09-01-2013, 17.44.36 | #1611 |
Cittadino di Camelot
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“Devi proprio andare?” mormorò lui.
Io gli sorrisi... “Non vuoi?” domandai. “Beh... dipendesse da me...” “Cosa faresti?” lo interruppi, in tono falsamente severo “Mi terresti ancora qui? Sulla spiaggia? Sai... avevo la mia lezione di musica questo pomeriggio, e sono terribilmente già in ritardo... vuoi forse che la manchi?” Lui sorrise appena... “Si!” disse poi. “Oh...” fingendomi sorpresa “Eh, ma così... così, mio temerario guardiamarina, finiresti per minare la rispettabilità del tuo senso etico... e del mio, magari... vuoi questo?” Lui sorrise di nuovo... “Davvero?” mormorò, mostrandosi pensoso “E se non mi importasse della mia rispettabilità?” “In questo caso, dovrebbe almeno importarti della mia...” risposi. Lui sospirò... “E va bene, milady...” disse alla fine “Va bene! Hai vinto! Vai alla tua lezione, allora!” Io sorrisi, divertita, e mi allontanai di qualche passo... poi, colta da un pensiero, mi fermai e tornai a guardarlo... “Guisgard...” chiamai “Quando ci rivedremo?” “Quando vorrai!” rispose. Salii di corsa la stretta scala che, dalla spiaggia, portava fino ala casa del nonno, in cima alla scogliera... arrivai in cima accaldata e trafelata, e qui mi soffermai per un momento, per riprendere fiato. Ero tremendamente in ritardo, ma non mi importava: ero felice. Lentamente poi, mi avvicinai al basso cancello che dava su quell’ingresso secondario, lo spinsi ed entrai nel giardino di soppiatto... in fretta raggiunsi la casa, salii la scalinata ed entrai. La Sala della Musica era in fondo al corridoio del piano terreno... mi guardai intorno per un istante poi, non vedendo nessuno, mi avviai furtivamente in quella direzione, rimuginando qualche scusa credibile per il maestro che, sapevo, si sarebbe certamente adirato per quel mio grave ritardo... “Talia!” disse una voce alle mie spalle. Sussultai violentemente. “Nonno...” mormorai, voltandomi e tentando di celare quell’aria colpevole che sapevo mi si era dipinta sul viso. “Dove stai andando?” domandò. “Oh... beh... io...” iniziai a dire “Ecco, io...” Lui mi fissò per un lungo momento... “Si?” domandò. “La... la lezione di musica...” mormorai. “Era più di mezz’ora fa!” disse lui “Il maestro era molto adirato per il tuo ritardo ed è venuto a dirmi che se ne andava...” “Oh...” mormorai, sentendomi arrossire. “L’ho pregato di scusarmi...” riprese lui dopo qualche momento “Di scusarmi perché non avevo fatto in tempo ad informarlo che oggi non ci saresti stata perché eri indisposta! Ti manda i suoi saluti e gli auguri di pronta guarigione, quindi... tornerà la prossima settimana!” Sollevai gli occhi su di lui, a quelle parole, stupita... Il nonno mi osservò a lungo... “Dov’eri?” chiese poi. “Io...” esitai, e di nuovo arrossii violentemente “Beh, io...” Gli occhi del nonno erano su di me, sentivo che mi stava studiando, che mi stava valutando... osservava le mie guance innaturalmente rosse ed i miei occhi, le mie mani che si torcevano ed il fremito nella mia voce... “Capisco!” disse infine “Ma dì al tuo giovane guardiamarina inglese che non mentirò di nuovo, se ti farà tardare. Digli che, se accadrà ancora, mi vedrò costretto a prendere dei provvedimenti... mi sono spiegato?” “Ma...” balbettai, mentre i miei occhi si spalancavano a dismisura “Ma, nonno, tu come fai a sapere...” “Oh, per l’amor del Cielo, Talia!” mi interruppe con un mezzo sorriso “Sono molto più vecchio sia di te che di lui, sai?” Io lo fissavo, stupita... “Piuttosto...” riprese, tornando serio “Dici che mi posso fidare di lui?” “Si...” “Ne sei assolutamente