29-06-2011, 03.45.01 | #1601 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Il fornaio diede loro del pane e del miele.
“Anche qualcuno di quei biscotti.” Indicò Guisgard. Lasciò poi una moneta sul banco ed uscì con Melisendra. “E cosa farete?” Chiese quando furono in strada. “Passerete la vita a fuggire e a nascondervi? In attesa di cosa? Che la paura vi faccia impazzire? Quell’uomo finirà per trovarvi e voi lo sapete…” Ad un tratto furono distratti da alcuni che discutevano davanti alla bottega del fornaio. “Ci hanno circondato, ormai!” Disse un uomo. “Possiamo resistere per mesi, forse per anche per qualche anno!” Replicò un altro. “Sciocchezze…” mormorò un vecchio “… avveleneranno i canali che conducono l’acqua a Capomazda e ci prenderanno per fame e per sete… siamo condannati…” “Andiamo, Gavron ci starà aspettando.” Fece Guisgard, afferrando Melisendra per un braccio, quasi a volerla portare via da lì.
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29-06-2011, 04.01.35 | #1602 |
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"Come è possibile... il loro esercito era grande e lento... eppure sono già qui!", mormorai. "Da una parte Gouf e dall'altra quell'Ivan de Saint Roche.. bell'elemento anche quello..."
A malapena mi accorsi di Guisgard che mi stava sospingendo lontano da quel nugolo di gente, assorta com'ero nel tentativo di crearmi un quadro ben chiaro della situazione. "Non fuggirò per sempre... sto cercando un modo per liberarmi di lui. Inizialmente pensavo che l'armatura di Gouf... bè, trafugarla, fonderla, farne un'arma... forse quel metallo avrebbe potuto uccidere il mio inseguitore." Era un piano. Ed era fallito. Era impossibile trafugare quell'armatura. "Negli ultimi anni mi spostavo di regione in regione, ogni tanto facevo qualcosa che attirasse l'attenzione, in modo che lui mi inseguisse... lo distraevo da Uriel. Ma poi Uriel ha iniziato a manifestare i suoi poteri e lui li ha sentiti... gioco scoperto. Basta scappare. Così ho evocato quegli spiriti... dovrebbero aiutarmi a eliminare il problema." Ormai eravamo sulla soglia di casa. Spinsi la porta ed entrammo. "E ora che succederà? Siamo sotto assedio e le nostre speranze di uscirne vivi sono... minime."
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29-06-2011, 04.10.52 | #1603 |
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Guisgard, a quelle parole di Melisendra, mugugnò.
“Vedo che avete molta fiducia nei vostri spiriti…” disse “… beh, potevate utilizzarli anche per risolvere le vostre questioni col Cavaliere del Gufo e tenere me fuori da questa storia.” Seguì Melisendra all’interno della casa. “Quanto a quest’assedio…” voltandosi a fissarla “… non è affar mio… presto troverò un modo per lasciare questa città, gettandomi finalmente tutto alle spalle…” “Siete tornati!” Esclamò Gavron entrando nella cucina. “Che odore! Cosa avete portato?” “Roba nutriente.” Rispose Guisgard. “Pane e miele!” Lo fissò mentre il bambino, attratto da un altro profumo, cercava nel cestino che i due avevano portato. “Forse cerchi questi?” Prendendo i biscotti Guisgard. “Ma solo dopo che avrai preso il latte con un pò di mele!” “Oh, grazie!” Saltandogli in braccio Gavron. “Vi voglio un mondo di bene!”
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29-06-2011, 04.30.32 | #1604 |
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"Non ci riesco... non posso... Gouf è pur sempre... il padre di Uriel", balbettai.
