di Alessandro VI - punto di inizio dell'inarrestabile ascesa della famiglia Farnese nelle principali corti europee – determinanti furono proprio i favori e le intercessioni della bella Giulia. A partire dal 1495 ridusse molto la frequentazione di Alessandro VI decidendo di raggiungere il legittimo marito Orsino Orsino a Bassanello. Alla morte di quest'ultimo si trasferì nel castello di Carbognano ove si risposò. Rimasta nuovamente vedova, negli ultimi due anni della sua vita si stabilì ancora a Roma, dove morì il 23 marzo 1524 all'età di 49 anni. tratto da: Pinturiccio.org Taliesin, il bardo
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"Io mi dico è stato meglio lasciarci, che non esserci mai incontrati." (Giugno '73 - Faber) Ultima modifica di Taliesin : 18-04-2013 alle ore 13.49.09. |
18-04-2013, 13.39.50 | #122 |
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GIULIA GONZAGA, LA CONTESSA DI FONDI.
Giulia era figlia di Ludovico, duca di Sabbioneta, e di Francesca Fieschi. Nel 1526, a tredici anni, sposò Vespasiano Colonna che aveva quaranta anni, era vedovo e con una figlia probabilmente più anziana della moglie. Il contratto di nozze era stato sottoscritto da Isabella d’Este che rappresentava il padre di Giulia. Dopo solo due anni di matrimonio, nel 1528, la giovanissima sposa rimase vedova, erede di tutto il patrimonio del marito e tutrice della figliastra. Dalla morte del marito sino al 1535 Giulia, che resisteva a qualunque progetto di nuovo matrimonio, visse nella contea di Fondi mentre la fama della sua bellezza e del suo spirito si diffondevano per tutta Italia grazie anche a Ludovico Ariosto che la ricorda insieme alle dame e ai cavalieri della sua epoca. La fama della castellana di Fondi si diffuse anche oltre il mare, tanto che si parlò di un tentativo di rapimento da parte del pirata Barbarossa che intendeva fare omaggio della bella preda al sultano Solimano I. Il territorio fu saccheggiato dai turchi ma Giulia si salvò fuggendo in tempo… L’episodio non fece che rafforzare il mito della sua bellezza e fu celebrato dall’egloga di Francesco Maria Molza La ninfa fuggitiva. Nel castello di Fondi si raccoglieva una piccola corte, ricordata e celebrata da quanti si recavano a far visita alla signora. Con Giulia viveva la figlia del marito, Isabella, che sposò Luigi Gonzaga, detto Rodomonte, fratello della matrigna. La contessa di Fondi aveva come segretario Gandolfo Porrino un poeta e fine letterato che fu in corrispondenza con buona parte degli scrittori del tempo, fra cui Francesco Maria Molza. Fra quanti le facevano visita si ricorda il cardinale Ippolito Medici raffinatissimo e colto uomo di lettere e, scrive Giovio, dolcissimo musicista, abile suonatore di più strumenti. Il cardinale tradusse per la ammiratissima, corteggiatissima, irreprensibile e inespugnabile giovane signora della quale era innamorato, e dalla quale forse fu riamato, alcuni versi dell’Eneide; morì a Itri nel 1535, probabilmente di malaria, ma si favoleggiò di avvelenamento da parte della famiglia, contrariata da quella passione. Su commissione del cardinale, che desiderava avere un ritratto della donna amata, alla corte soggiornò in due riprese Sebastiano del Piombo: del ritratto originale, dipinto nel 1532, rimangono diverse copie. Alcuni mesi dopo Ippolito inviò a Fondi il ferrarese Alfonso Lombardi, un incisore noto all’epoca, per ritrarre Giulia in una medaglia. In viaggio da Roma verso Napoli si era fermato a far visita alla contessa Juan de Valdes, il quale, preso dal fascino che aveva richiamato tante personalità di rilievo, scrisse una lettera al cardinale Ercole Gonzaga colma di elogi e ammirazione per la sua ospite. In quella occasione si impegnò a offrire a Giulia consiglio in merito alla causa che le era stata mossa dalla