I racconti del Bianco e del nero

[Destresya]

Lanciai un'occhiata a Mister Sì, non capivo perchè si fosse completamente disinteressato scomparendo dalla scena.
Dopotutto era la sua indagine, che senso aveva mandarmi avanti da sola?

Se le cose andavano avanti in quel modo, avrei dovuto chiedere un compenso più alto, altrochè!
Capivo sempre meno quel tipo, mi aveva voluto vicino ma se ne fregava in quel modo, non aveva alcun senso.
Cercai di concentrarmi sulla missione e sulle informazioni che mi davano quegli uomini.
"Questo lo immagino, ma perchè si esclude che sia sato un uomo?" incuriosita "Voglio dire, potrebbe essere, no?".

[Lady Gwen]

"Beh sì certo, come ho fatto a non pensare ad una bestia assassina..." commentai sarcasticamente.
Ero comunque sicura che Elv fosse ancora vivo, magari era riuscito a scappare e speravo sinceramente fosse così.

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[Guisgard]

"Perché nessun uomo potrebbe fare gli scempi che abbiamo visto sulle povere vittime." Disse uno di quegli uomini a Destresya.
Mister Si, intanto, avendo mandata Destresya a parlare con quei tipi, se ne stava ad origliare al bancone.
Nello stesso istante, nella caverna sotto la laguna, Sentenza aveva sottomira Gwen.
"La tua avventura finisce qui." Con un sorriso sadico lui, per poi accingersi a spararle.
Ma in quello stesso momento qualcuno velocissimo venne fuori dal buio della caverna, aggredendo Sentenza.
"Gwen, scappa!" Le gridò Elv.
"Non uscirete vivi da qui!" Con rabbia Sentenza, per poi chiamare con un fischio la misteriosa figura immobile fino ad ora nelle tenebre.

[Lady Gwen]

Rimasi pietrificata mentre era lì lì per spararmi,a rimasi sconvolta quando all'improvviso Elv spuntò fuori.
Lo sapevo!
Lo sapevo che ce l'aveva fatta!
Non poteva essersi fatto sopraffare da quel folle.
Tentennai un istante, ma poi mi arrivai per raggiungere l'entrata della caverna.
Sentii un fischio e capii che aveva richiamato la creatura.
Non sapevo che fare, così afferrai la pistola di Sentenza che era caduta mentre Elv lo aveva aggredito.


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[Altea]

Udii una voce, il coraggio certo non mi mancava. Aprii la porta ed entrai lentamente nella camera.

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[Guisgard]

Altea entrò nella stanza, trovando un uomo che le dava le spalle suonando il pianoforte.
Liberava qui e lò qualche nota accarezzando i tasti bianchi e neri.
"Vedo ti piace la musica..." disse lui senza voltarsi.
Intanto, alla caverna sotto la laguna, Elv aveva aggredito di sorpresa Sentenza e Gwen era riuscita a prendere la pistola di questi.
L'uomo però con un fischio chiamò la misteriosa creatura rimasta sino a quel momento ferma nell'oscurità della caverna.
Udendo il richiamo di Sentenza, la misteriosa creatura avanzò, mostrando il suo terrificante aspetto.

[Lady Gwen]

Ero riuscita a recuperare la pistola, ma Sentenza aveva già richiamato la creatura.
Iniziai allora a sparare contro di essa dei colori, speravo, mirati, nel tentativo di colpirla.
Dovevo metterla fuori gioco, non potevo permettere che la gente fosse ancora in pericolo.

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[Guisgard]

Era un essere spaventoso.
Alto più 2 metri, col corpo ricoperto di squame, gli occhi come fossero vitrei ed incolore, la bocca spalancata dalla quale spuntavano denti aguzzi, mentre dalle mani affilatissimi artigli brillavano nel chiaroscuro sinistro di quel luogo.
Gwen sparò diversi colpi che però sembrarono non avere effetto sul mostro.
Ad ampi passi si avvicinava a Gwen, che in quei terribili momenti ad un tratto perse l'equilibrio e cadde fra le pietre.

[Lady Gwen]

Era terrificante.
Il suo aspetto era uscito direttamente da un romanzo del terrore, non capivo come quel folle lo potesse definire una creatura superiore a tuti gli altri!
Era davvero una pazzia e noi dovevamo fermarlo.
I miei colpi purtroppo non ebbero effetto, nel frattempo che avanzava ed io indietreggiavo.
Improvvisamente, capitai su delle pietre e vi scivolai sopra, cercando il più possibile di trattenere la pistola.
Ero sopravvissuta fin'ora, avevo trovato Elv, non sarei morta adesso.

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[Altea]

"Si molto" risposi osservando l'uomo da dietro "Siete un pianista? Lavorate per il padrone?" avvicinandomi lentamente a lui osservando le mani sui tasti.

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