sicura?” insisté. “Si!” dissi. Il nonno sorrise appena... “Molto bene...” concluse, voltandosi e facendomi segno di seguirlo “Ora... visto che la tua lezione di musica è saltata... vediamo di rendere utile il tempo che ci è rimasto, stasera...” Stupita, lo seguii per il corridoio fino al suo studio. Qui, mi fece entrare e richiuse la porta dietro di noi. “Siediti!” disse, per poi avvicinarsi all’alta libreria e mettersi a rovistare in uno degni scaffali più in alto... “Nonno... non capisco... cosa cerchi?” domandai dopo qualche momento. Lui non rispose subito, continuando a scorrere con il dito i voluminosi codici... uno per uno, lentamente... “Ah, ecco!” disse infine, estraendone per metà uno ed infilando la mano dietro... lo vidi allungarsi, in cerca di qualche cosa... rovistò per qualche momento... poi sorrise ed estrasse un vecchio foglio di pergamena ripiegato su se stesso varie volte e tutto stropicciato... maneggiandolo con cura, lo adagiò sul tavolo tra noi ed iniziò a spiegarlo. Era una mappa... una mappa curiosa, piena di segni e senza neanche un nome... io la osservai per qualche istante, perplessa, poi sollevai gli occhi su di lui. “Che cos’è?” domandai. “Questa...” mormorò lui “E’ la mappa di un tesoro! Anzi... è la mappa del più prezioso ed inestimabile dei tesori... il più cercato, il più desiderato, il più misterioso...” “Un tesoro?” domandai stupita “Intendi... intendi un ‘vero’ tesoro, nonno?” Lui sorride... “Oh, si... sì, Talia: un vero tesoro!” “Ma...” mormorai, tornando ad abbassare gli occhi sulla pergamena “Ma su questa mappa non c’è nessun nome, neanche il più piccolo riferimento... quel tesoro non potrà, dunque, mai essere trovato!” Anche il nonno si chinò ad osservare la mappa... “E’ vero, non ci sono nomi!” disse “Ma ogni singolo tratto, su questa mappa, è lì per un motivo... ricordatelo, Talia: niente in questa mappa sta lì per caso e l’attento osservatore troverà tra quei tratti tutte le risposte che cerca!” Lo fissavo, incerta su che cosa pensare... Il nonno ricambiò quello sguardo per qualche momento, poi sorrise. Si alzò, dunque, ripiegò di nuovo con cura la mappa e si allontanò dal tavolo, giunse di fronte al camino e, senza pensarci neanche per un istante, la gettò tra le fiamme. Sobbalzai. “No!” dissi, balzando in piedi. Il nonno accennò un sorriso... “No?” disse “Credevo che a te non interessassero i tesori...” “Io...” mormorai “Beh, io...” esitai “Ma perché l’hai distrutta? Così... beh, così nessuno potrà più trovarlo...” “Ne ho fatta una copia esatta...” disse lui dopo qualche momento, fissando le fiamme che avevano ormai del tutto eroso la pergamena “Molto tempo fa, ne ho fatta una copia esatta... nascosta in un luogo sicuro... nel luogo più sicuro che io conosca, là dove solo un meritevole giungerà... e quella è rimasta, ora, la sola copia in circolazione...” Lo fissai stupita... “Come lo sai?” chiesi “Come sai che questa copia non finirà nelle mani sbagliate?” Il nonno si voltò a guardarmi e sorrise... “Lo so!” disse, fissandomi con uno sguardo enigmatico. La luce del sole mi sfiorava delicatamente le palpebre... sentii quel sogno, quell’antico ricordo, scivolare via mentre lentamente riprendevo coscienza del presente. E, con un piccolo sospiro, aprii gli occhi...
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** Talia ** "Essere profondamente amati ci rende forti. Amare profondamente ci rende coraggiosi." Ultima modifica di Talia : 09-01-2013 alle ore 17.53.18. |
09-01-2013, 19.10.19 | #1612 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Talia aprì gli occhi lentamente e quel sorriso destò Guisgard da ogni altro pensiero.
