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#1431 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Residenza: Dalla terra più nobile che sorge sotto il cielo
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“Quei pescatori…” mormorò Orlando “… sembravano vederci con sospetto…”
Un attimo dopo, il medico del villaggio li fece entrare. Visitò Orlando. “Sembra un morso…” disse il medico “… come vi siete procurato una simile ferita?” “E’… stato un grosso cane…” rispose Orlando, dopo aver dato una rapida occhiata ad Altea “… si, un cane…” “Doveva essere davvero bello grosso allora…” replicò il medico “… per poco non vi staccava la mano. Dove è accaduto?” “Sulle scogliere…” titubante Orlando. “Vi metterò sopra questo unguento…” disse il medico “… aspettate qualche istante che si asciughi… io vado un momento nell’altra stanza, dove mi attende un altro paziente.” Ed uscì. “Sembra ci abbia creduto, vero?” Rivolgendosi Orlando ad Altea.
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#1432 |
Cittadino di Camelot
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Residenza: Dove il sole è più cocente, e il mare più limpido..
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Guardai Sir Hagus e gli dissi:
<<Sir io mi sento benissimo.. -Guardai Marie per alcuni istanti e poi ripresi- Partiamo immediatamente!>> Presi la mia sacca e andai verso la porta. <<Vi aspetto fuori..>> Uscii dalla casa e mi incamminai verso gli alberi vicini.. Ad un certo punto sentii una voce.. Daniel <<Chi sei?>> chiesi ma nessuno rispose.. Daniel <<FATTI VEDERE!>> urlai più forte e uno stormo di uccelli volò via terrorizzato.. Daniel Davanti a me comparve una donna.. Era bellissima ma anche fatale.. Sentivo i suoi poteri.. Erano molto pericolosi.. Sorrideva.. Alzò la manica destra della veste mostrandomi il suo tatuaggio identico al mio.. Poi sparì.. Una visione? Mi sedetti a terra e aspettai gli altri..
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"And all i want is the taste that your lips allow, my my my , Give me love" ![]() Ultima modifica di Daniel : 06-12-2011 alle ore 17.17.26. |
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#1433 |
Cittadino di Camelot
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Ci aprì la porta una giovane governante e chiedemmo del dottore, Orlando mostrò la mano ferita. Ci fece accomodare in una stanza e poco dopo vi entrò il dottore e dopo aver fatto varie domande a Orlando, gli spalmò un unguento per poi uscire.
"Orlando, sai il mio sesto senso mi dice questa storia non sia finita, perchè hai detto dove è successo l'avvenuto, dovevamo tacere del tutto. E se ci faranno altre domande? E poi...un semplice unguento e tutto è passato? Nessun punto di sutura? Questo sembra un druido che guarisce con unguenti strani". In cuor mio speravo di aver sbagliato sul conto di quel dottore, e poi Orlando era cambiato, dopo aver visto il covo del Giglio Verde non rispondeva più delle sue azioni. "Andiamocene, non abbiamo bisogno di stare qui, ritorniamo nel tuo palazzo, i nostri cavalli sono nella locanda. Il tuo lo lasceremo qui e il mio Darkmoon ci porterà a casa".
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#1434 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Si, forse hai ragione…” disse Orlando ad Altea “… questo posto comincia ad innervosirmi… fanno troppe domande…”
Prese allora alcune bende e fasciò alla meglio la ferita. “Andiamo a prendere i cavalli, Altea…” continuò Orlando. Ma proprio in quel momento nella stanza ritornò il medico. Con lui vi erano anche altri uomini e tre essi c’era l’eunuco del Giglio Verde. “Ci si rivede, amici miei.” Disse questi ai due sposi.
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#1435 |
Cittadino di Camelot
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E come il mio sesto senso intuì...ecco che avvenne il colpo di scena. Mentre Orlando si stava fasciando la mano entrarono delle persone, poi capii che si trattava di quell'eunuco e quella doveva essere la banda del Giglio Verde?
Orlando mi guardava sbigottito, mi voltai verso l'eunuco "Mi spiace messere, ma è la prima volta che vi vedo. Anzi la buona educazione insegna che dovreste presentarvi" Lanciai a Orlando una occhiata, sperando capisse di non avere reazioni improvvise.
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"Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna soltanto di notte". E.A.Poe "Ci sono andata apposta nel bosco. Volevo incontrare il lupo per dirgli di stare attento agli esseri umani"...cit. "I am mine" - Eddie Vedder (Pearl Jam) "La mia Anima selvaggia, buia e raminga vola tra Antico e Moderno..tra Buio e Luce...pregando sulla Sacra Tomba immolo la mia vita a questo Angelo freddo aspettando la tua Redenzione come Immortale Cavaliere." ![]() |
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#1436 | |
Cittadino di Camelot
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La sentinella ci bloccò e si frappose tra noi e la scala... io seguii quello scambio di battute, leggermente sconcertata dal modo in cui il tono, la voce e l’atteggiamento del mio misterioso accompagnatore erano mutati. Tutto di lui era diverso, adesso: la sua espressione annoiata non aveva niente a che spartire con lo sguardo dell’uomo che avevo conosciuto nel magazzino, così come i suoi movimenti leziosi e leggermente indolenti o quel suo atteggiamento vagamente arrogante.
