13-03-2015, 15.56.05 | #1321 |
Cittadino di Camelot
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Iniziai a pulire la baita e poi mi misi ad osservare fuori la finestra, fortunatamente gli alberi facevano da nascondiglio a quel posto e la quiete aveva un effetto benefico.
Quindi Gvineth era un po' come Dominus ma non era uno dei Taddei quindi il seggio non spettava nemmeno a lui seppur imparentato..ma io non tifavo per nessuno, non mi ero mai intromessa nella politica.Avevo seguito e aiutato Guisgard solo per un fatto..quel patto matrimoniale...ovvero nella buona e cattiva sorte come una moglie devota e lui non lo aveva mai capito..guardai il porticato dove lo avevo baciato e annunii..È morto Altea e forse è meglio così, ora basta farti usare da tutti per i loro scopi, starò qui per un po' e poi tornerò a Las Baias. Fortunatamente i miei averi importanti e i soldi non erano a Corte e poi avrei provveduto ai vestiti, cibo ed altro. Presi una scatola e mi sedetti davanti al camino che mi riscaldava..vi erano oggetti del mio passato, disegni, ricordi di Costanza ed estrassi un carillon con un angelo dono dell' Austero, sapeva quanto amassi gli Angeli e lo posai sul comodino e mi misi a guardare il fuoco, non volevo dormire...Avevo sempre quei sogni con Guisgard e la Gioia e quella voce o stridio macabro..e non capivo perché dovesse succedere a me di sognare tutto questo.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." Altea |
13-03-2015, 17.36.01 | #1322 |
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Icarius aveva toccato un nervo scoperto, seppur con la sua delicatezza abbassai lo sguardo, sorridendo appena tristemente, e ripetei in un sussurro la giustificazione che avevo sempre raccontato a me stessa nei due anni che avevamo passato insieme "Io non sono nobile....".
Poi lo guardai nuovamente, con un sorriso. "Te lo prometto..." Con gli occhi nei suoi "Te lo prometto Icarius..." Sorrisi. Così, raccolsi le mie cose, la mia spada, e ci dirigemmo verso il quartier generale del Patto delle Civette. "Non permettere a quegli uomini di umiliarti, mi raccomando..." Dissi ad Icarius lungo la strada. |
13-03-2015, 18.09.37 | #1323 |
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Molto tempo fa.....qualcuno mi disse che ero arrivata ad essere cio' che ero perchè ero una donna Libera e di sani Principi..............non lo avevo mai dimenticato, eppure in quel momento un Uomo consacrato a Dio ...al fine di rendere giustizia ad una storia che poteva portarci portarci al fallimento totale mi consigliava di divenire la Regina in una scacchiera sfidando il Re....dove la Regina diveniva l'unica vera traditrice.......subdola serpe in seno al cane.......
Puo' un essere umano rimanere senza respiro...giusto il tempo di immergersi nei propri pensieri ?.......Io lo feci......avevo bisogno di silenzio...... " Che il Dio che ci governa abbia pietà della mia anima Priore.......posso riprendere posto a Palazzo e potrei dare respiro alla gente al Castello........come trovero' il Pittore ?...."....... Ultima modifica di elisabeth : 13-03-2015 alle ore 18.21.56. |
13-03-2015, 20.18.04 | #1324 |
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Il prigioniero dalla maschera di ferro ascoltò attentamente ogni parola di Tessa, senza togliere mai i suoi occhi da quelli della ragazza.