Lui allora, delicatamente, coprì la schiena di lei con le lenzuola, per poi stringere a sé la ragazza. “Si dice” disse fissando i meravigliosi dipinti e arazzi che ornavano il soffitto della cabina “che il duca di Buckingham abbia una stanza con un soffitto variegato da dipinti e da specchi... l'ha fatto preparare per la regina Anna, la sua amata... e in quella stanza, fatta apposta per loro, si sono amati più e più volte...” si voltò e fissò Talia “... quello mi ha fatto sempre pensare a te...” indicando uno dei dipinti in alto “... quella ragazza che guarda il mare... l'orizzonte non è raffigurato nel dipinto, allora io ci ho sempre fantasticato su... e immagino te ad aspettarmi... immagino di avere per me i tuoi pensieri e di essere la meta della tua attesa... e poi un po' trovo che ti somigli.” Sorridendole. Poi i suoi occhi si fissarono in quelli di lei e la sua espressione divenne seria. “Dio, quanto sei bella...” sfiorandole il viso “... hai i colori di un fiore di campo... i tuoi capelli chiari e spettinati, il viso vagamente arrossato, le labbra appena vermiglie e gli occhi di un ambrato indefinito...” prese la sua mano e la baciò “... potrei morire mille volte in questo stesso momento...” Poi le indicò lo specchio di avorio e madreperla a poca distanza dal letto. Scostò lievemente le lenzuola e di nuovo la luce si posò sulla pelle nuda di lei. Allora anche Talia vide, riflesso sullo specchio, il tatuaggio sulla sua schiena. “E se il tesoro non esistesse?” Sussurrò lui. “Se fosse solo un mito, una leggenda? O se magari fosse stato già raggiunto da altri?” Le baciò la fronte. “A me non importerebbe nulla se fosse davvero così... perchè io ho già trovato il tesoro raffigurato su quella mappa...” “Capo di Vento e Speranza!” Gridò ad un tratto la vedetta. “Capo di Vento e Speranza!” La Santa Rita aveva doppiato il Capo di Vento e Speranza, ossia l'estremo limite settentrionale del Mar delle Flegee. Il punto in cui, secondo la leggenda, si trova l'Isola Perduta.
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09-01-2013, 19.23.17 | #1613 |
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Giunsi alla spiaggia in poco tempo, immersa nei miei pensieri. Più cupi e tormentati di quanto non volessi.
Trattenni il fiato per un momento: l'Antigua Maria era davanti a me. Poi, mi fermai un attimo a guardarla meglio, aguzzando la vista. Vi era qualcosa di strano in lei, anche se non avrei saputo come spiegarlo. D'un tratto, un rumore mi fece sussultare. Lo stesso indigeno che mi aveva portato da John era lì, e mi fissava. "...come mai sei qui?" Dissi, sorpresa ma gentile "... Non dovresti, é pericoloso.." Aggiunsi. Lo guardai, chiedendomi se avesse capito le mie parole. ".. Devo raggiungere quella nave.." Indicando l'Antigua Maria "..senza essere vista... Puoi aiutarmi?" Chiesi sorridendo. |
09-01-2013, 20.07.16 | #1614 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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“Quella nave” disse l'indigeno a Clio “portare cattivo consiglio. Essere maledetta dagli dei.” Fissò l'Antigua Maria. “Quella nave essere giunta da Ventewan... quella che uomo bianco chiamare Isola Perduta. Ma io aiutare te... si, aiutare te se volere.”
Le fece segno di seguirla. Raggiunsero così alcune canoe. Salirono su una di quelle e l'indigeno remò verso la nave. La raggiunsero e insieme salirono sulla scaletta dello scafo. Si ritrovarono così sul ponte. La nave appariva deserta ed intrisa di una cupa atmosfera.
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09-01-2013, 20.13.57 | #1615 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Altea gridava, forse per rabbia, forse per paura, mentre Las Baias sembrava crollare sotto i colpi dei mortai spagnoli.
Polvere, macerie, lacrime e sangue dominavano ovunque. Tutto sembrava perduto. E le navi spagnole erano sempre più vicine. “Si, arrendiamoci...” disse il padre di Altea “... tutto è perduto ormai... tutto...” Ma ad un tratto, qualcuno indicò l'orizzonte. “Guardate!” Gridò qualcuno. “Altre navi!” “Battono bandiera spagnola!” Dopo un po' qualcun altro. “Siamo perduti! Siamo perduti!” La gente allora corse a chiudersi nella piccola chiesa del porto, invocando l'aiuto dal Cielo. Tutto sembrava prossimo alla rovina. Le navi appena apparse raggiunsero le altre che stavano sparando su Las Baias e di colpo l'attacco si interruppe.
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09-01-2013, 20.21.57 | #1616 |
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Trasalii. L'Isola Perduta. L'aveva trovata , dunque, quel mascalzone di Giuff.