Continuai a fissarlo in silenzio, combattendo contro me stessa nel tentativo di non mostrare la mia sorpresa, il mio sconcerto o tutta la confusione in cui l’inglese stava gettando la mia mente. Anche la sentinella, tuttavia, doveva trovare il suo comportamento quantomeno curioso, a giudicare dal modo in cui lo guardava. D’un tratto, tuttavia, si spazientì: lo afferrò malamente per un braccio e lo strattonò con forza. “Fermo, cosa fate?” gridai. Ma qualsiasi altra protesta mi morì in gola quando udii quella voce... Sollevai gli occhi e vidi un uomo scendere la scala e venire verso di noi. Indossava un abito ricco ma sobrio, aveva i capelli scuri e occhi nerissimi... Lo fissai, mentre un vago senso di disagio si stava impadronendo di me... “Philip... Philip, dove sei?” La voce ansiosa dell’uomo ci raggiunse lì dove eravamo... io chiusi gli occhi ma continuai a tenere il volto basso, lui la ignorò. Il silenzio era denso lì nel fienile, la luce filtrava tra le assi di legno delle pareti in fasci verticali rendendo visibili i granelli di polvere e le pagliuzze che volavano leggere tra noi. “Sei in ritardo!” dissi all’improvviso, sollevando finalmente il mento e gettandogli in faccia uno sguardo sprezzante “Tuo padre ti sta chiamando, non lo senti?” “Lo sento!” rispose. “Devi andare!” “Lo so!” Ci osservammo ancora per un istante, ma io non mutai affatto la mia espressione fiera. Difficile sarebbe descrivere il mio stato d’animo di quel momento: Philip era stato il primo e l’unico vero amico che io avessi mai avuto... e non era stato soltanto quello. Noi due avevamo avuto quel rapporto particolare che si crea tra due persone che crescono insieme e che, giorno dopo giorno, sentono mutare i propri pensieri, i propri sentimenti... Per questo, probabilmente, la notizia che era venuto a darmi quel giorno era stata per me tanto difficile da digerire. Philip attese un momento, infine sorrise appena... “Sai...” disse “Mi aspettavo un saluto diverso da te... insomma, in fondo ti ho appena detto che sto per partire, per lasciare Colaubain forse per sempre, e tu... non so... speravo in un po’ più di partecipazione, un po’ di dispiacere... in un abbraccio, magari... o magari qualche lacrima...” Lo osservai in silenzio per qualche momento... qualcosa di pesante era sceso dentro di me e stava grattando sulla mia anima. “Davvero?” domandai, ostentando noncuranza “E perché mai? Dopo tutto stai per andare a vivere in città, dico bene? Quel tuo ricco zio ti tratterà bene: pagherà i tuoi studi, ti rivestirà dalla testa ai piedi, ti farà diventare qualcuno... era quello che volevi, no? Diventare qualcuno!” Lui esitò un istante... “Sì, era quello che volevo!” confermò infine, in tono duro “E non c’è bisogno che tu lo dica con tanto disprezzo!” Rimasi in silenzio, regalandogli un sorriso sprezzante, scioccamente felice di averlo infine ferito. Lui mi scrutò ancora per un momento, poi lentamente si avvicinò... “Dimmelo!” mormorò. “Che cosa?” chiesi, indietreggiando appena. “Dimmi che ti mancherò! Dimmelo, Talia!” “No!” Lui mi afferrò le braccia con entrambe le mani e mi strinse... non lo aveva mai fatto prima. “Voglio che tu me lo dica! So che lo pensi... dimmelo, allora!” Sollevai gli occhi e lo fissai caparbiamente: “Non lo penso affatto!” risposi. Ci fu un attimo di silenzio... poi Philip mi attrasse a sé e mi baciò. “Se mai un giorno ti vedrò ricomparire davanti a me...” mi sussurrò poi all’orecchio “Saprò che oggi hai mentito. Saprò che avevo ragione io. Saprò che ti sono mancato!” Subito dopo uscì dal fienile. Fu l’ultima volta che lo vidi... anche se negli anni a seguire sentii molto parlare di lui. L’uomo si avvicinava a noi sempre più. Avevo immaginato quel momento, il momento in cui lo avrei rivisto... lo avevo immaginato centinaia di volte dal giorno in cui ero tornata a Colaubain con la compagnia, il giorno dello scempio... Credevo che avrei potuto provare rabbia e disagio, rivedendolo... collera, dolore, indignazione... Temevo che, al contrario, avrei potuto provare una sorta di sciocca nostalgia, di incredulità... persino di rimpianto... E invece ebbi paura! Paura allo stato puro... terrore! In quell’attimo avrei voluto voltarmi e fuggire via. Scappare. Nascondermi. E invece accadde una cosa che mi costrinse a restare... Citazione:
Sir Guisgard? Mi voltai e fissai il mio accompagnatore inglese per qualche istante... ...‘sir ’? Fu un attimo... osservai i suoi occhi chiarissimi e per un attimo essi, nei miei, furono di nuovo quelli dell’uomo misterioso che avevo conosciuto nel magazzino... quelli dell’uomo che avevo aiutato... quelli dell’uomo di cui, chissà poi perché, mi ero fidata... E allora non potevo fuggire... non potevo! Inspirai appena e accennai un leggero sorriso, poi mi feci coraggio e tornai, mio malgrado, a guardare i due uomini che ormai ci avevano raggiunto... “Philip... bonsoir!” dissi soltanto, chinando appena la testa in segno di saluto di fronte allo sguardo sorpreso di De Jeon.