E quando lei si avvicinò per un momento alla finestra, lui la seguì con lo sguardo fino a quando non tornò di nuovo accanto al letto. “Mi parlate di politica, di duchi e di impostori...” disse “... dei Taddei e delle loro maledizioni... io ignoro tutto e non ricordo altro che la mia prigionia in quella galera di pietra e dolore... come se tutta la mia vita altro non fosse che quella cattività... a me non interessa dei Taddei e neanche dei loro avversari... quanto alla maledizione di cui dite, io ho già questa” indicando la pesante maschera che aveva sul volto “e mi basta. Volete aprirla? E come? Il medico della prigione una volta mi spiegò che era chiusa da una serratura stretta attorno alle mie tempie. Qualsiasi fabbro o maniscalco nel tentativo di toglierla avrebbe ridotto in poltiglia il mio cervello.” I suoi occhi azzurri ed inquieti erano in quelli verdi e grandi di Tessa. “Mi chiedete perchè io sia stato rinchiuso con questa maschera sul viso? Me lo sono chiesto tante volte anche io... forse sono un ladro, o un assassino... chi può dirlo... magari marchiato a sangue e a fuoco, col volto sfigurato...” rise per un istante “... e forse voi dovreste aver paura... potrei anche farvi del male, visto sono un prigioniero la cui unica preoccupazione dei miei carcerieri era quella di tenermi segregato e lontano dai miei simili notte e giorno...” tentò di alzarsi, ma il veleno lo rendeva ancora un po' debole. Ma riuscì comunque a sedersi sul letto, stando così più vicino alla giovane. “Forse dovreste fuggire...” mormorò senza smettere di fissare i suoi occhi ed il suo volto “... mi credete un vostro parente? Magari un cugino o chissà, forse un fratello?” Sorrise beffardo. “Guardatemi... i nobili e i potenti intimoriscono i nemici, per questo vengono uccisi... se fossi un Taddeo mi avrebbero già tolto di mezzo... che senso ha tenermi in vita segregato, col pericolo che qualcuno, come avete fatto voi, mi confonda con un fantasma e mi liberi?” Scosse il capo. “No, sono fandonie... magari sono davvero solo un criminale... senza nome e senza volto... e voi davvero dovreste aver paura di me...” portò le mani con un gesto improvviso, ma infinitamente lieve e delicato, vicinissimo al volto di Tessa, per poi sfiorarlo con una carezza breve e dolcissima. Le mani erano ormai sul capo della ragazza e avrebbe potuta ucciderla in mille modi se avesse voluto. Spezzandole il collo o strangolandola. Ma quelle mani si avvicinarono invece al cappuccio che lei ancora indossava e lo fecero calare lentamente, mostrando finalmente i capelli della ragazza, che come pendagli scesero ad incorniciarle il volto.
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13-03-2015, 20.24.00 | #1325 |
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“Sta tranquilla, Clio.” Disse Icarius alla ragazza, tenendo stretta la mano di lei nella sua. “Sarò forte. Lo sarò per me e per te.” Sorrise. “So che non ti piace sentirlo dire e so anche che in realtà saresti più tu in grado di difendere me che il contrario. Ma credo che questa mia faccia” sfiorandosi il volto “sia la nostra miglior arma. L'unica nostra possibilità di poterne uscire vivi. E insieme.” I due ragazzi attraversarono un buon tratto di brughiera, fino a quando arrivarono nel luogo che il Patto della Civetta aveva eretto come suo quartier generale.
E agli occhi di Clio quel posto era rimasto immutato, come la volta in cui lo vide per la prima volta. Infatti anche l'aria sembrava incantata. I due si avvicinarono all'ingresso e subito una figura incappucciata apparve dal nulla. Ma prima che quella cominciasse a parlare, il pastore si voltò a fissarla, mostrandosi chiaramente. L'uomo incappucciato restò per un attimo turbato, poi rise piano. “Parlavamo appunto di te, pastore...” mormorò, per poi far cenno ai due di seguirlo. Li condusse all'interno di quel luogo, in una sorta di cantina dimenticata, dove altri incappucciati stavano attorno ad un braciere ardente. E tra essi emerse una figura che fissò Icarius per un lungo istante. “Finalmente...” disse Rodolfo “... mai momento fu più opportuno per vedere il volto di uno spettro...”
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13-03-2015, 20.29.59 | #1326 |
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“Dio” disse il Priore Tommaso ad Elisabeth “Ha sempre pietà di chi opera il Bene.” Con tono sicuro. “Voi andrete dunque a corte, ma senza chiedere o curarvi del pittore. Sarà lui a venire da voi.”