"Da come vi esprimete sembra che io vi abbia gettato dentro a questo putiferio, mentre vi ci siete gettato da solo quando avete affrontato Aytli..." lo guardai un po' obliquamente. Non mi andava di fargli da capro espiatorio... era lui che maneggiava la spada che l'aveva ferita mortalmente. Non io. "Perciò non prendetevela con me..." Allungai un pezzo di pane e il miele a Gavron. "Come vi ho detto non siete obbligato a fare niente... io e loro non siamo ancora abbastanza forti da affrontare l'uomo incappucciato... e l'unica arma che forse potrei utilizzare per eliminarlo... bè l'avete nascosta chissà dove." Tagliai il pane e lo sistemai sulla tavola. Quei semplici gesti costituivano una rassicurante novità. "So che le sorti di questa città non vi interessano, ma quando ve ne andrete da qui, spero che portiate con voi Gavron... la città non resisterà a lungo, se conosco bene Gouf."
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29-06-2011, 04.48.17 | #1605 |
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Guisgard si voltò di scatto.
“Si, ho ucciso quella donna” disse con rabbia “e mi tormento già abbastanza ogni giorno ed ogni notte per averlo fatto, senza che voi lo ribadiate tutte le volte che si parla del vostro amato cavaliere! E non so perché ma ho la netta sensazione che quel maledetto conosca anche il mio nome! E chissà chi sarà stato a rivelarglielo, vero?” Le afferrò con forza le braccia. “Quell’uomo è malato! Malato d’odio e non si fermerà fino a quando il demonio in persona non verrà a prendersi la sua lercia anima! Ma per voi resta sempre un intoccabile! Posso comprendere che la mia vita per voi valga meno di quel pane sul tavolo, ma quella di vostro figlio? Vale anch’essa così poco? Visto che l’uomo che difendete ancora con tanto ardore ha minacciato di uccidervi entrambi!” Gavron assisteva in silenzio e scosso a quello sfogo di Guisgard. “Ma per voi questo non ha importanza alcuna, vero?” Continuò. “No, per voi conta continuare a giocare con gli spiriti, a fare la salvatrice di questa dannata città ed a sperare magari che quel maledetto assassino possa rinsavire, per vivere con lui felice e contenta, come in una di quelle sciocche favole che mi raccontavano da piccolo!” “Guisgard…” mormorò Gavron. “Siete una sciocca!” Aggiunse Guisgard, sempre stringendo Melisendra per le braccia. “Come donna e come madre non valete niente…” mormorò “… quanto alla vostra spada, sappiate che è al sicuro… e posso portarvi a riprenderla quando vorrete!” “Guisgard…” “Cosa vuoi tu?” Gridò Guisgard a Gavron. “Cosa?” Gavron chinò il capo per nascondere le lacrime. “Andate tutti al diavolo!” Urlò correndo verso la porta. “Tutti, insieme a questa dannata città!” Ed uscì sbattendo la porta.
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29-06-2011, 05.25.56 | #1606 |
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Conoscevo molto bene quegli scoppi d'ira. Ci ero cresciuta in mezzo. Il mio signore, Gouf e altri poco raccomandabili esseri. Perciò fu facile. Come sempre tacqui e rimasi immobile, guardando poco sopra la sua spalle, mentre lasciavo che quello sfogo si trasformasse in acqua e mi scorresse addosso senza fare alcun danno. Non sentivo nemmeno la sua stretta attorno alle mie braccia, era lo stesso metodo che avevo appreso per resistere al dolore. Molto pratico.
Ma quando Gavron fuggì in quel modo, tornai in me. Appena in tempo, visto che il fuoco iniziava a scoppiettare in modo sospettosamente minaccioso. Invece di divincolarmi lo guardai negli occhi. Il contatto facilitò le cose. "Ora..." mormorai facendo appello a quella facoltà propria della mia natura, mentre mi insinuavo dentro a tutta quella ostilità fatta di rabbia e confusione, dipanando quella matassa. Sentii la sua presa allentarsi e lentamente afferrai le sue mani. "Non penso che intendevate davvero comportarvi in questo modo... poco cortese. Qualunque colpa cerchiate di addossarmi, non starò qui a farmene carico... perciò vi lascerò il tempo di riflettere sulle vostre parole e sui vostri modi." Di nuovo, come un pettine, attraversai quella zona oscura che sembrava un cielo nel bel mezzo di un temporale, allentando quella tensione emotiva. Mi allontanai con cautela verso la porta, cercando di celare un po' il disappunto e la delusione, mascherandola con un generico senso di fastidio per quell'inconveniente. "Voi non sapete niente di me, ma adesso sappiate che se aveste fatto una cosa del genere davanti a mio figlio, a quest'ora non sareste lì in piedi con l'opportunità di poterci riflettere su." Mi rattristai pensando a Gavron, quindi lo andai a cercare.