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** Talia ** ![]() "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." ![]() |
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#1437 |
Cittadino di Camelot
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La luce penetro' imponente...dopo ore di buio, la luce della torcia non poteva simulare la luce del sole......Fui aiutata ad uscire fuori dopo che tutti erano fuori dal tunnel........aria pulita anche se il nostro fetore era impressionante, se volevamo passare inosservati con quel cattivo odore non sarebbe mai successo......dopo aver apprezzato l'aria pura......mi voltai verso Emile......ero stanca da morire, avevo fame sete...avevo sonno......ma rimasi a guardare quel volto e sprofondai nel buio dei suoi occhi.......sono un'estranea per te.....hai paura di me....Emile.....sono solo una promessa da mantenere ?.....a chi mi venderai Emile....Padre Adam non sara' clemente, io faccio sortilegi.....sortlegi che ogni uomo di fede puo' fare, credere e' gia' un grande sortilegio....." Grazie Emile, sto bene e non ho bisogno di nulla,ho solo bisogno di riavere Maria......Emile.....voi sapete e vi prego....non privatemi di lei..."....." Padre vi prego ridatemi mia figlia ora ha bisogno di sua madre..."....Era la seconda volta che allungavo le braccia davanti al Prete..........nel mio cuore un'emozione violenta incomincio' a brucaire........Vi prego, non fatemi prendere Maria con la forza.....per Amore potrei finire anche sul rogo.......per Amore Emile.....ho salvato la tua vita.......Emile...ascolta il tuo cuore........
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#1438 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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A quelle parole di Altea, l’eunuco rise.
“Siete abile e bella come si conviene ad un’attrice, milady!” Esclamò. “Ma non abbastanza da confondere la realtà! Conosco bene il vostro volto e quello di vostro marito… ed ora comprendo anche chi sia veramente…” fissando Orlando. Questi guardava l’eunuco. “Allora avete davvero compreso…” mormorò lord Carrinton. “Si.” Annuì l’eunuco. “Lei non c’entra niente…” disse Orlando indicando Altea “… ci siamo sposati da poco… non sa nulla di questa storia… lasciatela andare ed io mi consegnerò a voi…”
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#1439 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Emile fissò padre Adam ed annuì.
Il chierico allora diede la piccola Maria ad Elisabeth. “Il bene di questa creatura” disse padre Adam “viene prima di tutto. Rammentatelo ora e nel momento opportuno, madame.” “Proseguiamo in quella direzione…” indicò Emile. Poco dopo raggiunsero una fattoria. “Possiamo fidarci?” Domandò padre Adam. “Si, sono amici…” rispose Emile “… attendetemi qua…” e s’incamminò verso la fattoria. Padre Adam allora, presa la corona del Rosario, cominciò a recitare i Divini Misteri. Era assorto nella sua preghiera, mentre la piccola Maria si era ormai svegliata fra le braccia di Elisabeth. “Questa bambina, madame…” disse il chierico “… sapete meglio di me che deve crescere con una famiglia vera… una madre ed un papà… so che amate questa creatura… dunque sceglierete il meglio per lei… ne sono certo…” In quel momento ritornò Emile. “E’ tutto in ordine. Venite con me.”
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#1440 |
Cittadino di Camelot
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Alle parole del pescatore, Gaynor ebbe un moto di sconforto. Non aveva denaro con se per potersi pagare la traversata, avrebbe quindi dovuto affidarsi alla generosità del capitano del battello. Lui ed i suoi marinai erano poco più in là rispetto ai pescatori e si apprestavano alla partenza. Gaynor si avvicinò loro e si rivolse al capitano: "Bonsoir, monsieur... Sono una cittadina francese che ha bisogno di ritornare in patria. Ero qui in visita in veste di ambasciatrice, ma ho avuto una disavventura e mi ritrovo senza denaro e senza più nemmeno i miei vestiti. Vi chiedo la grazia di riportarmi in Francia, a casa mia..." A questo punto la voce di Gaynor si spezzò e la ragazza scoppiò in un pianto dirotto.
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"Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro s'allontana [...] Se questo è errore e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato." |
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