Il Priore parlava con la medesima certezza che mostrava nel discorrere di Teologia e filologia. Egli sembrava avere una risposta a tutto, senza titubanze. Come se conoscesse gli uomini. Soprattutto quelli meschini e miserevoli, abituati alla mediocrità. Come se le loro miserie, le loro debolezze, le loro colpe fossero i trattati ed i dogmi delle sue conoscenze più profonde. “Il nostro pittore” continuò il religioso “è un uomo che vive per apparire. Credo abbia scelto la pittura non tanto per passione o estro, ma solo perchè gli sembrava più adatta nel procurargli piaceri e consensi. Una bella donna come voi in una corte si riconosce come un rubino fra bottoni di legno. Vedrete, sarà lui a trovarvi.” Annuendo. “Ora andiamo. Io mi fermerò in una taverna in città, magari poco lontana dal palazzo Ducale, dove attenderò vostre notizie, mentre voi tornerete al castello che fu di vostro marito. Lì vi presenterete a chi controlla adesso il maniero e comincerete la vostra recita di moglie sola ed abbandonata, decisa a giurare fedeltà al nuovo duca e con la speranza di essere accolta a corte per la misericordia del suo nuovo signore.”
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13-03-2015, 20.32.17 | #1327 |
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“Allora” disse sorridendo Velven a Gwen “vorrà dire che se questo mondo non saprà assecondare il nostro Amore, noi fuggiremo e ne cercheremo un altro... tutto nostro...” le accarezzò la bocca delicatamente con un dito.
“Baciala, bell'ufficiale!” Esclamò un mendicante in strada. “Baciala per festeggiare i nuovi giorni che attendono Capomazda!” Ridendo. “Io stesso banchetterò presto con qualche madama prostituta del posto!” Velven lo fissò senza rispondere nulla. “Hai udito anche tu, no?” Continuò il pezzente in strada. “Presto Maruania verrà a prendersi il potere!” “Ma cosa dici?” Stupito Velven. “Si, il tuo duca si è venduto il ducato e forse anche l'anima!” Annuì il mendicante. “Ed è stato annunciato l'arrivo a Capomazda dell'ambasciatore di Maruania. Almeno, stando a ciò che si racconta di quella città, moriremo tutti liberi e felici!” “Liberi e Felici?” Guardandolo Velven. “Si...” divertito il mendicante con la sua espressione di rughe e lividi, quasi fosse una maschera tragica “... si dice che Maruania porti la libertà vera, quella totale, assoluta e sfrenata... niente più tabù, nè morale, nè etica... con i Taddei morti ed il vescovo fuorigioco, le leggi naturali della Fede hanno finito di scandire le nostre vite!” E infatti molti in strada, perlopiù giovinastri e le loro coetanee, già inneggiavano alla libertà dei Maruaniani.
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13-03-2015, 20.33.37 | #1328 |
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E mentre Altea era nella baita, con i suoi dubbi e le sue perplessità, udì dei passi.
Un uomo infatti passeggiava nella campagna, quasi alla ricerca di silenzio e tranquillità. Era abbigliato come un degno borghese ed il suo portamento era sobrio. Altea lo fissò e dopo qualche istante lo riconobbe. Era messer Viscionne, un vecchio cortigiano che lei aveva visto più volte a corte in passato e che poi lasciò il Palazzo Ducale dopo la morte dell'ultimo duca, per ritirarsi lontano da tutti nella brughiera.
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13-03-2015, 20.37.33 | #1329 |
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Raggiungemmo il covo del Patto delle Civette, e ovviamente non servirono parole, bastava uno sguardo al volto di Icarius.
Sperai veramente che sarebbe finito tutto per il meglio. Ora che lui era lì, sapevo di dover stare al mio posto così mi trattenni dall'esprimere il mio disappunto per come l'avevano trattato. Dovevamo farceli amici. Attesi dunque che ci aggiornassero, sempre accanto a Icarius. |
13-03-2015, 20.43.41 | #1330 |
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Rodolfo fece mettere accanto al braciere sia Icarius che Clio e ordinò ai suoi di portare del vino cotto per scaldarli.
L'uomo raccontò poi loro tutto ciò che stava accadendo a Capomazda, dalla vittoria di Cimmiero, alla fuga di Gvineth e dei suoi uomini rimasti in vita. E poi parlò del testamento del nuovo duca e di come era riuscito a mettere fuorigioco il Vescovo. Ed infine svelò ai due dell'imminente arrivo a Capomazda dell'ambasciatore di Maruania.
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