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29-06-2011, 05.40.58 | #1607 |
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Melisendra gli aveva detto quelle cose, cariche di disprezzo.
“Io non sono come voi…” disse Guisgard aprendo la porta “… e neppure come gli uomini che avete conosciuto… quanto a vostro figlio, sarebbe ora di finirla di usarlo come scudo per assumere quell’aria da martire che invece non vi si addice affatto…” sbatté la porta. Il cavaliere si ritrovò a passeggiare nervosamente nella campagna circostante, cercando di calmare la sua rabbia. Tutto sembrava immobile attorno a sé, come se Capomazda fosse piombata in un limbo, in attesa di conoscere la sua sorte. Melisendra, intanto, cercava Gavron. Il bambino era uscito subito dopo Guisgard, correndo nel fienile e restando a piangere nella paglia.
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29-06-2011, 05.54.16 | #1608 |
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Avevo cercato qua e là, ma sentii provenire dei singhiozzi dal fienile e seguendoli, mi ritrovai ad arrampicarmi su un covone di fieno.
Una volta là sopra accarezzai la schiena di Gavron, ancora scosso dal pianto. "Mi dispiace, sai? Sono sicura che Guisgard non intendesse comportarsi così..." in realtà avevo qualche dubbio in proposito, ma non era quello che Gavron avrebbe voluto sentire. "Non sempre si fanno azioni... bè di cui si possa andare fieri... poi ci si pente e si cerca di sistemare le cose. Tu non combini mai una marachella?" Gli accarezzai i capelli. "Ecco, gli adulti le commettono spesso... ma quelli buoni sanno anche come porvi rimedio. Su, asciugati quel visetto..." Gli asciugai le guance col mio velo. "Non è successo niente..." Aprii l'involto che avevo preso con me e gli porsi un biscotto. "Sono sicura che gli è già passata..."
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29-06-2011, 06.00.57 | #1609 |
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Gavron la fissò ancora singhiozzando e con gli occhi rossi per il pianto.
“Io non capisco…” disse mentre ancora la voce era rotta per il pianto “… perché si è comportato così? Non capisco…” si strofinò gli occhi “… è vero?” Chiese. “E’ vero quello che vi dicevate? Davvero sir Guisgard ha ucciso una donna? Io non ci posso credere… lui non lo farebbe mai… lui è un cavaliere… il più forte di tutti… perché allora vi siete detti quelle cose? Mi dice sempre che solo i vigliacchi picchiato una donna… perché allora lui ne ha ucciso una?”
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29-06-2011, 06.18.05 | #1610 |
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Ci rimuginai sopra un attimo e mi accomodai meglio nel fieno di fianco a lui.
Una parte di me si domandava che diavolo stessi facendo, invece di inseguire Guisgard, prenderlo a... bè, qualcosa! E poi farmi consegnare quella maledetta spada. Invece mi trovavo intrespolata sul fieno a rassicurare un bambino. "Bè, tecnicamente Aytli non era una semplice donna... ma un cavaliere. Quindi non è strano che sia rimasta ferita in duello. Inoltre Guisgard certamente non immaginava che ci fosse una donna in quell'armatura." Feci una pausa e gli asciugai nuovamente il viso. "Aytli ha dato filo da torcere a molti cavalieri, instancabile, crudele forse, ma determinata ad essere quello: un cavaliere. E come tale ha scelto il suo destino." Lo osservai mentre tirava su col naso. "Non tutte le donne vogliono le stesse cose... e ad Aytli piaceva la guerra, più che essere una dama come tante. Guisgard non ha colpa..." Gli sorrisi. "Che ne dici di scendere da qui?"
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