figliastra per l’eredità paterna. Durante l’estate del 1535 la contessa aveva incontrato anche il protonotario apostolico Pietro Carnesecchi, che era stato fortemente influenzato da Valdes, con il quale rimase in contatto diretto e epistolare: Carnesecchi la amò per tutta la vita sublimando il suo amore in un ideale filosofico-platonico. Nel dicembre dello stesso anno, forse per seguire meglio i suoi interessi, e forse per allontanarsi da Fondi apparsa insicura dopo l’impresa di Barbarossa, la contessa si trasferì a Napoli, prese alloggio presso il convento di San Francesco delle Monache e vi dimorò per tutta la vita. Intorno a lei si ricostituì un circolo scelto dove la conversazione aveva per oggetto temi spirituali e religiosi: vi partecipavano quanti erano interessati alle intellettuali e spirituali ‘eresie’ sorte nella prima metà del Sedicesimo secolo sull’onda della predicazione di Lutero e di Calvino. Fra questi il citato Juan de Valdes, al quale Giulia ispirò l’Alfabeto Cristiano, Pietro Carnesecchi, Marcantonio Flaminio, Bernardino Ochino, Galeazzo Caracciolo che aderì alla Riforma e emigrò a Ginevra dove morì. Del gruppo faceva pare anche l’‘eretica’ Isabella Brisegna Manriquez, la personalità napoletana più in vista insieme a Galeazzo Caracciolo, che scelse di lasciare l’Italia per seguire la propria fede. Carnesecchi scrive che la duchessa inviò una pensione annua, prima a Zurigo e poi a Chiavenna, alla “cara sorella” fuggiasca. Giulia, che aveva ereditato i manoscritti di Valdes, si dedicò alla diffusione della sua dottrina senza trascurare anche i propri interessi mondani e l’educazione del nipote Vespasiano del quale le era stata affidata la tutela dopo la vedovanza e il secondo matrimonio della madre, la figliastra Isabella. Vespasiano, che sarà il suo erede universale, fu un vero principe rinascimentale, ampliò e abbellì Sabbioneta, la piccola Atene dei Gonzaga, dove raccoglieva una corte eletta. L’attività della duchessa nella diffusione di idee pericolose per il cattolicesimo suscitò presto l’attenzione dell’Inquisizione, il pericolo fu stornato dall’azione della potente famiglia che si mobilitò in sua difesa. Giulia morì a Napoli nel 1566 nel convento nel quale era vissuta e dove avrebbe voluto essere sepolta; ma i sospetti che gravavano su di lei probabilmente non permisero di esaudire questo desiderio. Il pontefice Pio V fece sequestrare le sue carte e dopo averle esaminate dichiarò, che se le avesse viste prima, quella signora la avrebbe «bruciata viva». tratto da: www.enciclopediadelledonne.it Taliesin, il bardo p.s. omaggiando virtualmente nell'epoca della novella pergamena, Milady Gonzaga, nell'attesa che l'altalena della sua originale Poesia possa fluttuare ancora tra le vie lastricate di Camelot.
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21-04-2013, 00.46.40 | #123 |
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Cavalleria è passare a salutare... dare una pacca sulle spalle ad un amico come voi.. mio bardo.
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[I][B][COLOR=red]Sir Morris[/COLOR][/B][/I] |
21-04-2013, 21.57.15 | #124 |
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Ed in questa domenica delle salme, solo il buon Dio sa quanto ce ne sia bisogno Cavaliere del Crepuscolo. Grazie per quella pacca sulla spalla...
Taliesin, il bardo
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22-04-2013, 18.46.19 | #125 |
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Amo molto le storie sulle donne del Medioevo che scrivete Taliesin, imparo a conoscere cose che magari non sono mai andata ad approfondire....da donna dovrei arrossire......e visto che Sir Morris...vi ha dato una bella pacca sulla spalla....io da gentil Dama vi abbraccio...grazie per la ricerca che fate......