Seguii in silenzio l'indigeno, dopo averlo ringraziato. Raggiungemmo la nave e salimmo sul ponte. Mi guardai attorno, la nave sembrava deserta. Eppure, pensai, se era arrivata fin lì diceva pur essere stata manovrata da qualcuno. "..non c'è nessuno.. Ma.. È impossibile..." Dissi piano. D'un tratto, udii un rumore. "..vado a vedere..." Dissi all'indigeno sorridendo "...puoi aspettarmi qui, se vuoi.. Mi hai già aiutato tanto..". Non sapevo cos'avrei trovato, non avevo idea di cosa avrei potuto fare. Ma l'atmosfera presente a bordo mi fece dimenticare ogni pensiero. Sapevo che era una pazzia, sapevo di ho dover essere lì ma, ormai, non avevo scelta. O forse, non ne avevo mai avuta. Così, mi feci coraggio, e scesi sottocoperta. |
09-01-2013, 21.14.45 | #1617 |
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Fui felice di trovare il colonnello entusiasta della mia proposta. Era proprio ciò che mi ci voleva incontrare nuove persone e vedere posti nuovi.
Decidemmo che il giorno seguente avremmo iniziato ad andare a trovare vecchi amici del colonnello e le loro famiglie. Per questa occasione era necessario un nuovo armadio. Così con una domestica andai in città alla ricerca di abiti e accessori nelle migliori botteghe. Ero a circa metà del mio giro nel centro quando, in un famoso atelier, mi imbattei nel giovane che avevo conosciuto alla festa. Lo salutai" Il signor Carlos se non erro, è un piacere rivedervi". Lasciai la servitrice a ultimare le ultime compere secondo le mie istruzionie e insieme al giovane andai in un caffe che si affacciava alla piazza principale.
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09-01-2013, 21.42.17 | #1618 | |
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Al cenno di Guisgard i miei occhi si spostarono verso quello specchio ed io vidi, nitido, il disegno affiorato sulla mia schiena...
Lo osservai per qualche momento, sovrappensiero... e, per un istante, la mia mente tornò a moltissimi anni prima, a quel giorno in cui il nonno aveva gettato quella misteriosa mappa nel fuoco... ora sapevo cosa intendeva, dicendo che ne aveva fatta una copia e l’aveva nascosta in un luogo inaccessibile... Sospirai... “Quel tesoro esiste...” mormorai allora “Non è un mito, né una leggenda... è reale! Tanto reale da portare decine, forse centinaia, di uomini alla follia... tanto reale da distruggere navi ed interi equipaggi... tanto reale che le persone sono state disposte ad uccidere per esso... E questa... questa che vedi sulla mia schiena, questa specie di disegno di cui io neanche conoscevo l’esistenza, è una delle poche mappe che ne segnano la rotta... e forse l’unica, ormai!” I miei occhi erano fissi in quello specchio e, cupi, fissavano quel disegno... lentamente mi voltai appena, sottraendo la mia schiena alla luce diretta del sole ed osservai quelle immagini scomparire... il mio sguardo allora, attraverso lo specchio, si spostò su Guisgard... “Ti rendi conto di quanto questo mi renda pericolosa? Ti rendi conto di quanto questo ponga tutti noi, e tu per primo, in una situazione precaria? Ti rendi conto di cosa potrebbe accadere se, per caso, qualcuno dovesse venire a sapere di questo?” La mia voce era cupa, seria... i miei occhi preoccupati e lucidi. “Io sono probabilmente la cosa più pericolosa e più nociva che la tua nave abbia mai trasportato... ti rendi conto di questo, Guisgard?” Citazione:
poi tornò a fissarsi negli occhi di Guisgard. “E’ ora che tu prenda una decisione, capitano...” mormorai.
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09-01-2013, 21.42.31 | #1619 |
Cavaliere della Tavola Rotonda
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Intanto, Cavaliere25 era giunto nelle cucine per dar da mangiare al suo pappagallo.
Qui Munzh, il cuoco di bordo, era alle prese con una zuppa di pesce da preparare per l'equipaggio. E poco distante vi era una scodella colma di patate appena pelate.
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09-01-2013, 21.45.56 | #1620 |
Cittadino di Camelot
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entrai nella cucina e dissi hai visto laggiù c'è una scodella piena di patate ora chiediamo se possiamo averne un po dissi guardando il pappagallo e tranquillamente mi avvicinai verso il cuoco e dissi salve volevo chiedervi una gentilezza non è che mi darebbe quella scodella di patate??sa è per il mio pappagallo avrebbe fame o se non può ne avrebbe qualcuna da parte chiesi sorridendo e aspettai una sua risposta mentre mi guardavo attorno
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fabrizio |
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