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22-04-2013, 21.54.53 | #126 |
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Grazie a voi Madonna che gli uomini moderni chiamano Elis,
l'avere ritrovato la vostra emozione impressa in queste virtuali pagine di memoria attraverso i vostri occhi di Donna, oleggia quella Giustizia Divina che le mie Donne del Medioevo hanno sempre inseguito e cercato e, per colpa di un mondo troppo maschilista, non hanno mai trovato.... Taliesin, il bardo
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23-04-2013, 16.54.20 | #127 |
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Voi siete Il Bardo....e per voi non puo' esserci distinzione tra uomo e donna...per voi esiste il Creato.......grazie ancora
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14-05-2013, 16.16.49 | #128 |
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MARIA DA CAPOLIVERI: LA LEGGENDA DELL'INNAMORATA
La tradizionale fiaccolata dell'Innamorata si fa risalire alla seconda metà del XVII° secolo; il promotore fu un certo Domingo Cardenas, nobile spagnolo che, diseredato dal padre e costretto all'esilio, si stabilì nella terra dell'Innamorata, allora detta, data la vicinanza alle miniere di ferro di Calamita, "Cala de lo fero". Una sera di Luglio il nobiluomo credette di aver visto Maria:- la sua ombra, leggiadra e soave, si stagliava contro l'immensità dell'orizzonte rischiarato da una miriade di bagliori luminosi; il suo grido, udii levarsi al di sopra del fragore delle onde...- La mente di Domingo tornò al racconto dei pescatori. Correva l'anno 1534, le coste dell'Elba erano razziate dal pirata Barbarossa e dai suoi Saraceni, ma poco importava a due giovani innamorati come Lorenzo e Maria. Il loro amore, ostacolato dalla ricca famiglia di lui a causa della povertà di lei, era troppo grande, dal mare traeva la sua forza. I loro sguardi si erano incrociati per la prima volta sulla spiaggia battuta dai marosi, mentre Lorenzo tentava di mettere al riparo le imbarcazioni dei pescatori. Da allora quella spiaggia divenne il loro rifugio segreto, il luogo dove scambiarsi tenerezze e promesse d'amore. Proprio là decise di chiederla in moglie. Quel pomeriggio, era il 14 Luglio, Lorenzo giunse in anticipo sulla spiaggia; Maria dall'alto del sentiero vagò con lo sguardo alla ricerca dell'amato, ma vide una ciurmaglia di uomini sbarcare da una scialuppa... Impotente assistette alla lotta furibonda che si accese; Lorenzo si battè con onore, ma stremato fu fatto prigioniero. Maria corse verso la spiaggia in tempo per vedere la nave corsara allontanarsi dopo aver scaraventato in mare un corpo agonizzante. Riconoscendo in quel corpo il suo amante, Maria si lasciò cadere in mare, in un ultimo disperato impeto d'amore. Fu ritrovato solo il suo scialle impigliato su uno scoglio che da allora venne chiamato "Ciarpa". Sconvolto da quella visione, Domingo promise a se stesso che, negli anni a venire, per permettere a Maria di ritrovare il suo Lorenzo, avrebbe acceso mille torce illuminando a giorno la spiaggia che fu ribattezzata la spiaggia dell'Innamorata; inoltre per assicurare la continuità della festa decise di apporre al suo testamento una clausola, che si sarebbe tramandata di padre in figlio, con la quale i suoi discendenti avrebbero mantenuto in vita la tradizione dell'Innamorata, e così fu... Interrotta soltanto da eventi bellici che coinvolsero anche l'isola d'Elba, la tradizione fu ripresa nel 1985 ad opera del comitato di rievocazione storica fondato e presieduto da Michelangelo Venturini che ogni 14 Luglio rinnova la promessa fatta da Domingo Cardenas: la spiaggia risplende di mille torce e un corteo di persone in costume sfila per terra e per mare alla ricerca dei due giovani amanti. tratto da: www.laleggendadell'innamorata.com Taliesin, il Bardo
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14-05-2013, 16.31.04 | #129 |
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Sarebbe splendido se in molti paesi d'Italia le tradizioni riprendessero vita......magari si potrebbe assistere a cose bellissime....come la rievocazione di grandi Amori.........
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14-05-2013, 22.21.00 | #130 |
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Dite il vero Madonna,
e forse non esisterebbe nella pluridecorata lingua italiana l'orribile termine di moderna clonazione che volge a ponente con il nome di "femminicidio". Taliesin, il Bardo
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